SALUTE E BENESSERE   |   Tempo di Lettura: 10 min

Le radici del respiro occidentale

Il Grande Libro del Respiro - Max Damioli - Speciale

Tutto quello che vuoi sapere sulla respirazione, le sue tecniche e come ritrovare il tuo benessere, leggendo l'anteprima della nuova edizione di Max Damioli.

Le radici del respiro occidentale

Se dovessimo tracciare una storia del respiro completa, probabilmente l’intero libro sarebbe incentrato su di essa, e forse non basterebbe. In tutte le culture, prima o poi, qualcuno si è occupato del respiro, a cominciare dalla tradizione indiana dei Veda - la più antica della quale vi siano tracce scritte, risalente a più di 4000 anni fa — per continuare con quella cinese, di poco successiva, e via dicendo.

Scopriremo in seguito che la ragione di ciò deriva da una caratteristica specifica del respiro: è il solo sistema del corpo umano che consente a chiunque di valicare il ponte tra mente conscia e mente inconscia, con facilità e senza che sia necessario ricorrere a tecniche particolari.

Questo fatto rende il respiro unico e disponibile a ciascuno per sperimentare l’avventura della mente inconscia e per recuperare i tesori che sono sepolti in quella parte della nostra psiche (anima?).

La storia di cui vogliamo occuparci ora insieme, velocemente, è quella del respiro nel mondo occidentale.

 

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Leonard Orr e il Rebirthing

Il primo occidentale ad aver formulato una teoria e una tecnica di respiro vere e proprie è Leonard Orr. Originario della California, Leonard ha scoperto che quando si respira con enfasi in pochi minuti emergono emozioni e tensioni sopite da anni nell’inconscio, e si libera spesso una enorme quantità di energia, la stessa che serve a trattenerle.

Per farla breve, si è reso conto che la maggior parte di tali questioni riguarda il trauma natale e che vi è una relazione diretta tra certi comportamenti emozionali ripetitivi inconsci (schemi) e il modo in cui siamo venuti al mondo.

In quello stesso periodo, che va dalla metà degli anni ‘70 fino alla metà degli anni ‘80, ginecologi e ostetriche della nuova generazione si dedicavano a ipotizzare e verificare la teoria secondo la quale il feto ha una vita emozionale intensa e solidamente collegata a quella della madre: per via diretta nell’utero e per via indiretta dopo la nascita.

Se ne trova un riscontro nei primi libri sul parto dolce di Frédérick Leboyer e nelle ricerche sulla vita emozionale del feto di Thomas Verny e altri.

Leonard Orr ha focalizzato la propria attenzione su questa area di ricerca e, proprio intravvedendo il potenziale rivoluzionario di ciò che andava emergendo, ha fondato la tecnica del Rebirthing e la comunità a essa collegata.

 

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Le prime sessioni di Rebirthing generavano esperienze estreme, le quali, se da un lato potevano preoccupare il soggetto, dall'altro incoraggiavano i rebirther a continuare per questa strada, che sembrava del tutto promettente. La tecnica era fondata sul respiro circolare volontario, che all’inizio avveniva quasi solo in acqua fredda e poi soltanto in un secondo tempo anche a secco.

L'enfasi era sull'inspirazione e al cliente veniva consigliato di respirare nel petto (chakra del cuore).

Senza dilungarci troppo, è sufficiente dire che alcuni allievi di Leonard Orr hanno interpretato questo momento nascente della tecnica occidentale del respiro prendendo in seguito strade diverse, per vari motivi. Si pensi che nella sperimentazione e nella ricerca sui limiti ultimi del Rebirthing, in California, è accaduto persino che un cliente morisse avvolto in un tappeto mentre stava reinscenando il proprio "parto difficile".

Si tratta certo di un episodio esecrabile, e per fortuna unico, che testimonia il livello di estremismo talvolta raggiunto in questa ricerca.

In conclusione, potremmo affermare che il Rebirthing originale impiega il respiro per integrare energia, rivolgendo l'attenzione al passato (al trauma natale), in base ad alcune regole piuttosto rigide. Ad esempio, erano (e talvolta sono ancora) previsti due cicli di dieci sessioni (nove per la gestazione e una per il parto): un ciclo con un rebirther di sesso maschile, che rappresentava simbolicamente il padre, e uno con un rebirther donna, a rappresentare la madre.

 

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Bob Mandel, Sondra Ray e il Rebirthing

Tra i più qualificati esponenti del Rebirthing americano vi sono Bob Mandel e Sondra Ray. Pur venendo da percorsi differenti, i due hanno dato struttura alla filosofia che costituisce la cornice del Rebirthing: hanno sincretizzato gli insegnamenti di A Course In Miracles e di Osho, facendo in modo che la prassi della nuova ostetricia si espandesse fino a diventare la spina dorsale della teoria del Rebirthing degli anni ‘90. (I due si sono divisi a un certo punto, lasciando una mitologia di memorabili litigate che spesso avvenivano in pubblico... ma questa è un’altra storia.)

 

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Jim Leonard, Phil Laut e Vivation®

Jim Leonard e, in altro modo, Phil Laut — due allievi di Leonard Orr — hanno scoperto che si può ottenere la stessa efficacia delle sessioni in acqua fredda anche in acqua calda e a secco, e hanno fondato insieme la tecnica di Vivation®.

Jim ha dato maggiore rilievo al respiro in sé e ha messo a punto una delle tecniche più semplici e naturali per respirare, evidenziando l'estensione della gamma del respiro e il potenziale di espressione e ricerca di questa estensione.

