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Il respiro che ci muove
Il nostro respiro sale e scende costantemente, fluisce verso il basso e rifluisce verso l’alto, entra nel nostro corpo e ne fuoriesce. La respirazione con tutto il corpo è una straordinaria sinfonia, composta sia da movimenti potenti, sia delicati che ci massaggiano gli organi interni, fanno oscillare le articolazioni e alternano contrazioni e rilassamenti di tutti i muscoli. Si tratta di una piena partecipazione vitale. La natura essenziale del respiro è, così come quella della vita, in costante mutamento. Il respiro oscilla. Ci culla avanti e indietro, ci riempie e ci svuota, si espande e si riduce. Uno dei modi più semplici per iniziare a percepire questo suo naturale flusso è imparare a riconoscere i movimenti base che si generano nel corpo durante la respirazione. Il movimento vi indica dove si sta muovendo il respiro... e dove no. Riconoscere questi movimenti rappresenta il primo passo per conoscere il proprio respiro.
Quando le sfide che la vita ci pone sembrano troppo grandi per essere affrontate oppure le cose non vanno così lisce come avevamo programmato, potremmo cercare di fermare il naturale fluire degli eventi limitando inconsciamente questi movimenti. Blocchiamo il nostro respiro come nel tentativo di riportare la vita al nostro comando. Dato che vi è una così forte tendenza a limitare il movimento del respiro, il secondo passo da compiere per recuperarlo è iniziare a fare caso al modo in cui stiamo impedendo al respiro di entrare e uscire liberamente dal nostro corpo. Nessuno di questi passi presuppone un grande sforzo né aggiunge nulla, ma entrambi richiedono di coltivare la propria auto-consapevolezza o coscienza di se stessi. Il connubio di respiro e movimento è profondo e inscindibile. E un’unione che è iniziata quando siete nati con il vostro primissimo respiro. La prossima volta che vi capiterà di tenere fra le braccia un bimbo appena nato, osservate come ogni singola parte del suo corpo si muove in sintonia con la sua respirazione.
Un altro valido modello da osservare può essere il vostro gatto. Molti di noi si sentono disconnessi dal proprio corpo e hanno la stessa scarsa familiarità con la struttura fisica da cui siamo portati in giro di quanta potrebbero averne con qualche lontano cugino. Se sentite di avere poca familiarità con il vostro corpo è semplicemente naturale che all’inizio le vostre percezioni siano vaghe e indistinte. Potreste avere solo una generalissima e diffusa percezione della vostra respirazione, ma anche solo questa fugace consapevolezza è motivo di soddisfazione. State tranquilli che non siete lontani da una percezione più localizzata e raffinata. Il vostro respiro diventerà allora come un amico che conoscete bene. Le esperienze del libro tengono conto di questa progressione naturale della consapevolezza e spaziano da un livello base a uno molto sottile. Prendetevi il tempo di lavorare con quelle semplici prima di passare alle altre.
Sviluppare la percezione del respiro
Il tipo di attenzione che dedichiamo allo studio del respiro è determinante. Si è finito per associare il termine “concentrazione” all’immagine di una penna stretta fra le dita o di un paio di sopracciglia fortemente corrugate. Data questa errata concezione del termine, è logico pensare che se ci proveremo con forza e soprattutto se cercheremo di respirare profondamente, la nostra respirazione migliorerà. Chiunque abbia provato queste strategie sa che non funzionano affatto bene. Nelle esperienze che seguono, anziché tentare di afferrare il vostro corpo nella morsa della consapevolezza, lasciate che l’apertura e la pazienza siano le vostre guide. Non aspettatevi risultati, ma piuttosto approfondite, provate e percepite. La cosa più importante da ricordare in tutte queste ricerche è che nel processo della percezione non esiste un modello ideale.
I nostri sforzi compiuti per rendere il respiro più profondo potrebbero anche essere guidati da tutta una serie di idee false ed errate sulla respirazione, che verranno approfondite nei prossimi capitoli. Il paradosso della respirazione libera consiste nel fatto che essa è il risultato di un profondo rilassamento, non di uno sforzo. Provare con forza, spingendo e lottando, non aiuta affatto ad aprire il respiro. Potremmo pure basarci su quanto ci è stato detto da bambini (e da adulti) cosa significhi respirare “profondamente”. Se siete come la maggior parte delle persone, per voi respirare profondamente significa inspirare stringendo forte entrambe le narici e gonfiando contemporaneamente il petto. La spinta a essere produttivi associata all’idea che abbiamo di come dovremmo respirare può essere il principale ostacolo al recupero della naturalezza del respiro.
