SPIRITUALITÀ ED ESOTERISMO   |   Tempo di Lettura: 9 min

Prima Parte: Inizia la partita per gli Arconti

Il Dominio degli Arconti - Dario Morandi - Speciale

Il primo capitolo del romanzo fantasy "Il Dominio degli Arconti" di Dario Morandi tra morte, medianità, vibrazioni, strade verso l'Aldilà e frequenze.

Prima Parte: Inizia la partita per gli Arconti

Sir. Frederick R. Bannington, non avrebbe resistito un minuto di più dentro quella carrozza umida, ma non era per via del freddo, o per la pioggia fine e fastidiosa che scalpitava.

Questa volta i suoi informatori gli avevano garantito che quel medium giunto dall'America, un certo Mr. Julius Collins, era davvero in grado di comunicare con i defunti (motivo per cui aveva accettato l'invito) e senza ricorrete a trucchi dozzinali come avevano fatto tutti quelli che aveva visto all'opera fino a quel momento.

Il cuore di Frederick era ancora una volta diviso in due parti, combattuto tra il desiderio di sbugiardare un altro ciarlatano come ormai ne aveva incontrati tanti e poter finalmente comunicare col figlio, deceduto durante alcuni scontri particolarmente sanguinosi che c'erano stati nelle colonie inglesi dell'India nel 1857.

Sembravano trascorsi secoli da quei tragici giorni, ma in realtà non erano passati più di dodici anni. Anni di vuoto che avevano determinato la grave depressione di sua moglie e il fallimento del loro matrimonio; ormai vivevano — si fa per dire — come due estranei nella stessa grande casa. Una casa che era diventata ancora più vuota e grande, dopo la morte prematura del loro unico figlio maschio.

Anche in quell'occasione, le truppe di Sua Maestà Britannica erano riuscite a sedare la rivolta e aver la meglio sui rivoltosi, ma suo figlio Sir. Frederick Bannington Jr., che si era arruolato col grado di capitano presso la Compagnia Britannica delle Indie e che all'epoca aveva poco più di trent'anni, era stato raggiunto da una pietra che, centrandolo in piena fronte, lo aveva ucciso sul colpo. “Non certo una morte da eroe”, pensava spesso Bannington e di questo un po' se ne vergognava.

Finalmente ci fu il tanto atteso segnale concordato con il responsabile della servitù di quella nobile famiglia, nella cui casa attendeva di essere ricevuto.

 

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La Duchessa Lady Mary Clarendon

La Duchessa Lady Mary Clarendon era una vivace appassionata di spiritismo e occultismo, branche della scienza (anche se molti detrattori e scettici la chiamavano pseudo-scienza) che avevano visto un interesse crescente nell'Inghilterra vittoriana, soprattutto presso le famiglie più abbienti e facoltose e non esitava a spendere vere e proprie fortune per accaparrarsi i medium e i sensitivi più famosi e ‘potenti’, che sfoggiava con orgoglio durante i suoi famosi tea-party.

Solitamente non si usava troppa riservatezza durante queste occasioni, anzi, far sapete in società che ci si poteva permettere di queste "attrazioni" (perché spesso era di questo che si trattava), era motivo di vanto e orgoglio.

La Duchessa presso la quale Sir. Frederick R. Bannington era riuscito a farsi invitare per quella notte però, aveva anch'essa un motivo un po' più profondo della semplice curiosità, per investire così tante energie e denari (o la reputazione) in quelle attività.

A pochi mesi dal matrimonio col Duca, Lord Herry Clarendon del Richmond, la Duchessa aveva perso, a causa di complicazioni durante il parto, la loro primogenita, alla quale avevano già dato il nome di Lady Giselle Clarendon, lo stesso della nonna.

Il marito, uomo tutto d'un pezzo che doveva mantenere un certo sdegnoso contegno, si era consolato (se così si può dire) con un figlio maschio, il loro primo figlio maschio, poco più di un anno dopo, ma per quanto la Duchessa Lady Mary Clarendon lo amasse, non aveva mai dimenticato Giselle e non passava giorno che non si chiedesse che donna bella e di nobile aspetto sarebbe potuta diventare.

 

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Lutto

Ma soprattutto non poteva accettare, o confessare al marito, che potesse esistere un Dio così crudele, capace di togliere dalle mani di una giovane mamma, una gioia tanto grande come quella, pochi minuti dopo averla fatta nascere.

Pochi attimi durante i quali Mary poté appena vedere la sua bambina, ma che non le fu mai possibile abbracciare, perché le complicazioni erano state subito evidenti. Quella che sarebbe dovuta diventare la Duchessa Lady Giselle Clarendon, vide la luce col cordone ombelicale stretto intorno al collo e a nulla servirono gli sforzi e i tentativi dei medici per indurla a respirare.

Il senso di colpa e l'idea che la responsabile di tutto questo fosse sua, non l'abbandonava mai e smaniava dalla voglia di parlare con la figlia, per sapere se l'aveva perdonata per averla uccisa a pochi minuti dalla sua venuta al mondo.

