SELF-HELP E PSICOLOGIA

Respira Come se Fossi Felice: la Via dell'Alf - Anteprima del libro di Luciana Landolfi

La via della gioia

La via della gioia

"La frase da meditare Il vero Io è quello che tu sei, non quello che hanno fatto di te."
(Paulo Coelho)

"Il film da scoprire Il colore viola."
(Steven Spielberg)

"La canzone da ispirare Oh Happy Day."
(Philip Doddridge)

L’Alf (che sta per Alto, Luminoso, Fluido) ha pochissimo a che vedere con quel che puoi fare con la tua intelligenza. Ha moltissimo a che fare, invece, con il tipo di persona che sei o che scegli di essere. Ci sono tre tipi di persone, da questo punto di vista.

Il primo tipo è costituito dalle persone che riconoscono il nesso causa-effetto nel mondo che li circonda. Queste persone sono consapevoli di contribuire alla determinazione del loro destino. Essere consapevoli del nesso causa-effetto è cosa ben diversa dal sapere che esiste questo fenomeno e dal dichiarare di “crederci”. Chi è realmente consapevole del nesso causa-effetto agisce in modo congruo con questa consapevolezza. Ad esempio, esercita consapevolezza nel pensiero e nel linguaggio, perché sa (magari non sa bene come, ma sa) che dalle sue parole e dai suoi pensieri dipende il modo in cui si muove. Chi è realmente consapevole del nesso causa-effetto, ad esempio, evita di mangiare carne di animali, perché sa che la bistecca che si trova nel piatto è l’effetto di una causa precisa, ovvero di un animale che, prima di essere bistecca, ha respirato pensato e vissuto. Chi è realmente responsabile del nesso causa-effetto, ad esempio e infine, pratica quella che i buddisti chiamano la retta azione, ovvero l’attenzione ai gesti e alle azioni che compie, sapendo perfettamente (anche in tal caso, senza magari sapere bene come) che ogni gesto si traduce in un’onda o in una particella (come teorizzato dal Nobel per la fisica Werner Karl Heisenberg, tra i fondatori della meccanica quantistica) e che, come tale, influenza l’intera realtà. Se non sei una persona di questo genere, puoi decidere di esserlo. Anche ora, se vuoi. Anche adesso, prima di scorrere lo sguardo sulla prossima parola.

Il secondo tipo è costituito dalle persone che sono disposte ad accettare che questo nesso esista e ad assumersene la responsabilità attraverso la pratica essenziale tanto quanto ineludibile del fare. Si tratta di cosa ben diversa dal pubblicare stati di Facebook in cui si inneggia alla legge dell’attrazione e poi si inveisce contro il governo ladro. Chi realmente “sa” questo nesso si astiene dalla parola spiacevole, perché - a chiunque sia diretta - è comunque un lascito energetico di cui egli, con altri, dovrà fare i conti. Si tratta di cosa ben diversa, anche, dal proclamare credenza piena nei principi dell’attrazione salvo poi lamentarsi ogni due per tre di tutte le cose che non vanno, di questo e di quello. Le persone che realmente “sanno”, saltano a piè pari questo passaggio e volano direttamente verso quel che di più alto sanno di potere raggiungere. Invece di lamentarsi per il fango in cui sono impantanati, inneggiano alla cima.

Il terzo tipo di persone, infine, è costituito da tutti coloro che credono alle coincidenze e che ignorano o dileggiano le persone del primo e del secondo tipo. Per loro, tutto è coincidenza. Nessuna autodeterminazione, nessun potere di azione o creazione. Queste persone possono scegliere di diventare persone del primo o del secondo tipo, oppure leggere altrove.

Quando ho conosciuto Luciana, il corpo che ha dato voce all’Alf, la voce che ha dato corpo all’Alf, ho cercato dapprincipio di capirla e di capire il suo insegnamento. Ma, come scrive Igor Sibaldi, «capire è un verbo molto sopravvalutato. In realtà, deriva dal latino capere, contenere, e indica lo sforzo di inserire qualcosa di nuovo in un recipiente che già si possiede. “Questo lo capisco!” vuol dunque dire “Questo non mi dice nulla di veramente nuovo, questo può trovar posto nel recipiente che ho già!”. Mentre “non capisco!” dovrà di conseguenza significare. Ecco qualcosa di veramente nuovo! Ora dovrò allargare questo mio recipiente nuovo!».

