SALUTE E BENESSERE

Radiestesia - Come Usare e Scegliere un Pendolo

Radiestesia

Introduzione al mondo della Radiestesia

Definire la radiestesia

Come definire la radiestesia? Il termine radiestesia o radioestesia, deriva dall'accostamento di due radici: l'una latina radius, che significa raggio, e l'altra greca aesthesis (o aistesis) che significa sensazione, sensibilità, percezione. Pertanto il termine sta ad indicare la capacità di “percepire una radiazione tramite i sensi”. In particolare, si tratta della percezione di radiazioni non comunemente o facilmente percettibili dai cinque sensi. È una capacità psichica con cui l'essere umano è in grado di percepire le energie cosiddette “sottili” o “extrasensoriali” di ogni elemento naturale. Per dirla con le parole di Aristide Viero, è “la possibilità psichica che ha il nostro essere di percepire le energie sottili o extrasensoriali di ogni elemento naturale che irradia energia e quindi la capacità di sapersi porre in risonanza con esso, riuscendo a decodificarlo”. Potremmo definirlo una specie di sesto senso.

Boris Farkas sostiene che la radiestesia “va intesa come disciplina paranormale le cui possibilità sono limitate nonché determinate da molti fattori che ci sono parzialmente noti”. Solo recentemente la radiestesia ha potuto diventare quella che oggi siamo in grado di circoscrivere in limiti ben definiti. Fino a poco fa, l'uso del pendolo coincideva con quello della bacchetta rabdomantica, e ciò ha permesso a questi termini di essere quasi sempre sinonimi. L'arte radiestesica era praticata anche con i nomi di rabdomanzia o arte del rabdomante.

Avvicinarsi alla radiestesia

Purtroppo, spesso alla radiestesia ci si avvicina per motivi che esulano dalla ricerca di un miglioramento nostro e di ciò che ci circonda. I pretesti segnalati da Boris Farkas nel suo “La radiestesia al servizio dell'uomo” sono:

  1. Il desiderio di affermazione tramite la radiestesia.
  2. L'idea fissa, di qualche singola persona, di essere dotata di capacità particolari e di essere predestinata a “salvare” le persone con il suo operato.
  3. L'impossibilità di risolvere i problemi di salute con i metodi convenzionali per cui si ricorre a qualche sistema alternativo che possa essere di qualche aiuto. In questo caso la radiestesia sembra molto allettante per le possibilità che offre.
  4. Il superamento della paura latente dei fenomeni paranormali, e una predisposizione innata verso tutto ciò che è misterioso, segreto, eccezionale e bizzarro.
  5. La ricerca di facili vantaggi economici e il desiderio di potere nei confronti di qualcosa o qualcuno. Chi non può e non è in grado di esercitare potere nei propri confronti difficilmente può esercitarlo sugli altri, e ciò vale indipendentemente dal fatto che se ne renda conto o meno. 

Se ci si sta avvicinando alla radiestesia per motivazioni simili, è bene riflettere lucidamente su quanto si sta conoscendo e capire se non vi sono motivazioni migliori per le quali ci si addentra in questo mondo così complesso. Se il motivo negativo persiste, è consigliabile evitare di approfondire ulteriormente la pratica di questa disciplina, onde evitare pericoli e rischi.

Invece, alla radiestesia ci si avvicina positivamente per migliorare la propria esistenza; per armonizzare la propria vita, cercando una sintonia con tutto ciò che è intorno, così da vivere in pace e in salute con se stessi e con il mondo. Il radiestesista potrà aiutare il prossimo e agirà positivamente sull'ambiente che lo circonda, a beneficio del benessere generale. Si presuppone, in questo caso, che questo individuo è in grado di valutare obiettivamente le proprie condizioni psicofisiche e le proprie motivazioni.

La radiestesia per essere praticata quotidianamente richiede dedizione, impegno, valori da coltivare e vivere giorno dopo giorno: grande umanità ed onestà, unite ad un'indiscutibile solidità morale sono doti necessarie alla pratica di questa scienza.

