Crea il tuo percorso spirituale e riconnettiti al tuo lato più femminile e selvaggio grazie alla Sacra Dea, leggendo il nuovo libro di Danielle Dulsky.
Il Ritorno alla Femminilità Selvaggia attraverso la Dea
La sua genesi
In principio fu Lei.
Era il battito primordiale della natura, l'alchimia pan-elementale della nascita; il fertile vuoto della morte; e il misterioso, ininterrotto, numinoso infinito cosmico. Tutto era Lei, e Lei era tutto. Il Suo potere permeava ogni cosa esistente, ammantando i mondi potenziali in nome della sacra manifestazione.
Il Suo palpito, costante e deliberato, pulsava in fusioni stellari e pervadeva pianeti in formazione, galassie in espansione. L'alba universale fu una preghiera quantistica per Lei. Lei che danzava per noi molto tempo prima che la benedetta specie umana avesse inizio, molto tempo prima che il bagliore del femminino primordiale fosse eclissato dalla modernità.
Sebbene il ritmo del Suo sacro tamburo si sia acquietato in un battito appena udibile, semmai sussurrato, sebbene il paesaggio spirituale della nostra specie sia ormai asfittico e vi si inneggino solo canti umani, Lei non sarà mai messa a tacere.
È la nostra natura elementale, la materia di cui sono fatte le nostre anime, e noi siamo Lei incarnata. Chiunque può sentirla se si pone in ascolto, perché il nostro midollo Le si è fatto rifugio. Lei vive dentro di noi, e la sua genesi ha decretato il nostro mandato di incarnarla completamente, enfaticamente, in seguito alla denigrazione storica del femminino.
Se solo appoggiassimo l’orecchio al suolo, udiremmo il battito del suo promesso ritorno non mentre discende da un paradiso d’oro e diamanti, ma mentre si fa cerimoniosamente strada tra, la roccia e la pietra, destinata a far deflagrare le strutture costruite per arginarla.
Il nostro linguaggio non sa tradurre la magnificenza della sua intrinseca natura mutaforma, ma io invocherò questa forza che ci dà vita ed estasi — quel buio ferino e femmineo che ci invita a volgere lo sguardo dalle nubi eteree al terriccio fangoso da cui nasciamo, la Sacra e selvaggia — la danza che eternamente elargisce morte e vita a tutto ciò che è.
Lei è ciò che molti hanno voluto dimenticassimo, la medicina personale dell'anima spiritualmente affamata. La profondità dell'esperienza umana preclude qualsiasi percorso spirituale unanimemente rilevante, ma Lei è l’unica, la sola verità universale: tutti noi siamo nati qui sulla terra, e tutti noi conseguiremo i nostri scopi sullo stesso pianeta benedetto.
Questo libro è un’ode in cinque parti a Lei, a te e al ponte ancora da ricostruire tra la nostra spiritualità e l’esperienza vissuta, fatta carne. Quello che troverai è cibo sostanzioso e genuino per lo spirito affamato, condito da una buona dose di collera femminile e servito caldo.
Ti esorto a scendere con me nell’oscurità per raccogliere i pezzi di noi che abbiamo dimenticato, e risorgere. La natura selvaggia sarà sempre la nostra casa ancestrale, non importa quanto lungo sarà il nostro vagare o per quanto tempo saremo rimaste lontane dalle nostre radici.
Quello che ti offro in queste pagine è un invito fervente a riconquistare la verità su chi sei, a prendere il tuo legittimo posto nella cerchia delle sagge che ti hanno preceduta.
Alzati, Sacerdotessa pagana: Lei dimora nella Natura selvaggia
La nostra deità umana è profonda, illuminata dalla luce vermiglia della nostra verità animica. Giunge direttamente dal grembo cosmico. Ho una fame insaziabile del suo feroce amore materno, come credo tutti i membri della nostra collettività globale, e chiamo, invito le sacerdotesse selvagge del nostro mondo ad accompagnarmi nella sua risurrezione.
Sto ululando dai profondi abissi delle foreste, e ad ogni specchio d’acqua in cui m'imbatto inneggio un canto di sirena. Sto cercando te, la donna selvaggia che si giustifica per la propria deità, la strega che tesse la sua religione col filo della propria verità profonda, l'incarnazione sacra di ogni essere umano ancora in grado di sentire Lei.
