SALUTE E BENESSERE

Sentire l'Armonia della Musica e della Vita

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Lasciati guidare dalle parole delicate e gentili di Emiliano Toso in un viaggio emozionante alla scoperta dell'armonia, leggendo l'anteprima di "In Armonia".

Sentire l'armonia della musica e della vita

Il segreto di Sol*

*Durante la lettura di questo racconto ti consiglio di tenere in sottofondo il brano Portrait II del mio album “Love Seeds”.

Sol amava camminare.

Lo vedevano nei boschi in tutte le stagioni. In autunno si lasciava attraversare dai colori e dai profumi delle foglie appena cadute e i pensieri disegnavano nella sua mente paesaggi malinconici.

La neve stuzzicava la sua fantasia e rotolandocisi sognava nuvole di panna montata. I fiori poi lo incuriosivano e, rincorrendo le api e gli uccelli nei prati, sentiva nascere dentro di sé l'allegria e il ritmo della vita.

Amava tuffarsi nei torrenti e nel mare d'estate per godersi il fresco dell'acqua che accarezza la pelle dorata.

La vita di Sol era semplice e sincera e nessuno poteva immaginare che nascondesse un potente segreto. Sol sentiva la Natura.

Al suo quaderno rosso, che teneva nascosto sotto il letto, una notte aveva confidato che ogni abitante della Terra esprime (è) musica. Lui sentiva quella musica chiara nella sua mente o, meglio, nel suo cuore.

La neve cadendo creava un'atmosfera dolce e rilassante che lo faceva sentire abbracciato alla sua mamma che lo allattava.

Le stelle del cielo erano piccolissime note di pianoforte che lo facevano viaggiare nello spazio, dove incontrava la voce della luna e la coda di una stella cadente verso cui si tuffava per nutrirsi della sua luce.

Gli uccellini della primavera lo accompagnavano in un cerchio di amici che aprivano il cuore e con le lacrime agli occhi formavano un'orchestra di infiniti sguardi.

Sol sentiva il battito della Madre Terra scaldata dal sole e la potenza del vento che avvolgeva i filari dei pioppi. Sol sentiva il perfetto combinarsi dei ritmi che lascia trasparire l'intelligenza della natura.

 

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Tutto è Armonia

Capiva che tutto è armonia, che tutto è perfettamente accordato e genera infiniti percorsi melodici. Ogni giorno si meravigliava per la semplicità con cui la natura riusciva a mescolare tutti quei profumi e quei movimenti, tutte quelle vibrazioni di abitanti così diversi tra loro.

Sentiva che era proprio tale diversità ad arricchire il disegno che si dispiegava davanti a lui e le musiche che sentiva comporsi dentro di sé.

Col passare del tempo Sol cresceva e i suoi pensieri e la sua curiosità aumentavano. Cercava di capire le fasi che compongono il ciclo vitale di una pianta, osservava gli spostamenti dei pianeti tra le stelle, provava a interpretare i disegni degli stormi di uccelli e dei banchi di pesci. Analizzava ogni parte del suo organismo e il suo funzionamento.

Avrebbe voluto scoprire il segreto di ogni cellula del corpo, della natura, dell'universo. Ogni giorno aggiungeva un tassello al suo enorme puzzle, ogni giorno scopriva che una finestra che si apre alla conoscenza ne nasconde mille altre nuove da esplorare.

Un giorno però Sol si accorse di non sentire più la musica della natura. Ormai la sapeva interpretare molto bene con la matematica e con la logica della sua mente, ma il suo cuore aveva perso la capacità di sentire quei suoni che fino a poco prima lo facevano meravigliare senza sapere di preciso il perché.

 

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Sentire la meravigliosa semplicità della Natura

Così Sol si fermò e decise di farsi il regalo più bello della sua vita. Si fermò per un giorno intero, sdraiato nudo nel silenzio di un prato a fissare il cielo azzurro, solo e abbandonato a se stesso nel silenzio profondo della sua anima.

In pochi attimi i pensieri e le formule della sua mente lasciarono spazio al battito del suo cuore e Sol iniziò a sentire di nuovo il suono delle nuvole che scorrevano nel cielo e dei soffioni che disegnavano sottili traiettorie nell'aria.

Sol pianse di gioia. A un tratto riusciva ancora a immergersi nell'estasi dell'ascolto più profondo della natura e a percepire quella meravigliosa semplicità che stava dimenticando.

Sol sentiva di nuovo il suo cuore scaldarsi, con la rinnovata consapevolezza di chi ha provato a scomporre ogni cosa con la mente. Sentiva che la musica che aveva sempre percepito altro non era che la matematica che prendeva vita.

Sentiva che quella semplicità che lo stupiva poteva veramente essere il riassunto di tutte le formule razionali. Sol capì che la natura può essere interpretata con la mente che si sofferma ad analizzare ogni piccola parte cercando di incasellarla nelle più rigide formule oppure può essere vissuta e sentita con il cuore, attraverso la sua dolce musica in movimento, come alzandosi in volo si può vedere tutto in modo più chiaro, semplice e ordinato.

