SELF-HELP E PSICOLOGIA   |   Tempo di Lettura: 8 min

Riconoscere i copioni della nostra sofferenza

Metamedicina delle Relazioni Affettive - Guarire le Ferite del Passato - Claudia Rainville - Speciale

Impara come riconoscere i copioni che ti condizionano la vita e scopri come abbandonarli, leggendo l'anteprima del libro di Claudia Rainville.

Il Progetto di Vita

Come il torrente, nato dalla confluenza di piccoli ruscelli, segue il suo corso per raggiungere il fiume che, a sua volta, si getterà nel mare, così l'energia vitale anima ogni particella dell'universo e ogni essere umano.

Come il torrente, noi siamo la risultante di tutte le esperienze che abbiamo vissuto; seguiamo la nostra evoluzione, fino a quando potremo fonderci nel vasto oceano del sé unificato, dal quale veniamo.

Così, nel corso della nostra esistenza sulla terra, seguiremo un percorso che comporterà difficoltà da sormontare, sfide da raccogliere, qualità da sviluppare, atteggiamenti da trasformare e lezioni di vita da integrare. Tutto questo si può definire “progetto di vita”.

Questo disegno si può svolgere senza nessuna modifica, ricalcando gli stessi copioni, se ignoriamo o rifiutiamo l'apprendimento necessario per affrancarcene. Al contrario, se prendiamo coscienza del ripetersi di questa sceneggiatura sofferente e siamo pronti a integrarne le lezioni, possiamo intervenire su di esse e modificarle per accedere a una maggiore serenità e a un sentimento di pienezza, invece di passare la vita a lamentarci.

È tutta qui la differenza tra consapevolezza e assenza di consapevolezza. Risvegliando la nostra consapevolezza, ci assumeremo pienamente la responsabilità di ciò che stiamo vivendo.

Anche se il nostro progetto di vita sembra iniziare dal concepimento, si tratta in realtà di un percorso continuativo dell’anima che viene ad abitare questo nuovo veicolo che è il nostro corpo.

 

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Il bisogno d'essere amati

Alla nascita, infatti, ogni essere umano possiede già, non solo i geni trasmessi dai propri genitori, ma anche tutto un bagaglio di esperienze vissute anteriormente, che si manifesterà attraverso doni, talenti, limiti e tendenze ad agire o a reagire in un certo modo.

A queste tendenze andranno ad aggiungersi nuove esperienze che a volte entreranno in risonanza con quello che abbiamo già immagazzinato nella nostra memoria.

I genitori e i nostri insegnanti saranno i primi maestri dai quali impareremo, tanto attraverso il loro esempio quanto attraverso l’influenza che avranno su di noi. Essi ci daranno occasione di vivere tutta una gamma di sentimenti che vanno dall’amore all’odio, dall’ammirazione alla rivolta.

Questo periodo corrisponde al nostro apprendistato nella scuola della vita, il che non vuol dire automaticamente apprendistato della saggezza; ciò che lo renderà tale sarà la nostra apertura e il nostro desiderio di apprendere dalle lezioni che la vita ci impartirà.

Il nostro apprendimento sarà consolidato da un bisogno fondamentale: quello di essere amati. Se questo bisogno non sarà compreso o, peggio ancora, sarà schernito, ne deriverà una sofferenza che si manifesterà attraverso frustrazione, collera, tristezza, rancore o disperazione.

Questo bisogno, che ci condizionerà per gran parte della Vita, condurrà alcuni di noi a sottomettersi, altri a sedurre, manipolare, accettare di non essere rispettati, e così via. Finché, una volta adulti, lasceremo quei nostri primi maestri, avendo accumulato tutta una serie di convinzioni, di sentimenti spesso feriti e di emozioni rimosse...

 

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La "persona giusta"

 È con questo bagaglio che dovremo fare i conti nelle nostre relazioni affettive, per rispondere al nostro bisogno primordiale d’essere amati e per imparare noi stessi ad amare.

Quindi, starà a noi scegliere se comportarci da fuggitivi o da apprendisti-saggi.

All’inizio, ci comportiamo più o meno tutti da fuggitivi. Dalla vita e dalle nostre relazioni affettive vogliamo solo il meglio, e ci illudiamo, allora, che basti incontrare la “persona giusta”, “il compagno ideale”, per non avere più problemi, perché regni l’armonia in eterno.

Quando finalmente crediamo di aver trovato quella persona, non abbiamo nessun altro desiderio se non quello di concretizzare questo legame con l’unione. Ma quando sorgono problemi e non c’è più l’armonia tanto desiderata, è quella stessa illusione a indurci a interrompere la relazione, e a cercare quell’armonia con qualcun altro.

Così, insistiamo nel credere che da qualche parte ci aspetti un'anima gemella, un compagno o una compagna perfetti, con cui conosceremo il massimo del piacere e il minimo delle difficoltà.

