SPIRITUALITÀ ED ESOTERISMO

Riflessioni sul senso della pace e della spiritualità

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Come vivere i preziosi insegnamenti di Paramhansa Yogananda nella tua vita? Scoprilo leggendo l'anteprima del nuovo libro di Nayaswami Jyotish e Devi Novak.

Riflessioni sul senso della pace e della spiritualità

Lascia le cose meglio di come le hai trovate

La scorsa settimana, una nostra cara amica indiana ha visitato per la prima volta l'Ananda Village. Che esperienza meravigliosa è stata portarla in giro e illustrarle i molti aspetti di questa straordinaria comunità.

Stupita da ciò che aveva vissuto, la nostra amica ha detto con tranquillità: «Nonostante ciò che mi avevi detto a proposito dell'Ananda Village, non potevo immaginare quanto ho visto qui. La radiosità e la purezza delle persone lo spirito di servizio, la semplicità della vita, il flusso di attività in ogni zona: non ho mai visto nulla di simile da nessuna parte».

Guardando Ananda attraverso i suoi occhi, abbiamo nuovamente compreso come vivere in uno spirito di cooperazione e servizio può cambiare la coscienza e trasformare il mondo intorno a noi. Ogni zona che abbiamo osservato ha ricevuto lo stesso impulso di pensiero cosciente e la stessa cura per renderla il migliore possibile.

Nei primi giorni in cui la nostra amica era in visita, pioveva forte e le aree sterrate erano tutte bagnate e fangose. Un pomeriggio, ho fatto una breve visita al centro di raccolta rifiuti/riciclaggio/compost della comunità per portare i nostri rifiuti organici.

Vi erano bidoni ben etichettati, e gli addetti ai servizi della comunità avevano affisso istruzioni dettagliate su “cosa mettere dove”. Mentre evitavo pozzanghere fangose, pensavo tra me e me: «Anche questa meno nobile parte della nostra comunità è ben curata».

Accanto ai bidoni del compost c'è un tubo per il risciacquo dei secchi vuoti. Ho aggiunto al bidone il mio “contributo” agli orti della nostra comunità e poi ho visto che il tubo giaceva tutto aggrovigliato sul terreno bagnato. Dopo averlo raddrizzato, ho sciacquato il secchio, ho lasciato che il tubo ricadesse in una pozzanghera fangosa e poi mi sono affrettata a salire in macchina e a ripararmi dalla pioggia. Ma qualcosa mi ha fermato.

Pensando ai bellissimi ideali di cooperazione e servizio di cui stavamo discutendo con la nostra amica, ho avvertito una voce dentro di me che diceva: «Lascia le cose meglio di come le hai trovate».

 

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Compiere un atto gentile e disinteressato

Sono tornata indietro, ho sollevato il tubo dal fango e l'ho arrotolato con cura al suo supporto. Tornando a casa, mi sono sentita sorprendentemente commossa dall'impatto di questo semplice gesto. Più tardi, ho condiviso l'esperienza con nostro figlio, che ha detto: «Quando guido e vedo un chiodo sulla strada, mi fermo sempre e lo raccolgo. Mi farebbe piacere se qualcuno lo facesse per me, quindi lo faccio io per primo».

Il potere accumulato da questi gesti invisibili di servizio può definire l'intera vita di una persona: lascia le cose meglio di come le hai trovate. Ogni giorno, possiamo scegliere di lasciare la nostra casa, il nostro lavoro, la nostra famiglia, i nostri amici, la nostra comunità, la nostra coscienza, il nostro mondo meglio di come li abbiamo trovati.

La semplice preghiera comunemente attribuita a San Francesco d'Assisi esprime questa pratica in modo bellissimo ed elevato:

"O Signore, fa' di me uno strumento della tua Pace: Dove c'è odio, fa' ch'io porti l'Amore. Dove c'è offesa, ch’io porti il Perdono. Dove c'è discordia, ch’io porti l'Unione. Dove c'è dubbio, ch’io porti la Fede. Dove c'è errore, ch'io porti la Verità. Dove c'è disperazione, ch’io porti la Speranza. Dove c'è tristezza, ch’io porti la Gioia."

Ogni semplice atto di offerta disinteressata ci ricorda il nostro scopo sulla Terra: essere uno strumento dell’elevazione e dell’amore di Dio. Alla fine del viaggio della nostra vita, che gioia sarà dire al nostro Creatore: «Ho lasciato questo mondo meglio di quando sono arrivato». In amorevole amicizia, Nayaswami Devi

 

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Il sentiero spirituale, una panoramica

Da un anno stiamo lavorando a un progetto molto importante, The Indira Institute.

