SPIRITUALITÀ ED ESOTERISMO   |   Tempo di Lettura: 6 min

I Segreti dell'Alchimia Trasformativa

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Che cos'è l'alchimia trasformativa? Come può aiutarti concretamente nella tua vita? Continua a leggere e scopri i segreti di quest'antica pratica esoterica...

I Segreti dell'Alchimia Trasformativa

Che cos'è l'Alchimia Trasformativa?

L’alchimista ama sommamente il Piombo perché ha la capacità di vedere oltre le apparenze: non lo giudica per ciò che è, ma per ciò che può divenire nelle sue mani.

Salvatore Brizzi, “La Porta del Mago

L’alchimia trasformativa è un’antica pratica esoterica in cui la medicina, il misticismo, la chimica e la spiritualità si fondono in una scuola di pensiero diffusa in tutte le parti del mondo.

Il pensiero alchemico è considerato da molti studiosi il precursore della chimica moderna. L’aspetto più celebre di questa disciplina corrisponde alla Grande Opera. Questo termine si riferisce alla trasformazione del piombo in oro e alla realizzazione della pietra filosofale. Tuttavia, l’alchimia non è soltanto storia.

Grazie al prezioso contributo del filosofo e psicoanalista Carl Gustav Jung, oggi l’alchimia è considerata una bellissima metafora di ricerca interiore, lavoro spirituale e contatto con la propria natura profonda.

Nella visione junghiana, l’alchimia corrisponde a un vero e proprio processo psicologico di autoconoscenza.

Lavorare con l’alchimia trasformativa oggi significa occuparsi della propria trasmutazione interiore, psicologica e spirituale. Esplorando questa disciplina possiamo trasformare emozioni “basse” e disarmoniche quali dolore, disagio, paura e insofferenza in emozioni “alte” e armoniche come l’amore, la gioia, la gratitudine e il perdono.

Un vero alchimista riesce a compiere un’auto-osservazione lucida e imparziale, accompagnata da una completa fiducia nella bontà di fondo del proprio spirito. Attraverso un viaggio interiore di elevazione e armonizzazione, tutte le emozioni, sia negative che positive, non sono più un ostacolo e si rivelano utili a fini evolutivi.

Riscoperte nella loro pura essenza di energia in movimento, le emozioni diventano lo strumento ideale di espressione e liberazione del potenziale individuale. Imparare a governare il potere delle emozioni ci aiuta a diventare i maghi della nostra vita.

Praticare l’alchimia trasformativa significa realizzare che in fondo l’esterno è una nostra creazione – uno specchio, un riflesso, una proiezione.

L’alchimista dunque acquisisce uno sguardo diverso, in grado di individuare le cause interne di eventi esterni e discernere ciò che è illusorio da ciò che è reale. Uno sguardo capace di "separare il sottile dallo spesso dolcemente e con grande ingegno", come riportano le Tavole Smeraldine di Ermete Trismegisto, figura dell'età pre-classica a cui è attribuita la fondazione della corrente filosofica dell'ermetismo.

Uno dei concetti chiave dell’alchimia trasformativa moderna è proprio questo: “Se si modifica l’interno, l’esterno è costretto a cambiare.”

 

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Le tre fasi alchemiche

Ora vedremo insieme le tre fasi alchemiche che denotano l’evoluzione di differenti e precisi stati di coscienza. Dal piombo all’oro, dal bruco alla farfalla, dall’oblio al ricordo di sé… dall’ego all’anima.

Nigredo, Opera al Nero

Il primo stadio alchemico è definito “Nigredo”. Il passaggio cruciale dell’oscurità, del buio profondo, del colore nero. Ѐ lo spazio in cui è necessario “far morire” tutti gli ingredienti alchemici. Distruggere, distaccarsi, lasciar andare. Questo momento è simboleggiato dalla figura di un corvo nero.