Ti parlerò direttamente, perché sei una donna lupo della mia stessa stirpe e condividiamo il medesimo linguaggio, la lingua madre pagana del mondo selvaggio. Prometto di portare valore alla tua esperienza, alla tua autonomia spirituale e al tuo magico operato, mentre percorriamo assieme questo sentiero incerto e fosco.
Non ti chiederò di sacrificare nulla di ciò che sai essere sacro. Non mi aspetto che la tua vita sia uguale alla mia. È l'unicità del nostro vissuto a nutrire il divino femminino che ci abita in modo autentico, piuttosto che l’omogeneizzazione piatta e artificiale dell’esperienza della Dea.
Come donne selvagge meritiamo libri sacri, storie formative, versi venerabili che ci legittimino. La saggezza spirituale del femminino è sempre nata dall’esperienza personale, e la Crona incappucciata che abita in tutte noi sa che la sua verità, le sue cicliche vie, le sono esclusive.
Le storie che ti offro su di Lei acquistano valore solo quando si integrano nella tua esistenza; non racchiudono dogmi immutabili né rappresentano un percorso graduale verso un obiettivo di guarigione elevato e permanente.
Tantomeno contengono misteri arcani che solo io ho il privilegio di conoscere. Senza un rapporto animico con i tuoi ricordi, le tue passioni, le ferite e i valori fondamentali che ti appartengono, sacerdotessa, questi versi restano parole vuote.
Senza la tua volontaria esplorazione di come gli archetipi femminili illustrati in questa bibbia per pagani vivono e respirano nella tua psiche, i loro nomi non sono altro che strumenti educativi predefiniti, usati da tradizioni obsolete sopravvissute a lungo grazie alla mortificazione del femminino.
Le donne intrappolate nei libri solitamente definiti validi meritano di essere liberate dall’immoralità cucita loro addosso dall’esterno.
Dobbiamo aprire le gabbie in cui sono state rinchiuse per così tanto tempo dietro alle sbarre di ferro del giudizio e del rifiuto. Noi che apparteniamo a questo mondo in evoluzione abbiamo il compito di riscattarle, perché loro sono noi.
Condividiamo le cicatrici di ogni donna condannata alle carceri spirituali, perciò in queste pagine offro tutti gli strumenti femminili primordiali della mia cassetta degli attrezzi per smantellare l’indottrinamento che continua a limitare la nostra autonomia spirituale e il cui scopo è separare i nostri corpi dai nostri spiriti, oltre che recintare il naturalmente selvaggio, selvatico e pagano.
Le radici della parola pago sono molto più profonde della sua connotazione dispregiativa e atea; risalirebbero al termine germanico per “abitante sulla brughiera, colui o colei che dimora in una terra incolta”. Essere pagani significa appartenere alla natura incontaminata, trarre le proprie lezioni da lì e nutrirci di quanto fondamentalmente siamo piuttosto che di ciò che ci viene imposto di essere.
Permettimi di tracciare una distinzione tra l’etenismo, una religione politeistica neopagana per la quale nutro rispetto ma a cui non aderisco, e l’eclettico paesaggio pre-cristiano degli antenati e antenate delle mie terre.
Essere pagani significa ricordare l'essenza più pura del nostro valore, gli aspetti intrinsecamente umani del nostro corpo fatto di carne e ossa, ciò che rimane quando i nostri così perfettamente eretti templi psichici, i più antichi sistemi di credenze che una volta ci servivano così bene, diventano polvere.
Se risaliamo agli albori del nostro lignaggio, scopriamo che tutte le nostre stirpi si radicano in una tradizione basata sulla terra, e qualsiasi anima sogna di tornare a casa nelle terre selvagge.
Trovala nel buio: Le fertili ombre del percorso femminile
Sacerdotessa pagana, la tua corona incastonata di gioielli è grande quanto la mia. Non c'è differenza tra noi. La tavola rotonda della Sacra e selvaggia non ha gerarchie. Nessuna grande istituzione spirituale mi ha conferito autorità di sorta.
La mia vera chiesa è da sempre la montagna boscosa, dove mai nessuno mi ha chiamata maestra o regina. Tuttavia, mi oppongo alla diluizione della diversità dell’esperienza spirituale femminile. Assenza di gerarchia non significa identità, ed è la varietà dinamica, pulsante delle storie che La riguardano e delle nostre relazioni con Lei, sempre più diversificate, che va nutrita e protetta.
