Scopri il livello dinamico di comunicazione, quello legato ai fatti, e impara a padroneggiarlo, leggendo l'anteprima del libro di Matteo Rizzato.
"Ma tu, che squadra tifi?"
«Ma tu, che squadra tifi?»
Questa è una domanda davvero scivolosa, e la risposta può originare un dibattito di poche battute, nel caso per esempio si limiti ad un: «Ah, scusa, non mi intendo di quello sport», oppure dare il via a una discussione lunga che può protrarsi anche tutta una vita.
Per parlare a lungo di un argomento come la propria squadra del cuore è sufficiente condividerlo con qualcuno che abbia la stessa fede sportiva, trovarlo interessante e aggiungere parole, dati, numeri, risultati, ricordi, probabilità, ipotesi riferite al tema oggetto del discorso.
Ci sono persone che da adolescenti seguivano insieme il loro sport preferito, e ora si ritrovano allo stesso bar (forse è cambiata la gestione, da allora, ma non il loro angolino preferito) a parlare della stessa cosa: i risultati e i temi sportivi.
La stessa cosa accade a chi ama discutere di automobili, moda, guadagni o denaro in genere: le conversazioni possono durare anche un'eternità allo stesso livello dinamico e alla fine non sortire alcun tipo di cambiamento di punti di vista o altro; ognuno resterà invariabilmente con le sue opinioni ben radicate.
Il livello dinamico delle cose
Tutto questo è affascinante. Ho sempre un pochino invidiato il senso di appagamento che provano le persone a parlare di argomenti allo stesso livello dinamico, in particolare il primo, il livello dinamico delle cose.
Alcuni sembrano andare d’accordo ed essere davvero amici, magari tifano la stessa squadra, o lavorano nella stessa azienda facendo le stesse cose, ridono e scherzano su quell’argomento e sembrano così contenti!
Altri invece finiscono per litigare e addirittura odiarsi, quasi venire alle mani, mentre parlano per esempio di questo o quel personaggio politico. Personalmente, se parlassi di certi argomenti non riuscirei a essere così contento o a odiare qualcuno: dopo un po’ mi stuferei.
Forse ho qualche problema? Un giorno mi sono spazientito quando al supermercato sono stato fermato da un vicino di casa che non vedevo da mesi, e che mi voleva coinvolgere in un discorso riguardante il funzionamento di un nuovo spazzolino da denti elettrico che aveva appena acquistato.
Tra me e me stavo pensavo: “Voglio comprare delle buone cose per la cena di questa sera, e poi correre a salutare i miei genitori, studiare un capitolo di psicologia cognitiva, e ora devo ascoltare la storia dello spazzolino da denti di questo signore? Ma perché dovrei farlo? Che tipo di tortura è mai questa?”.
In questo caso, sono stati commessi errori comunicativi sia da me che dal signore che ho incontrato. E vedremo a breve quali sono.
Un esempio
Un altro piccolo aneddoto personale. Durante l’adolescenza mi è capitato, come a tutti, di uscire con qualche ragazza. Avete presente quelle uscite in cui non avete la minima idea di cosa accadrà, ma siete euforici all’idea di restare da soli con una persona che vi piace tanto? Ricordo ancora quella ragazzina, quindici anni come me, una persona sveglia.
Abbiamo ordinato entrambi un tè, era inverno. Lei era bellissima, secondo me. Mi sembrò di non aver mai visto una ragazza così da vicino, prima di quel giorno.
Ricordo perfettamente la sua prima, spiazzante domanda: «Matteo, ma tu che persona sei?». E ricordo chiaramente la sensazione che provai nell’udirla, come camminare al buio e improvvisamente sbattere la faccia contro un muro.
Totalmente impreparato, imbambolato, la cosa più intelligente che mi sentii di rispondere fu: «Beh, a scuola ho la media del 7», accompagnata da un sorriso tra l’imbarazzato e il beota. Quel primo appuntamento durò molto poco (e anche in seguito non ebbi fortuna sentimentale con lei).
Dopo pochi secondi gli argomenti finirono, perché già la sua prima richiesta era orientata a conoscermi come persona, capire il mio carattere (che è un livello dinamico successivo), ma essendo io dotato ancora di scarsa autoconsapevolezza (forse anche per via dell’età), avevo risposto con una comunicazione di livello dinamico di base, quello delle cose, dei risultati scolastici, dei numeri.
La media del 7
Nella mia testa probabilmente “avere la media del 7” avrebbe potuto darmi la patente di “bravo ragazzo”, ma evidentemente non era così, perché le caratteristiche personali appartengono a un altro livello dinamico, il secondo, e avrei dovuto focalizzarmi su quelle per restare sul livello della domanda di una ragazzina giovane ma probabilmente più matura e meno ingenua di me in quel momento. Beata gioventù.
Avete mai avuto un incontro galante o semplicemente amichevole con qualcuno e la sensazione di non avere argomenti di cui parlare?
Le persone spesso pensano di non essere compatibili in quanto non hanno argomenti di cui parlare. La questione non è quanti argomenti avere, ma a che livello dinamico parlare. Se si parla allo stesso livello dinamico, gli argomenti sono potenzialmente infiniti, basta capirlo o sceglierlo.
Quindi, per ora, possiamo dire che il primo livello, quello delle cose, riguarda l’esposizione di fatti, numeri, misure, quantità e qualità di oggetti, risultati sportivi, riferimenti storici e bibliografici.
Per molti anni mi sono chiesto cosa fosse giusto rispondere o meno di fronte a domande “difficili”, quelle domande che ti lasciano ciondolare in attesa di capire l'argomento e sembrano mandarti in una sorta di standby, anche piuttosto brutto da vedere!
Errore di comunicazione
Ora possiamo dire che probabilmente non si tratta di domande così complesse, ma solo di un livello che non abbiamo ancora individuato.
L’errore dell’ex vicino di casa che desidera ardentemente parlarmi dello spazzolino elettrico sta nel fatto che egli non si sia chiesto se io volessi o meno parlare con lui al primo livello dinamico (quello dello spazzolino e delle sue caratteristiche): me l’ha direttamente imposto, in buona fede ovviamente.
Imporre agli altri il nostro livello dinamico è un errore molto diffuso e tra poco lo affronteremo nel dettaglio.
Avrebbe potuto informarsi, ad esempio, se l’argomento mi fosse gradito, si sarebbe potuto soffermare a osservare le reazioni del mio corpo, la mia postura, le mie espressioni facciali, prima di imbarcarsi in una conversazione non richiesta. Oppure semplicemente limitarsi a dirmi un neutro «Buongiorno, Matteo».
Non sempre dobbiamo dire qualcosa, non è obbligatorio riempire per forza il silenzio. A volte bastano un sorriso e un “buongiorno”.
L'errore da parte mia è stato spazientirmi: è vero che l’argomento “spazzolino da denti” per me era di una noia mortale, ma avrei potuto essere astuto e capire che l’intenzione del mio vicino probabilmente era di condividere con me un certo tipo di relazionalità (forse data dal piacere di rivedermi), e accettare il suo argomento in quel momento per me “inutile” godendo comunque della sua presenza per quei pochi istanti.
Data di Pubblicazione: 12 marzo 2024