Scopri come gli errori ti insegnino a capire chi sei veramente per poi realizzarti come persona leggendo l'anteprima del libro di Luke Reynolds.
L'unico modo per diventare il vero te stesso è fare molti errori. Fallire.
Una storia vera: quando ero in seconda media e arrivò quel (terribile, infido, straziante) periodo dell’anno in cui gli insegnanti di ginnastica della mia scuola ci obbligavano a correre per più di un chilometro e mezzo, riuscii a battere il record per il tempo più lento.
Di sempre.
Ero un mago dei videogiochi ma non dell’esercizio fìsico; inoltre usavo tutti i soldi su cui riuscivo a mettere le mani per comprare caramelle e m’impegnavo poco nello studio.
Un’altra confidenza: commettevo un sacco di furtarelli nei negozi.
Quindi, ricapitolando: venticinque anni fa, in seconda media, ero un ladruncolo grassottello e ghiotto di caramelle.
Ti stai forse chiedendo perché dovresti leggere un libro che parla di vita citando figure “eroiche”, scritto proprio da un tizio la cui esistenza, ai tempi delle medie, era un completo disastro?
E' proprio questo il senso del libro: ascoltare i racconti di qualcuno come me, che è incappato in tanti errori. Continua a leggere. Credimi, vedrai che ne vale la pena.
Bene. Sono contento che tu sia ancora qui, perché ecco qual è la seconda parte della storia: in terza media, con l’aiuto di mio fratello maggiore, cominciai a vedere le cose in maniera diversa. Avevo fatto fronte a un mucchio di sbagli, per cui ero benissimo in grado di far fronte a un mucchio di cambiamenti. Secondo me, nella vita dobbiamo imparare a capire chi siamo veramente e poi cercare di essere il più possibile quella persona.
Ma l’unico modo per diventare il vero te stesso è fare molti errori. Fallire. Sbagliare, a volte anche tanto.
E probabile che l’idea di commettere errori e di essere rifiutato non ti renda proprio entusiasta. L’atto di fallire nel tentativo di compiere una qualsiasi azione e il risultato del fallimento in qualunque impresa tentata potrebbero farti sentire come se ti trovassi in una tinozza piena di gelatina, che ti penetra nelle orecchie e nel naso. Come faccio a saperlo? Be’...
Sono anni ormai che passo le mie giornate insieme ai ragazzini delle medie. Sono il loro insegnante d’inglese e ho visto che molti dei miei studenti hanno il problema opposto a quello che avevo io alla loro età. Invece di combinare disastri, vogliono fare sempre tutto bene. Invece di applicarsi quel tanto che basta, vogliono avere voti alti in tutte le materie. Molti riescono a percorrere un chilometro e mezzo in meno della metà del tempo che ho impiegato io. Alcuni praticano molti sport, sanno sempre qual è la cosa giusta da dire e vogliono raggiungere tutti gli obiettivi che gli adulti presentano loro.
Tutti questi possono essere grandi traguardi a cui aspirare.
Ma (ed è un grande “ma”), per capire veramente chi siamo, dobbiamo anche fallire. Dobbiamo capire cosa significa provare a fare qualcosa e sbagliare, correre qualche rischio. Commettere errori e renderci conto che essi ci indicano la direzione giusta mostrandoci dove abbiamo sbagliato. Capire la differenza tra cosa funziona e cosa no. Per quanto tu sia fantastico, commetterai qualche errore anche tu. Nessuno può evitarlo. Fa parte della vita tanto quanto respirare, mangiare, dormire e divorare caramelle. (Ho inserito l’ultimo elemento per verificare che tu mi stia ancora seguendo...)
Che cos’è il fallimento?
Quindi, che cos’è il fallimento? Il dizionario lo definisce “insuccesso” o “esito negativo”. La forma verbale “fallire” significa “non riuscire” e “sbagliare”. Piuttosto semplice. Ma (di nuovo un grande “ma”) il vocabolario non parla di “una persona che non ha successo” o di “un individuo che non riesce”, perché il fallimento è un processo, non una persona. E' il risultato di una serie di scelte e azioni, cioè cose che possiamo cambiare. Ciononostante, è facile pensare di essere un fallimento quando il risultato delle nostre azioni non è quello che volevamo. Perché sbagliamo anche quando ce la mettiamo tutta per evitarlo?
