SALUTE E BENESSERE   |   Tempo di Lettura: 7 min

Rhodiola - Anteprima del libro di Jean-François Astier

Lo ha fatto perché non sapeva che fosse impossibile

Lo ha fatto perché non sapeva che fosse impossibile

Immaginate che qualcuno vi chieda di portarlo in barca a 38 km al largo delle coste della Linguadoca-Rossiglione, nel Mediterraneo. E una persona che di sua spontanea volontà si tuffa e rientra a nuoto fino alla spiaggia di Narbonne. Vi chiede inoltre di attenderlo pazientemente là per tenergli la bicicletta: “Arriverò in meno di ventiquattro ore” vi dice. Non appena arrivato, inforca il suo mezzo e parte, andata e ritorno, in direzione Reims, 900 km. Al suo ritorno, qualche giorno dopo, intraprende, questa volta in sola andata, una gara podistica fino alle spiagge dell’Atlantico, dalle parti di Bordeaux, cioè 422 km... Se vi dicessi che ho vissuto un’avventura del genere, mi credereste?

A parte il luogo in cui tutto questo è accaduto, ho effettivamente incontrato un giorno un uomo di tren-totf anni che mi ha chiesto di aiutarlo a preparare una prova sportiva di alto livello di cui nessuno parla mai: si trattava del decatriathlon. Il suo nome è Christophe Llamas. Fa parte di quei quaranta campioni che in tutto il mondo sono riusciti a compiere questa impresa insensata (38 km di nuoto, 1800 km di bicicletta, 422 km di corsa) in tempi record. Quest’uomo ha raccontato nel suo libro Le goùtde l’enfer la sua diffìcile infanzia. Deriso dai compagni di scuola per il suo rachitismo e giudicato gracile, durante l’adolescenza si è ribellato sfidando se stesso: “In breve non sarò più la stessa persona e né mio padre né i miei fratelli mi prenderanno in giro”.

Ben presto si dedica alla bicicletta e scatta qualcosa. Si appassiona alle gare e decide di regolare i conti con la sua esile anatomia. Ne passa di tutti i colori, ma dimostra al mondo intero di cosa è capace. A quindici anni il triathlon lo affascina e si dedica allo sport intensivo. Più progredisce, più vuole insistere. Si allena quotidianamente, legge con assiduità le rare riviste dedicate al triathlon, nelle quali scopre gli “ironman”, coloro che diventeranno i suoi modelli, quegli “uomini di ferro” sovrani della distanza.

Esile, Christophe? Gracile? Nel 1997 si lancia a capofitto e si concede il suo primo “ironman” in Giappone. Nell’inferno di questa prova ritrova la fiducia e scopre la passione che lo condurrà ai vertici della fama e della felicità, del “c’ero e l’ho fatto”.

Il desiderio di prendersi una rivincita 

Per Christophe Llamas il desiderio di prendersi una rivincita sulla vita ha costituito il suo primo motore. Ma quell’epoca è passata. Oggi, atleta di alto livello, corre per passione, per spingersi sempre più lontano, per il piacere dell’impresa. In un ambiente dove parecchi atleti hanno fama di doparsi, a Christophe non vengono risparmiati i sospetti. Ma anche se volesse, non potrebbe farlo. La sua ipertensione e l’ipersensibilità fisiologica gli vietano qualsiasi sgarro. Persino il caffè gli fa saltare i nervi. E dato che la volontà, quantunque di ferro, non è sempre sufficiente in questa disciplina, perché quando si tratta di spingere sempre più in là i limiti è anche necessario sostenere l’organismo e la mente, Christophe ha fin da subito optato per le piante. Durante il suo viaggio in Giappone, scopre il ginseng. A partire dal 1997 impiega dunque regolarmente il ginseng rosso cinese.

“All’epoca è stato per me un ottimo tonico” spiega, “che mi ha permesso di non ammalarmi d’inverno, quando facevo parecchi allenamenti con il freddo”.

