Quali sono i sette ostacoli che ti impediscono di chiedere? Scopri il primo da affrontare, leggendo il nuovo libro di Mark Victor e Crystal Dwyer Hansen.

Il primo ostacolo che ti impedisce di chiedere

I sette ostacoli

È una verità pressoché universale: a nessuno piace ricevere un "no". La paura di un rifiuto è un potente discrimine che ci induce a trattenerci, a starcene tranquilli, a rifugiarci nell’inazione in attesa che qualcosa spunti da solo. Il problema di questo atteggiamento sta nel fatto per cui le cose che desideriamo continueranno a evitarci, mentre noi rimarremo fissi nello stesso modello di inattività finché non decideremo di muoverci.

La soluzione per spezzare questo modello consiste nel ricordare sempre che, se non chiediamo, come risposta riceveremo sempre un no automatico.

Le domande sono una forma di arte antica. Iniziamo probabilmente a chiedere ancora prima di saper parlare. Ai nostri sei nipotini abbiamo insegnato i rudimenti della lingua dei segni affinché comunicassero le richieste prima di imparare a pronunciare parole.

Le ricerche attestano che il pensiero è stimolato dalle domande che si pongono. I bambini in età prescolare sviluppano le abilità cognitive soprattutto quando chiedono in che modo si risolve un problema, oppure quando hanno bisogno di informazioni mirate su un argomento o su una cosa che gli interessa.

In altri termini, gli esseri umani devono chiedere per apprendere e crescere in maniera sana. I bambini, quando imparano a parlare, per prima cosa chiedono alla mamma e al papà qualsiasi cosa gli frulli per la testa.

Crescendo, cominciano a chiedere perché e i motivi di questo e quello. Col tempo, tale modello di curiosità e apprendimento potrebbe però inaridirsi. I genitori si stancano di rispondere, dicono ai figli che hanno superato il segno, che non devono chiedere più niente perché basta così. E i piccoli, maschi o femmine, si sentono emotivamente esclusi.

Dopodiché vanno a scuola e mostrano di nuovo una spiccata curiosità, ma gli si spiega che devono fare domande solo quando gli si dice che possono farlo; in pratica, gli si dice di nuovo che devono chiudere il becco. Ciò produce l’effetto di soffocare l’innata curiosità e i normali riflessi mentali.

Le ricerche hanno dimostrato che tale dinamica educativa deriva da tre motivi.

  1. Gli insegnanti sono ritenuti l’onnipotente veicolo della conoscenza, gli unici a poterla impartire mediante l’istruzione.
  2. Di solito i maestri sono a disagio se devono ammettere: "Non lo so, ma studiamo insieme la cosa".
  3. Con i programmi statali obbligatori, c'è poco tempo per uscire dal seminato. La possibilità di porre domande, cercare le risposte e presentarle alla classe richiede una certa elasticità all’interno del programma di studi. La maggioranza dei docenti, specie quelli delle scuole pubbliche, non possono permettersi questo lusso. Alla base di questi tre ostacoli c’è la mancanza di tempo, nell’istruzione dai 6 ai 12 anni, per indagini approfondite da arte di allievi o maestri.

 

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Gli insegnanti potrebbero risolvere il problema riducendo la quantità di materiale richiesto nei programmi e nei piani di studio, così da lasciare più tempo alle ricerche approfondite, alle iniziative dei maestri e delle maestre, al loro aggiornamento professionale, e all’esplorazione delle domande.

In Finlandia si stanno adottando queste strategie basate sulle richieste e, secondo le ricerche finlandesi, gli esiti didattici dimostrano un sostanziale vantaggio rispetto a quanto avviene negli Stati Uniti.

Purtroppo, questa capacità di chiedere e gli ambienti che incoraggiano la curiosità e l’indagine basata sulle domande continuano a divenire sempre più scarsi più passa il tempo.

Nelle lezioni universitarie, specie online o nelle aule enormi in cui sono stipate decine di studenti, non c’è tempo per fare domande, ma solo per gli enunciati del docente. A chi si arruola nell'esercito si dice: "Obbedisci ai comandi e non fare domande".