La radiestesia come scienza

La radiestesia è una scienza affascinante. Ma è corretto ritenerla tale? A mio avviso si, e tutti i personaggi illustri che impiegano e hanno impiegato il pendolo o strumenti simili lo dimostrano. Perché, diciamocelo, nessuna disciplina veramente inesatta o inaffidabile sarebbe mai stata praticata quotidianamente da civiltà molto più avanzate di quella attuale - che a pensarci, molto avanzata non è in nessun settore, per non parlare poi dell'ambito spirituale. Cinesi, Egizi, Celti, Romani e Germani non avrebbero mai usato qualcosa di inesatto per i loro calcoli, le loro ricerche e le loro pratiche quotidiane. Se tale disciplina fosse stata inesatta, per quale motivo avrebbero dovuto sfruttarla per ricerche e conferme tanto delicate quanto importanti, come il luogo migliore in cui edificare imponenti monumenti o il miglior terreno su cui cercare acqua e sorgenti di vario tipo? Inoltre, se la radiestesia fosse un semplice giocattolo da “indovini”, le civiltà che hanno fatto la nostra storia avrebbero mai costruito costruzioni imponenti e così importanti da restare tuttora ben visibili e tangibili da tutti noi? Basti pensare alle piramidi, al Colosseo, agli acquedotti o alle cattedrali. Insomma, a pensarci bene, un semplice giocattolo o sapere errato non sarebbe mai arrivato a noi. Ci sono saperi popolari che nel giro di pochi anni, anche di recente, sono stati completamente oscurati dalla ricerca perché non riconducibili a quello che attualmente si definisce “metodo scientifico”. Eppure tale “saggezza” popolare (se si definisce così da decenni, ci sarà un motivo) resta valida e attuale e, soprattutto, veritiera, nonostante ci si debba liberare di diversi dettagli pittoreschi prima di arrivare ad un fondo di verità. Se il metodo scientifico non permette di spiegare determinati fenomeni, forse ci si dovrebbe chiedere se è un metodo adeguato a spiegarli. Se non lo fosse, semplicemente non dovrebbe essere utilizzato in determinati ambiti, poiché se i risultati emergono con metodi empirici e sono facilmente ottenibili, non c'è ragione di voler continuare a non osservare e a non dar rilevanza a fatti oggettivamente riscontrabili. Detto questo, superiamo ulteriori ma forse non così necessarie elucubrazioni sopra la validità delle impostazioni più o meno scientifiche della radiestesia, dando per ovvio l'utilità e la potenzialità che questa scienza pone nelle nostre mani. Non si sta dicendo che la radiestesia debba soppiantare le applicazioni e ricerche scientifiche. Si sta dicendo che ogni disciplina deve interessarsi e tentare di spiegare ciò che rientra nelle sue competenze e possibilità.

Nel corso della storia dell'umanità, la radiestesia ha contribuito allo sviluppo di molti campi di studio. Come testimoniano vari autori, tra cui l'Ing. Piero Zampa, Jolanda Pietrobelli e Claudio Bargellini, è stata ed è tuttora impiegata per:

  1. la scoperta di sorgenti o corsi d'acqua sotterranei;
  2. scoperta di giacimenti minerali solidi, liquidi o gassosi;
  3. ricerche archeologiche e individuazione di cadaveri nascosti;
  4. ricerca di tesori nascosti;
  5. identificazione della ubicazione di condutture sotterranee di acqua, gas, elettricità, nonché i punti dove in esse esistono guasti, perdite e rotture;
  6. identificazioni di individui, investigazioni e ricerche militari;
  7. studio del terreno agrario con relativi concimi e coltivazioni;
  8. analisi fisiche o chimiche di un corpo qualsiasi;
  9. ricerche per l'orientamento e l'ubicazione corretti di case, stanze e mobili;
  10. identificazione di uova non fecondate o fecondate in maschi e femmine;
  11. ricerca e diagnosi di malattie su persone e animali con largo anticipo rispetto a quando si manifesterebbero fisicamente;
  12. identificazione delle adeguate terapie per le malattie - con ricerca in vari metodi di cura, tra cui: omeopatia, fiori di Bach, allopatia;
  13. identificazione del sesso del feto;
  14. diagnosi su fotografie, disegni, dipinti e immagini e prove di autenticità di opere d'arte;
  15. ricerca a distanza di delinquenti, persone scomparsi, oggetti smarriti con ricostruzione del percorso seguito;
  16. misurazione del grado di intelligenza (Ql) di un individuo;
  17. scoperta delle attitudini professionali di un individuo;
  18. misura del grado di perfezionamento spirituale di una persona;
  19. carica energetica di un luogo;
  20. prova del valore e dell'autenticità di preziosi;
  21. sapere se una persona scomparsa è viva;
  22. ricerca sullo stato di salute di un paziente;
  23. ricerca sulla qualità nutritiva di un qualsiasi alimento o la compatibilità di un rimedio di qualsiasi tipo con il paziente a cui è destinato;
  24. relazioni di sangue tra persone;
  25. ricerche su emanazioni energetiche di mobili e utensili antichi, luoghi sacri e monumenti;
  26. prova di paternità di uno scritto o dell'intento di un autore;
  27. prova della commestibilità di un fungo;
  28. ricerca e indagine sulla potabilità di un liquido (es. acqua).