Durante gli anni che seguono, infatti, si allena. Il suo obiettivo questa volta è il decatriathlon. È in quell’epoca, nel 2003, che viene da me. Stava preparando la sua successiva gara in Ecuador e cercava gli integratori alimentari giusti per ottimizzare le sue capacità. Gli ho subito consigliato la rhodiola, spiegandogli che gli avrebbe consentito di superare i suoi limiti senza forzare l’organismo. Inoltre, poiché la gara si svolgeva in quota, era la pianta ideale, grazie al suo potere di ossigenazione. In sostanza, la Rhodiola rosea era secondo me la soluzione che gli serviva per adattarsi velocemente e bene a una situazione difficile.

Ha optato per la rhodiola 

Di fatto Christophe ha optato per la rhodiola preferendola al ginseng e ne ha fatto un alleato per il resto della sua carriera sportiva. Molto sensibile al suo effetto, gli è sufficiente assumere una o due capsule gelatinose al giorno. In Ecuador Christophe Llamas ha concluso la corsa al quinto posto mondiale. Era solo l’inizio. Nel 2004 ha partecipato a una nuova prova alle Hawaii. Dopo quella corsa mi ha confidato: “Senza la rhodiola, avrei mollato... ”. Non solo è arrivato fino in fondo, ma si è classificato quinto e primo tra quelli con meno di quaranf anni. Quell’anno è successo davvero qualcosa: il nostro campione ha inanellato diciotto distanze “ironman” in dodici mesi, finendo con lo strappare il titolo di campione del mondo!

Affascinato dalle proprietà della rhodiola, Christophe Llamas decide allora nel 2006 di creare con Fabrice Lucas, altro francese detentore del record mondiale delfultratriathlon, il team “rhodiola.fr”. Con successo, perché nel giugno dello stesso anno si piazza al terzo posto nel campionato mondiale di Vidauban, in Francia, mentre il suo compagno di squadra, anche lui convertito alla rhodiola, riporta quello del decatriath-lon. Per Christophe la performance è ancora più bella, perché batte il suo stesso record: nelle Hawaii ci aveva impiegato undici giorni per terminare le prove. A Vidauban ne impiega nove, un ritmo infernale caratterizzato soltanto da qualche ora di riposo al giorno (tre ore di sonno quotidiano!). “La rhodiola mi ha davvero aiutato e più mentalmente che fisicamente”.

Cosa sbalorditiva, si tratta di una pianta che trasmette voglia. Voglia di lavorare, voglia di arrivare fino in fondo. Ovviamente non sostituisce l’allenamento e la condizione mentale della persona, ma permette di progredire, di gestire meglio lo sforzo e lo stress nervoso della gara, di recuperare meglio. È un adattogeno straordinario, assai superiore al ginseng, questo è chiaro. E se sappiamo utilizzarla bene, è anche un vero e proprio alleato.

La rhodiola è forse riservata ai campioni sportivi?

La rhodiola è forse riservata ai campioni sportivi? Potremmo crederlo, visto il suo notevole rendimento nei rari atleti francesi che ne fanno uso. E invece no, l’esempio di Christophe ci riguarda tutti. Non abbiamo forse tutti, ognuno al proprio livello, una vita piena di ostacoli da superare nella quotidianità? La rhodiola è la pianta degli estremi: per gli sport estremi ma anche per ciascuna delle nostre maratone quotidiane, anche se magari non misurano 42 km di distanza.

Alla fin fine ciò che ci accomuna tutti, Christophe incluso, non è forse la capacità di mantenere alto il morale? Di dirsi come lui, durante la quotidianità, che abbiamo visto di peggio e che ad ogni modo la vita è fatta innanzitutto di piacere? E quando abbiamo bisogno di tutte le nostre forze per continuare a correre, nuotare, pedalare o vivere la quotidianità, che si tratti di Christophe o di ognuno di noi, quando la stanchezza si fa sentire, una pianta come la rhodiola mostra tutta la sua eccellenza. La rhodiola è la pianta ideale quando abbiamo voglia di sentirci meglio, di andare più lontani nel quotidiano. Evitandoci di cadere vittima dello stress, ci trasmette armonia e semplicemente una gran voglia di vivere, di progredire. Incredibile rhodiola!

Continua a leggere l'estratto del libro "Rhodiola".

Data di Pubblicazione: 2 ottobre 2017

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