La maggior parte dei dirigenti d'azienda non vuole sentire le obiezioni dei collaboratori: pretendono produttività e risultati, fatta eccezione per i grandi leader, che invece sollecitano i dubbi. Questi personaggi iconici, da Jack Welch, ex CEO della General Electric, a Bill Gates, fondatore ex CEO di Microsoft, a Jeff Bezos, fondatore e CEO di Amazon, hanno capito che la curiosità dei loro collaboratori e la loro disponibilità a mettere in discussione ogni cosa sono il motivo per cui le loro aziende prosperano e rimangono all’avanguardia in mercati concorrenziali molto esigenti.

Per rivolgere ottime domande ci vogliono cultura, capacità di guida e di gestione pratica, al pari di ciò che serve per rafforzare i pettorali: bisogna fare almeno un centinaio di flessioni.

Nessuno è in grado di farlo al primo tentativo. In un ambiente stimolante, un bambino o un adulto possono apprendere queste abilità e renderle un’abitudine concreta.

Nel 1943 una domanda semplice ma profonda ha cambiato la storia della fotografia quando la piccola Jennifer Land, 3 anni, chiese al padre, Edwin Land, studioso di Harvard, laureato in fisica e chimica, nonché appassionato fotografo: "Perché dobbiamo aspettare per avere la foto, papà?"

Ciò indusse l’uomo a riflettere, dopodiché egli approfondì lo studio e finì per inventare la Polaroid Land Camera, capace di scattare foto istantanee. Questa scoperta permise agli utenti di fare a meno della camera oscura per sviluppare le immagini.

 

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Steve Jobs di Apple, quando ripensò alla genialità di Land e si accorse che la Kodak aveva sviluppato, ma non brevettato, un deciso progresso nelle fotografia digitale, si chiese se tale tecnologia fosse applicabile all'iPhone, allora in fase embrionale.

La risposta a quella domanda ha cambiato il mondo della fotografia. Grazie all’infinita curiosità di Jobs, e alla sua comprensione delle innovazioni commercializzabili, oggi si scattano più di otto trilioni di immagini digitali all’anno.

La mente umana è strutturata in modo stupendo e ha la tendenza a porre domande infinite, sempre in evoluzione. Dobbiamo fare attenzione a noi stessi per scoprire se siamo stati repressi, bloccati o sviati dall’uso del più grande stimolatore del pensiero, dell'innovazione e del progresso mai conferito a qualunque forma vitale.

Secondo gli scienziati, solo gli uomini hanno la capacità di chiedere, pensare e memorizzare le intuizioni derivanti dalle continue richieste e ricerche, finché dagli esperimenti non emerge una soluzione o una risposta.

Le domande efficaci diventano un linguaggio a se stante, caratterizzato da aspetti sia artistici che scientifici. Sarà quindi ora di comprendere come nel passato, a partire dall’infanzia, hai adoperato questa lingua, così vedremo se le tue abilità nel rivolgere le domande erano appropriate o poco elaborate, e vedremo se sei in grado di affinare quest'arte per operare un grande cambiamento e avere le realizzazioni che desideri.

Tutti proveniamo da differenti famiglie che stabiliscono norme specifiche, tradizioni diverse e modelli particolari.

Senza incolpare nessuno di coloro che ci hanno preceduto, è importante renderci conto se le occasioni per chiedere e ottenere risposte fossero incoraggiate o invece soffocate. Non si tratta di giudicare aspramente le nostre origini famigliari, anche perché da ciò di solito non viene niente di buono.

Basta solo comprendere quello che ci hanno insegnato con l’educazione, o ciò che essa non ci ha insegnato nel senso delle abilità di ricerca, scoprendo così quel che ci serve per migliorare e integrare l’arte del chiedere, o perlomeno facilitarla.

Quali dei seguenti sette ostacoli o blocchi ti impediscono di chiedere?

 

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Indegnità/insicurezza: Il condizionamento infantile o le esperienze passate ci dicono che non meritiamo di più

Troppo insicuro per chiedere: La storia di Bob Proctor

Da bambino avevo sempre troppo timore di chiedere, non volevo che nessuno sapesse che non sapevo. Le cose Sono proseguite così nella vita adulta, non chiedevo mai niente a nessuno. Ero troppo insicuro per porre domande.

