SALUTE E BENESSERE

Il respiro nella vita dell’essere umano

Breathwork - Milena Screm - Speciale

Scopri il respiro, come strumento e, al tempo stesso, anche come possibilità di esplorazione di sé stessi, leggendo l'anteprima del nuovo libro di Milena Screm.

Il respiro nella vita dell’essere umano

Dio creò il respiro perché servisse da sottile legame tra il corpo e l’anima. Il segreto della Coscienza Cosmica è intimamente legato alla padronanza del respiro.

Paramahansa Yogananda

Respirare.

Fino al 1° ottobre 1974 non mi era mai accaduto di soffermare la mia attenzione su quest’aspetto così impalpabile eppure così importante della vita. Nessun accadimento, nessuna informazione, nulla mi aveva mai fatta fermare, fino a quel giorno, a osservare e a riflettere sul flusso costante d’aria che l'organismo umano veicola dentro e fuori di sé.

Poi un giorno, all’improvviso, circostanze drammatiche — l’agonia di mio padre — catalizzarono completamente i miei sensi e tutta me stessa su quello che avevo fino ad allora ignorato: il respiro.

Ricordo ancora perfettamente come, entrata nella stanza d’ospedale nella quale mio padre si trovava, in uno stato di ansia, apprensione e confusione che rendeva la mia percezione indefinita e sommaria, improvvisamente ebbi la sensazione che il senso dell’udito mi si amplificasse a dismisura.

L’unica cosa che percepivo in modo totale, nel caos di emozioni che mi stava sopraffacendo, era il suono del respiro faticoso dell’uomo a me caro che si stava spegnendo.

 

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Mi ci sono voluti quasi vent'anni per rendermi conto di quanto e di come quest’episodio sia stato determinante nelle scelte che ho compiuto successivamente. E di come tutta la mia ricerca legata al respiro, alla comunicazione e alla relazione, non sia stata casuale, per questa e per altre ragioni.

Fuggii da quella stanza d’ospedale in preda allo shock e alla disperazione.

Emozioni violente mi attraversavano: dolore, impotenza, paura.

Tutto ha avuto il suo corso, la mia vita è continuata, ho rimesso insieme i miei pezzi in qualche modo e sono andata avanti, forte dell'energia dell’essere giovane, spinta della voglia di vivere e di scoprire. Forte anche della dedizione alla vita che mio padre mi aveva trasmesso.

Pochi anni dopo, il respiro è ritornato ad attirare la mia attenzione. Questa volta in un modo completamente diverso: nel corso di una breve analisi intrapresa per conoscere meglio me stessa, la mia terapeuta mi propose una sessione di Rebirthing per esplorare un sogno che facevo in modo ripetitivo dall’adolescenza.

Fino a pochi anni fa ho pensato che il mio incontro con il respiro fosse iniziato lì. Ora mi rendo invece conto che tutto aveva avuto inizio molto prima.

 

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L'energia del respiro

Parlando di morte e di vita/nascita si parla anche implicitamente di respiro. L'attività respiratoria, infatti, accompagna l’essere umano dal momento in cui viene al mondo sino a quello, anni e anni dopo, nel quale si accomiata da esso.

Il primo e l’ultimo respiro, il respiro primario e l’ultima esalazione. E in mezzo una vita intera, fatta anche di un numero infinito di respiri.

Il respiro è il primo collegamento alla vita, e dalla nostra venuta al mondo non ci abbandona più. Sarebbe forse più corretto dire che il respiro è la vita, poiché la fisiologia umana è strutturata in modo tale che l'apporto ininterrotto di ossigeno sia essenziale per la sopravvivenza.

Infatti, mentre possiamo fare a meno di mangiare e bere per qualche periodo, non potremmo fare nemmeno un’ora di “digiuno respiratorio”.

Il respiro però è molto di più dell’ossigeno. Le culture orientali ben conoscono questa informazione e hanno sviluppato da secoli al riguardo tradizioni e approcci filosofici e pratici significativi.