E così, invece che chiamare l’intelletto a un’impresa che pareva davvero impegnativa, ho scelto (ecco un verbo con cui ti conviene fare amicizia) di farne esperienza pratica e di viverlo con tutto me stesso. Cosi, ho cominciato ad accorgermi dell’Alf. Ho continuato a seguire Luciana nel suo lavoro, ad accorgermi sempre di più di quanto potente e audace fosse la sua visione.

Ma che cos’è, dunque, l’Alf?

Contravvenendo a uno degli assiomi che più tardi leggerai (ma ho alzato le mani mentre scrivevo. Alza le mani anche tu, adesso. Capirai con la testa, dopo, il perché. Intanto, fallo), voglio cominciare con il dirti cosa non è l’Alf.

Non è - in senso stretto, anche se il marchio è registrato come tale - un metodo. Perché il metodo puoi applicarlo o meno.

Non è una tecnica. Perché la tecnica puoi usarla o lasciarla nel cassetto.

Non è una fede. Perché la fede presuppone, di nuovo, mancanza di consapevolezza del preciso potere che tu possiedi, in quanto essere umano. Né, tanto meno, è una fede religiosa, perché rifugge da qualsiasi gabbia per innalzarsi in alto, sempre più alto.

L’Alf è una via. E, come tale, va percorsa. È una via, quindi (proprio come il Tao) non può essere scritta, solo camminata. In un senso o nell’altro. Puoi percorrere la via verso il basso (ho le mani alzate) o verso l’alto; stare fermo non è concesso, non finché sei vivo in questo mondo. Ecco, l’Alf è la via che ti conduce in alto. È la via della Gioia. E, come tale, è la via che conosci meglio, anche se ti sei dimenticato quasi tutto.

Paolo (da ora in avanti, “P”): La cosa che più ho amato, fin dal principio, è questa idea incredibile secondo la quale tutte le vie finora esplorate dall’uomo, dal Taoismo al Buddismo al Cristianesimo, sono accomunate da un’unica, grande idea: la promessa della gioia. Mi piacerebbe tanto che tu me ne parlassi un po’.

Luciana (da ora in avanti, “L”): L’origine dell’Alf fu la mia osservazione degli effetti sulla postura e sulla percezione del tono e dell’umore generale dei miei allievi, in seguito al cambiamento del vocabolario e della postura nella narrazione dell’evento traumatico o della problematica esistenziale che mi esponevano. L’uso di particolari parole si era dimostrato efficace per ridurre il disagio.

Il ricordo durante un trauma

Accade che quando chiediamo a un soggetto di riportare un ricordo del trauma o del disagio, facendogli cambiare lessico, l’informazione non possa più essere mantenuta nel cervello e nel corpo con lo stesso livello di energia.

P: Questa è la promessa, in fondo: se fai quel che ti dico, allora avrai quel che desideri. Se cambi le parole, insomma, cambi il modo in cui stai.

L: Non solo: anche il mio corpo reagiva in modo diverso, mutando repentinamente tono e umore a seconda delle parole ascoltate o lette e delle immagini che esse costruivano nella mia mente. Così, ancor prima di strutturare l’Alf, cominciai a chiedere ai miei interlocutori di cambiare lessico, anche invitandoli a prendere coscienza del respiro. Sentivo che termini che avevano a che fare con un campo dialettico Basso, Oscuro e Coagulante e relativa postura e respirazione del soggetto narrante, influenzavano direttamente il mio campo energetico-umorale. Osservando gli effetti fisici dell’ascolto su di me, vivendola come esperienza diretta, cominciai anche a sviluppare un concetto ancora oggi molto importante nella mia ricerca, che di fatto continua e si arricchisce di giorno in giorno: la responsabilità energetica comunicazionale. Ovvero: ciò che dico crea campo energetico e questo campo energetico coinvolge, anche a insaputa del soggetto in ascolto, un mutamento delle funzioni fisiche, somatiche in senso ampio, nell’interlocutore, modificando ritmo respiratorio e postura. Quando usiamo l’espressione “tu mi togli il fiato ”, questo accade davvero. Quando dici: «Tu mi abbatti», la tua colonna vertebrale si piega.