Per chiedere occorre essere piuttosto sicuri, e io non lo ero. Ho l'impressione che, quando si domanda qualcosa, ci si renda conto di non sapere niente, e che si ammetta di aver bisogno degli altri. Una situazione che mi disturbava.

Sono cresciuto in Canada al tempo della Depressione economica. Mia madre mi allevò da sola durante il periodo bellico, quando tutto era scarso e c'erano molti limiti, e non esistevano tante guide da seguire. Crescendo con poca fiducia in me stesso, imparai ad aspettarmi poco dalla vita.

Non mi conoscevo bene, e neanche mi piacevo. Mi mancava la convinzione in me stesso per chiedere qualcosa a chiunque.

Quando avevo poco più di vent'anni, lavoravo nei vigili del fuoco, dove conobbi Ray Stanford. Fu lui a svegliarmi: era un uomo che intravedeva qualcosa in me, per cui mi poneva domande e cominciammo a dialogare.

Le prime cose che mi chiedeva erano quelle a cui non avevo mai osato pensare. A un certo punto, mi domandò cosa volessi.

Replicai che tutto ciò che volevo erano un po’ di soldi. Ero al verde e immaginavo che, se mi fossi arricchito, si sarebbero dissolti tutti i miei problemi.

Non gli credetti quando mi disse che avrei potuto ottenere qualsiasi cosa volessi. Mi pareva tuttavia che lui ci credesse, quindi iniziai a porre delle domande a me stesso...

  • "Perché sta facendo questo?"
  • "Perché non lo ascolto?"
  • "Perché è convinto che io possa fare di più?"
  • "Cosa vede in me che io non vedo?"

Questi semplici quesiti cominciarono a darmi un barlume di speranza, facendomi ritenere che ci fosse qualcosa in serbo per me.

 

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Non dimenticherò mai la volta in cui Ray affermò: "Sono felice, sano e ricco. Mentre tu non lo sei. Perché non provi a fare come me?" Mi consigliò di leggere "Pensa e arricchisci te stesso" di Napoleon Hill.

È l’unico libro che leggo ancora oggi, lo ripasso tutti i giorni. Insieme alla guida e agli insegnamenti di Ray, mi ha aiutato a procurarmi una nuova consapevolezza. Avevo ormai imboccato una strada diversa.

Una volta, lo stesso Ray mi interrogò: "Quanto denaro vuoi avere esattamente?"

"Vorrei 25.000 dollari", risposi. Allora, nel 1961, era una somma gigantesca. Lui mi indusse a scrivere la cifra su un cartoncino, dopodiché avrei dovuto leggerla ogni giorno. Ancora oggi gli attribuisco il merito di avermi convinto a mettere per iscritto i miei obiettivi su un pezzo di carta, che porto sempre con me.

Ray mi spinse inoltre a osservare il modo in cui vivevo. Cominciai a mettere in discussione ogni cosa, e quindi a vivere in maniera diversa. Iniziai davvero a pensare a guadagnare soldi, quando fino a quel momento pensavo solo ai debiti che avevo accumulato.

Poco tempo dopo, conobbi un signore che mi disse che c’era da guadagnare con le agenzie di pulizia. Mi feci prestare una certa cifra da un parente per acquistare le attrezzature necessarie per pulire gli uffici e riuscii a ottenere il primo contratto professionale.

Di conseguenza, mi trovai catapultato in questo mondo.

Immaginai che la risposta all’interrogativo su come guadagnare ancora di più consistesse nell’ottenere altri contratti, e poi altri ancora. In un breve arco di tempo pulivo il maggior numero di locali possibili, lavoravo giorno e notte. Avevo tanti di quegli uffici da rimettere a lucido che finii per esaurirmi.

Una volta svenni letteralmente in mezzo alla strada. Ripresi i sensi mentre un poliziotto mi fissava e alcuni infermieri mi guardavano dall’alto, pronti a caricarmi su un'ambulanza mentre la gente si accalcava. Credevano fossi morto, e guardandoli dal basso sembrava anche a me di essere all’altro mondo.

Ero solo esaurito, direi stanco morto...

