SPIRITUALITÀ ED ESOTERISMO   |   Tempo di Lettura: 9 min

Il primo vero atto di risveglio della coscienza

Scopri come risvegliare la tua coscienza

Scopri come aprirti alla piena consapevolezza delle tue ferite, liberandoti dalla loro manipolazione, leggendo l'anteprima del nuovo libro di Salvatore Brizzi.

Lezione 15

La ferma volontà di aprirci alla piena consapevolezza delle nostre ferite costituisce il primo vero atto di risveglio. Se manifestiamo questa volontà è perché ci siamo stancati di appartenere all’esercito degli schiavi che incolpa il mondo delle proprie sofferenze interiori. Come ben sapete, uno schiavo richiama un padrone e ogni vittima crea il suo carnefice.

L’attuale reazione meccanica del nostro corpo emotivo agli eventi della vita è ancora infantile. Se ci osserviamo bene, ci possiamo rendere conto che tutte le volte che ripetiamo il nostro schema di rabbia o paura stiamo regredendo alla pre-adolescenza. Assumiamo l’atteggiamento psicologico e addirittura le posture fisiche di un bambino. Ciò non significa che siamo “fatti male”, ma solo che stiamo frequentando le scuole elementari della vita e stiamo faticando un po’ a passare alle scuole medie. Tuttavia, l’intero processo fa naturalmente parte del percorso evolutivo di un’anima che impara lentamente a gestire il suo apparato psicofisico, con le relative ferite emotive.

Come fate a sapere se state vivendo un processo di regressione? Il campanello d’allarme è la sensazione di disagio. Di norma si tratta di paura, rabbia, depressione... oppure senso di impotenza nei confronti di un’autorità, senso di inadeguatezza rispetto a una situazione... e così via. Di fronte alle parole di qualcuno o a una certa situazione, vi può capitare di sentire disagio. Questo disagio è dovuto al manifestarsi di un’energia che di solito si trova intrappolata... parzialmente sedata... seppellita nell’inconscio da decenni. Poiché questa energia ci accompagna sin dall’infanzia ed è oramai divenuta il nostro modello energetico, definiamo il suo emergere come “il nostro carattere”: «Mi arrabbio quando sento queste cose, perché io sono fatto così», «in certe situazioni non riesco a prendere la parola e a dire la mia, perché io sono fatto così», ecc.

Il nostro partner pronuncia quella certa frase oppure un automobilista ci taglia la strada e l’energia della nostra vecchia ferita emotiva comincia a scalpitare dentro di noi. Questo scalpitare è ciò che chiamiamo disagio. Quando non ha un’origine ben identificabile, lo chiamiamo “disagio esistenziale”, il cosiddetto “mal di vivere”. Dal momento che a scuola ci insegnano quante battaglie ha combattuto Napoleone, ma nessuno ci insegna come lavorare con le emozioni in maniera matura, di norma non ci soffermiamo a osservare questo strano fenomeno che accade dentro di noi, ma facciamo subito uscire quell’energia attraverso una reazione meccanica: gridiamo qualcosa in faccia al partner oppure - soprattutto se siamo maschi - ci chiudiamo a riccio dentro noi stessi, senza manifestare alcuna reazione esterna. L’atteggiamento che consiste nel non rispondere e nel limitarsi ad aspettare che lei si stanchi di parlare fa precipitare la nostra situazione. La nostra dolce metà diviene pericolosamente simile a una sacerdotessa del dio Marte che si appresta a compiere un sacrificio umano.

 

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Lasciar passare il tempo

Agendo meccanicamente, senza far passare alcun lasso di tempo fra il disagio che sentiamo all’interno e la reazione che manifestiamo all’esterno, perdiamo ogni volta una fondamentale occasione evolutiva e terapeutica. Lasciar passare del tempo fra lo stimolo e la reazione è l’inizio del percorso di risveglio, perché significa introdurre qualche attimo di consapevolezza dove di solito essa non è presente. Se non lo facciamo, siamo costretti a rivivere la medesima situazione ancora... e ancora... e ancora.

Tanto tempo fa, la mia “maestra” Victoria Ignis mi disse che sarei dovuto entrare nella presenza ogni volta che sentivo un disagio. Quando ero sul posto di lavoro e si creavano delle situazioni che mi provocavano malessere interiore, io mi chiudevo in bagno con lo scopo di sentire il calore del fuoco emotivo che si sviluppava dentro di me. Quel calore, quel subbuglio interiore è il nostro biglietto aereo Inferno-Paradiso, diretto, senza scalo. Per poter sfruttare questo biglietto è però indispensabile frapporre del tempo (anche solo pochi secondi) fra il sentire interiore e la reazione esterna; il tempo di ricordarci di noi stessi ed entrare nel qui e ora.

Quanto tempo vi resta ancora per svegliarvi? Viviamo anni di estrema tensione sociale, tempi favorevoli per chi vuole svegliarsi. Un giorno tutto questo finirà, proverete un senso di rilassamento, la vostra ansia interiore diminuirà... ed ecco che risvegliarsi tornerà ad essere impossibile per la maggior parte di voi!

