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I primi anni della vita di Gustavo Adolfo Rol

Gustavo Adolfo Rol. L'Uomo Oltre l'Uomo - Paola Giovetti - Speciale

Scopri tutte le lettere, i diari e i testi inediti dello straordinario sensitivo Gustavo Adolfo Rol, leggendo la sua nuova biografia scritta da Paola Giovetti.

I primi anni della vita di Gustavo Adolfo Rol

Come Paola Giovetti conobbe Gustavo Rol

Conobbi Gustavo Rol alla fine degli anni Settanta, in casa dei comuni amici Remo ed Else Lugli che per anni sono stati suoi abituali frequentatori: ogni sabato si incontravano con lui e alcuni altri amici, chiacchieravano piacevolmente, mangiavano dolci e gelati (Rol era piuttosto goloso), bevevano una coppa di spumante — e a un certo punto, immancabilmente, veniva il momento degli esperimenti, ai quali Rol decideva di dedicarsi quando gli sembrava che l’atmosfera fosse calda e armoniosa a sufficienza. Quello era il momento giusto, non prima.

Avvenne così anche quella sera d’inverno in casa Lugli. Siccome Rol non amava le sorprese, perché potessi partecipare senza fare troppa anticamera Remo pensò di farmi trovare lì come ospite sua e di sua moglie: se Rol mi avesse permesso di partecipare sarei rimasta, altrimenti avrei atteso in un’altra stanza.

Non nascondo che ero molto emozionata, incontrare il grande Rol era il sogno di chiunque si interessasse di fenomeni paranormali. Aspettai quindi con una certa ansia il suo arrivo e fui molto colpita quando lo vidi arrivare: bellissimo signore, alto, elegante, sorridente, lieto di ritrovarsi con gli amici, di ottimo umore.

Fui presentata e fui fortunata: Rol mi salutò alla sua maniera galante, poi, non so perché, mi prese per mano e mi fece fare un giro su me stessa, concluso il quale disse che potevo restare. Credo che avesse capito che non avrei turbato l'atmosfera della serata.

Respiro di sollievo, mio e dei miei ospiti.

Poi ci furono i pasticcini, lo spumante, le chiacchiere che con Gustavo Rol, conversatore amabile e spiritoso, erano veramente piacevoli, e infine fummo invitati a sederci al tavolo degli esperimenti, regolarmente coperto col tappeto verde da gioco.

Rol mi fece sedere di fronte a lui e disse che poiché partecipavo per la prima volta si sarebbe “limitato” agli esperimenti con le carte. Lui li chiamava “le aste”. Gli furono forniti diversi mazzi, lui me li mise in mano, mi disse di mescolarli bene, e da quel momento fu un’incredibile galoppata di esperimenti, un autentico fuoco di artificio: carte che sparivano, riapparivano, si mescolavano e si raggruppavano — come in possesso di energia autonoma — nei modi più insoliti. Da un lato del tavolo Rol dava le indicazioni, dall’altro lato io manovravo le carte, ma loro nelle mie mani ubbidivano a lui...

 

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Faccio un paio di esempi:

Scelga uno di questi sei mazzi di carte, lo mescoli bene, lo tagli, poi lo posi sul tavolo e ci tenga sopra la mano. Ora scegliamo un seme: alzi un altro mazzo di carte. Cosa ha trovato? Ah bene, cuori. Chiuda gli occhi e immagini di essere davanti a me col suo mazzo di carte, di scegliere tutte le carte di cuori e di metterle sopra, in cima al mazzo. Immaginerò anche io insieme a lei. Ecco, ora apra gli occhi e guardi le carte”.

Faccio come Rol mi dice, alzo la mano e comincio a scoprire le carte: le prime tredici del mazzo che avevo accuratamente mescolato e poi tenuto sotto la mia mano, sono tutte di cuori! Controllo le carte restanti e constato che sono tutte ben mescolate.

Ancora: “Mescoli un mazzo, prenda una carta qualunque e senza guardare la metta sotto la mano. Ora mi dica una frase a caso”.

Dico: “Mi piace stare in campagna”.

Va bene”, dice Rol, “ora chiuda gli occhi e immagini di essere in campagna. I prati sono verdissimi. Quale seme delle carte associa alla campagna?”.