Cenni storici

Nel suo “Elementi di radiestesia” Pietro Zampa asseriva: «Gli antichi dovevano avere delle cognizioni che ancor oggi non conosciamo e che non sappiamo spiegarci».

Partiamo definendo un concetto importante, che potrà guidarci nell'excursus storico che affronteremo tra qualche riga: molti dei più grandi personaggi passati alla storia con i termini di “stregone”, “sciamano”, “mago” e “sacerdote” (questi sono i sostantivi maggiormente diffusi) furono semplicemente i veri e grandi scienziati del loro tempo. I giudizi altisonanti, assieme a fantasiosi termini che resero queste persone famose, furono il risultato della percezione che le masse avevano di questi saggi ed esperti. Dopotutto, nella loro “ignoranza” (cioè nell'ignorare determinate dinamiche della realtà) sappiamo che era usanza dei cosiddetti “profani”, cioè i “non iniziati”, attribuire erroneamente la causa di grandi scoperte, gesta e fatti non di immediata comprensione all'azione di spiriti, con accezione spesso negativa, ignorando, appunto, l'intelligenza e la saggezza con cui tali saggi ed esperti avevano raggiunto risultati incredibili. Come vedremo tra poco, queste amenità hanno anche riguardato l'uso del pendolo o della bacchetta rabdomantica.

Materiale del pendolo

La prima domanda che ci si porrà è sicuramente quella del materiale in cui deve essere realizzato il pendolo (in questo caso ci riferiamo al corpo del pendolo, escludendone la cordicella tramite cui lo teniamo in sospensione): vetro, metallo (ottone, ecc), cristalli, legno (mogano, ebanite, sughero), terracotta, plastica, plexiglas sono tutti eccellenti materiali. Come osserva giustamente Jocelyn Fangain, l'unico materiale inadatto al pendolo è il ferro magnetizzato.

Ricordiamo che ogni materiale ha delle caratteristiche particolari che rendono lo strumento con esso realizzato idoneo a un certo tipo d’indagine o applicazione piuttosto che un’altra.

Sebbene la riuscita della pratica radiestesica non dipenda dal materiale in cui il pendolo è realizzato, non è bene sottovalutare l'aspetto estetico poiché l'aspetto dello strumento e la sua forma specifica stimolano il radiestesista ad un contatto più stretto e personale e ciò, con una scelta adeguata, indirettamente influisce positivamente sul risultato.

È vivamente consigliato, quando stiamo scegliendo il nostro pendolo, essere chiari sulla tipologia di ricerca che intendiamo affrontare, così che lo strumento si adatti quanto possibile all'ambito di nostro interesse. A seconda di questo ambito, passiamo in rassegna alcuni dei materiali più comuni, facilmente reperibili tra quelli in commercio, con una panoramica sulle caratteristiche di ognuno e l'ambito di ricerca ad essi più indicato. Vediamo in rassegna i materiali più comuni:

Il quarzo entra facilmente in sintonia con l'operatore, stabilendo con questi un intimo rapporto; se non avete mai approfondito il mondo delle pietre, sarà sicuramente utile studiare come poterle maneggiare, gestire, apprezzandone le caratteristiche di cui ciascun esemplare si fa portatore. Per chi si sta avvicinando alla radiestesia (e tutti coloro che sono alle prime armi), è possibile consigliare un pendolo realizzato in quarzo ialino (altrimenti conosciuto come “cristallo di rocca”), quarzo fumé e citrino. Ciò non toglie che il quarzo possa essere usato con successo anche dai radiestesisti esperti!

