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Qual è l'origine del Covid-19?

Qual è l'origine del Covid-19?

E se l’origine della pandemia non fosse la Cina? Scoprilo leggendo l'anteprima del libro di Enrica Perucchietti e Luca D'Auria

Quel che temiamo più di ogni cosa, ha una proterva tendenza a succedere realmente

«A quando risale il paziente zero negli Stati Uniti? Quante persone sono state infettate negli States? Come si chiamano gli ospedali dove sono ricoverate? Potrebbe essere stato l’esercito americano ad aver portato l’epidemia a Wuhan. Vogliamo trasparenza! Che siano resi pubblici i vostri dati! Gli Stati Uniti ci devono una spiegazione!».

In un momento estremamente delicato per il governo cinese, alle prese con la rimessa in moto dell’economia nazionale, giovedì 12 marzo il portavoce del ministero degli Esteri cinese Zhao Lijian, tramite un tweet al vetriolo, ha accusato il governo americano di poter essere responsabile della genesi della pandemia: i militari statunitensi potrebbero aver portato il coronavirus nella città cinese di Wuhan.

Subito dopo il primo tweet, sempre sull’account ufficiale del portavoce cinese, è apparso un secondo messaggio:

«Alcuni decessi per influenza sono stati effettivamente infettati da Covid-19, ha ammesso Robert Redfìeld, portavoce e rappresentante del Parlamento statunitense. Gli Stati Uniti hanno riportato 34 milioni di casi di influenza e 20.000 morti. Per favore, ci venga detto a questo punto quanti di questi sono collegati a Covid-19?».

Il riferimento è al video di un’intervista del direttore del Centers for Disease Control (cdc) Robert Redfìeld, pubblicato da «Peoples Daily», in cui si suggerisce che alcuni americani che in precedenza si pensava fossero morti di influenza sarebbero stati in realtà contagiati dal Covid-19. Nel video viene chiesto a Redfìeld se potrebbero esserci stati dei decessi su suolo americano, prima della comparsa del contagio in Cina, che sono stati attribuiti all’influenza ma che invece sarebbero poi risultati affetti da Covid-19. Redfìeld risponde affermativamente, seppure in modo sibillino:

«Some cases bave been actually diagnosed that way in thè United States today» (lett. “A oggi, alcuni casi sono stati effettivamente diagnosticati in questo modo negli Stati Uniti”).

La vaga risposta di Redfìeld è stata sufficiente per alimentare l’ipotesi che l’origine del Covid-19 possa essere statunitense, aprendo anche, come vedremo, alla pista del bioterrorismo. Redfìeld non ha fornito indicazioni temporali nel suo intervento. Ma per Zhao si tratterebbe di una prova che “scagiona” la città di Wuhan, come origine del contagio. Non è la prima volta che quest’ultimo prende posizione sulla origine ancora indeterminata del virus. In una conferenza stampa del 4 marzo aveva sottolineato che «non è stata ancora raggiunta alcuna conclusione sull’origine del virus, poiché sono ancora in corso importanti lavori di tracciamento».

Virus "cinese"

Il portavoce del Ministero degli Esteri aveva anche ricalcato che I’oms «ha affermato molte volte che ciò che stiamo vivendo ora è un fenomeno globale la cui origine rimane ancora indeterminata, e dovremmo concentrarci sul contenimento del contagio ed evitare di stigmatizzare attraverso il linguaggio determinati luoghi».

Il riferimento è al fatto che nella narrazione globale, il contagio è stato causato da un “virus cinese”, promuovendo pertanto, nell’opinione pubblica, l’origine cinese del fenomeno (il mercato ittico).

Donald Trump ha inoltre sollevato numerose critiche per il suo riferimento al coronavirus come un “virus straniero”, strumentalizzando il contagio in ottica politica per screditare l’avversario cinese. Lijian stesso ha accusato i media occidentali di essere irresponsabili e di voler politicizzare l’epidemia parlando di “virus cinese”: «Chiamandolo “virus cinese” e suggerendo così la sua origine senza alcun fatto o prova a sostegno, alcuni media vogliono chiaramente che la Cina si prenda la colpa». E ancora:

«L’epidemia è una sfida globale. La mossa giusta dovrebbe essere lavorare insieme per combatterla, il che significa che non c’è spazio per voci e pregiudizi. Abbiamo bisogno di scienza, ragione e cooperazione per scacciare l’ignoranza e la parzialità».

Un altro portavoce della diplomazia cinese, Geng Shuang, ha già sottolineato che ci sono “varie opinioni” sulle origini della pandemia, e che «il mondo dovrebbe essere unito nella battaglia invece di scambiarsi accuse».