“Fiori”.

Bene, fiori. Ora mi dica: vuole andare verso il prato di destra o verso quello di sinistra?”.

“A destra”.

Destra per lei è pari o dispari?”.

“Pari”.

Bene, pari di fiori. Adesso dica un numero pari qualunque”.

“Quattro”.

È quasi inutile che lo dica: la carta che ho sotto la mano è il quattro di fiori.

Di questi esperimenti ne facemmo quella sera a decine: in piena luce, i mazzi bene in vista sul tavolo e, quello che più conta, senza che Rol toccasse mai una carta: per tutta la sera l’unica a manipolare i mazzi fui io.

Questa del resto era la procedura abituale: Rol dava qualche indicazione, ma non toccava nulla, il che esclude l’ipotesi, avanzata da chi non l’ha conosciuto, che potesse essere un abile prestigiatore. È indubbio che un prestigiatore potrebbe imitare qualcuno degli esperimenti di Rol, ma per farlo dovrebbe poter manipolare personalmente le carte. Rol invece, giova ricordarlo, usava prevalentemente carte fornite da altri e non le toccava mai.

 

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Un uomo da un altro mondo

Ricordo quella serata come una specie di sogno, tanto mi sembrava incredibile quello che stava avvenendo: nelle mie mani le carte obbedivano alle sue indicazioni, creando combinazioni sempre nuove — perché, come mi dissero gli amici che lo frequentavano da anni, Rol non si ripeteva mai: ogni volta era tutto nuovo.

Ricordo bene il mio infinito stupore, ma soprattutto ricordo il sorriso che a ogni esperimento riuscito (e gli esperimenti riuscirono tutti...) gli illuminava il volto. Rol sembrava felice della nostra meraviglia e della nostra ammirazione, ma sembrava felice anche perché ancora una volta tutto stava andando bene e gli esperimenti riuscivano perfettamente uno dopo l’altro. Forse, mi dicevo, un minimo di dubbio gli è rimasto, forse nonostante tutta la sua grande esperienza e anni di successi la sicurezza assoluta non l’ha ancora raggiunta.

Questa “fragilità”, che mi parve di cogliere, me lo rese ancora più simpatico, più vicino a noi comuni mortali.

E del resto in un'intervista del 2 dicembre 1978 del giornalista Roberto Gervaso per il Corriere della Sera, Rol dichiarò ancora una volta che le sue non erano facoltà ma “possibilità provenienti dallo spirito”.

Alla domanda: “Sotto quale impulso agisce?”, la risposta fu: “Mi trovo improvvisamente, e infinitamente, disponibile. Uno stato che non si può descrivere... una specie di tenerezza, di gioia appena il prodigio è avvenuto, sempre per una ragione che si rivela più tardi”.

Nella stessa intervista Rol affermò anche di agire spontaneamente e di non essere in grado di servirsi a suo piacimento dei fenomeni che si manifestavano attraverso di lui.

 

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“È vero che ciò che fa stupisce anche lei?”, chiese ancora Gervaso.

Sì, e sovente ne resto commosso”.

Conditio sine qua non, il disinteresse, la rinuncia all’egoismo, il non attaccamento al denaro. Rol non ricavò mai un centesimo da ciò che faceva. Disse in più occasioni: “Alla base delle mie facoltà c’è la rinuncia all'orgoglio, al denaro e all’ambizione”.

Ancora un riferimento all’emozione di Rol di fronte agli esperimenti che “sentiva” di dover fare: un brano della lettera pubblicata dalla Stampa il 3 settembre 1978 e indirizzata al professor Carlo Arturo Jemolo, che l’aveva pregato di permettere alla scienza di esaminarlo, lo esprime chiaramente:

I vari fenomeni a livello apparentemente fisico non sono che mezzi di convincimento che mi viene da improvvisare in una esaltazione che sovente mi lascia commosso e me ne fa sentire indegno...”.

Ecco, per raccontare Rol vorrei partire da qui, dai suoi lati più umani, dalla sua condizione di uomo che aveva scoperto di avere delle doti particolarissime che all’età di oltre settant'anni, tanti ne aveva quando lo incontrai la prima volta, in qualche modo ancora lo sorprendevano e forse lo lasciavano col fiato sospeso.

