Anteprima del libro "Homo Luminous" di Kiara Windrider
Cosmovisione Inca
Mi sono sempre interessato alle tradizioni sciamaniche. Il mio primo insegnante di quel mondo misterioso di percezione espansa fu Carlos Castaneda.
Insieme ad un’intera generazione di ricercatori degli anni ‘60, rimasi affascinato dai libri di Castaneda, nei quali egli descrive come viene condotto da Don Juan Matus, uno sciamano Yaqui, attraverso un viaggio di potere che apre per sempre la sua percezione della realtà. Don Juan inizia Castaneda al nagual, un ordine completamente diverso di realtà dove mondi interi possono essere costruiti e smontati, grazie al semplice fatto di aver imparato a vedere diversamente. Il sentiero spirituale si basa sulla giusta visione, ma per vedere in modo giusto dobbiamo coinvolgere il cuore. “Per me gli unici viaggi sono quelli sui sentieri che hanno un cuore - dice Don Juan - È li che io viaggio, su ogni strada che abbia un cuore e l’unica sfida valida è attraversarla in tutta la sua lunghezza. Li io viaggio, guardando, guardando senza fiato».
Durante i mie anni al college m’immersi nel mondo cerimoniale del popolo Lakota, cercando di percorrere questo cammino con il cuore, per connettermi con la profondità ed il potere di una tradizione che riconosce l’unico spirito che si muove in tutte le cose. Attraverso le capanne sudatorie e le vision guest\ imparai ad accedere alle porte fra i mondi, toccando la magica rete della vita esistente al di là del mondo della percezione ordinaria.
Più tardi, intraprendendo gli studi di psicologia transpersonale, iniziai a comprendere come corpo e spirito non fossero separati, come invece molte tradizioni spirituali erroneamente insegnano. È solo la percezione mentale piena di condizionamenti che li fa sembrare separati, ma l’illusione della separazione scomparve rapidamente non appena appresi ad accedere a stati mentali e di coscienza amplificati.
Pur essendo disposto ad esplorare il ruolo delle piante medicina quali la mescalina, il peyote e l’ayahuasca, per accedere a stati di coscienza non ordinari, alla fine realizzai che se volevo essere un agente di cambiamento nel mondo ordinario, avrei anche dovuto liberare il pieno potere della mente conscia, togliendo i condizionamenti alle lenti attraverso le quali guardavo, affinché la mente conscia potesse facilmente accedere ed integrare la percezione sia subconscia, sia superconscia della realtà.
Imparai a lavorare con il respiro, con il ritmo ed il movimento come vie di connessione fra i mondi. Appresi diversi metodi di guarigione. Iniziai a lavorare con le persone utilizzando gli strumenti e le prospettive della psicologia trans-personale, poiché essa riconosce l’unità fra corpo, mente e spirito come mezzo sia per comprendere, sia per influenzare la realtà.
E così, anni dopo, incontrai il mio Don Juan personale, nella forma di Don Juan Nunez del Prado, un antropologo peruviano e paqo che, nei suoi insegnamenti e nelle iniziazioni, presentava una meravigliosa cosmovisione basata sull’antica tradizione andina. Pur condividendo molto con le altre tradizioni sciamaniche, questi insegnamenti in più offrivano prospettive e pratiche davvero uniche e molto potenti.
La tradizione Inca
La tradizione Inca va indietro migliaia di anni, fino ai cicli precedenti della civiltà. È una conoscenza che, dopo la conquista spagnola del XVI secolo, è stata nascosta e custodita sulla cima delle montagne da poche comunità che conservavano la loro cultura e le loro tradizioni. Gli indiani Q’ero del Perù, i Kogi della Colombia, i Kawaya in Bolivia e gli Otabalo dell’Ecuador, furono fra i pochi sopravvissuti. Sono tuttora esistenti nei villaggi nascosti sulle montagne e continuano a conservare gli insegnamenti dei loro antenati. Ora, a mano a mano che ci prepariamo alla trasformazione collettiva da questo mondo al prossimo, questi insegnamenti vengono nuovamente resi disponibili.
Vorrei riassumere qui parte di questa cosmovisione, così che il lettore possa percepirne l’importanza e la potenza, all’interno di una cultura, la nostra, piena di caos e di tutte quelle incertezze che caratterizzano l’era moderna. Nella seconda parte del libro presenterò alcune tecniche come meditazioni guidate.
Gli Inca, come molti altri nativi indigeni del mondo, sperimentano l’universo come presenza vivente. Nel linguaggio quechua questa presenza vivente che permea l’universo è chiamata kausay pacha. Per gli Inca non esiste distinzione fra persone e oggetti, perché tutto vive e porta in sé kausay, l’energia vitale, sia che si tratti di stelle, montagne, lombrichi, un granello di polvere o un essere umano.