Il quarzo ialino, oltre ad essere un tipo di pietra a buon mercato, può diventare un valido compagno in numerosi ambiti di ricerca. Una delle proprietà più interessanti del cristallo di rocca è che, essendo sia ricettore che emettitore, può costituire un pendolo perfetto per ogni situazione. Viene spesso impiegato anche in ambito terapeutico e dietetico. È molto indicato per chi cerca un pendolo tuttofare, da portare sempre con sé e da poter usare in qualsiasi evenienza.

Il quarzo rosa è indicato per la ricerca introspettiva ed emotiva: lo si consiglia per l'indagine su affetti, passioni e sentimenti.

Il quarzo rutilato, citrino, avventurina e fumé (alle cui proprietà si avvicina la tormalina) sono ottimi materiali: si dice amplifichino la sensibilità dell'operatore, fugando sue tensioni interiori e proteggendolo al tempo stesso. Quanto asserito vale anche per l'ametista (che fa parte della famiglia dei quarzi), ma a proposito di quest'ultima si avverte che, in soggetti particolarmente sensibili alle radianze emanate da tale pietra, possono verificarsi mal di testa, causati dalle forti radianze da essa naturalmente emanate.

Altri materiali consigliati sono la calcite (molto indicato per le applicazioni mediche) e l'agata (altamente consigliata per i principianti).

Nelle sue grandi potenzialità, un pendolo composto dei materiali finora presentati, ha due principali limiti:

(tende a saturarsi facilmente di energia, cioè assorbe eccessivamente le energie di chi o cosa vi entra in contatto. Va quindi pulito spesso;

(essendo molto delicato, deve essere maneggiato con cura. In secondo luogo, possedere uno dei pendoli sopra presentati presuppone che ci si informi adeguatamente circa la loro corretta manutenzione per permettere alla pietra di “respirare” adeguatamente ed essere utilizzabile per le nostre ricerche di radiestesia. Entrando in possesso di una pietra, dobbiamo trattarla per purificarla e caricarla energeticamente. Accumulandosi in essa le energie delle persone, dell'ambiente o degli oggetti che si trovano nelle sue vicinanze, possono renderla inservibile.

Ecco quindi le fasi che dobbiamo rispettare entrando in possesso di un pendolo in pietra:

(si eliminano le energie in esso accumulate - si lascia il pendolo per qualche secondo o minuto sotto un getto di acqua corrente; ciò ha l'effetto di scaricare tutte le energie negative che esso ha accumulato nel tempo.

(si purifica il pendolo - anche se spesso il passaggio precedente potrebbe essere adeguato per una purificazione, non tutte le pietre sono facili da “ripristinare” energeticamente; potrebbe, ad esempio, essere necessario immergere il pendolo nel sale grosso (marino, non iodato), o collocarlo su una drusa di ametista. A questo riguardo è bene documentarsi e conoscere quanto più possibile il proprio strumento, poiché ogni pietra ha alcune caratteristiche che la contraddistinguono da altre anche nel modo in cui va trattata dall'operatore.

(si ricarica il pendolo energeticamente - si riporta la pietra alla sua piena funzionalità esponendola ai raggi del sole o della luna (si consiglia di eseguire questa ultima fase durante l'alba o il tramonto, evitando i raggi molto forti del mezzogiorno).

Il legno è un materiale molto resistente. Generalmente nella realizzazione di pendoli si usano l'ebano e il mogano. Le forme predilette per le lavorazioni di questo materiale sono quelle egizia, a goccia e a ghianda.