Quando il maggiordomo uscì in strada per spegnere le luminarie più prossime al grande ingresso di quella sontuosa abitazione, per non attirare troppo l'attenzione di eventuali curiosi che potevano ancora aggirarsi per quelle strade a notte fonda, Sir. Frederick R. Bannington capì che il momento era finalmente giunto, pagò il cocchiere che attendeva seduto mezzo addormentato sulla sua scomoda cassetta (aggiungendo anche una generosa mancia) e attraversò con passo spedito la strada che lo separava dall'ingresso di casa Clarendon.

"Ben arrivato Sir. Bannington, la Duchessa l'attende con gli altri ospiti nella Sala Rossa. La prego di porgermi la sua redingote, penserò io a sistemarla vicino al camino per farla asciugare".  Il maggiordomo lo aiutò a sfilarsi l'abito senza aspettare che fosse lui a toglierselo di dosso.

 

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Sala Rossa

Dalle sue poche parole, Bannington, che aveva imparato in anni di ricerche a far caso ai dettagli, aveva già capito tre cose importanti: primo, lui non era il solo invitato per quella sera, ad assistere alle mirabolanti capacità del medium americano; secondo, la casa nella quale era entrato doveva essere molto più grande di quanto sembrasse, osservata dall'androne d'ingresso, 'Se hanno una sala rossa' pensò, 'Significa che ne avranno almeno un'altra di un altro colore'; e terzo, ma non meno importante, il solerte maggiordomo, doveva essere parecchio in confidenza con la Duchessa se poteva permettersi di chiamarla amichevolmente ‘Duchessa’, senza aggiungere anche il suo nome e cognome.

Quindi si azzardò a chiedere, "Mi dica, per caso lei è a conoscenza dei nomi degli altri invitati, sa se è presente qualche importante personalità?"

Il maggiordomo assunse un'espressione compita e sdegnosa al tempo stesso, come se si fosse offeso con lui per aver anche solo pensato che un professionista del suo livello non sapesse essere riservato quanto basta, o capace di tenere la bocca chiusa, pet spifferare ai quattro venti informazioni che non lo riguardavano.

Tuttavia rispose con asciutta educazione "La Duchessa mi ha ordinato di condurla il più presto possibile nella Sala Rossa, di più non so". E così dicendo, si avviò senza aggiungere altro verso un corridoio sulla destra di una grande scala, che molto probabilmente portava alle camere al piano di sopra, col suo soprabito piegato sul braccio destro e un candelabro, preso dal tavolino vicino all'ingresso, con la mano sinistra.

Per quanto grande potesse essere quella casa, non dovettero camminare a lungo, superata una porta, che era aperta su quello che sembrava essere un piccolo ufficio, la seconda porta sulla destra, li introdusse nella sfarzosa Sala Rossa, che ovviamente non era rossa per niente e benché nutrisse una certa curiosità riguardo i motivi di quella incongruenza, si trattenne dal chiedere spiegazioni, questa sera c'erano misteri ben più importanti da svelare.

 

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Presentazioni

"Sir. Frederick Regan Bannington, sono felice che sia riuscito a venire. Le confesso che non sono solita invitare persone che non fanno parte della mia stretta cerchia di amicizie e soprattutto non lo faccio in occasioni così esclusive e riservate, ma la vita di entrambi è stata devastata da un terribile quanto ingiusto lutto e inoltre, la nostra comune conoscenza presso l'alto comando dell'esercito di Sua Maestà Britannica, l'Ammiraglio Charles Nelson, ha interceduto pet lei".

La Duchessa Lady Mary Clarendon, non si poteva dire che fosse propriamente una bella donna, ma non si poteva nemmeno dire che fosse brutta. Da qualsiasi punto personale d'opinione la si osservasse, vi si trovava sempre qualche elemento che negava l'impressione iniziale.

Riusciva quindi ad essere bella, ma non perfetta, e sgraziata senza per questo apparite brutta. Di certo i suoi modi erano controllati ed eleganti, la sua altezza, di almeno una spanna al di sopra della media e la sua figura slanciata, le conferivano quel tocco di fascino misterioso che non tutte le donne della sua età, potevano vantare.

"Sono io che ringrazio lei Duchessa Lady Mary Clarendon per..."

"Per favore, lasci stare certi convenevoli" lo incalzò subito lei, "mi chiami semplicemente Milady Clarendon. In questa speciale occasione, siamo tutti anime perdute, in cerca di risposte". E così dicendo gli porse la mano.

"In tal caso" prosegui Bannington, mentre si prodigava in un perfetto inchino, subito seguito dal bacia mano, "la prego di chiamarmi semplicemente Sir. Bannington e grazie per avermi concesso di essere suo gradito ospite in quella che io spero, sarà una grande serata per tutti".

Nel dire tutti, Bannington si guardò attorno con circospezione, per fare il conto e prendere nota degli altri invitati, ma si sorprese nel constatare che oltre a lui, la Duchessa e quello che doveva essere il medium, il Sig, Julius Collins, facilmente riconoscibile dall'abbigliamento tipicamente americano, erano presenti solo altre due persone, un uomo con abito talare e una donna dall'abbigliamento elegante, ma di certo non nobiliare. La padrona di casa si preoccupò di fare le presentazioni.

 

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Data di Pubblicazione: 12 maggio 2023

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