SAGGI E RACCONTI   |   Tempo di Lettura: 8 min

Programma la Tua Realtà Quantica - Anteprima del libro di Riccardo Tristano Tuis

Cambiare la mappa per modellare il territorio

Cambiare la mappa per modellare il territorio

«Il significato stesso di realtà è invero artificioso in una cultura che si esprime attraverso la castrazione di un emisfero, il destro, e l’uso di uno solo tra i molti stati neurali disponibili».

Senza una mappa e una conoscenza dei codici che costituiscono la realtà, la nostra vita sarà un viaggio dall’illusione alla delusione che ci lascerà amareggiati pensando che la magia non esiste solamente perché sepolta dall’ottusità umana. Ignari che la bacchetta magica è il nostro stesso dito puntato verso la luna e, contemporaneamente, l’incantesimo verbale che dà voce a ottuse convinzioni ci fa credere che solo il mondo fuori di noi è reale ma non il sogno che custodiamo nel nostro cuore.

Già in Zenix abbiamo presentato nuovi elementi con cui crearci una mappa della realtà più estesa rispetto a quella che comunemente impieghiamo. Per modellare la realtà più efficacemente è necessario servirsi di più avanzati modelli che la rappresentino. Questo perché una mappa del territorio limitata ci porta a esplorarlo in maniera limitata, mentre più espansa è la nostra mappa e a più cose riusciremo ad accedere.

Per impiegare una mappa della realtà più avanzata è necessario presentare le più pionieristiche ricerche delle neuroscienze riguardo il funzionamento dell’encefalo, della fìsica e biofìsica sull’interazione mente/materia e non ultimo far comprendere come l’osservazione su sé stessi e su altre porzioni della realtà (le altre Matrix) sia lo strumento che ci permette di fare un immenso salto nella direzione della propria auto-realizzazione in cui la nostra coscienza si integra in ogni sua parte poiché i codici della propria mente corrispondono a quelli della realtà avendo una comune sorgente: il campo informazionale.

La mappa che si presenta in questo metodo è molto avanzata rispetto ai modelli delle singole discipline scientifiche o del modello dello sciamanesimo e del buddhismo zen (nonostante quest’ultimo sia una delle massime espressioni di scuole dedite all’esplorazione di sé) che purtroppo non tengono conto della grande influenza dei programmi inconsci, proprio come buona parte dei metodi occidentali di auto-miglioramento.

In questo capitolo avremo modo di riflettere su quella che crediamo sia la nostra mappa del territorio mentre essa è solo una falsa rappresentazione impostaci.

La celebre frase «Che vuol dire reale? Dammi una definizione di reale», del film Matrix, mette a nudo la debolezza delle fondamenta della nostra società che si basa sull’interpretazione della realtà propagandata dalla religione o dalla scienza istituzionale, decretando senza possibilità di replica ciò che è reale da ciò che non lo è. Tale arroganza palesa un atto arbitrario, per non dire palesemente manipolatorio, giacché il “reale” umano sono «semplici segnali elettrici interpretati dal cervello».

Il significato stesso di realtà è invero artificioso in una cultura che si esprime attraverso la castrazione di un emisfero, il destro, e l’uso di uno solo tra molti stati neurali disponibili. Qualsiasi definizione che diamo alla realtà è dunque un dogma che stabiliamo arbitrariamente e che poi puntualmente sarà smentito appena espanderemo la nostra personale mappa del territorio. Non solo, le “verità” delle religioni cadono una dopo l’altra grazie all’innalzamento dello spettro della consapevolezza sociale ma anche molte “verità” della scienza stanno per cadere o sono state sconfessate. Non a caso la realtà cambia con il diverso simbolismo con cui la società guarda lo spettro elettromagnetico (che costituisce l’ologramma della realtà) lungo l’asse del tempo. Fortunatamente sempre più persone si rendono conto che i dogmi dell’autorità religiosa o scientifica non sono affidabili e bisogna fare un upgrade per avere modelli della realtà più aggiornati e averne un maggior controllo. Proprio come la religione, anche la scienza istituzionale (agli antipodi dalla scienza di confine) non è né infallibile né esatta né ha l’autorità per stabilire ciò che è oggettivo (l’oggettività è un mero accordo tra le parti) e tra soli cinquant’anni un nuovo paradigma mostrerà gli attuali limiti con cui essa ci propina l’obsoleto modello di realtà attraverso la teoria darwiniana, la teoria dello spazio-tempo einsteiniano o della dualità onda/particella della fìsica quantistica.