Per la cultura occidentale la respirazione è una funzione fisiologica nella quale avvengono, nell’organismo umano, scambi gassosi necessari alla sopravvivenza; l’approccio degli orientali, invece, comprende e arricchisce gli aspetti somatici attraverso il riconoscimento del concetto di energia vitale.

 

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Da qualche decennio la parola energia è entrata nel lessico comune anche in Occidente. Viene utilizzata oltre che per definire forze appartenenti al mondo della fisica (energia magnetica, energia gravitazionale, energia nucleare) anche per cercare di dare forma tangibile a un’altra manifestazione, molto più difficile da definire con parametri razionali, l’essenza della vita.

L’Oriente, che da millenni è in contatto anche con gli aspetti più sottili e simbolici della natura delle cose, ci ha fornito elementi utili al riguardo ed è ormai un fenomeno conclamato, anche noi occidentali parliamo correntemente dell’energia delle cose.

Nella tradizione indiana l’energia vitale è chiamata prana. Da questa parola deriva il nome della pratica yogica del Pranayama, lo yoga del respiro: prana = energia; yama = padroneggiare.

Il Pranayama è quindi la disciplina il cui utilizzo consente di padroneggiare, attraverso il respiro, l’energia vitale.

Anche in Cina esiste una parola con significati analoghi a quelli del prana indiano, ed è la parola gi o chi. Da questa parola deriva la pratica del Qi Gong, un approccio nel quale è utilizzato il movimento corporeo, unito al respiro, per armonizzare le energie del corpo e della mente.

Per i giapponesi la parola ki ha il medesimo significato di prana e gi/chi; i tibetani intendono la stessa cosa quando parlano ga-llama. In tutte queste tradizioni la respirazione è considerata un veicolo fondamentale di energia vitale.

 

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Respiro ed energia visti dalla scienza

Dopo i cenni empirici sul concetto di energia vitale, qualche riferimento dal punto di vista scientifico è doveroso, specialmente in relazione alla respirazione.

Ogni organismo vivente è un sistema di molecole organizzato secondo schemi precisi. Tanto più complessa è quest’organizzazione (un’ameba è un sistema abbastanza semplice, un essere umano è sicuramente più complesso), tanto più elevata sarà la quantità di energia necessaria a mantenere questo stato di organizzazione.

Le molecole formano le cellule; queste hanno bisogno di una sorgente di energia costante per mantenere la propria vita, adempiere alle proprie funzioni specializzate, rispettare l’organizzazione a cui appartengono.

L'energia è necessaria a tutte le attività cellulari. Attraverso una catena di legami chimici la cellula scinde l’energia e ricava le sostanze che le sono necessarie, Il più semplice di questi processi è la demolizione degli zuccheri in presenza di ossigeno: ne deriva anidride carbonica, acqua ed energia.

Glucosio + Ossigeno = C02 + H2O + Energia

Gli alimenti sono la principale sorgente di energia cellulare. Prima che le cellule possano utilizzare proteine, lipidi e glucidi, questi devono essere demoliti in molecole più piccole. La demolizione (catabolismo) consiste in tre fasi:

  1. le grandi molecole complesse sono degradate (digestione);
  2. le molecole così ottenute penetrano nelle cellule e sono ulteriormente degradate nel citoplasma;
  3. le molecole sono completamente disgregate all’interno dei mitocondri: questa fase è detta respirazione cellulare (!). Le molecole sono completamente ridotte ad anidride carbonica, acqua ed energia (Atp) dall’ossigeno.

I mitocondri sono le centrali energetiche della cellula; producono l’energia necessaria per molte funzioni cellulari, quali il movimento, il trasporto di sostanze eccetera. Essi contengono gli enzimi necessari per far avvenire le reazioni chimiche che recuperano l’energia contenuta negli alimenti e l’accumulano in speciali molecole di adenosintrifosfato (Atp), dove si concentra pronta per l’uso.

I mitocondri sono organi generalmente a bastoncello ma possono avere forma granulare o filamentosa. Sono numerosi all’interno di ogni cellula, ma la loro quantità può variare molto a seconda dei tessuti: sono estremamente numerosi nelle cellule renali e muscolari, per esempio, tessuti nei quali vi è un continuo e grande consumo di energia.