La ragione principale per cui inciampiamo, cadiamo e falliamo è una sola: siamo umani. Essere umani significa non sapere cosa significhi vivere senza sbagliare, e ciò vale per tutti. Anche quando sembra che qualcuno ottenga un successo dopo l’altro, in realtà non è così. C’è un’enorme quantità di fallimenti di cui non siamo a conoscenza. Prendi Albert Einstein, per esempio, che una volta tirò una sedia addosso a un suo insegnante ed era considerato l’alunno più indisciplinato di tutta la sua scuola elementare: che te ne pare come errore? (Mi occuperò di lui nel Capitolo 5.)
Oppure considera Maryam Mirzakhani, di cui parlo nel Capitolo 22, che ha finito per vincere il più importante premio per la matematica anche se alle medie non era molto brava in questa materia, e non le piaceva nemmeno.
E che dire di J.K. Rowling, la famosa autrice di Harry Potter, il cui primo manoscritto fu rifiutato parecchie volte prima di essere finalmente pubblicato? (Ne parlo nel Capitolo 1).
Nessuno nasce perfetto: tutti noi cadiamo durante il nostro percorso, per quanto c’impegniamo. Secondo me, il trucco è avere la determinazione, lo spirito e il coraggio di rimettersi in piedi e andare avanti lo stesso.
Sai un’altra cosa? Capita che anche gruppi di persone e idee falliscano (come l’obiettivo originario di La Fábrica, un edifìcio di cui parlo nel Flop file del Capitolo 31). A volte alcuni amici hanno una buona idea, riescono a coinvolgere altre persone che investono nella loro attività ma, dopo un’apertura coi botti... bum! E un fiasco totale. Il prodotto è difettoso. Gli amici non lavorano bene insieme. Niente va come previsto e il sogno si trasforma in un incubo. Che cosa succede poi agli amici, al prodotto, agli investitori, ai clienti?
Le possibili risposte potrebbero spaventarti se sei abituato a considerare il fallimento come qualcosa di negativo. Ma il bello di fallire, fare fiasco e commettere errori è che tutte e tre queste imprese tendono ad annullare la paura, non a crearla, e la diminuzione della paura è uno dei principali requisiti per diventare quella grande persona che sei veramente. Probabilmente hai già sentito l’espressione “Se non ci riesci la prima volta, prova di nuovo”. C’è una ragione per cui continua a essere ripetuta proprio questa frase fatta e non le sue varianti “Se non ci riesci la prima volta, vai a nasconderti” o “Se non ci riesci la prima volta, sei un incapace”.
Il significato del detto noto a tutti noi è: “Se non ce la fai subito, potrebbe succedere la prossima volta.”
Tornando al fiasco di prima: e se gli amici decidessero invece d’investire nell’edifìcio che è più adatto a ospitare un centro ricreativo? O se decidessero di vendere l’edifìcio e utilizzare i soldi rimasti per ripagare gli investitori, migliorare il prodotto e commercializzarlo su internet invece che in un negozio? Ci sono diversi modi in cui potrebbero imparare dal fallimento e sperare di avere successo la prossima volta.
Nei venticinque anni trascorsi dalla seconda media, i miei fallimenti ed errori mi hanno insegnato molto su me stesso e sulla vita. Alla fine, sono riuscito a correre per un chilometro e mezzo in un tempo decente; sono persino entrato nella squadra di corsa campestre del college. Mi sono impegnato di più nello studio e ho seguito corsi avanzati, riuscendo anche a studiare all’Università di Oxford per un anno. In seguito, ho sposato una donna straordinaria e abbiamo avuto tre figli. E adesso svolgo non una, ma due professioni che amo: insegnante e scrittore.
Commetto ancora molti errori: non è mai passato un singolo giorno in cui io non abbia fallito o fatto qualche sbaglio, piccolo o grande. Ma, come in seconda media, cerco d’imparare da essi e di migliorare un po’ un momento dopo l’altro.
Non devi credermi sulla parola. Dopotutto, potresti pensare: “Ok amico, alla fine hai corso per un chilometro e mezzo. Sai che roba. Ma non so cosa c’entri tutto questo con me.”
Va bene, ho capito.
Ma ti chiedo di continuare a leggere. Questi trentacinque capitoli e i ventuno Flop file (brevi ritratti di enormi fallimenti diventati clamorosi successi) ti faranno conoscere (o ricordare) alcune persone che, a mio parere, hanno cambiato il mondo, o il loro piccolo angolo di mondo.
E indovina un po’? Queste persone hanno fallito spesso, sono state rifiutate e hanno commesso molti errori.
Anche se non mi credi, come ho detto, continua comunque a leggere. E, dopo aver letto le loro storie, forse crederai a loro.
Data di Pubblicazione: 8 maggio 2019