SPIRITUALITÀ ED ESOTERISMO

Principi, esercizi e storia della Sfera di Cristallo

Divinazione con la Sfera di Cristallo - Loredana Monti - Speciale

Come funziona la Sfera di Cristallo? Da dove nasce questa pratica e quali sono i suoi poteri? Scoprilo leggendo l'anteprima del nuovo libro di Loredana Monti.

Principi, esercizi e storia della Sfera di Cristallo

La chiaroveggenza nella storia

Chiaroveggenza vuol dire riuscire a vedere qualcosa che è nascosto, che normalmente è celato alla nostra vista. Oggi basta accendere il televisore o fare una ricerca su internet per sapere se ci sono temporali in arrivo, se è scoppiata un’epidemia, se in uno Stato c'è la guerra, se un pericoloso assassino si aggira dalle nostre parti.

Una volta le cose capitavano e basta. Ci si svegliava al mattino e ci si ritrovava invasi dai barbari o nel pieno di un focolaio di peste. Poter avere queste informazioni prima, significava spesso la differenza fra la vita e la morte.

Ecco perché in tutto il mondo, fin dagli albori della civiltà, l’uomo ha posto un notevole interesse sui vari metodi di divinazione e chiaroveggenza. Le prime civiltà mesopotamiche — prima i Sumeri poi gli Accadi e i Babilonesi — elaborarono un complesso metodo divinatorio fondato sui presagi, secondo il principio della corrispondenza “come in cielo, così in terra”, che troveremo successivamente nel Corpus Hermeticum (II o III secolo d.C.) di Ermete Trismegisto.

Fu re Nabopolassar nell'VIII secolo a.C. ad avviare la redazione delle famose Cronache Babilonesi: veniva annotato tutto quello che succedeva nel cielo e sulla terra. Da qui prese corpo l’Astrologia babilonese, madre dell’Astrologia occidentale.

Nell'XI secolo a.C., questa disciplina cominciò a svilupparsi anche in Cina. Si trattava di un'arte per pochi, ma con il tempo richiese un metodo divinatorio interpretativo di più facile uso. In un'epoca che va dal 1600 al 1000 a.C., sotto la dinastia Shang, venne elaborato un sistema che si basava sull'uso di pezzi di ossa — gli "ossi di Anyang" — dal nome della città in cui furono ritrovati.

È importante notare che si passa da un metodo divinatorio passivo, Ossia il Vate attende un evento e poi ne dà la lettura, a un metodo attivo, in cui non si aspetta che la divinità mandi un segnale, glielo si chiede direttamente quando se ne ha bisogno.

E anche in India, con la stesura dei sei trattati vedici, il Vedanga, nel V secolo a.C, prende forma l’Astrologia indiana.

Dall'altra parte del mondo, presso i Maya — e cioè presso una popolazione che, almeno in base alle documentazioni storiche, non aveva mai avuto contatti con queste altre civiltà — prende corpo una forma molto complessa di Astrologia.

Nell’antico Egitto, invece, l'osservazione del cielo assume un valore peculiare, più legato all'astronomia pura, in quanto il metodo divinatorio da subito prediletto era più semplice e immediato: gli Dei parlavano direttamente al Faraone.

 

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Privilegio esteso poi a determinate caste. Una delle forme più usate per questo dialogo era lo stato di incoscienza, che comunemente chiamiamo sonno o, comunque, uno stato modificato di coscienza (leggendo i prossimi capitoli capirete perché faccio questa specifica).

Nel Libro ieratico dei sogni (redatto in un'epoca compresa fra il 2052 e il 1778 a.C.) si dà un significato ai vari tipi di visioni. È la stessa Dea Iside che dice a Horus: “Horus, figlio mio, dimmi cosa hai visto affinché le tue sofferenze possano dileguarsi attraverso i tuoi sogni”.

Spesso, però, chi riceveva queste visioni non riusciva a interpretarne il significato, e si affidava a una classe sacerdotale in grado di farlo.

Uno dei centri maggiori fu l’Oracolo di Amon, che assunse un grande potere sotto il regno di Hatshepsut (1478 - 1458 a.C.), una delle poche donne Faraone, divenuta tale proprio per designazione da parte dell’Oracolo. Notevole influenza ebbe anche sul successivo Faraone, Tutmosi III, probabilmente uno dei più grandi faraoni della storia — forse, non un caso: poter parlare con gli Dei costituisce un vantaggio non indifferente...

