SPIRITUALITÀ ED ESOTERISMO

Segreti e meraviglie della dea della stregoneria

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Chi era davvero Ecate? Immergiti nella magia di questa dea antica, tra pratiche moderne e rituali misteriosi, leggendo l'anteprima del libro di Tara Sanchez.

Segreti e meraviglie della dea della stregoneria

Le origini misteriose della dea Ecate

Il primo e più completo testo sopravvissuto che fa riferimento a Ecate è stato scritto da Esiodo, un pastore e poeta della Beozia.

Nel suo La Teogonia (letteralmente, “nascita degli dèi”), che risale a qualcosa tra l’VIII e il VII secolo a.C., l'autore presenta una cosmologia abbastanza completa o una visione del mondo mitica che inizia con la creazione della terra e il regno degli dèi Titani per terminare con quelli dell’Olimpo.

In quest’opera Esiodo narra che Zeus, capo degli dèi olimpici, condusse una ribellione contro i più anziani Titani, loro progenitori, promettendo che chiunque l’avesse aiutato avrebbe mantenuto tutti i vecchi privilegi.

Ecate accettò l’offerta e si schierò al suo fianco.

Un aspetto che molti hanno scelto di ignorare o da cui hanno dedotto che Ecate fosse in qualche modo speciale per Zeus. Tuttavia, sebbene il controllo su terra, mari e cieli sia piuttosto straordinario e conferisca un potere di gran lunga superiore a quanto promesso da Zeus ai suoi “ex nemici”, dobbiamo considerare che Ecate possedeva già tutto ciò.

Questo significa che non le venne dato nulla in più di quanto già non le appartenesse; l’atto di Zeus non fu una sorta di favoritismo, ma un mantenere fede alla sua parte dell’accordo.

In effetti i poteri accordati a Ecate erano abbastanza estesi e non specificamente elementali, giacché includevano il giudizio dei re, l'aiuto alla vittoria in battaglia e al successo nelle attività sportive, il sostegno ai cavalieri, quello ai marinai, ai pescatori, ai contadini e ai pastori, e la prolificazione del bestiame, nonché il ruolo di guardiana dei neonati; eppure, dopo uno studio più attento della mitologia successiva e dei frammenti dei papiri, emerge una stranezza lampante.

Questa vera e propria potenza divina non ha una mitologia propria; nel migliore dei casi svolge dei ruoli ausiliari nei racconti di altri dei. Il che conduce quindi alla domanda se Ecate avesse realmente origini “greche”!

 

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Sulle tracce di antiche dee femminili

Se fosse stata una dea straniera, portata dall’Asia Minore e integrata nel pantheon greco, si spiegherebbe l’assenza di una mitologia che la riguardi. Tuttavia, rispetto al luogo specifico dell’Asia Minore dove potrebbe essersi originata, gli studiosi si dividono.

Secondo alcuni Ecate nacque nella Tracia e fu adottata dai popoli dell’Asia Minore prima di emigrare nell’impero greco. Altri credono che la sua patria fosse tra i Cari. Si è anche ipotizzato che provenisse da una terra lontana come la Mesopotamia, il che spiegherebbe la teoria non comprovata ma tanto cara a diversi pagani per cui sarebbe un'incarnazione successiva della dea egizia Heket dalla testa di rana, in qualche modo più prossima all’Ecate degli Oracoli caldaici.

Tuttavia in questo momento mancano testimonianze fisiche o letterarie a sostegno di tale ipotesi, quindi l'unica cosa che sappiamo davvero per certa è che il viaggio di Ecate cominciò molto probabilmente lontano dall’Olimpo e dai figli di Crono.

Allora come mai una dea straniera fu accolta con tanta facilità in un pantheon ben consolidato e preesistente? Ѐ possibile che possedesse determinati aspetti che compensavano le lacune di una divinità smarrita nel tempo ma mai del tutto dimenticata, che pervadeva ancora la coscienza culturale dei popoli dell’Antica Grecia. 

Ѐ anche plausibile che fosse il residuo di una dea indigena del Neolitico o della prima Età del bronzo a cui vennero conferiti un nome e un immaginario nuovi.

 

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Ecate, la magia e la religione greche

"Molte definizioni della parola magia sono state tentate: nessuna, forse, è del tutto soddisfacente." (Lowe)

La magia è una cosa incredibilmente nebulosa: provate a mettere in una stanza una dozzina di streghe, pagani, occultisti e maghi, e chiedete loro di spiegarla.

Otterrete due dozzine di risposte diverse. Nel corso degli anni in molti hanno provato a darne una definizione e, sebbene tutte quelle fornite siano probabilmente vere, spesso confliggono tra loro, confondendo l’anima in cerca.

Una delle mie citazioni preferite di tutti i tempi riassume piuttosto bene questo fenomeno: “L'opposto di un fatto è il falso, ma l'opposto di una verità profonda potrebbe essere un'altra verità profonda”. Ѐ dell’autore e rinomato fisico Niels Bohr, che in un certo senso era tanto filosofo quanto uomo di scienza, e probabilmente questo è l'unico principio prioritario su cui baso la mia vita, perché sostenere altrimenti porta al dogma, alla stagnazione e al fallimento del progresso.