Ma la realtà è tutt'altra. Attireremo sempre la persona che farà riaffiorare il vissuto che ci portiamo appresso, fintantoché non saremo liberi da quel passato che ci fa agire o reagire in un certo modo.

Anche cambiando compagno o compagna, ci troveremo sempre di fronte alle stesse situazioni conflittuali, fino al giorno in cui non saremo pronti a imparare dalle nostre sofferenze, e capiremo finalmente che l’illusione porta sempre alla delusione.

 

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Qual è la tua storia?

Tutti noi abbiamo una storia, un passato pieno di ricordi, felici e infelici. La nostra storia è strettamente legata a quella dei nostri genitori, non solo per le esperienze che essi ci hanno permesso di vivere, ma anche per il loro vissuto, per gli atteggiamenti che hanno adottato e per le lezioni di vita che hanno dovuto apprendere.

Molto spesso riproduciamo quegli stessi comportamenti che in loro abbiamo sempre deplorato; allo stesso tempo abbiamo esperienze simili alle loro, dovendo a volte integrare le stesse lezioni di vita.

 

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Prendiamo l'esempio della storia di Antonio

La madre di Antonio è cresciuta in una famiglia disfunzionale, con un padre alcolizzato, violento, e una madre sottomessa e infelice; non si è mai sentita né amata né valorizzata, e neppure protetta, quindi ha imparato a proteggersi dalle percosse con la sottomissione.

A diciannove anni sposa il primo uomo che incontra per poter lasciare la famiglia. È convinta che mettendo al mondo un figlio avrà finalmente qualcuno da amare e qualcuno che l’ami.

Dal momento in cui scopre d’essere incinta, tutto il suo universo inizia a gravitare attorno al bambino, per cui il suo bisogno di affetto è soddisfatto. Ma con il procedere della gravidanza prende sempre più le distanze dal marito.

Lui reagisce a questa chiusura con l’aggressività, per cui lei si ripiega sempre di più sulla sua gravidanza. Al punto che quando Antonio viene alla luce diventa la sua unica ragione di vita. La relazione di coppia peggiora sempre di più, ma che le importa?

Ora ha il suo bambino... Così il marito, che a causa dell’indifferenza della moglie si sente rifiutato, a sua volta rifiuta il bambino e raddoppia la violenza verso di lei. Si ubriaca, la tradisce apertamente, per farla reagire. Ma non c’è niente che serva.

Poi inizia a picchiare Antonio, e lei questo non può sopportarlo. Così decide di separarsi. Antonio odiava il padre, che riteneva responsabile della sofferenza della madre. Compensava la situazione facendo di tutto per rendere la mamma felice.

 

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Quando si ritrovò sola con lui, sua madre cercava di soddisfare tutti i desideri del figlio pur di avere tutto il suo amore in esclusiva. Antonio, quindi, crebbe con una madre iperprotettiva, senza la presenza del padre.

Durante l’adolescenza, si sentiva soffocato dalla madre che si aspettava il massimo da lui e cercava di controllarlo. Allora, gli capitava di esplodere in violenti accessi di rabbia che sfogava sugli oggetti nei quali s'imbatteva. Queste esplosioni volevano dire: "Lasciami vivere la mia vita, smettila di trattarmi ancora come un bambino!"

Questa violenza, tuttavia, aveva un effetto molto distruttivo sulla madre, facendola ripiombare in quel passato di violenza che l’aveva tanto fatta soffrire.

Antonio si accorgeva che, reagendo così, dava un dispiacere a sua madre. Provava un profondo senso di colpa che lo induceva a credere di essere cattivo, egoista, ingrato, pensando a tutti i sacrifici che la madre aveva fatto per crescerlo. Ormai adulto, Antonio si sposò, aspirando a creare quella famiglia unita che tanto gli era mancata.

Fece tutto il possibile per rendere sua moglie felice, ma si aspettava che anche lei facesse la stessa cosa con lui. A volte sua moglie gli diceva che era un eterno insoddisfatto e, perfino, un egoista. Antonio non capiva come lei potesse dire cose simili: "Dopo tutto quello che faccio per lei", pensava. "Nella mia vita non faccio altro che prendermi cura degli altri".

Poiché la madre non gli aveva mai imposto limiti nell’infanzia, né aveva avuto un padre che glieli imponesse, Antonio provava molta difficoltà a rispettare i limiti posti dagli altri. Per esempio, se voleva fare l’amore e sua moglie rifiutava, lui si risentiva e lo dimostrava arrivando a impedirle di dormire. Senza rendersene conto, voleva sempre che tutto accadesse quando e nel modo in cui desiderava lui.

Data di Pubblicazione: 18 gennaio 2024

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