La stessa natura divina dei sogni la troveremo ugualmente nella religione ebraica e in quella cristiana. Anche nell'antica Grecia c’era un contatto diretto con gli Dei, e anche qui nacque una classe sacerdotale per l'interpretazione dei messaggi.

Nel 1400 a.C. diventa famoso l’Oracolo di Delfi: una donna, la Pizia, si metteva in una stanza dove c’era una crepa nella roccia, la Xasma, da cui fuoriusciva un vapore. Questo le causava uno stato mentale particolare (probabilmente una forma di trance) in cui rispondeva alle domande che le venivano rivolte con frasi criptiche che poi dovevano essere tradotte dai sacerdoti.

Poter interrogare gli Dei, conoscere cose che altrimenti erano celate, era considerata una cosa molto importante, e chi fosse stato in grado di farlo era tenuto in ottima considerazione e spesso acquisiva ruoli di potere... potere che sovente dava fastidio.

Così dal 380 d.C., con l’Editto di Tessalonica, la religione cristiana ingaggia ufficialmente la sua battaglia contro ogni forma di divinazione, seguita poi dalla religione islamica. Ambedue le religioni infatti la vietarono espressamente.

Pertanto, gran parte delle conoscenze acquisite si perdette, lasciando solo sparute tracce di quelle pratiche che, probabilmente, si esercitarono ancora ma in segreto.

Occorre attendere fino al 1500 d.C. perché se ne torni a parlare apertamente. È del 1555 il libro Le profezie di Michael de Nostredame, alias Nostradamus, dove la chiaroveggenza fa il suo trionfale ritorno. Ed è proprio in quest'epoca rinascimentale che fa la sua prima apparizione la sfera di cristallo.

Come avete potuto vedere in questi brevi cenni storici, ci sono due concetti base sulla chiaroveggenza. Il primo è che occorre uno stato alterato di coscienza (sonno del Faraone o estasi della Pizia). Il secondo è che la parte più semplice, istintiva, è l'atto del vedere: il difficile diventa invece l'interpretare e capire quello che si vede.

È qui che occorrono anni e anni di esperienza.

 

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I vari tipi di divinazione

Abbiamo visto nel capitolo precedente che sono stati sviluppati diversi metodi per riuscire a vedere ciò che è occulto ai nostri occhi.

Questi metodi sono classificabili in due categorie: il metodo interpretativo e il metodo visivo.

Nel primo caso si osservano dei segni, come le stelle, le carte, i pezzi di ossa, e a seconda della loro disposizione se ne interpreta un responso.

E quindi il Fato o gli Dei che agiscono affinché degli oggetti assumano una particolare disposizione in un determinato momento: loro scrivono, l’indovino legge.

L'indovino in questo caso non deve avere poteri soprannaturali, ma solo una profonda conoscenza della scrittura che deve decifrare. È un saggio, un erudito. Riesce a “leggere” dei segni misteriosi e incomprensibili per la maggior parte delle persone, e questo grazie a un lungo e profondo studio suo e di altre persone che lo hanno preceduto nella conoscenza di questa disciplina.

Il secondo metodo, quello visivo, non richiede invece uno sforzo interpretativo. I segni appaiono direttamente negli occhi dell’indovino. Questo metodo si divide a sua volta in due tipi: allucinazione e visione eidetica.

Nel primo l’indovino vede direttamente delle immagini davanti a se: è il caso delle apparizioni, delle visioni, dei sogni (a occhi aperti o durante il sonno).

Spesso è una dote naturale, appresa senza studio, presente già nei primi anni di vita, a volte non voluta né desiderata dalla persona stessa, che rimane turbata e spaventata da questa sua capacità.

Nel secondo tipo la visione, invece, non è più spontanea, ma viene ricercata, raggiungendo un particolare stato di coscienza e con il supporto di forme (di solito astratte) che scatenano nella nostra mente una visione eidetica, ossia nitida come se fosse reale, ma di cui siamo consapevoli della sua natura mentale.