Il vostro Scarasaggio

 

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Lezione 16

Nella lezione numero 15 eravamo giunti alla necessità di frapporre del tempo fra la percezione del disagio interiore e la reazione che manifestiamo all’esterno. Questo è ciò che si dice “interrompere il segnale” o “spezzare la meccanicità”. Intendiamoci, la reazione ci sarà comunque - altrimenti avremmo già la residenza a Shamballa e non in Italia - ma sarà una reazione “inquinata” dalla nostra presenza, la quale è piuttosto disturbante per la meccanicità dell’apparato psicofisico. Non reagire in maniera meccanica allo stimolo esterno significa essere già sulla via del risveglio.

Il punto è che per riuscire a fare una cosa del genere... bisogna ricordarselo. Da qui deriva la necessità d’un lungo e costante lavoro sul ricordo di sé, di cui ho già trattato nei miei libri e in particolare in Risveglio (Anima Edizioni).

I consueti desideri dell’apparato psicofisico sono così irreparabilmente meccanici da risultare energeticamente insignificanti. La nostra impressione è che essi siano potenti, ma solo perché non siamo ancora in grado di gestire i nostri tre corpi (fisico, emotivo, mentale), non perché siano effettivamente potenti. L’unica autentica forza - la potenza del fuoco - risiede nell’anima.

Per ricordarsi costantemente - o almeno in corrispondenza d’un forte stato emotivo - di restare presenti a se stessi, è indispensabile chiedere l’intervento della volontà dell’anima. Per darvi un’idea di ciò di cui stiamo parlando, fra i comuni desideri della personalità e la volontà dell’anima passa la stessa differenza che c’è fra il comune amore possessivo e l’amore incondizionato del Cuore. L’amore possessivo sembra sempre più forte, perché è passionale, ma è solo un’apparenza.

La vera volontà - così come il vero amore - è qualcosa che travalica la nostra breve incarnazione terrena. Il contatto con la volontà dell’anima deve essere d’intensità tale da poter continuare anche dopo la morte dell’apparato psicofisico. Lo stesso dicasi per l’amore; l’amore di Cuore travalica i limiti della personalità mortale. Come si ottiene tale contatto?

Le motivazioni - spesso inconsce - per cui s’intraprende un percorso di risveglio sono principalmente tre:

  1. Perché così sono più potente e più in gamba dei comuni mortali addormentati... finalmente sarò qualcuno... e magari otterrò anche dei superpoteri.
  2. Perché il mondo fa schifo e la mia vita è piena di difficoltà. Ho vari problemi (di denaro, sessuali, di coppia, di disistima, ecc.) e spero di risolverli in un colpo solo, risvegliandomi.
  3. Perché amo l’umanità e sento che lavorando su di me ne trarranno beneficio tutti gli esseri umani.

La terza motivazione è la più difficile da ottenere, tuttavia è quella vincente, poiché si accede a una volontà superiore solo desiderando il bene degli altri, anziché il proprio. Vi assicuro che sareste in grado di produrre uno sforzo mille volte maggiore nel cercare di salvare da un pericolo imminente la vita dei vostri figli, piuttosto che la vostra stessa vita. Quando si lavora per amore di qualcuno a cui teniamo, le nostre forze si moltiplicano. Io tengo all’umanità, per cui le mie forze sono infinite.

 

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Fare le cose per gli altri, mette in moto dentro di noi delle forze e delle capacità insospettate

Così come si accende il Cuore grazie all’amore altruistico e incondizionato, ossia privo di qualsivoglia tornaconto personale, allo stesso modo si entra in contatto con la volontà animica grazie a una motivazione altruistica e priva di qualsivoglia tornaconto personale.

Le prime due motivazioni non sono sbagliate, bensì semplicemente... precedenti. Nelle passate incarnazioni, così come nella prima fase dell’attuale vita, abbiamo lavorato su noi stessi per distinguerci dagli altri oppure per cercare di mettere fine alle nostre sofferenze. Queste due motivazioni iniziali creano il terreno adatto per la terza: l’amore per gli altri, il Servizio ai maestri e quindi all’umanità, poiché i maestri sanno meglio di noi cosa serve all’umanità in un dato momento storico e in un dato luogo geografico. Quasi nessuno inizia da subito a lavorare su di sé per amore degli altri esseri umani. Quasi tutti lo fanno in maniera egoistica, ma così facendo sono comunque costretti a muoversi sui due binari del risveglio: a) applicare la presenza nel qui e ora; b) sforzarsi di amare i propri nemici. Questi due modi di operare restano gli stessi indipendentemente dalle motivazioni che risiedono alla loro base. L’unione di queste due pratiche conduce all’apertura del Cuore. Allora si spalanca davanti a noi, in maniera naturale, la motivazione altruistica.

Quanto tempo vi resta ancora per svegliarvi? Viviamo anni di estrema tensione sociale, tempi favorevoli per chi vuole svegliarsi. Un giorno tutto questo finirà, proverete un senso di rilassamento, la vostra ansia interiore diminuirà... ed ecco che risvegliarsi tornerà ad essere impossibile per la maggior parte di voi!

Il vostro Scarasaggio.

Data di Pubblicazione: 13 agosto 2021

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