SELF-HELP E PSICOLOGIA   |   Tempo di Lettura: 8 min

Roberto Assagioli - La Vita Attraverso il Suo Pensiero

Roberto Assagioli

Anteprima del libro "La Via della Psicosintesi" di Petra Guggisberg Nocelli

L’infanzia e la prima giovinezza

Roberto Marco Grego nasce da genitori ebrei il 27 febbraio 1888 a Venezia. La madre, di origini veneziane, si chiamava Elena Kaula ed era nata ad Alessandria d’Egitto, il padre Leone era un ingegnere di Verona e morì improvvisamente quando Roberto aveva appena due anni. Qualche tempo dopo il piccolo Roberto si ammalò e fu ricoverato in ospedale dove venne curato amorevolmente dal dottor Emanuele Todesco Assagioli. Un anno dopo Elena ed Emanuele si sposarono.

Il clima familiare in cui crebbe Assagioli fu certamente molto stimolante e le notevoli possibilità economiche del padre adottivo gli permisero di viaggiare moltissimo e di frequentare ambienti diversi, aprendosi a una varietà di sollecitazioni e imparando molte lingue. Scrive lui stesso nel saggio Come si imparano le lingue con l’inconscio che da bambino apprese quasi contemporaneamente l’italiano, il francese e l’inglese. Al francese si aggiungeranno successivamente un po’ di russo, il tedesco - che conobbe in maniera tale da cimentarsi, ancora giovanissimo, in difficili traduzioni e che Freud in persona definirà “impeccabile”- e lo studio del sanscrito.

Della sua infanzia sappiamo pochissimo, ma lo psicologo e antropologo Peter Roche De Coppens, un allievo di Assagioli, racconta in un’intervista un aneddoto che gli fu confidato dal maestro poco tempo prima di morire. A soli undici anni, guardando il sole al tramonto, ebbe l’intuizione della struttura della psiche e del mistero del Sé. Diceva:

“Quel giorno ricevetti lo scheletro della psicosintesi, poi per tutta la vita ho messo la carne intorno a quello scheletro”.

Il giovane Roberto compie gli studi al Liceo Foscarini, conseguendo la maturità all età di sedici anni. L’istituto ha un programma d’insegnamento caratterizzato dalla compresenza dell’indirizzo classicista e di quello scientifico che gli consentirà di maturare interessi sia per la medicina che per la filosofia.

A quindici anni cominciò a scrivere e a pubblicare. Nel 1903, sul “Giornale di Venezia”, appaiono due articoli. Il primo s’intitola Lavoro cosciente e pretese incoscienti e riguarda la protesta studentesca nei confronti del Ministro della Pubblica Istruzione; il secondo, La crisi del libro in Francia, denuncia la scarsa professionalità dell’editoria, incapace di stimolare i lettori con letture appropriate.

Il trasferimento a Firenze: l’avanguardia letteraria e l’inizio degli studi universitari

Nel 1904 la famiglia Assagioli si trasferisce a Firenze, in via degli Alfani n. 46. Per Roberto è tempo di iscriversi all’università. Sceglie Medicina e Chirurgia rivolgendo ben presto la sua attenzione alla psichiatria, l’unica disciplina che operava un collegamento tra le scienze fisiche e quelle morali. A quei tempi la psicologia non era riconosciuta come scienza autonoma: veniva trattata nell’ambito delle facoltà letterarie, specialmente in filosofia, o nella facoltà di medicina, ricondotta alla psichiatria e alla neurologia. Il manicomio era l’unico ambiente in cui vi era la possibilità di sperimentare tecniche terapeutiche. Docente di psichiatria per il corso di laurea seguito da Assagioli era il professor Eugenio Tanzi che accomunava l’interesse per l'alienazione mentale, la paranoia e l’ipnosi a quello per la fascinazione e lo spiritismo.

I primissimi anni del secolo coincidono con il momento più fecondo dell'attività psicologica in Italia e, proprio nel 1905, Roma fu prescelta come sede del V Congresso Internazionale di Psicologia, organizzato dallo psichiatra Sante De Sanctis (1862-1935). Il Congresso, se da un lato decreterà il successo personale dello psicologo e filosofo statunitense William James (1842-1910), dall’altro segnerà purtroppo il punto più alto della parabola della psicologia italiana in campo internazionale.

Il messaggio del James fu recepito dal gruppo pragmatista della rivista “Leonardo” che si inseriva nel filone della grande crisi di fine secolo evidenziando il fallimento delle scienze naturali nel loro fine di presentarsi come guida del cammino umano. Uno dei punti fondamentali del programma della rivista fu, infatti, la polemica contro il positivismo, al quale opponeva l’individualismo e l’azione esaltante, aprendo le porte all’intuizionismo, alla filosofìa dell’azione e da questa, attraverso il James appunto, all’idealismo magico.