L'utilizzo di pendoli in legno è consigliato per ricerche sul terreno e in geobiologia (ad esempio, nell'individuazione di punti geopatogeni). Il legno offre un'ottima schermatura per l'operatore e rende pendoli di questo materiale adatti sia ai principianti che agli esperti.

Altrettanto molto diffuso in radiestesia è il pendolo in cristallo di Boemia, con composizione simile a quella del quarzo, ma lavorato con piombo. I pendoli in cristallo generalmente sono molto fragili e vanno quindi maneggiati con cura e attenzione. Inoltre, vanno purificati molto spesso. Altro materiale consigliato per ricerche energeticamente impegnative per il radiestesista è l'orgonite, ma non risulta ancora facilmente reperibile. Essendo l'orgonite in grado di purificarsi con l'esposizione a raggi solari e lunari, il pendolo con essa realizzato necessita di manutenzione minimale.

Tra i vari metalli di cui sono realizzati i pendoli troviamo anche l'ottone, materiale polivalente in radiestesia; di maggior importanza sono sicuramente l'oro e l'argento (spesso presenti come placcatura); il piombo, spesso utilizzato nei pendoli come componente interno, utile nell'assorbimento di radianze negative; rame, materiale eccellente per impratichirsi con il pendolo, e adatto anche all'uso dei più esperti. Per la sua naturale conducibilità, si presta all'impiego nei più svariati ambiti di ricerca. Il mercurio, sebbene non si trovi mai a contatto diretto con l'operatore, è un costituente di pendoli indicati in ricerca medica e terapeutica.

Forma del pendolo

Il pendolo può presentarsi principalmente in forma cilindrica, sferica; può essere sferico con punta (il cosiddetto “pendolo a goccia” o “a ghianda”) oppure in forma ovoidale, o ancora in forma conica e semisferica, o a spirale. Inoltre ci sono pendoli con forme particolari, spesso affusolate, che sono quelli cosiddetti “egizi”, di cui parleremo ampiamente tra qualche pagina. Esistendo più di 4000 modelli di pendolo, cifra su cui molti autori della letteratura radiestesica concordano, possiamo benissimo ipotizzare di trovare tante differenti forme, più o meno combinate di quelle appena presentate. Aggiungo che i pendoli più semplici tendenzialmente sono più efficaci, perché più facilmente maneggiabili e utilizzabili virtualmente da operatori di qualsiasi livello e “competenza”. Aspetto importantissimo da tenere sempre a mente quando stiamo cercando un pendolo è quello della sua simmetria. Sono da evitare i pendoli asimmetrici, qualora ne stiamo selezionando uno da impiegare in indagini che prevedono ampio uso di quadranti, si consiglia di scegliere pendoli a punta così da agevolare le operazioni, con un'indicazione precisa dei risultati; questo aspetto si rivela importante anche nel caso di indagini geografiche. Vi invito ad effettuare alcune ricerche su quale o quali pendoli possono fare al caso vostro, a seconda del genere di ricerche che volete eseguire, anche magari seguendo le indicazioni che andremo a proporre di seguito.

Peso del pendolo

Il pendolo generalmente pesa tra i 5 ed i 70 grammi. I pendoli più pesanti sono preferibili per ricerche all'esterno e per rilevazioni su terreno, o se si opera in ambiente esterno non seduti ad un tavolo. Sulle indicazioni fornite da Jolanda Pietrobelli e Claudio Bargellini, “un radiestesista esperto può usare un pendolo leggerissimo, mentre il principiante inizia con un pendolo da 70 grammi, riducendo man mano il peso con l'acquisizione delle capacità atte ad usarlo. In linea di massima, il peso e la lunghezza del filo variano con la sensibilità dell'operatore”. In linea di massima, aggiunge Fiorello Verrico, tanto più pesante è il mezzo, tanto più lungo sarà il periodo di oscillazione e più lungo dovrà essere il filo del pendolo.