Qui l’indovino è parte più attiva, non oggetto di forze esterne. Il SUO compito in quel momento non è di interpretare, ma di vedere. Anticamente c’era una persona giovane che “vedeva” e un’altra anziana che interpretava la visione, in quanto la prima veniva considerata una dote, la seconda invece una sapienza frutto di lunghi studi ed esperienza.

Oggi questo tipo di struttura a due è un po’ complicata da attuare, quindi è chi “vede” che si prende anche il compito di interpretare e, come spiegherò in un capitolo successivo, risulta essere anche più efficace e precisa.

La sfera di cristallo va usata quindi come strumento per scatenare in noi una visione. Certamente una persona potrebbe avere delle visioni anche senza sfera, ma il suo uso permette di tenere maggiormente sotto controllo questa facoltà. Penso siate tutti d'accordo che non è il massimo della vita se una visione vi parte in modo istintivo e inatteso mentre guidate l’auto in autostrada...

 

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I predecessori della sfera di cristallo

La sfera di cristallo è l'evoluzione di altri metodi divinatori più antichi, primo fra tutti la Lecanomanzia, che consiste nell'osservare un liquido, di solito acqua e/o olio in un catino nero.

Questa pratica era già in uso presso i babilonesi e gli antichi greci. In questo modo la vista fisica si perde in forme indefinite, che vengono interpretate dagli indovini.

Un'altra forma di divinazione forse precedente è l'osservazione di uno specchio d’acqua dove non si vede il fondo. Questa pratica è stata presto abbandonata in quanto ritenuta rischiosa per l’anima, che può essere risucchiata e rimanere intrappolata nel fondo del lago (e probabilmente anche per un motivo pratico: in stato alterato di coscienza si può rimanere attratti dall'acqua e cercare di raggiungere la parte più profonda, con quindi un concreto rischio di annegare).

L'uso del catino o coppa è documentato anche nella Bibbia, nel racconto di Giuseppe in Egitto (Gen 44,5): “Non è forse questa la coppa in cui beve il mio signore e per mezzo della quale egli suole trarre nuovi presagi?”.

Con l’avvento dei metalli più raffinati, nasce la Catoptromanzia, ossia la divinazione attraverso gli specchi.

Le prime superfici riflettenti le troviamo già nel 6000 a.C., in Anatolia, come pietre levigate, ma lo specchio vero e proprio risale all'antico Egitto, sotto la IV dinastia (2620-2500 a.C.), realizzato in rame o bronzo perfettamente liscio.

 

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Famoso è lo specchio di Hator, un cerchio o un ovale di metallo con un manico di osso o legno spesso modellato con le sembianze della Dea. Lo specchio si presenta bifacciale, e questo sembra permettesse allora di respingere influssi negativi provenienti dall'esterno, proteggendo così chi lo stava utilizzando in quel momento.

Altro specchio famoso era quello di Ankh, dove lo specchio veniva inserito all’interno dell’ansa. Troviamo specchi di bronzo anche già dal VI secolo a.C. presso gli etruschi. Specchi di questo tipo non riflettono perfettamente l’immagine, quindi la visione reale attraverso l'occhio era completata con costruzioni dell'inconscio, permettendo così un uso divinatorio (capirete meglio questo concetto più avanti).

Sempre seguendo il concetto di non avere una visione reale perfetta, nacquero, a partire dal Rinascimento, gli specchi neri, quelli concavi e convessi. Stesso principio era usato dai Druidi, sacerdoti presso le tribù dei Celti, già presenti nelle isole britanniche dal 2000 a.C. con la Cristallomanzia, ossia osservando dei cristalli di quarzo particolarmente puro.

Si può concludere che il principio usato per divinare con tutti questi oggetti è identico. Questo vuol dire che, se imparate a usarne bene uno, di conseguenza sapete usarli tutti attuando solo delle piccole modifiche del caso.

In alcuni capitoli del libro vi spiegherò come utilizzare tutti questi strumenti. Questo vi sarà utile in due modi. Il primo è permettervi di avere una scelta maggiore di mezzi divinatori, il secondo consiste che facendovi utilizzare lo stesso sistema con oggetti diversi, capite e imparate meglio il sistema stesso.

Nel corso avanzato sulla sfera di cristallo (il secondo livello) infatti faccio far pratica proprio su queste cose.

Data di Pubblicazione: 13 dicembre 2022

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