Lo scopo dell’Istituto è portare gli insegnamenti universali della linea di maestri di Ananda a un pubblico molto più vasto. Fino a ora, Ananda si è concentrata in gran parte a formare e sostenere i devoti, coloro che vogliono trovare Dio. Per nobile che sia, ci sono molte persone che vogliono migliorare la loro vita e sono consapevoli che questo implica il cambiare la loro coscienza, ma al momento non si definiscono spirituali. Questo è il pubblico che vogliamo raggiungere.

Inizieremo in India offrendo un fine settimana dedicato a un corso di ampio respiro, basato sui principi universali espressi nella Bhagavad Gita. Entrando nel merito, abbiamo individuato nove temi o “gemme”, per cui chiameremo il corso del fine settimana “Gita Navaratna, nove gemme per vivere la Gita nella vita”.

La progettazione di questo corso ci ha intensamente impegnati nelle ultime settimane; avvertiamo anche un senso di urgenza, perché presenteremo la primissima versione durante la Settimana del rinnovamento spirituale, che inizierà il 16 febbraio. Di recente mi sono reso conto che queste nove “gemme” rappresentano una breve ma completa panoramica del sentiero spirituale universale.

Ecco, quindi, grazie a nove “gemme” della Bhagavad Gita, una panoramica in cinque minuti dell’evoluzione della coscienza, che tutti noi dobbiamo sperimentare.

 

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Le nove gemme spirituali

Il conflitto interiore. La battaglia di Kurukshetra è un’allegoria della battaglia tra le nostre tendenze positive e quelle negative, rappresentate dagli eserciti opposti. Ognuno di noi deve combattere questa battaglia per riconquistare il proprio regno naturale di pace, armonia e felicità.

L'anima imperitura. Un'anima (una scintilla della coscienza eterna del Creatore) si reincarna ripetutamente, assumendo un ego, o un corpo e una personalità particolari, in ogni incarnazione. Nella Gita, Krishna istruisce Arjuna su come passare dalla limitata coscienza dell’ego alla coscienza dell’anima.

Offerta di sé. Per passare dalla coscienza dell’ego (il regno limitato che è percepibile dai nostri sensi) alla coscienza dell'anima (il nostro Sé eterno), dobbiamo essere disposti a offrire in alto i desideri e gli attaccamenti che ci irretiscono.

Sviluppo direzionale. Questo richiede tempo. L’evoluzione è come una scala a chiocciola, e per ogni individuo ci sono gradini che portano verso l'alto e gradini che portano verso il basso; cose che espandono la nostra coscienza e cose che ci contraggono. Ci evolviamo attraverso quattro fasi distinte: pesante; con l'ego attivo ma contrattivo; con l'ego attivo ma espansivo; e leggera.

Karma. Il karma è il meccanismo attraverso il quale impariamo ed evolviamo. Ogni pensiero, parola, sentimento e azione produce un impulso di energia che ritorna a noi, proprio come un’eco restituisce un suono alla sua fonte. Se proiettiamo energia arrabbiata o negativa, sperimentiamo quella qualità riflessa su di noi. Se offriamo amore e amicizia, saranno queste le qualità che ci verranno restituite. Gradualmente, l'anima impara ad agire secondo principi universali superiori.

Dharma e retta azione. Il dharma ha due significati: rettitudine universale e scopo della vita. Le giuste azioni sono attività e doveri svolti in accordo con il dharma. Quando sono compiute senza attaccamento, ci portano verso la libertà.

Conoscere la verità. Pandu rappresenta simbolicamente la discriminazione, ma muore giovane, lasciando orfani i suoi figli (le nostre qualità spirituali). Quando il nostro potere di discernere il bene dal male muore, perdiamo la nostra bussola morale. Quindi, cadiamo sotto il controllo della mente cieca, sensoriale, che non è in grado di percepire ciò che porta alla vera felicità.

Devozione. I sentimenti del cuore sono fondamentali. Quando le nostre emozioni sono negative, la nostra coscienza si contrae. Quando guidiamo i sentimenti in una direzione ascendente ed espansiva, non solo ci muoviamo verso la supercoscienza, ma attiriamo anche magneticamente l'aiuto delle forze universali.

Autorealizzazione. Lo scopo ultimo della vita è espandere la nostra coscienza fino a farla diventare infinita. Il percorso più diretto e attraverso la meditazione profonda. Ci sarebbe molto altro da dire, quindi, in un certo senso, questo è solo un'anteprima. Ti invitiamo a unirti a noi per la Settimana del rinnovamento spirituale, che sarà trasmessa in live streaming e anche registrata. Ti invitiamo anche a mandarci il tuo feedback e i tuoi commenti su questa meravigliosa avventura che stiamo vivendo tutti insieme. In gioia, Nayaswami Jyotish

 

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Perché abbiamo bisogno dei santi

«Come sopra, così sotto».

