SELF-HELP E PSICOLOGIA   |   Tempo di Lettura: 10 min

Psicologia per principianti

Psicologia rapida per principianti - David Olivieri - Speciali

Hai sempre desiderato avvicinarti alla psicologia, ma hai trovato libri sempre troppo difficili? Leggi allora l'anteprima del nuovo libro di David Olivieri! Un manuale semplice ed efficace, alla portata di tutti. Perfetto per approcciarsi alla psicologia.

Psicologia per principianti

Il protagonista di questo libro sei tu

Quando ho pensato di scrivere questo libro, subito si è affacciato alla mia mente lo spettro dei libri di psicologia sui quali avevo studiato: bellissimi, ricchi di concetti interessanti, raffinati, ma incomprensibili. No. Non volevo realizzare roba del genere. Il mio doveva essere un libro che aiutasse tutte le persone, sì, proprio tutte, anche chi non ne sapeva niente di psicologia.

Ho pensato, ripensato, riflettuto e alla fine ho trovato la soluzione: avrei inserito nel testo tre personaggi nei quali il lettore avrebbe potuto immedesimarsi a seconda dei casi. I tre protagonisti di questo libro sono:

  • io, lo scrittore di questo libro;
  • mio cugino Andreas;
  • mia cognata Nilly.

E rappresentano rispettivamente a grandi linee:

  • l’individuo psicologicamente sano;
  • l’individuo psicologicamente disturbato;
  • l’individuo psicologicamente malato.

 

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Prima di fare la conoscenza di questi personaggi è necessario apprendere la differenza tra:

  • salute psicologica;
  • disturbo psicologico;
  • patologia psicologica.

In medicina si dichiara sano chi non ha sintomi di malattie. In psicologia, invece, non è così: ogni individuo ha in sé i sintomi di tutte le malattie psicologiche. Ciò che fa la differenza tra salute, disturbo e patologia è l’intensità di tali sintomi. Tutti noi, ad esempio, abbiamo il timore delle malattie, però:

  • nella persona sana, questo timore è lieve e controllato razionalmente;
  • nella persona disturbata, è medio e un po' irrazionale;
  • nella persona patologica, invece, è elevato e irrazionale.

Tutti temiamo il giudizio altrui, però:

  • la persona sana non si fa vincere da esso e si apre agli altri spontaneamente;
  • la persona disturbata cede al timore e spesso dissimula la sua vera natura;
  • la persona “malata” di timore del giudizio altrui, quando sta con gli altri, viene assalita dall’ansia.

È giusto sapere che si possono avere tratti di tutte e tre queste tendenze in base all’argomento trattato. C’è chi, ad esempio, ha un timore elevato e irrazionale della morte (persona patologica) però vive spontaneamente le relazioni con gli altri (persona sana).

I casi sono infiniti e tutti diversi come diverse sono le persone l’una dall’altra. Per far comprendere ancora meglio questi concetti, descrivo la personalità dei tre protagonisti di questo libro.

 

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Io, lo scrittore, mi rappresento come una persona psicologicamente sana. Ho una buona stabilità emotiva, una buona sicurezza di base, pochi timori, un buon grado di razionalità, un buon livello di creatività, una grande capacità di gioire, di percepire il bello, ecc. Ciò significa che la mia mente non è frenata da particolari timori e riesco a esprimere appieno tutte le mie potenzialità, accrescermi continuamente e arricchirmi giorno dopo giorno di nuove esperienze, di nuovi concetti, di nuove idee, ecc.

Andreas, mio cugino, è una persona psicologicamente disturbata. Ha una certa instabilità emotiva, alcune incertezze, un buon numero di timori, una media razionalità, scarsa creatività, poca capacità di gioire, di percepire il bello, ecc. Ciò significa che ha dei problemi psicologici, ma essi non sono tali né da bloccare la sua normale attività né da farlo soffrire troppo. Sono sufficienti però a spingerlo verso la dimensione materiale e a restare psicologicamente statico. Le sue potenzialità rimangono inespresse.