La visione occidentale del cosmo fa distinzione fra ciò che è vivente e ciò che non lo è, collocando l’essere umano in cima alla scala dei valori. Questo ci ha portato a vivere con la convinzione che è solo il più forte a sopravvivere, invece di metterci nella condizione di cercare bellezza ed equilibrio nella rete vivente della vita. Siamo convinti che l’esistenza sia caratterizzata da mancanza e povertà, ecco perché la necessità di ottenere ci predispone alla lotta costante. La visione cosmica degli Inca, è invece l’esatto contrario. La natura liberamente ci dona qualunque cosa in abbondanza; la nostra unica responsabilità è quella, a nostra volta, di donare. Perché l’abbondanza non si può ottenere a spese degli altri. Esiste un flusso costante di energia che connette ogni cosa presente nell’universo, che loro chiamano sami. Sami si muove ininterrottamente in una meravigliosa danza creatrice che si basa su ayni, la reciprocità, un principio importante che esamineremo in seguito. Gli esseri umani, non onorando ayni, bloccano il fluire di sami permettendo la manifestazione dell’energia pesante chiamata hucha, che ci vela la vera percezione della realtà. Hucha spesso prende la forma della paura che ci impedisce di fidarci del flusso naturale della vita e c’insegna a resistergli, creando un senso di separazione afl’interno della nostra psiche. Inoltre, la nostra Incapacità di comprendere conduce agli attaccamenti e alle dipendenze, che creano sofferenza. Oppure ci spinge ad accumulare cose, mentre la nostra vera ricchezza sta nel lasciar andare. Tutto ciò chiude le porte fra i mondi e ci tiene intrappolati nello squallido vuoto di una realtà condizionata. Perciò, per intraprendere il nostro viaggio che serve a risvegliare il ricordo, dobbiamo imparare a sintonizzarci alle forze viventi presenti intorno a noi e a rilasciare le energie pesanti che ci tengono imprigionati nella separazione, nella paura e nelle limitazioni. Gli Inca spiegano che kausay è come un fiume di montagna. Se fluisce, è chiaro e fresco; quando viene bloccato, l’acqua ristagna. Nella creazione, gli unici esseri in grado di bloccare il flusso di kausay e creare hucha, sono gli umani. È però sufficiente sbloccare il blocco per far tornare all’istante l’acqua limpida.
Insegnamenti e iniziazioni dei Nunez
A mano a mano che Juan Nunez e suo figlio Ivan ci conducevano attraverso questi insegnamenti ed iniziazioni, potevo chiaramente sentire la presenza del lignaggio Inca dal quale provenivano, che si estendeva fino ai loro maestri ed era radicato nella comprensione che tutti noi portiamo dentro i semi della divinità. Ecco essenzialmente il significato del termine Inca. Il termine quechua utilizzato per descrivere un sacerdote andino è paqo, una definizione che descrive sia il mistico, sia lo sciamano. Lo sciamano è colui che tradizionalmente cerca il potere per curare o accedere alle informazioni superiori necessarie. Il mistico è colui che cerca la saggezza e la comprensione diretta della natura del cosmo. Il sentiero Inca abbraccia entrambi gli aspetti e fornisce strumenti facili grazie ai quali ognuno di noi può sperimentarsi paqo. I nostri pensieri, i concetti e le percezioni sono interpretazioni personali della realtà, e non la realtà stessa. L’idea di essere entità separate che si muovono attraverso il tempo, è un prodotto della mente razionale e vale esclusivamente nel Mondo di Mezzo, o kay pacha. Lo scopo di un paqo è di liberarsi della matrice della mente razionale per sperimentare direttamente l’interconnessione di tutte le cose. Poiché siamo paqo, abbiamo la posizione di privilegio di esistere simultaneamente in tutti i tre mondi della creazione: l'hanaq pacha o reame celeste; kay pacha o reame terreno; ukhu pacha, ossia il sottomondo degli archetipi subconsci che guidano la nostra evoluzione. Le pratiche Inca assistono l’apertura dei portali fra questi mondi affinché noi si possa continuamente camminare in essi. In questo percorso siamo ininterrottamente supportati dal Padre Cosmo al di sopra (Wiraqocha) e dalla Madre cosmica al di sotto (Pachamama), che rappresentano i flussi elettrici e magnetici di luce che permeano l’universo. Tutta la materia è una manifestazione di Pachamama, così come ogni spirito è la manifestazione di Wiraqocha. Le pratiche Inca insegnateci, affondano le loro radici in questa comprensione del cosmo e rappresentano una via di liberazione, a mano a mano che impariamo a riconnetterci con Vinca Muju, il seme dell’illuminazione presente in ognuno di noi a livello dormiente. Mentre ci troviamo ad affrontare i tempi odierni caratterizzati da sconvolgimenti (pachakuti), queste pratiche ed insegnamenti possono aiutarci a plasmare il sentiero verso la nuova specie umana che attualmente sta emergendo sul pianeta. Esiste una profezia andina che parla della taripay pacharuna. Vera del ritrovamento di noi stessi. Il popolo Hopi del Nord America racconta una cosa simile dicendo: siamo noi coloro che stavamo aspettando. Il condor e l’aquila si stanno incontrando e un nuovo mondo sta sognando di essere sveglio!
Questo testo è estratto del libro "Homo Luminous".
Data di Pubblicazione: 18 giugno 2018