Zenix non si avvale di queste teorie recenti, preferendo il simbolismo del buddhismo filosofico e la ricerca proveniente dal modello scientifico del paradigma olografico (v.) ma è solo un escamotage per condividere una mappa più avanzata della realtà senza volerla spacciare per una rappresentazione fedele di essa. Siamo perfettamente consci che se leviamo tutti questi simboli che crediamo siano così reali e oggettivi come spazio-tempo, energia, materia, suono, calore, forma, velo di Maya, satori, ecc., l’osservatore, una volta messo a conoscenza dell’esistenza di una mappa più grande con cui rappresentare se stesso e la realtà, sarà maggiormente in grado di percepire entrambi per conoscenza diretta, semplicemente perché farà sua l’idea che esiste questa possibilità innata in noi che siamo stati educati a dimenticare.

Viviamo in una foresta di simboli che fungono da mappa ma non dobbiamo rimanere agganciati a essi o, per usare una metafora buddhista, al dito di Buddha che indica la luna. Per quanto utile, la simbolizzazione è solo uno stratagemma della nostra mente per tramandare e catalogare l’informazione che prima era sconosciuta in qualcosa di familiare. Una volta che lo sconosciuto diventa in qualche modo conosciuto, inevitabilmente il simbolismo assume nuove vesti che rappresenteranno un nuovo sconosciuto da conquistare come il precedente, dando così i natali a un nuovo più grande paradigma con cui espandere il nostro livello di consapevolezza che ci avvicinerà a uno stato di coscienza integrata.

Integrazione all’emisfero sinistro

Penso sia chiaro come ogni branca della scienza sia direttamente assoggettata agli organi di percezione e di elaborazione dell’uomo. Il telencefalo, o meglio, l’emisfero sinistro, è il prisma in cui tutta la scienza lineare si riflette e si confronta mentre studia la realtà. In senso figurato il prisma compie la funzione di alterare la realtà, scomponendo i presunti aspetti o l’ipotetica pluralità di forme di questa. La “misurazione oggettiva”, tanto osannata dalla scienza istituzionale, è però resa vana se dietro a questa c’è il giudizio dello scienziato... e c’è sempre il giudizio nella formulazione di un modello o nel dogma scientifico del momento. Il parametro dell’effetto osservatore (v.) non permette di ottenere oggettività nel campo della scienza dell’infinitamente piccolo, la fìsica subatomica, e in quello della scienza medica (in ambito medico l’effetto osservatore è chiamato effetto placebo). Come si può dare totalmente credito al metodo galileiano pensando di misurare qualcosa in maniera oggettiva se l’atto stesso di osservazione, che si basa sui filtri sociali che mutano nel tempo, influenza il giudizio dell’osservato, rendendo così l’atto stesso soggettivo e basato sull’interpretazione dell’informazione? A tal riguardo possiamo presentare molte “verità” scientifiche puntualmente smentite dalla stessa scienza ma in questa sede ci limiteremo a segnalare il caso della psichiatria che considerava come malattia mentale l’omosessualità e di come una volta che questa “patologia” è stata accettata nella società, “magicamente” l’attrazione sessuale per individui dello stesso sesso ha smesso di essere una malattia da curare. Nel futuro quante malattie saranno “debellate” perché ora sono il frutto di pregiudizi o avidità della classe medica? Il livello d’ignoranza profusa da buona parte dell’attuale psichiatria è arrivato al punto tale da catalogare le esperienze transpersonali o l’esperienza di uscita dal corpo come malattie mentali, il che equivale al giudizio di una mente primitiva che dà del selvaggio a una mente a loro superiore nell’esplorazione della realtà.

Buddha aveva ragione nel dire che la retta via sta nel mezzo e scienza e religione sono due estremi che si allontanano dalla Via mediana. L’emisfero della logica e quello dell’intuito si devono integrare in tutti noi, compresi negli uomini di scienza e di religione. La misurazione analitica è un pericoloso imbastardimento della conoscenza interiore. Se per conoscere abbiamo bisogno della rigorosa misurazione scientifica siamo in un binario morto poiché il riduzionismo è l’apoteosi dell’incapacità di comprendere la realtà come un organismo unico e indivisibile in cui ogni elemento è correlato a ogni altro non solo grazie allo scambio atomico tra le cose ma per la relazione che ogni codice-matrice (piattaforma di struttura) ha con qualsiasi altro. 

Questo testo è estratto dal libro "Programma la Tua Realtà Quantica".

Data di Pubblicazione: 2 ottobre 2017

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