Colore del pendolo

Alcuni operatori ritengono che adattare il colore del pendolo (quindi non esclusivamente il materiale di cui lo strumento è fatto) al proprio ambito di ricerca permetta di ottenere risultati maggiormente soddisfacenti. La funzione del colore è in questo senso duplice, poiché alle questioni di estetica si aggiungono quelle funzionali: esteticamente, il colore del pendolo si identifica all'ambito o alla procedura di ricerca grazie al sapere esoterico-tradizionale e alla valenza culturale che i colori svolgono nella soggettività dell'operatore. In alcune culture, ad esempio, al colore nero corrisponde un significato di protezione per l'operatore; funzionalmente: il colore si può adoperare e scegliere in base alla funzione che esercita e al campo di ricerca a cui si addice: un pendolo verde, ad esempio, è funzionalmente legato alla radiazione del 4° chakra del corpo umano, ed è proprio per questo che lo si consiglia in ricerche legate al campo psicologico e dei sentimenti.

Entrambe le dimensioni di ragionamento appena presentate variano in funzione della cultura, dello spazio e del tempo.

In alcuni casi, il colore lo si può considerare importante per le implicazioni cromoterapiche: sapere quale colore è consigliabile indossare in un determinato giorno o in una determinata occasione è possibile attraverso l'individuazione del colore più consono grazie al pendolo nel modo seguente. Come consigliano Jolanda Pietrobelli e Claudio Bargellini possiamo operare nel modo seguente:

  1. si tiene il pendolo sospeso sulla persona e poi sul colore scelto, osservando i moti eseguiti nei due casi;
  2. se i moti pendolari sono identici sia per il soggetto che per il colore scelto, allora il colore in esame è benefico. Se i moti sono diversi, ciò indica che il colore deve essere evitato, poiché non è in sintonia con quelli adatti alla persona.
  3. Jolanda Pietrobelli e Claudio Bargellini nel loro Radiestesia come manifestazione propongono una panoramica di colori sui quali è consigliato o possibile far riferimento per la ricerca radiestesica, che ritengo interessante riportare qui di seguito:
  4. Violetto: adatto allo studio dell'aura e dei corpi sottili;
  5. Rosa: adatto per i viaggi; in particolare, per la scelta della località;
  6. Blu: adatto alle ricerche di carattere spirituale;
  7. Verde: adatto alle ricerche in campo psicologico;
  8. Arancione: adatto all'astrologia, poiché mette in contatto le correnti planetarie ed in comunicazione con l'individuo per il quale è sviluppata la ricerca;
  9. Rosso: adatto per ricerche di localizzazione sul terreno e su carte topografiche.
  10. L'uso del colore in radiestesia è relativo alle preferenze dell'operatore e della sua attitudine verso determinate tipologie di indagine e modalità d'esecuzione dei propri esperimenti. In radiestesia non troviamo facilmente indicazioni di cosa va o non va
  11. J. Pietrobelli, C. Bargellini - Elementi di Radiestesia (2009), Cristina Pietrobelli Edizioni. Della scelta del colore più adatto parla anche l'Ing. Zampa nel suo “Elementi di Radiestesia”.
  12. J. Pietrobelli - Radiestesia come Manifestazione fatto relativamente all'aspetto materiale dei nostri strumenti. Personalmente consiglio di sperimentare molto a riguardo, per capire qual'è l'impostazione che individualmente si ritiene più corretta e funzionale.

Materiale del filo del pendolo

Il materiale di cui è composta la catenella (o il filo) che sorregge il pendolo non segue regole precise: cotone, lino, seta, tela cerata, catenine di metallo (nobile o meno) sono tutti materiali eccellenti, fatta eccezione per la plastica o il nylon, che è meglio evitare anche nel caso si tratti di una cordicella. Il criterio principale con cui va valutata la bontà di un materiale è, piuttosto, la sua resistenza e durata nel tempo. È bene valutare a questo riguardo anche attraverso cosa filo e pendolo sono collegati tra loro; idealmente bisogna scegliere una soluzione che può resistere a piegamenti senza rompersi o torcersi - inficiando la buona funzionalità dello strumento. In quest'ottica la bontà del pendolo è da valutare in base alla sua resistenza ad accidentali cadute e pressioni improprie.

Questo testo è estratto dal libro "Il Manuale di Radiestesia".

Data di Pubblicazione: 2 ottobre 2017

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