Se vi ritrovate a etichettare le vostre percezioni sarà per voi molto difficile accoglierle con apertura. A volte, infatti, le si etichetta pensando: “Oh, questo è un buon modo di respirare... questo deve voler dire che sto respirando male... dovrei respirare più profondamente... sono senza speranza, non ce la farò mai...”. Potrebbe anche capitare di chiedersi: “Come mi dovrei sentire?”. Domandatevi, invece, che cos’è ciò che provate e sarete sulla strada giusta. Fidatevi del fatto che se vi liberate di idee e aspettative preconcette, la vitalità del respiro emergerà in modo naturale.
Prepararsi alle esperienze
Vi suggerisco di liberarvi di indumenti o accessori costrittivi, come cinture o reggiseni, prima di iniziare qualunque esperienza o esplorazione di questo libro. Allentate o slacciate colletti e polsini, poi, se possibile, indossate qualcosa di largo e non aderente. Togliete le mollette dai capelli e sciogliete eventuali code di cavallo che potrebbero farvi pressione sul capo o fare sì che la testa si inclini da un lato. Se portate gli occhiali o le lenti a contatto, potreste toglierli per permettere ai vostri occhi di rilassarsi. Se possibile, silenziate la suoneria del telefono, chiudete la porta, assicuratevi che la stanza sia calda e che il pavimento sia ammorbidito dalla presenza di un tappeto o un plaid. Comunicate a chi vive con voi che desiderate non essere disturbati. Potreste anche coprirvi con una coperta leggera, in modo che il vostro corpo sia completamente rilassato.
Sebbene sia vostra intenzione rilassarvi il più possibile, di solito non è una buona idea praticare le esperienze a letto, poiché il corpo associa il letto al sonno. Prendetevi il tempo necessario per preparare voi stessi e l’ambiente, così da trarre il massimo da ogni sessione. Sebbene l’ideale sarebbe praticare le esperienze in una sorta di “campana di vetro’’ in cui abbiate meno distrazioni possibili, potete praticare la maggior parte di esse in un qualunque luogo pubblico o ambiente lavorativo. La maggior parte delle esperienze che prevedono di distendersi può essere praticata anche da seduti su una sedia o da in piedi. Potete massimizzare i benefici adottando alcune misure discrete, come allentare la cintura o togliere gli occhiali per qualche minuto. Ho fatto esercizi di respirazione in aereo, in autobus e camminando per strade cittadine, senza attirare l’attenzione su di me.
Questo può essere un potente modo per integrare la consapevolezza della respirazione in tutte le proprie attività quotidiane. In diverse esperienze suggerisco l’opzione di avvalersi dell’aiuto di un partner. Sebbene possa essere indubbiamente utile, non è affatto una necessità. Potete fare da soli tutte le esperienze e se non avete un amico che vi aiuti, non dovete sentirvi affatto penalizzati nel vostro lavoro. In alcuni esercizi la presenza di un partner vi può dare una visuale più obiettiva di ciò che state facendo e vi può anche aiutare a concentrarvi su determinate aree. Verranno fornite istruzioni sia per chi lavora da solo sia per chi pratica con un partner.
Entrare in contatto con il proprio respiro
Per riuscire a valutare e apprezzare i cambiamenti che potrebbero avvenire sia durante, sia dopo l’esperienza di respirazione, è importante prendersi prima di tutto qualche momento per misurare la qualità iniziale della respirazione. Chiamo queste osservazioni “prese di contatto” con la respirazione e le trovo utili non solo prima di un’esperienza, ma anche nel corso della giornata come strumento di misurazione del proprio stato fisico e psicologico. Generalmente, quando le persone iniziano a osservare il proprio respiro, immediatamente lo modificano. Data questa tendenza, iniziate con delle prese di contatto brevi, che io definisco “occhiate al corpo”. Durante queste osservazioni non è necessario raccogliere un ampio repertorio di dettagli. Per ora sarà sufficiente un’impressione generale. Per avere un’opinione completa della vostra respirazione, prendetevi ora un momento per sedervi e percepirla. Quando vi ponete le domande che seguono, aspettate le reazioni che ne derivano.
Dove avverto La respirazione?
Riuscite a sentire da dove ha origine il movimento del respiro? All’inizio potreste dire di non sentire niente, ma tornando a questa domanda alla fine di un’esperienza potreste accorgervi che la vostra respirazione sembra più profonda, più piena o meno faticosa. Lasciate che ogni vostra percezione fluisca senza modificarla né analizzarla. Non ignorate i piccoli movimenti o le percezioni apparentemente insignificanti. Tutto è importante. Vi sono aree del corpo in cui riuscite ad avvertire il respiro più chiaramente che in altre? Forse nell’addome, nel petto o nelle narici? Nella gabbia toracica? Notate la respirazione nelle spalle o intorno allo sterno?