La posizione di Lijian è stata ripresa e condivisa da diversi ricercatori e analisti. In attesa di poter ottenere maggiori dati sull’origine della pandemia, quello sollevato da Pechino rimane un sospetto che non rimanda necessariamente a un’azione di bioterrorismo. Secondo il «South China Morning Post» diversi casi sarebbero stati retrodatati dopo l’esame di alcuni campioni presi da pazienti sospetti, avvalorando così la possibilità che esistano pazienti infetti precedenti al 17 novembre, data a cui si fa risalire il caso di quello che era stato considerato il paziente zero, l’uomo di 55 anni proveniente dalla provincia dello Hubei, dove si trova Wuhan. Inoltre, se ciò fosse confermato si tratterebbe di un caso avvenuto un mese e mezzo prima del primo allarme lanciato in Cina.

La CNN, per esempio, ha ricordato un episodio che abbiamo toccato nel precedente capitolo: lo scorso ottobre centinaia di atleti delle forze militari americane erano a Wuhan per i Military World Games. La teoria ha preso piede in Cina nel febbraio 2020, dopo che l’eminente epidemiologo e pneumologo Zhong Nanshan - colui che scoprì il coronavirus sars nel 2003, già presidente della Chinese Medicai Association dal 2005 al 2009 e caporedattore del «Journal of Thoracic Disease» - ha dichiarato durante una conferenza stampa del 27 febbraio che sebbene il virus sia apparso per la prima volta in Cina «potrebbe non essere nato in Cina». Zhong, che è stato anche nominato consigliere nella gestione dell’epidemia da Covid-19, in seguito ha chiarito la sua affermazione, specificando che il primo posto in cui viene scoperta una malattia non «equivale a esserne la fonte».

Ai giornalisti ha poi precisato:

«Ma non possiamo nemmeno concludere che il virus è venuto dall’estero. Solo attraverso la ricerca potremo rispondere a questa domanda».

Un editoriale di Xinhua ha fatto eco a Zhong sostenendo che «l'epidemia è stata segnalata per la prima volta in Cina, ma ciò non significa che sia necessariamente nata in Cina [...] L’OMS ha affermato molte volte che il Covid-19 è un fenomeno globale con una origine ancora indeterminata».

la Nuova Via della Seta

La tesi dell'origine americana della pandemia è stata sostenuta anche dall’Iran che, come vedremo nel prossimo capitolo, è un partner commerciale della Cina e uno dei Paesi più colpiti dal virus insieme all’Italia. Cristiano Puglisi ci ricorda come su «Epoch Times», organo di informazione anglofilo, la firma del «Guardian» James Gorrie nota che «La pandemia di Covid-19 viaggia lungo la Nuova Via della Seta», osservando che:

«i Paesi che hanno stabilito un partenariato sia politico che commerciale sembrano essere quelli dove il virus ha avuto modo di diffondersi meglio. In Medio Oriente, il partenariato strategico tra Iran e Cina ha comportato una maggiore esposizione al Covid-19, e quindi tassi d’infezione e di mortalità ben più elevati [...] in Europa, l’Italia è un esempio simile, per una serie di diverse ragioni. In qualità di membro in difficoltà del Gruppo Europeo dei Sette (G-7), l’Italia ha visto negli investimenti diretti di Pechino la possibilità di rinnovare alcune infrastrutture necessarie per il Paese. La sua economia è stata gradualmente appesantita dall’invecchiamento della popolazione, dagli eccessivi oneri fiscali e burocratici, come anche dai livelli d’indebitamento astronomici, oltre ad essere stata paralizzata dalle divisioni politiche. Per queste ragioni, l’Italia è stato il primo (e unico) Paese del G-7 ad accogliere con entusiasmo gli investimenti proposti dalla Cina per i porti di Genova e altre località, nell’ambito della Nuova Via della Seta».

Infine, è da rilevare che secondo Reuters la Casa Bianca avrebbe secretato le riunioni di alto livello dedicate al Covid-19, ponendo limiti alla circolazione delle informazioni sul virus.

Sebbene questa tesi sia stata rilanciata da molti analisti, non tutti sono d’accordo e altri pensano che si tratti semplicemente di un modo per distogliere l’attenzione dalla gestione opaca del governo cinese della pandemia per spostare le colpe altrove. Lo scienziato Zhang Wen Hong, per esempio, ha dichiarato in un’intervista al «China Daily» di non credere che il virus sia stato importato in Cina: «Se così fosse, avremmo dovuto vedere pazienti emergere da diverse regioni del Paese nello stesso periodo piuttosto che la loro concentrazione a Wuhan».

Concorda a distanza Jane Duckett del Centro scozzese per la ricerca cinese dell’Università di Glasgow che sostiene che la pista dell’origine esterna del virus appartenga a una «narrazione nazionalista» volta a contrastare le critiche al governo cinese che si è rivelato incapace anche questa volta di gestire al meglio l’epidemia nelle sue fasi iniziali.

Data di Pubblicazione: 27 marzo 2020

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