Secondo Jung, questa fase è la "notte oscura dell'anima", in cui l'individuo è portato a confrontarsi con l'Ombra, ovvero i tratti di sé che non è mai riuscito a integrare.

In questa transizione la persona deve bruciare l’ego, quella parte dell'essere che ci fa sentire individui soli e isolati, separati dal mondo esterno. Quando siamo governati dalla personalità, siamo imprigionati nell’illusione della separazione. L’ego sente che è mortale e che il proprio tempo è limitato. Per questo lotta per sopravvivere nel mondo fisico. Ricerca costantemente il piacere e le sue reazioni basiche corrispondono all’attacco e all’aggressività.

Per evolvere da questa fase è necessario praticare la presenza mentale e la disidentificazione. In questo momento è importante distaccarsi da se stessi e osservare senza giudizio. Così appare un centro interiore, saldo e potente, energetico e vibrante, a partire dal quale è possibile iniziare a trasformare i comportamenti reattivi, meccanici e inconsapevoli.

Come sostiene George I. Gurdjieff, esoterista e mistico di origini armene, così possiamo uscire dal sonno dell'anima e risvegliare il ricordo di sé. Così impariamo a prenderci cura della nostra realizzazione spirituale, il più grande servizio che possiamo offrire al mondo.

Il nero è anche il colore che vediamo quando chiudiamo gli occhi. La sfumatura dell'introspezione e della solitudine benefica, curativa e creativa.

 

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Albedo, Opera al Bianco

La seconda fase è designata con il termine “Albedo”. Dunque dopo il nero, il bianco; dopo il buio, la luce. Il simbolo di questo passaggio è il cigno bianco.

Dopo aver incenerito ogni ingrediente, dopo essere discesi negli abissi reconditi dell’inconscio, riemergiamo alla luce della consapevolezza.

Dal confronto lucido, costruttivo e privo di giudizio con l'Ombra, emergono le emozioni pure e superiori, che contraddistinguono le qualità dell'anima.

A differenza dell’ego, l’anima distrugge le scorie e le illusioni, sa di essere immortale. Percepisce la verità dell’unione tra tutte le cose e desidera il risveglio, la pace e la pienezza. Gioisce senza blocchi, senza pensieri.

Questo è il momento della purificazione e della rinascita. La coscienza si fa chiara, luminosa ed espansiva. L'immaginazione diventa immensamente fertile. L’amore fluisce con spontaneità e naturalezza. La bellezza dell’interno si specchia nelle condizioni esterne.

 

 

Rubedo, Opera al Rosso

La terza ed ultima fase si identifica con il termine “Rubedo”. Questo è l’atto finale rappresentato da una fenice, oppure da una rosa rossa.

Gli opposti si fondono, il cerchio si chiude. Bianco e nero, luce e oscurità, maschile e femminile, spirito e materia si intrecciano e si sublimano.

Il soggetto scompare consapevolmente nell'assoluto, la persona raggiunge il culmine nel processo di individuazione. La volontà dell'uno coincide con la volontà del Tutto.

 

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Il fiume e l'oceano

Esiste una bellissima poesia di Khalil Gibran che racconta quest'ultimo concetto, attraverso una metafora:

"Dicono che prima di entrare in mare il fiume trema di paura. A guardare indietro tutto il cammino che ha percorso, i vertici, le montagne, il lungo e tortuoso cammino che ha aperto attraverso giungle e villaggi. E vede di fronte a sé un oceano così grande che a entrare in lui può solo sparire per sempre. Ma non c'è altro modo. Il fiume non può tornare indietro. Nessuno può tornare indietro. Tornare indietro è impossibile nell'esistenza. Il fiume deve accettare la sua natura e entrare nell'oceano. Solo entrando nell'oceano la paura diminuirà, perché solo allora il fiume saprà che non si tratta di scomparire nell'oceano ma di diventare oceano."

Kahlil Gibran, "Il fiume e l'oceano"

Data di Pubblicazione: 22 novembre 2021

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