Come percepisco La mia respirazione?
Com’è la qualità della vostra respirazione? E irregolare, artificiosa, convulsa o ritmica? La sentite armoniosa o meccanica? Annotatevi qualunque parola o immagine che sorga. Potreste appuntarvele per poter ricorrere ad esse in futuro. Prendetevi il tempo di dare “un’occhiata al corpo” prima e dopo le altre esperienze e gli altri movimenti. Ora siete pronti per iniziare la prima esperienza.
Esperienza
L’unione di respiro e movimento
Occorrente:
Una sedia.
Obiettivo:
Quest’esperienza ha lo scopo di fare chiarezza sulla relazione fra respiro e movimento. Può servirvi da trampolino di lancio per avviare creativamente delle vostre esplorazioni personali.
Esecuzione:
Sedete su una sedia rigida in modo che riusciate a sentire le ossa del bacino a contatto con la seduta. Lasciate che il petto sia ben bilanciato in corrispondenza del punto centrale del ventre. Appoggiate le mani sulle cosce con i palmi rivolti verso l’alto; allungate delicatamente le mani in modo che le dita siano dolcemente estese, ma non in tensione. Rilassate ora le mani e lasciate che le dita si incurvino così da formare con i palmi delle leggere conche. Continuate a piegare e allungare le mani ritmicamente per alcuni minuti, dopodiché iniziate a osservare il vostro respiro. Notate una qualche relazione fra il movimento delle mani e il momento in cui inspirate ed espirate? Ora ampliate questo movimento in modo da aprire e allontanare le braccia dal corpo, per poi rilassarle e riavvicinarle ad esso. Lasciate che il movimento si espanda nel petto in modo da farlo aprire mentre distendete delicatamente le braccia (Figura 1), per poi farlo ripiegare indentro quando riavvicinate gli arti al corpo. Lasciate che tutta la colonna vertebrale partecipi al movimento, in modo che l’intero corpo si apra e si chiuda come un anemone di mare (Figura 2). Osservate di nuovo come si muove il vostro respiro in risposta al movimento del corpo. Lasciate che il movimento divenga ampio e di apertura. Sentite come cambia il respiro mentre il movimento si amplia. Poi, per alcuni minuti, lasciate che i movimenti divengano gradualmente sempre più piccoli, fino a quando non sarete quieti e immobili. Una volta cessati gli ampi movimenti fisici del corpo e divenuti calmi, riuscite ancora a sentire l’eco del movimento dentro di voi come una pulsazione? Il vostro respiro è in qualche modo cambiato?
Il movimento delle mani e delle braccia stimola il movimento del respiro e ne determina il ritmo e la velocità. Mano a mano che il respiro diviene spontaneamente più profondo, potrebbe nascere la sensazione che sia esso a provocare il movimento. L’inspirazione richiede alle mani di distendersi e l’espirazione richiama dolcemente le dita indentro. C’è chi segue un ritmo opposto a questo, cosa che va altrettanto bene. Osservate la vostra relazione unica con il respiro. E il respiro che genera il movimento? Oppure è il movimento che genera il respiro? Essi sono legati fra loro in modo inscindibile. Una volta conclusa l’esperienza, prima di iniziare una presa di contatto con voi stessi, prendetevi alcuni istanti per riassestarvi. Il modo in cui percepite la vostra respirazione è cambiato? Potete usare questo semplice esercizio per “dare il la” alla vostra respirazione, se è divenuta superficiale o limitata. Anche se vi trovate nel più pubblico dei luoghi, aprire e chiudere le mani non attirerà l’attenzione su di voi. Quando siete pronti, potete procedere all’apprendimento della Posizione semplice di riposo, che sarà la posizione di partenza per molte delle esperienze di respirazione di seguito presentate. Grazie alla sua semplicità, questa posizione vi permette di focalizzarvi completamente sulla respirazione. Non ha controindicazioni ed è così rilassante che potrebbe farvi appisolare o persino addormentare. Se vi sedete su un cuscino o su una sedia, vi manterrete più attenti. Sperimentate altre posizioni, fra le alternative descritte di seguito, per poi usare quelle che vi risultano più comode ed efficaci. Sentitevi anche liberi di passare da una posizione all’altra durante un’esperienza.
Data di Pubblicazione: 19 luglio 2018