 

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Volevano portarmi all’ospedale, ma li persuasi a non farlo, così mi diressi piano piano verso un posto tranquillo. Mentre ero da solo, cercai di elaborare cosa mi fosse successo, e una voce dentro di me disse: "Se non riesci a pulirli tutti, non pulirne nessuno".

Non lo dimenticherò mai. Un paio di giorni dopo, mi vestii in modo elegante, uscii di casa e cominciai a ingaggiare altri che potessero pulire gli uffici per me. Questo piano si rivelò perfetto, almeno per le mie esigenze, poiché cominciai a guadagnare bene lavorando meno ore al giorno.

Quando la gente mi chiedeva cosa facessi per campare, rispondevo semplicemente: "Faccio pulizie".

La svolta nella mia vita si era realizzata quando mi accorsi di aver bisogno dell'aiuto altrui. Tutti ne abbiamo bisogno. Per procurarcelo, dobbiamo chiederlo. lo avevo paura di domandare e i miei risultati erano fonte di confusione.

Passai dal timore, dal nervosismo e dall’ignoranza alla comprensione secondo cui i miei risultati migliori derivavano dal farmi domande e chiedere agli altri aiuto e suggerimenti.

Scoprii inoltre che la qualità delle richieste determina le risposte. Un sacco di persone rivolge le domande sbagliate. Stai rivolgendo a te stesso le domande giuste? Per esempio, non chiederti: "Come faccio a saldare i miei debiti?"

Al contrario, chiediti: "Come faccio a creare ricchezza?" Le tue domande ti indirizzano verso dove vuoi andare? Se la risposta è negativa, è ora che tu ponga interrogativi diversi!

Numerosi anni fa appresi a chiedermi semplicemente: "Come faccio per ottenere quel che voglio?" La perfezione del nostro essere ci porta a volere le cose, a muoverci verso esperienze superiori di vita. Siamo in evoluzione continua perché desideriamo sempre di più.

Il bisogno è lo spirito che ci stuzzica la coscienza, che ci porta a muoverci verso posti migliori o a superiori livelli di espressione. Vogliamo sempre più di quello che abbiamo, e questo non implica necessariamente il fatto di "ottenerlo", bensì lo sperimentare la crescita al nostro interno. Siamo stati creati per crescere ed espanderci.

 

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L’altra mattina ero seduto in cucina con mia moglie Linda. Lei stava facendo scorrere un testo sul telefonino e mi rivolse una domanda del tutto insolita: "Bob, hai mai pensato di diventare miliardario?"

Ero francamente sorpreso e dovetti ammettere di no. "Neanche per sogno, mai ho pensato di divenire miliardario!"

La sua domanda stimolò la mia mente in modo nuovo. Per me, lo stimolo non era l'accumulo di miliardi di dollari, ma la modalità per arrivarci. Se avessimo avuto 100.000 consulenti della Proctor Gallagher a insegnare il nostro materiale, avremmo potuto davvero raggiungere quell’obiettivo.

Una volta arrivato alla soluzione, mi parve che l’obiettivo non fosse impossibile, e la parte finanziaria sparì dal mio cervello. So che tutti hanno bisogno di quello che abbiamo noi. Il nostro mestiere consiste nell’aiutare gli altri a diventare consapevoli di dover possedere il nostro materiale, capace di cambiare la vita, proprio come Ray Stanford mi aveva aiutato, tanti decenni prima, a diventare consapevole di me stesso.

Così... ecco cosa stiamo facendo ora. Stiamo cooptando 100.000 persone che possano insegnare quello che stiamo insegnando noi. Se con questo stratagemma diventerò miliardario, ottimo, non mi tirerò indietro!

Vedete quindi come una sola domanda abbia cambiato la mia prospettiva? Come un semplice interrogativo abbia evocato una soluzione praticabile? Una volta Gesù disse: "Chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto".

Può essere davvero facile... ma tutto ha inizio da chiedere.

Per scoprire gli altri sette ostacoli, continua a leggere il libro "Chiedi! Il Ponte dai Tuoi Sogni al Tuo Destino".

Data di Pubblicazione: 28 dicembre 2022

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