Il livello di emotività stimola contenuti emotivi di valenza equivalente. Un’emotività legata al dolore suggerisce immagini e rappresentazioni simboliche di oscurità, blocco, mostri delle tenebre, dolore, frattura, interruzione.

E mentre alla nostra mente cosciente questo appare del tutto “logico”, non ci accorgiamo che stiamo usando metafore che spingono il Corpo a una imitazione di questo contenuto logico. Chi ripete spesso “mi sento tutto sulle spalle ”, avrà un’altissima probabilità di soffrire fisicamente di dolori alla cervicale, di contratture. Una delle raccomandazioni dell’Alf è proprio quello di evitare tutte le metafore, come ripeterò anche in seguito, che se fossero vere creerebbero un danno al corpo. L’espressione per esempio “mi ha pugnalato alle spalle” non solo non ci porterà a sentire la colonna vertebrale forte e fluida, ma potrebbe, nella sua continua ripetizione, invitare il corpo a rappresentarla con dolori di tipo acuto e pungente! Per questo ripeto: portate fuori il corpo dalla metafora, se questa metafora rappresenta in qualche modo un rischio per la salute.

P: Mi piace moltissimo la parte in cui dici di avere strutturato la teoria Alf dopo aver vissuto la pratica Alf. Questo è, a mio parere, essenziale. In tutti i campi. Ci sono corsi di vendita tenuti da persone che non hanno mai venduto nulla in vita loro, ti lascio immaginare. E quindi tu, sulla base di questo, sei riuscita a decodificare questo incredibile sistema, e hai coniato i termini Alf e Boc. Iniziamo il nostro viaggio da qui.

L: Inizio proprio rimarcando l’importante considerazione che la teoria è giunta dopo la pratica, anche per me è fondamentale. Di fatto, ho raccolto evidenze, ho tradotto su carta quel che è successo davvero. E questo è bellissimo. Cito un passaggio molto illuminante, al proposito, di Cari Jung:

«Nessuno può comprendere realmente queste cose se non le abbia egli stesso sperimentate. Ecco perché mi interessa molto di più indicare le vie e le possibilità di una simile esperienza che porre formule intellettuali, le quali per difetto di esperienza rimarrebbero necessariamente vuoti fantasmi verbali. Moltissimi, purtroppo, imparano le parole a memoria e si immaginano le esperienze relative, e poi, secondo il temperamento, si esprimono in tono di credenti o di critici. Qui si tratta di una nuova impostazione di problemi, di un nuovo (eppur così vecchio!) campo di esperienza psicologica, nel quale non giungeremo a un risultato teorico di un qualche valore se non quando i relativi fenomeni psichici saranno noti a molti. Si comincia sempre con lo scoprire fatti, e non teorie. Le teorie nascono poi dalla discussione fra molti». (C. G. Jung, L’io e l’inconscio).

Tornando alla tua richiesta di maggiori delucidazioni

Tornando alla tua richiesta di maggiori delucidazioni, Alf è l’acronimo di Alto Luminoso Fluido, metodo (ma abbiamo detto che è meglio dire “via”) che unisce linguaggi, gesto e respiro, prendendo spunto dalle tre condizioni fisiche dell’uomo felice e percettive dell’uomo in estasi: l’altezza, la luce, il flusso. Le tre condizioni che uniscono corpo, mente e anima in un unico linguaggio respiratorio posturale e verbale. L’Alf è un linguaggio universale, atemporale e aculturale. L’Alf è anche una via che permette di scegliere consapevolmente le parole che fanno bene, il respiro che fa bene, il gesto che fa bene. Al corpo, alla mente, all’anima.

L’Alf è un metodo di comunicazione universale, verbale e non verbale; è un modello relazionale; è un insieme di tecniche che possono essere utilizzate per la comunicazione, la persuasione, il miglioramento del proprio benessere e del benessere della società.

L’Alf è un codice linguistico, respiratorio e posturale che parla all’anima universale, alla mente sociale, al corpo individuale, rivolgendosi alla triade come a un’unica entità. Alta, luminosa e fluida.

Farsi capire dall’anima, dal corpo e dalla mente, imparando il linguaggio umano dell’Uno. Questo è l’Alf.

Questo testo è estratto dal libro "Respira Come Fossi Felice".

Data di Pubblicazione: 2 ottobre 2017

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