Queste parole, che provengono da un’antica scuola di saggezza e che possono essere interpretate a diversi livelli, ci aiutano a comprendere le sottili leggi della Creazione. Al livello più alto, significa che l’universo è un riflesso dello Spirito supremo che lo ha creato.

A un livello inferiore, significa che la coscienza delle persone che hanno autorità o potere in questo mondo ha un’influenza sugli altri, nel bene e nel male. Fortunatamente — specialmente di questi tempi, in cui il potere “mondano” sembra quasi sempre influenzare in peggio — c’è una categoria di persone tra noi che esercita il potere in modo completamente diverso. Mi riferisco ai santi.

Chi sono i santi e come possono aiutarci? Li troviamo in ogni religione, e alcuni di loro, perfino, non sono incasellabili in alcuna religione. Facendo la loro comparsa in ogni generazione, questi uomini e queste donne, testimoni della realizzazione divina, ci mostrano la via verso la libertà interiore e ci aiutano a risvegliarci al nostro più alto potenziale.

In India, dove la spiritualità e la devozione a Dio sono più profondamente intrecciate nel tessuto della vita rispetto ad altri luoghi, c’è una consapevolezza diffusa dell’importanza dei santi nelle nostre vite. Le scritture indiane dichiarano che: «Un solo attimo in compagnia di un (vero) santo sarà la tua zattera sull’oceano dell’illusione».

Nell'Autobiografia di uno Yogi di Paramhansa Yogananda, leggiamo che il Maestro soleva intraprendere frequenti viaggi per far visita ai santi, ogni volta che ne "scopriva” uno nuovo, e delle grandi benedizioni che scaturivano anche dalla loro semplice presenza.

Per capire di più il loro potere e la loro umiltà, semplicità e saggezza, ti consiglio di leggere un libro di Swami Kriyananda, recentemente pubblicato in inglese, Visits to Saints of India: Sacred Experiences and Insights (Visita ai santi dell’India: esperienze e intuizioni sacre). In esso, Swamiji racconta i suoi incontri con grandi santi, avvenuti dal 1959 al 1973.

Ormai sono tutti scomparsi, ma la profondità e la vivacità delle esperienze di Swamiji, e i consigli che ha ricevuto, rimangono una fonte profonda e ancora vibrante da cui tutti possiamo continuare a trarre ispirazione.

 

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Eccone alcuni esempi:

Da Anandamayi Ma: «Pratica sempre japa. Tieni la mente occupata a cantare il nome di Dio e non avrai tempo per pensare ad altro... Colmo della Sua gioia, riderai di tutti i pericoli. [Prendi il nome del tuo guru.] Tutto ciò che hai ottenuto ti è giunto attraverso le sue benedizioni».

Da Sri Rama Yogi: «Fare la volontà del tuo guru è senza dubbio il tuo più alto sadhana. Ciononostante, ricorda che la sua volontà per te è, soprattutto, che tu ti immerga nel Sé. Tutte le azioni che ti impone sono solo per aiutarti a raggiungere quello stato».

Da Swami Narayan: (in un’occasione in cui Kriyanandaji gli aveva posto la questione di qualcuno che, citando |’autorità delle Scritture, aveva contraddetto gli insegnamenti di Yoganandaji): «Le persone che non hanno una conoscenza adeguata dei Veda creano i propri malintesi. Qualunque cosa dica il Guru è più alta di qualsiasi scrittura». («Perché» ha continuato a spiegare Swamiji «contiene il suo potere e perché è un insegnamento specifico per quel particolare discepolo, piuttosto che qualcosa di generale per tutta l'umanità».)

Leggendo queste brevi citazioni, ho percepito la mia mente elevarsi e calmarsi grazie alla loro autorevolezza e alla loro profonda saggezza spirituale. Perché abbiamo bisogno dei santi? Ciò che ci offrono è molto più di semplici parole: è la loro sottile capacità di guidarci, elevarci e trasformarci.

Leggi le loro vite, rifletti sulle loro parole, guarda la loro immagine — specialmente i loro occhi - e medita sul loro stato di coscienza. Che tu sia al cospetto della loro presenza vivente o meno è irrilevante: un momento di vero contatto interiore ti cambierà per sempre. Con gioia, nella loro presenza, Swami Devi

 

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Data di Pubblicazione: 18 agosto 2022

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