Nilly, mia cognata, è invece una persona psicologicamente malata. Ha una grande instabilità emotiva, molte insicurezze, molti intensi timori, poca razionalità, pochissima creatività, poca capacità di gioire e apprezzare il bello.

Ciò vuol dire che i suoi problemi psicologici possono renderle difficile la normale esistenza. Infatti non ha grande autonomia (emotiva, affettiva e sociale), ha qualche malattia psicosomatica ed è spesso ansiosa o depressa. In pratica spreca grandi quantità di tempo e di energie per soddisfare i suoi bisogni nevrotici. In tal modo non si esprime e non si realizza.

Il lettore, confrontandosi con questi tre personaggi, potrà trarre utilissime indicazioni e “aiutare la propria mente a vivere meglio”. Perché l’unico, il più sicuro e inequivocabile indizio di benessere mentale è sentirsi spesso sereni e felici.

Prima di terminare questa premessa è mio dovere fare un’importante precisazione. In questo libro per “patologica” non s'intende una persona malata di mente, da sottoporre a cure psichiatriche. E non s’intende neppure che la sua patologia sia così grave da costringerla lontana dalla vita attiva.

Le persone “patologiche” qui descritte sono normalissime. Perciò se lungo lo scorrere delle pagine, il lettore dovesse accorgersi di avere un sintomo che io considero “patologico”, non deve preoccuparsi. È una categoria che uso qui per dimostrare come certi schemi mentali e reazioni emotive ci portino a vivere male, in modo “patologico”, ‘appunto. Si rimanda ad altri testi e soprattutto al confronto con uno specialista se si ritiene di soffrire di vere e proprie patologie.

In fondo al libro si trova un pratico indice degli argomenti per orientarsi con facilità tra le pagine, alla scoperta dei meccanismi psicologici di base che ci guidano e ci condizionano. Si può leggere direttamente solo la parte che interessa e trovare sollievo dal proprio problema, oppure studiare il libro dall’inizio alla fine per imparare a conoscere meglio sia se stessi sia gli altri.

 

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Gli elementi base della mente

Le radici della vita psicologica: le sensazioni

Noi esseri umani siamo nati per vivere, non per morire prima del giusto tempo. Perciò Madre Natura ci ha dotato di alcuni particolari meccanismi fisiologici: gli istinti. Gli istinti sono i paladini della nostra vita.

Ogni volta che corriamo il rischio di morire, tac!, eccoli in campo, lancia in resta, pronti a difenderci. Essi funzionano senza il concorso della nostra volontà. Non chiedono il permesso di intervenire. Non possiamo certo dire loro: “Istinto vieni fuori e combatti questo nemico della mia vita!”.

Gli istinti se ne stanno dentro di noi a sonnecchiare tutto il giorno, e si svegliano soltanto quando c’è qualcosa che non va. Dobbiamo sperare che non siano dormiglioni.

Se, per esempio, qualcuno ci lancia contro un oggetto, noi (istintivamente) alziamo la mano per difenderci da eventuali danni... Se il sole si riflette nei nostri occhi, noi (istintivamente) ci difendiamo facendoci ombra con una mano.

Ora facciamo una capatina nella nostra mente, e cerchiamo di conoscere a fondo queste fedeli sentinelle della nostra vita... Ecco! Siamo a casa di uno di loro: l’istinto di fame. Vediamo come agisce.

Ogni volta che il nostro organismo sta per terminare le riserve di energia, la fame bussa alla porta della nostra mente e dice: “Ehi tu! Qui stiamo maluccio! Datti da fare per trovare qualcosa da mettere sotto i denti, altrimenti saranno guai”. E così...

  • Avvertiamo una sensazione (di fame, appunto), ovvero un turbamento del nostro equilibrio interiore. Nello stesso tempo nasce in noi un BISOGNO (di cibo). E ci comportiamo in modo da soddisfare tale bisogno (cerchiamo il cibo).
  • Lo soddisfiamo (ossia mangiamo).
  • Poi tutto ritorna come prima. Se stavamo passeggiando in compagnia della Serenità riprenderemo la nostra bella passeggiata. Se stavamo lottando contro un nostro dubbio, riprenderemo la lotta... Semplice, no!?