Lowe forse ha ragione, perché sentiamo il bisogno di categorizzare, etichettare e definire il mondo intorno a noi in un modo logico che sia “vero” per noi.

Nel suo studio sulla magia nella letteratura greca e romana, l’autore cerca di classificare piuttosto che definire le opere magiche.

 

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In generale, le divide in atti di magia bianca e nera usando le categorie di magia religiosa o simpatica, dove quest’ultima è puramente un atto meccanico che non richiede alcun intervento di esseri superiori o poteri soprannaturali diversi dalla volontà del praticante.

Anche altri hanno seguito la stessa distinzione, ricorrendo ai termini “magia bassa” e “magia alta”, dove la magia simpatica è considerata “bassa” mentre quella cerimoniale e religiosa, “alta”.

A mio parere questo approccio non solo è piuttosto arrogante, ma è in sostanza una falsità perché i testi antichi e i grimori contengono esempi di maghi dotti e religiosi che compiono atti di magia simpatica senza la coercizione di spiriti, cosi come ci sono testimonianze di semplici fattucchieri, guaritori e streghe che creano incantesimi affidandosi alla buona volontà o all’evocazione di un potere o un'entità superiore per garantire il successo dell’operazione.

Questa sfumatura esisteva anche nell’antichità e Lowe suggerisce che “sebbene il sacerdote ufficiale di un dio selvaggio possa ricorrere alla magia nel rivolgersi a quella divinità, questo non fa di lui un mago. Ѐ il praticante non ufficiale a essere una strega, proprio come il medico non qualificato è un ciarlatano”, il che ha senso.

Ma anche in questo caso ci sono delle eccezioni, visto che Medea, probabilmente la più famosa delle streghe tessaliche, serviva come sacerdotessa nel tempio di Ecate. Pertanto potremmo sostenere che in quanto sacerdotessa a servizio di una divinità, i suoi atti erano “ufficiali” e sicuramente religiosi, poiché (come altre streghe simili nella letteratura classica) evocava regolarmente la dea affinché l’aiutasse nei suoi riti.

La magia di Ecate nella vita quotidiana greca

Anche le testimonianze archeologiche e letterarie mostrano che l'uomo comune onorava gli dèi sia nel tempio che nel santuario domestico con offerte alla sua divinità protettrice e ad altre domestiche, compiendo cosi atti di natura religiosa e in alcuni casi magici.

"Ogni mese in Luna nuova puliva e incoronava il suo Ermes e la sua Ecate e tutti gli altri oggetti sacri (o "santuari", hiera) lasciati dai suoi antenati, e li onorava con offerte di incenso, tortine d'orzo (psaistoi) e dolci rotondi (popanoi)." (Porfirio)

Gli incantesimi e la magia, sia bianca che nera (spesso nera, visto che maledire, legare e compiere atti negromantici erano attività piuttosto comuni), facevano essenzialmente parte della vita quotidiana e probabilmente non prendevano nemmeno il nome di magia.

Quindi ritengo che sia il modo in cui si opera a distinguere un atto magico autentico e accettabile dai dubbi incantesimi della strega malvagia. Forse il passo falso di Medea fu operare scavalcando il sistema, lontana dal tempio o dal santuario domestico e all’insaputa di suo padre, guadagnandosi cosi il titolo di strega; e in altri casi, come quello di Canidia e Sagana, il titolo di strega era legato al fatto che svolgevano le loro arti nefaste in un luogo tabù, il cimitero.

Dopo tutto, gli antichi erano abbastanza sensibili ai morti, intessendo con loro una sorta di odio-amore; dedicavano moltissimo del loro tempo a cercare di placarli, affinché se ne stessero lontani, o ne invocavano l'aiuto e la guida. Soprattutto, evitavano qualsiasi contatto con le anime di persone seppellite in modo improprio o che avevano subito morti premature o disonorevoli, a meno che non fosse assolutamente necessario.

Virgilio illustra chiaramente l’importanza di una corretta sepoltura ne L’Eneide, dove il suo eroe Enea durante il viaggio verso l'oltretomba si imbatte in alcuni defunti che sostano sulla sponda terrena dello Stige.

La sibilla, anche lei talvolta considerata una sacerdotessa iniziata di Ecate, gli spiega che non possono attraversare il fiume poiché il traghettatore Caronte può trasportare solo chi abbia ricevuto una degna sepoltura. Non è quindi forse un caso che Orazio collochi la statua di Priapo, che si trova nel cimitero frequentato dalle accolite di Ecate, Canidia e Sagana, in un luogo sepolcrale piuttosto sgradevole: “Qui un tempo gli schiavi facevano portare in casse miserevoli i cadaveri dei compagni, gettati fuori dalle loro celle anguste; qui si trovava l’ossario comune dei derelitti”.

Si tratta sicuramente di persone probabilmente morte prematuramente o di morte disonorevole, se mai questa sia possibile, le cui sepolture, come possiamo dedurre dal testo sopra menzionato, erano difficilmente adeguate; erano le anime che, a dire di Virgilio, sarebbero rimaste intrappolate sul piano terreno per cento anni.