Sono composti da una membrana esterna liscia mentre all’interno si trovano delle pieghe o creste.

Il compito dei mitocondri è quello di ultimare la demolizione delle molecole ingerite come fonte di energia (cibo) e di accumulare quest’ultima sotto forma di Atp; in questo processo l'ossigeno, quindi la respirazione, svolge un ruolo preponderante.

Inoltre i mitocondri hanno un’altra importante caratteristica: sono l’unico organulo, oltre al nucleo cellulare, che contiene materiale genetico (Dna), la memoria della nostra esistenza e delle nostre radici.

 

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La vita emotiva e il respiro

La padronanza del respiro doma tutte le passioni, conquista la serenità, prepara la mente alla meditazione e risveglia l’energia spirituale.

Insegnamenti dei mistici tibetani

Respirare veicola energia nell’organismo e, al tempo stesso, consente di essere in contatto con tutto ciò che è vitale, quindi anche con le sensazioni corporee e le emozioni. Inibire il respiro significa perciò anche limitare la sfera della percezione e del sentire.

Purtroppo questo incomincia ad accadere quando sin da bambini, per paura o a causa di richieste e imposizioni che arrivano dall’esterno, s’incomincia istintivamente a ridurre la respirazione, per arginare il flusso di sensazioni percepite come scorrette o scomode.

Poiché l’essere umano è fortemente soggetto alle abitudini, col passare degli anni diventa “normalità” respirare il meno possibile, quanto basta alla sopravvivenza. Chi non si occupa di respirazione a livello professionale, potrà trovare eccessiva questa affermazione.

Eppure questa è una realtà: la maggior parte delle persone, in particolare le popolazioni occidentali, respirano poco e male.

Se da una parte respirando meno non si avverte ciò che è spiacevole o doloroso, accade anche che si sviluppa la tendenza ad allontanarsi da se stessi, a non ascoltarsi. Percepire con chiarezza quello che si sente e quello di cui si ha bisogno diventa più difficile o più confuso; sentendo meno se stessi è facile che anche la percezione degli altri venga a essere in parte limitata.

 

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Alla luce di tutto ciò, è possibile quindi affermare che ridurre il respiro e limitare la percezione, nonostante sia una modalità istintiva nei bambini, non costituisce, per un adulto, una strada di efficace gestione della propria vita interiore ed emozionale. Questa non è un'affermazione assoluta, ma relativa al tipo e alla qualità di vita emozionale che si desidera avere.

Persone sensibili, per esempio, facilmente suscettibili agli stimoli emozionali e interiormente insicure rispetto a com'è gestire questo flusso energetico, possano trovare nell’inibizione respiratoria, e nella riduzione del sentire che ne deriva, una condizione congeniale.

È importante però anche sapere che questo non è l’unico modo per gestire l’emotività, esistono anche altre strade, altre possibilità. Un'alternativa possibile, per esempio, è quella di mantenere libero il naturale flusso respiratorio, anziché ridurlo, di permettere quindi alla vita emotiva e di sensazione di fluire, sviluppando un nuovo modo di gestire ed esprimere quest’energia.

Per fare questo è necessaria una vera e propria rieducazione, non solo respiratoria. Bisogna imparare a osservare è riconoscere i condizionamenti assimilati e le abitudini radicate nel proprio modo di rapportarsi con la propria vita interiore; in alcuni casi è necessario rivedere tutto questo e apportare dei rinnovamenti.

Un lavoro che può sembrare faticoso; di certo è impegnativo, richiede tempo, pazienza, attenzione, volontà. Eppure, se la spinta interiore è basata sul riconoscere il valore, quindi l’importanza e la ricchezza, delle proprie emozioni e sensazioni, tutto questo risulterà non solo facile ma anche piacevole.

Questo passaggio educativo è necessario anche quando ci sì approccia a esperienze come la Mindfulness (presenza consapevole).

Data di Pubblicazione: 1 settembre 2022

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