Secondo mia moglie Licia Consoli (che è VivePro), Jim ha le idee molto chiare sulla teoria e meno per quanto riguarda la pratica. In un recente incontro con lui, tuttavia, ho scoperto che negli ultimi anni ha sviluppato la tendenza a fare esclusivamente sessioni individuali, raffinando anche la parte pratica di Vivation®.

Vivation®, dal punto di vista di Jim Leonard, è una tecnica di liberazione e di affrancamento dalla struttura solida (per non dire rigida) del Rebirthing da cui proviene. L’obiettivo che si persegue attraverso essa è quello di integrare energia nel momento presente (qui e ora), focalizzando l’attenzione sulle sensazioni (la sensazione più forte nel corpo).

Permette quindi di integrare nel qui e ora la sensazione, fino a dimenticarne la provenienza.

L'insegnamento di Phil Laut, invece, è focalizzato sulla "tecnologia del pensiero", che si basa sul respiro circolare, rilassato e volontario per educare la mente a fornire strumenti più adatti alle esigenze della persona. (Anche loro si sono divisi, ma rispettando il diritto dell'altro a utilizzare il "totem" del marchio registrato Vivation®, pur con approcci sostanzialmente diversi.)

 

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Judith Kravitz e Transformational Breath

Un'altra allieva di Leonard Orr, Judith Kravitz, ha ricavato dalla sua esperienza di vita californiana una naturale tendenza a "elevare" il significato del respiro e a farlo diventare uno strumento di contatto con la quinta dimensione, cioè con gli stati "alti" ed elevati dell'Essere e della coscienza.

Judith ha apportato al respiro una serie di contributi di straordinaria qualità e una sensibilità che, nella mia esperienza, non ho trovato comune a molti. In particolare ha introdotto il concetto di toning e ha evidenziato il carattere energetico "denso" del corpo.

Per la prima volta nel mondo la sua tecnica di respiro ha consentito al cliente di muoversi, gridare, battere i pugni e calciare. Questa tecnica, detta del punching and kicking, ha contribuito in modo decisivo all'evoluzione del respiro specialmente nel mondo anglosassone, dove esprimere le proprie emozioni è ancora oggi considerato spesso inappropriato. (In Italia, invece, questa pratica ha fatto sì che per anni gli incontri di formazione fossero puntualmente interrotti dall'arrivo di polizia o carabinieri.)

Oltre a questo, ha creato una mappa che evidenzia le corrispondenze delle parti del corpo con gli schemi di pensiero della mente inconscia e ha introdotto il concetto epocale di Body Mapping, il quale rende la sua tecnica — Transformational Breath (TB) - una delle più adatte ai bodyworkers.

Infine, ha dato un impulso importante al lavoro dei facilitatori, consentendo loro un maggiore spazio di intervento, mentre sia nel Rebirthing sia in Vivation® erano limitati a un ruolo di testimonianza attiva, con minimi interventi durante una sessione.

Non c'è dubbio, quindi, che Judith abbia trovato il modo di segmentare l'efficacia del respiro nelle tre aree — il Corpo, la Mente e lo Spirito — e di favorire l'espansione di ciascuna area con strumenti di facilitazione e di respirazione del tutto personali e specifici, di grande efficacia.

In sintesi, potremmo dire che TB mira a integrare energia rivolgendo l’attenzione al futuro: si occupa, cioè, degli "intoppi" che si frappongono tra noi e i nostri obiettivi, utilizzando l'energia per "sgombrare il campo" per ridurre la distanza tra dove siamo ora e dove vogliamo andare.

 

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Stanislav Grof e la Respirazione Olotropica

Mentre dalla radice del Rebirthing si sviluppavano queste ramificazioni, non possiamo dimenticare un'altra esperienza di enorme importanza per il respiro occidentale: l'Holotropic Breathwork (Respirazione Olotropica) di Stanislav Grof.

Grof, psichiatra di fama, viene dalla psichiatria psichedelica, quella branca psichiatrica della Beat Generation di Timothy Leary, Allen Ginsberg e altri californiani dei tempi di Woodstock e Easy Rider, che si permette l’uso di LSD per la terapia.

Dopo che l'LSD viene messo fuori legge in America, Stanislav Grof trova del tutto accettabile mandare in iperventilazione i soggetti (ingenerando una forte alcalosi nel sangue), al punto da farli stramazzare a terra in preda alle convulsioni.

Ciò per fare in modo che integrino il loro "viaggio" (lo chiama proprio come l’esperienza di un acido: trip) in uno stato catatonico o comunque alterato di coscienza.

Non si può commentare o valutare l'operato di Grof (e dei suoi molti seguaci) in poche righe. Consiglio a chi voglia approfondire l'argomento di fare una ricerca su Internet per reperire e contattare un operatore qualificato e sperimentare con lui una sessione personale o di gruppo.

Rimane il fatto che in tutto il mondo si trovano insegnanti di respiro olotropico ed esso è certamente una delle quattro radici primarie del respiro in Occidente. Come sempre, poi, il valore di una tecnica varia in base a chi la mette in pratica: trovare la persona giusta è, dunque, la chiave per un'esperienza edificante.

 

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Pranayama Yoga

Un'ultima considerazione riguarda lo yoga. È noto che lo yoga ha introdotto una serie di tecniche di respiro alla portata di milioni di occidentali; tuttavia, appartiene a una tradizione del tutto differente dalla nostra. Pranayama significa, infatti, "controllo del respiro": lo yoga mira a educare il respiro fino ad arrivare al dominio della mente.

Le sessioni "occidentali", invece, prevedono come ipotesi di lavoro proprio il contrario e insegnano a "lasciar andare il controllo".

Si tratta, perciò, di esperienze antitetiche, che non possono essere in alcun modo accomunate.

Data di Pubblicazione: 4 luglio 2022

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