L'idea che il rituale e la Magia inappropriati corrispondano ad atti svolti in segretezza, all’interno di uno spazio non consacrato o all’insaputa del patriarca del nucleo familiare, si esprime chiaramente nel dialogo platonico Leggi, dove il filosofo propone norme e regolamenti da imporre alla polis.

"Che nessuno possieda santuari nella propria casa privata. Se qualcuno è mosso nello spirito a compiere sacrifici, lo faccia nei santuari pubblici e consegni le sue offerte ai sacerdoti e alle sacerdotesse votati alla consacrazione." (Orazio)

Egli propone di bandire tutti i santuari domestici, qualcosa di cui Medea invece si prende cura nell’opera eponima di Euripide. Ma ancor più condannatorio è il ragionamento che sottende tale legge e che attribuisce a stregoni e streghe fraudolenti, custodi di numerosi e inadeguati templi domestici, la colpa principale di comportamenti empi.

Non possiamo sapere per certo se le teorie appena discusse siano il vero motivo che ha portato a demonizzare alcune pratiche e a ridurre i praticanti allo status di stregoni; tuttavia, esistono delle ragioni solide per ipotizzare che la magia venisse considerata solo tale, e perciò qualcosa di poco desiderabile, se la si svolgeva in modo improprio.

 

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Un'esperienza personale con la pratica magica

Quello che ho fatto nel corso degli anni è stato studiare questi testi e apprendere tutto quello che potevo. Non era mia intenzione ricostruirne fedelmente ogni minuzia o dettaglio, perché vivo in un mondo moderno e la nostra cultura non coltiva gli stessi tabù dell’antichità.

In quanto figlia, non sono stata proprietà di mio padre fino al matrimonio e le mie visioni sul mondo dei morti non sono cosi infuse di sentimentalismo; non ho paura di essere perseguitata nel sonno dai fantasmi a detrimento della mia salute.

Poiché gran parte di quella che un tempo prendeva il nome di magia oggi ricade saldamente nei confini della scienza e della medicina, sarebbe ad esempio sciocco da parte mia usare un fagiolo con dentro un insetto come amuleto contraccettivo, suggerito in uno degli incantesimi dei Papiri magici greci, quando una visita al consultorio è ben più efficace e sensato.

Perciò, molto di quello che nel mondo antico veniva considerato “magico” oggi ne è ben lontano; tuttavia, le classificazioni sono per molti versi ancora vere. La magia religiosa e quella simpatica esistono ancora. La prima può essere e di fatto è praticata da chiunque decida di apprendere l’arte. La seconda può essere esercitata anche da chi ha la vocazione, ma con l’avvento del neopaganesimo quella che sarebbe stata considerata una magia religiosa inappropriata e non autorizzata è probabilmente ancora più diffusa di quanto non lo fosse nei tempi antichi.

Infatti, a eccezione di alcune moderne tradizioni misteriche occidentali, non esiste un “sistema” stabilito all’ interno del quale operare; nessun sacerdozio facilmente accessibile in cui entrare sia per motivi religiosi, socio-politici o economici, né ruoli sacerdotali che vengano conferiti come diritto ereditario. Ciò non significa tuttavia che non dovremmo praticare la magia religiosa, perché l'unica lezione che possiamo apprendere dal nostro studio del mondo antico è che, esclusi alcuni culti misterici, come quelli eleusini, il servizio agli dèi era veramente del popolo.

 

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La figura del sacerdote e della sacerdotessa nell'antica Grecia

In sostanza, chiunque poteva diventare un sacerdote o una sacerdotessa se rispettava alcune condizioni importanti, come l'essere esente da difetti fisici o la castità per servire determinate dee vergini.

Anzi, esistono testimonianze di casi di sacerdozio messi all’asta al miglior offerente. Il ministero non doveva essere necessariamente una vocazione permanente. Era abbastanza comune che prevedesse un termine fisso, dopo di che la carica passava a un’altra persona, spesso eletta dalla comunità. 

Ѐ anche importante notare che la funzione chiave del sacerdozio non era sempre specificamente quella di intercedere con la divinità, sebbene questo ne fosse innegabilmente parte. Consisteva più che altro in un ruolo, una sorta di lavoro principalmente focalizzato sul servire la divinità e la comunità circostante. Potremmo quasi paragonarlo a quello di un facilitatore. Era necessario conoscere le preghiere appropriate, come offrire le libagioni e i sacrifici in modo corretto, garantire la pulizia del santuario e gestire la contabilità del tempio, curare piante e alberi sacri, persino creare determinati artefatti rituali.

A dirla tutta, i doveri dei sacerdoti nell’antica Grecia erano assimilabili a quelli di un factotum, il che è ancora valido per coloro che oggi scelgono di assumere il titolo di sacerdote o sacerdotessa. Diventare sacerdoti e assumerne gli oneri comportava, e in una certa misura ancora comporta, un certo prestigio e status sociale.

Data di Pubblicazione: 10 giugno 2022

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