Il futuro padre della psicosintesi si avvicina al gruppo dell’avanguardia fiorentina proprio nel momento in cui s’intensificano gli studi e i rapporti con il pragmatismo. Assagioli parteciperà intensamente alle attività dei leonardiani ma non sarà mai completamente uno di loro. Proverà affinità per l’interpretazione che il giovane Giovanni Papini (1881-1956) darà del pragmatismo, nella quale assume un’importanza fondamentale il concetto di una volontà che si colloca tra l’io dell’uomo e le cose, sorta di potenza magica capace di comandare e cambiare le cose stesse, ma non ne condividerà mai la tendenza superomistica.

L’amicizia con Giovanni Papini

Si hanno notizie di rapporti tra Roberto Assagioli e Giovanni Papini fin dal 1904, quando il futuro padre della psicosintesi ha appena sedici anni. Ma la prima testimonianza ufficiale, che lo mostra già ben introdotto nell’ambiente dell’avanguardia, è una lettera scritta nell’aprile del 1905.

In quel periodo Assagioli, spinto dal desiderio di entrare in contatto con gli ambienti culturali indicatigli da Papini e Prezzolini, inizia una lunga serie di viaggi in Svizzera, Germania, Inghilterra e Russia che lo portano ad assumere idealmente la funzione di rappresentante del gruppo all’estero. Molto probabilmente il buon livello di diffusione ottenuto dal “Leonardo” in quel periodo è da attribuirsi al suo notevole senso pratico.

Le lettere di quell’anno testimoniano le incertezze e il bisogno di sicurezza di Assagioli e un rapporto vissuto in modo impari, ma in poco tempo sembra nascere tra i due un’intesa dovuta non solamente alle comuni passioni, ma a una vera e propria complicità ideologico-spirituale. Il nostro giovane studente scrive infatti a Papini da Berlino, rispondendo a una lettera nella quale veniva rimproverato per la scarsezza della sua corrispondenza, che il silenzio tra loro è da attribuire al “(...) vivo dispiacere di ambedue per aver dovuto troncare separandoci la cara comunione delle nostre anime e per non aver saputo mantenerla a distanza”.

Nel 1906 Assagioli si sposta di continuo e il legame d’amicizia con il capo dell’avanguardia appare sempre più stretto e intimo. Le lettere e le cartoline piene di affettuosi messaggi sono parecchie. Nel corso dei suoi innumerevoli viaggi visita anche Ginevra dove incontra gli psicologi Edouard Claparède (1873-1940) e Theodore Flournoy (1854-1920) con i quali resterà in contatto a lungo e che lo invitano a far conoscere agli ambienti ginevrini l’esperienza fiorentina. Scriveva a Papini: “(...) mi hanno incaricato di fare un lungo articolo sul ‘movimento’ per i loro Archives”.

Di ritorno a Firenze si costituisce un gruppo, del quale fanno parte Giovanni Papini, Giovanni Vailati (1863-1909), Arturo Reghini (1878-1946) e lo stesso Assagioli, allo scopo di fare delle sedute con la famosa medium napoletana Eusapia Paladino.

Il sodalizio tra Papini e Assagioli sembra affievolirsi già dai primi mesi del 1907. Quest ultimo ha ora acquisito un certo grado d’indipendenza e interessi personali ben definiti. Benché il carteggio si faccia più rado, le lettere che suscitano maggior interesse sono proprio quelle di questo periodo.

Papini, forse per riaffermare di essere ancora l’unico a poter decidere, sospende definitivamente le pubblicazioni del “Leonardo” senza chiedere il parere di nessuno, nemmeno quello di Assagioli che della rivista era l’amministratore, uno dei finanziatori e il redattore-capo. Una lettera della fine d agosto ci mostra che l’immediata reazione del nostro giovane studente fu di rimanerne fuori. Scriveva: “... anzi sono lieto di non aver più ora alcun legame ufficiale con voi per poter assumere ben nettamente e liberamente la mia posizione". E ancora scrive a Papini, commentando il suo articolo in chiusura del Leonardo” intitolato significativamente "La fine". “(...) fatto molto bene e molto abile; la vostra posizione mi sembra troppo ‘ideale’-logica-coerente e quindi fa più l’impressione di esser trovata ingegnosamente, che di essere realmente una cosa vissuta”.

Questo testo è estratto dal libro "La Via della Psicosintesi".

Data di Pubblicazione: 25 gennaio 2018

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