Da ciò intuiamo che le sensazioni sono il fenomeno più importante della vita, che ad ogni sensazione è abbinato un bisogno e un comportamento... Non esiste comportamento senza bisogno. Non esiste bisogno senza sensazione. Non esiste comportamento senza sensazione.

Se noi non avvertissimo sensazioni, non avremmo neanche bisogni da soddisfare e neppure comportamenti da adottare. Di conseguenza non ci muoveremmo, ce ne staremmo lì fermi, immobili, senza fare nulla. Saremmo vivi, ma morti: materia inerte.

 

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A cosa ci serve conoscere la sequenza Sensazione-Bisogno-Comportamento?

A capire meglio le nostre dinamiche interiori, e quindi a capirci meglio.

Sapendo che ogni nostro comportamento è dettato da un nostro bisogno, possiamo facilmente risalire ai motivi di alcuni nostri comportamenti sbagliati, e correggerli.

Prendiamo me, per esempio.

Tempo fa, quando ero ancora una persona psicologicamente immatura, avevo la cattiva abitudine di bere molti caffè al giorno. Poi ho appreso la dinamica delle sensazioni. Da allora ho cercato di applicare la sequenza Sensazione-Bisogno-Comportamento per capire cosa accadeva nella mia mente alla voce “caffè”. Ho capito che spesso, durante la giornata, nasceva in me la sensazione di appannamento seguita dal bisogno: “Devi bere un caffè” che, a sua volta, spingeva le mie gambe verso il bar più vicino.

Cosa ho fatto? Ho agito su tre fronti. Alcune volte ho attaccato la sensazione.

Non appena la riconoscevo pensavo: “Ah. Ecco! In questo momento ho una sensazione di appannamento. Va bene. La lascerò buona buona nella mia mente. Non le darò ascolto. Non c’è nulla di male ad avere nella mente una tale sensazione”.

 

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Altre volte ho attaccato il bisogno “Devo bere un caffè”. Non appena lo riconoscevo, pensavo: “In questo momento avverto il bisogno di un caffè. Va bene, me lo tengo. Non lo soddisferò. Troppi caffè al giorno mi fanno male. Cosa mai potrà accadermi se adesso non bevo un caffe?”

Altre volte, invece, attaccavo il comportamento. Frenavo le mie gambe che volevano andare al bar. Oppure, invece di accostarmi al banco, mi recavo nella toilette e mi davo una bella rinfrescata. 

Non è stato facile ridurre la mia cattiva abitudine di bere molti caffè al giorno, ma nel giro di qualche mese, sono riuscito a dimezzarli.

Le sensazioni valgono per noi come per tutti i nostri fratelli inferiori: gli animali. Noi avvertiamo sensazioni di fame, di sete, di freddo, di sonno, ecc. così come le avvertono gli scimpanzé, i cavalli, i cani, i gatti, i grilli e persino i moscerini. C'è soltanto una sola, ma importantissima, differenza: il pensiero.

Noi siamo esseri umani. Noi pensiamo alle nostre sensazioni. Le elaboriamo. Le trasformiamo. Le arricchiamo. Ne inventiamo sempre di nuove. Noi non avvertiamo soltanto fame, sete, sonno, ecc., ma anche migliaia di altre diverse sensazioni.

Noi possiamo avvertire sensazioni di gioia e di piacere, sensazioni di tristezza e di malinconia, sensazioni di successo e di insuccesso... E possiamo avvertire sensazioni di affetto, di amicizia e di amore: sensazioni di serenità, di allegria e di felicità: sensazioni di bellezza e di bruttezza, di vita e di morte, di finito e di infinito.

Le sensazioni sono le radici della nostra vita. Le sensazioni rendono meravigliosa la nostra vita. Le sensazioni sono la vita. Ma ora vediamo come apprendiamo tutto il nostro “sentire”.

 

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Data di Pubblicazione: 3 dicembre 2021

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