La mia narrazione non è più importante della tua e la mia speranza è che tu possa attingere alla poesia, sentirti alimentata dalle cerimonie e integrata dai miti che troverai qui, pur continuando ad affermare la tua autorità e la tua rappresentanza spirituale.
Quello della Sacra e selvaggia è un suolo femminista da percorrere in autonomia, incrociando numerose vie e brandendo l’arma affilata del discernimento contro improvvisati mentori predatori, perpetratori elitari d’abusi, manipolatori mascherati da saggi e volgari, saccenti guru.
Questa è la tua dimora. Sei tu a decidere chi è degno di esservi ospitato, chi si è guadagnato il privilegio di ascoltare il tuo racconto eroico del femminino selvaggio un tempo smarrito e poi ritrovato.
Tu sei perfettamente imperfetta e, a prescindere dalla natura precisa delle tue ferite o della tua identità, tu La conosci. Qualunque cosa ti abbiano detto sul valore del tuo corpo, della tua arte o del tuo operato, la tua anima coperta di fango non è meno bella della tua luminosa luce spirituale, e io ti affiancherò mentre rivendichiamo il nostro diritto selvaggio di creature divine che appartengono a questa terra tanto quanto agli eterei cieli.
Amore mio, Lei non ha mai smesso di scandire il suo ritmo per noi, e non si lascerà mai intrappolare in modelli romantici e inefficaci, foss'anche quello che chiamiamo Dea. Dopo tutto, Lei non è il femminile morbido e passivo socialmente soppresso, perché questa forma del sacro è facilmente modellata, controllata e mercificata.
Sorella, non sempre La troveremo nella luce. A volte, La troveremo nel buio, nei luoghi che ci terrorizzano, in quelli che ci hanno detto di non guardare.
Percorrere un sentiero più selvaggio: In cerca dei luoghi ai margini
Hai molti nomi, amore mio. In questo libro, ti chiamerò Sacerdotessa per convalidare la tua autorità sul tuo cammino spirituale. Una sacerdotessa cerca dentro di sé la direzione, ascolta i sussurri, i lamenti e i gemiti gutturali della propria saggia interiore.
Una sacerdotessa è un'anziana, una donna che, indipendentemente dall’età, ha lavorato duramente guadagnandosi il diritto di dire chi è e in cosa crede. Non si inchina davanti a nessuno tranne che alla sua anima primordiale e, sebbene non smetterà mai di studiare, non ha bisogno di approvazione esterna per progredire spiritualmente.
Ti chiamerò Strega per riconoscere il tuo diritto di nascita come santa guaritrice, per rivendicare quelle donne rifiutate dalla società che furono perseguitate — e ancora lo sono in diverse parti del mondo — in nome non solo del patriarcato, ma anche del razzismo istituzionalizzato, del classismo e dell’imperialismo persistente.
Ti chiamerò Strega per sostenere ferocemente la spiritualità femminina rubataci e per conferire alla tua saggezza un vero nome. Le streghe vivono al confine del lecito, cercando costantemente i margini e preparando le ricette segrete della Sacra e selvaggia, come hanno fatto moltissime religioni e tradizioni spirituali non organizzate, imperniate sulla terra.
La tua Strega interiore ricorda come tornare a casa in quei luoghi liminali tra l’ospite onorata e l’emarginata sociale, tra la regina e il mostro.
Questo sentiero è selvaggio, perché non possiamo prevedere dove ci condurrà. Non possiamo sapere, in mezzo al caos, esattamente dove conduca l'evoluzione collettiva. Possiamo però star certe di stare facendo la nostra parte, vivendo il nostro scopo e onorando il nostro diritto di nascita come creature complesse, sensuali, creative, amorevoli e spirituali.
Possiamo verificare ripetutamente il nostro impegno provando a raggiungere la visione di uguaglianza che sosteniamo di cercare. Qui e ora, con il corpo, le abilità e le altre risorse ricevuti, abbiamo il compito di incarnare Lei il più pienamente possibile in tutta la sua maestosa combinazione di luce e ombra, nel tempo donatoci.
In queste pagine, chiamerò questo sentiero selvaggio la Strada rossa, il percorso a spirale e non mappato verso la dimora spirituale della donna.
Data di Pubblicazione: 28 settembre 2022