Certo, racconterò anche la fenomenologia, impossibile non farlo, ma soprattutto ciò che ne stava alla base, ciò che essa significava e perché Rol ricorreva a essa. Credo sia giunto il momento di far luce soprattutto su questi aspetti, di spiegare perché tutto questo avveniva e perché Rol aveva scelto quella metodologia e quella discrezione.

Per capire l’uomo Rol — e il materiale depositato in Archivio è molto importante da questo punto di vista — bisogna dedicare particolare attenzione alla sua giovinezza e alla sua formazione: cioè alla scoperta e all’evoluzione dei suoi poteri: quelli che lui definiva “possibilità”. E qui non si può far altro che ricorrere ai documenti e alle lettere, perché testimoni diretti di quel tempo purtroppo non ce ne sono più.

 

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Famiglia, infanzia, giovinezza

Gustavo Adolfo Rol nasce a Torino il 20 giugno 1903, giorno dedicato a Santa Maria della Consolazione, chiamata da tutti la Consolata. A lei Gustavo sarà sempre devotissimo e spesso si recherà a pregare nello stupendo santuario progettato dall’architetto Guarino Guarini.

È il terzo figlio, dopo Carlo nato nel 1897 e Giustina, nata nel 1900. Nel 1914 nascerà Maria. La famiglia, di origine probabilmente nordica come si può desumere dal cognome Rol e dal nome stesso Gustavo Adolfo, è agiata: il padre Vittorio, personaggio rigido e severo, è direttore della sede torinese della Banca Commerciale Italiana. La madre Martha Peruglia, nata a Parma, era figlia del presidente del tribunale di Saluzzo. Entrambe le famiglie, quella paterna e quella materna, appartengono alla buona borghesia.

Appassionato di antiquariato, Vittorio ha arredato con mobili, quadri e oggetti di notevole pregio il grande appartamento di corso Duca di Genova, oggi Stati Uniti. Gustavo erediterà dal padre la passione per l’antiquariato, per la pittura e l’arte in genere.

La famiglia possiede anche una splendida villa del Settecento a San Secondo di Pinerolo. Gustavo è un bambino tranquillo, un po’ tardivo nel parlare. A quanto si tramanda, la prima parola che pronuncia è Poleone (Napoleone): per l’imperatore Rol avrà sempre una straordinaria ammirazione e sarà un intelligente e fortunato collezionista di cimeli napoleonici.

 

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Ricordo bene che una volta, a casa sua, mi fece notare una vetrinetta contenente numerosi oggetti — tazze, ninnoli, giocattoli — e mi disse che erano appartenuti tutti al re di Roma, il figlio che Napoleone aveva avuto da Maria Luisa d’Austria, la sua seconda moglie. Aggiunse anche che quegli oggetti gli venivano spontaneamente proposti dagli antiquari stessi: “È come se tornassero da me...”, mi disse in tono pensoso.

A scuola, nei primi anni, Gustavo non brilla, ma presto la situazione cambia e nasce in lui quella grande passione per la lettura che non lo abbandonerà più: la ricca biblioteca di famiglia gli offre di che saziare la sua curiosità. Si dedica anche alla musica e impara a suonare piuttosto bene il violino: in seguito, da autodidatta, anche il pianoforte.

Molto presto raggiunge una consapevolezza sconcertante: a undici anni, sul libro di "Pinocchio" che sta leggendo, scrive queste parole che sorprendono in un bambino così piccolo: “Le avventure di Pinocchio — non saranno le mie perché io sento che sono nato con un cuore che non ha bisogno di fare l’esperienza di un burattino e anche con uno spirito che non avrà bisogno delle disgrazie per diventare forte. Per queste cose io sarò un vecchio fra i giovani, quando son giovane, e un vecchio tutto solo quando sarò vecchio”. G.A.Rol, 7 febbraio 1914.

Un’analisi matura, profonda, un flash preveggente che lascia sbigottiti. Non è ancora il Rol adulto e conscio di sé, ma le premesse ci sono già tutte.

Data di Pubblicazione: 19 luglio 2022

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