Scopri come riconoscere la tua rabbia, abbracciarla e guardare in profondità per vedere le sue vere radici leggendo l'anteprima del libro di Thich Nhat Hanh.
Aprire la porta
Mai nella storia dell’umanità abbiamo avuto a disposizione tanti mezzi di comunicazione - televisione, radio, telefono, fax, e-mail, internet - eppure rimaniamo come isole, senza che tra noi vi sia una vera e propria comunicazione. Quando non riusciamo a comunicare, ne soffriamo e la nostra sofferenza si riversa su altre persone. Riaprire le porte della comunicazione è possibile. Basta sapere come.
Dove comincia la lotta
Quando ti dicono qualcosa di scortese, magari sei portato a reagire subito. E qui che comincia la lotta. Questo modo abituale di reagire crea nel cervello un percorso consolidato. Quando si segue ripetutamente un percorso neurale, questo diventa un’abitudine. Molto spesso, è un percorso che porta alla rabbia, alla paura o alla brama. Basta un solo millisecondo per arrivare a destinazione: rabbia e desiderio di punire la persona che si è permessa di farti soffrire. La mente e il cervello sono plastici per natura: possono essere trasformati, cambiando il modo di pensare e di sentire. Con la pratica, si possono creare nuovi percorsi neurali che portano alla comprensione, alla compassione, all’amore e al perdono. Grazie a consapevolezza e visione profonda si può seguire un nuovo percorso neurale.
Una pausa
Mettiamo che qualcuno ti abbia detto qualcosa di spiacevole. La sensazione spiacevole può venire dalle parole o dal tono di voce. Sei convinto che questa persona stia cercando di farti soffrire. Naturalmente provi il desiderio di reagire, di rispondere. Senti che se riesci ad esprimere la tua rabbia, se riesci anche tu a far soffrire l’altro, troverai sollievo. La maggior parte di noi reagisce così. Ma la consapevolezza può aiutarti a fare una piccola pausa e renderti conto della rabbia che si accumula dentro. Fermarsi permette di riconoscere la rabbia e di trasformarla. Quando sentiamo sorgere dentro di noi la rabbia, l’irritazione o l’indignazione, facciamo una pausa. Ci fermiamo e torniamo subito al respiro. Quando siamo invasi da questo tipo di energia non diciamo e non facciamo nulla, in modo da non aggravare il conflitto. Aspettiamo di tornare a essere calmi. Saper fare una pausa è il più grande dei doni. Ci dà l’opportunità di offrire al mondo un contributo di amore e compassione invece che di rabbia e sofferenza.
Quando casa tua è in fiamme
Di solito, quando siamo arrabbiati con qualcuno, ci interessa più litigare che prenderci cura dei nostri sentimenti. È come se, vedendo che casa tua è in fiamme, invece di tornare a casa a spegnere l’incendio ti mettessi a inseguire chi ha appiccato il fuoco.
Se non torniamo a casa a prenderci cura della nostra rabbia, l’incendio la brucerà tutta quanta. Ma se riusciamo a fermarci un attimo, questo ci dà la possibilità di riconoscere la nostra rabbia, abbracciarla e guardare in profondità per vedere le sue vere radici. Se riusciamo a prenderci cura della nostra rabbia, invece di concentrarci sull’altro, troveremo sollievo immediatamente. Se riusciamo a fare una pausa, vedremo che forse la nostra rabbia o la nostra paura nascono da una percezione sbagliata o affondano le loro radici nei grandi semi di rabbia e paura che abbiamo dentro di noi. Quando ce ne rendiamo conto, siamo liberati da rabbia e paura.
Pratica abbracciando la rabbia e guardandola in profondità per vedere le sue vere radici. Quando sorgerà la visione profonda, sarai libero.
L’aria calda non lotta con l’aria fredda
Quando fa freddo nella stanza accendiamo il radiatore, che inizia a emettere un flusso di aria calda. Non c’è bisogno che l’aria fredda esca, per scaldare la stanza. L’aria fredda è abbracciata dall’aria calda e così si riscalda: tra loro non c’è nessuna lotta. La consapevolezza è la capacità di essere coscienti di ciò che accade nel momento presente. E come l’aria calda che entra in una stanza fredda.
La consapevolezza non combatte la rabbia: la riconosce e la saluta. “Inspirando, so che in me si è manifestata la rabbia, espirando, sorrido alla rabbia”. Questo non è un atto di soppressione o di lotta. E un atto di consapevolezza. Una volta che riconosciamo la rabbia, possiamo abbracciarla con tenerezza.
Non correre via
Cercare di scappare via dalla sofferenza non è saggio. Quel che bisognerebbe fare è rimanere con la sofferenza, studiarla a fondo e farne buon uso. Osservando a fondo la natura della sofferenza scopriamo il sentiero della trasformazione e della guarigione. Senza sofferenza, non c’è felicità né sentiero che porta alla felicità.
Si può anche parlare di una bontà della sofferenza, perché la sofferenza ci aiuta ad imparare e a crescere.
Data di Pubblicazione: 23 settembre 2019