 

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Doveva raccontare ogni cosa al suo quaderno rosso, ma non riusciva a trovare le parole per esprimere la gratitudine e lo stupore che lo avevano accompagnato in questo meraviglioso viaggio.

Stanco e felice, con la sua deliziosa barba bianca, si sedette al pianoforte e rivisse il cammino del suo cuore; poi dipinse sui muri ciò che aveva sentito nel corso delle sue peregrinazioni in cielo e infine sulle pagine del quaderno scrisse gli appunti del suo viaggio. Posò il quaderno e il pennello.

Si sdraiò sul letto di prato e di stelle e si lasciò accarezzare dalla brezza e dagli spruzzi del mare. Chiuse gli occhi, felice e leggero, in un profondo respiro.

In quel corpo meraviglioso la sua anima aveva sperimentato come l'uomo, ospite di questa Terra, può spostare dolcemente la sua prospettiva di vita concedendosi la corsa, il silenzio, la musica e i passi di un'esperienza unica che può essere raccontata solo dal cielo stellato che si riflette nel mare calmo d'estate.

Cellule e musica sono davvero mondi separati?

Per più di vent’anni mi sono dedicato alla biologia, la scienza della vita, in modo analitico, minuzioso, rigoroso.

All'università e in laboratorio ho studiato con passione i componenti più piccoli del nostro corpo, ma ho sempre avvertito il limite di dover descrivere la vita attraverso strumenti che consideravo insufficienti.

La cellula rappresentata in un libro di biologia e affascinante ma piatta, statica, apatica, e spesso mi sono chiesto quale elemento potesse descrivere al meglio il movimento delle cellule, l'alito che le fa vibrare e trasformarsi di continuo.

Se ascoltiamo con attenzione il nostro corpo, la comunità di cinquantamila miliardi di cellule di cui siamo fatti, possiamo sentire anche gli influssi delle emozioni e dei sentimenti: qualcosa che non può essere espresso dalla matematica o dalla chimica.

Mentre portavo avanti il mio impegno nel campo della ricerca scientifica, in un'altra parte della mia vita, quella privata e intima, coltivavo quasi in segreto la mia seconda grande passione: la musica.

Se il mio rapporto con la biologia è stato di tipo scientifico, accademico e pubblico, i miei studi e la mia esperienza con la musica sono nati e cresciuti in modo spontaneo, quasi selvaggio e, soprattutto, senza alcun giudizio. Di fronte al mondo ero un biologo, uno scienziato con una carriera avviata, oggetto di riconoscimenti accademici e sociali, ma allo stesso tempo, nell'intimità della mia casa ero un musicista guidato dall'intuito e dall'istinto.

A quarant’anni, lasciandomi travolgere da un'infinità di eventi sincronici, ho iniziato a condividere la mia musica col mondo. Non mi aspettavo nulla da questa pazzia e invece è arrivato il grande cambiamento della mia esistenza.

 

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Le persone hanno cominciato ad ascoltare e a far ascoltare le prime registrazioni e a riferirmi gli effetti straordinari che la mia musica aveva avuto sul loro corpo e nella loro vita. I riscontri empirici spaziavano dal settore sanitario, assistenziale e ospedaliero a quello educativo e dell'espressione artistica, fino all'ambito olistico e del benessere.

La storia della bambina che ha parlato dopo una diagnosi di mutismo cronico, quella della giovane ragazza che è uscita dal coma e ha avuto un recupero che ha lasciato i medici a bocca aperta, quella della mamma di tre gemelli che ha finalmente risolto il problema della nanna e migliorato la qualità della vita di tutta la famiglia e tante altre mi hanno entusiasmato e sorpreso.

Da scienziato, ho iniziato a documentarmi e a studiare gli effetti della musica sul corpo e presto ho scoperto, con lo stupore di un bambino, che biologia e musica, le mie due più grandi passioni, possono integrarsi come diverse prospettive di una stessa realtà: la nostra salute.

La vita ha deciso di espandere la mia visione di scienziato permettendomi di diventare testimone dei raffinati cambiamenti e comportamenti che il nostro corpo mette in atto quando è esposto al suono e alla musica.

Ed è questo viaggio di scoperta che voglio condividere con te nelle prossime pagine.

Il punto di partenza

Credo che il modo migliore per cominciare a raccontare questa incredibile avventura, grazie alla quale ho scoperto le infinite connessioni energetiche che ci legano all'ambiente in cui viviamo, sia quello di descrivere un momento di difficoltà.

Molto spesso sono proprio gli ostacoli a insegnarci qualcosa di importante su noi stessi e a portarci a un livello più alto, che prima non potevamo neanche immaginare. Per poterlo fare, però, bisogna superare la paura di cambiare le abitudini che ci ancorano alle nostre sicurezze, a quei punti di riferimento che non vorremmo dover abbandonare per affrontare l'ignoto.

Per me questa difficoltà si è presentata quasi come un enigma, un problema che non riuscivo a risolvere perché non riuscivo a comprenderne la causa. Stavo realizzando il sogno di qualsiasi ricercatore: poter costruire un gruppo di lavoro per sviluppare nuove metodologie in cui nessuno inizialmente credeva.

Avevo a disposizione i locali, le strumentazioni più innovative e la possibilità di assumere nel mio team collaboratori scelti da me. Ero davvero felice e ogni mattina uscivo di casa con la gioia negli occhi, sapendo già di poter nutrire la mia curiosità e il mio entusiasmo e quelli dei miei meravigliosi collaboratori.

Avevo inoltre la possibilità di partecipare a convegni in cui potevo far conoscere le scoperte del mio team agli altri laboratori distribuiti in tutto il mondo: Praga, Barcellona, San Francisco, Mumbai, Copenaghen, Londra, Parigi... Posti incantevoli che non vedevo l'ora di raggiungere e di esplorare, per dare il mio contributo alle conferenze e per incontrare culture diverse.

 

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Un segnale da cogliere

Eppure, dopo alcuni viaggi, cominciò a verificarsi un problema inatteso che mi creava molto disagio: qualche giorno prima della partenza mi sentivo debole, con le gambe molli, lo stomaco teso e la temperatura corporea irregolare.

Orecchie bollenti, mani e piedi gelati. Avevo voglia di chiudere gli occhi e stendermi in silenzio sul letto. Il solo pensiero di dover preparare la valigia e stare lontano da casa mi metteva ansia e mi faceva sentire lento e fragile.

Non capivo come mai pur essendo così felice di partire il mio corpo mi mandasse quei segnali. Per i primi viaggi riuscii a risolvere il problema con un farmaco, un po' di riposo e di pazienza. Poi però il mio corpo cominciò a peggiorare ulteriormente, fino a richiedere l'intervento del medico.

Avevo quasi sempre la febbre alta ed ero costretto a prendere antibiotici e antipiretici per affrontare il viaggio in aereo e la fatica di partecipare a riunioni, pranzi e cene di lavoro, di parlare in una lingua straniera, di rispondere alle domande nelle sessioni in aula.

L'apice lo raggiunsi qualche giorno prima di una trasferta in California che aspettavo da settimane. Cominciò a manifestarsi la solita debolezza, poi arrivarono la febbre e il bruciore alla gola. Il medico mi prescrisse il consueto antipiretico e poi un antibiotico che nel giro di tre giorni avrebbe dovuto risolvere la situazione.

 

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In realtà dopo un solo giorno mi ritrovai a letto con le allucinazioni e oltre a non avere più la forza per muovermi non avevo neppure la lucidità mentale per capire cosa fare.

La sentenza del medico stavolta fu davvero inesorabile: non potevo affrontare il viaggio! Così, come spesso ci accade quando la vita ci sorprende e ci costringe a cambiare improvvisamente direzione, decisi di fare il punto e di tentare di capire quello che stava succedendo. Non era più possibile ignorare i messaggi che il mio corpo continuava a mandarmi.

Ricordo di aver condiviso con gli amici e i familiari la stranissima condizione che mi trovavo a vivere. Fu mia mamma Wilma, in un pomeriggio a casa mia, a dirmi: «Caro Emi, a me sembra che dovresti cercare di pensare alla tua mente, al tuo cuore. Queste reazioni ogni volta che devi affrontare un viaggio, che tra l'altro non vedi l'ora di fare, sono troppo anomale, deve esserci una causa profonda».

E a quel punto mi consigliò di provare una lezione di yoga. Ero stato proprio io a farle conoscere questa disciplina, regalandole l'iscrizione a un corso cinque anni prima, perché credevo che potesse esserle utile per gestire alcuni momenti di ansia. In realtà non avevo neanche ben chiaro di cosa si trattasse.

La mia prima reazione fu quella di sorridere e declinare l'invito; poi, dopo alcuni giorni, pensai di parlarne con il mio migliore amico Emanuele, che con spirito di fratellanza mi propose di partecipare a una sessione insieme.

Toccare con un dito un raggio di luce

Così mi decisi a chiedere a un'incredula mamma Wilma quale fosse il materiale da portare a una lezione di yoga e una sera ci ritrovammo tutti e tre, più qualche altro allievo anziano, nella palestra del maestro Ignazio, che ci descrisse brevemente l'approccio della sua scuola e quindi ci guidò in una serie di posizioni del corpo (asana) di una lentezza per me disarmante. Io ed Emanuele ci guardavamo, sorridevamo e non vedevamo l'ora di lasciare quel posto così triste per poter tornare alla nostra vita frenetica fatta di lavoro, tennis e obblighi familiari.

Poi, a poco più di mezz'ora dalla fine, Ignazio ci chiese di sdraiarci, chiudere gli occhi, ascoltare una musica dolce e rilassante, e provare a visualizzare le sue parole sussurrate dal cuore. Credevo di addormentarmi, invece accadde qualcosa di stupefacente che ricorderò per tutta la vita.

A un certo punto mi ritrovai nel completo silenzio, senza più nessuna visualizzazione, e feci l'esperienza di toccare con un dito un raggio di luce. Un contatto, rapidissimo e intenso, verso qualcosa che riconobbi in un ricordo lontano.

Una malinconia e la meraviglia del bambino che ritrova un'esperienza ormai dimenticata.

Data di Pubblicazione: 21 marzo 2023

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