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Sessualità: l'energia in psicoanalisi

Sessualità: l'energia in psicoanalisi

Scopri come, secondo Freud, la libido sia un’energia sia corporea, sia psichica leggendo l'anteprima del libro di Omar Montecchiani.

L'energia in psicoanalisi

Sigmund Freud, medico e neurologo austriaco fondatore della teoria psicoanalitica, chiama l’energia interna all’organismo umano libido. Nel 1905, nel suo celebre libro Tre saggi sulla teoria sessuale, definisce la libido come energia specificamente sessuale di tipo chimico, e quindi materialistico, la quale si esprime durante l’eccitazione anche a livello mentale secondo diverse rappresentazioni e simboli dell’immaginazione. Questo significa che la libido è un’energia sia corporea, sia psichica. Questo concetto di energia serve a Freud per spiegare le dinamiche della psiche a partire dall’idea di una pulsionalità inconscia di base, interna all’organismo umano.

L’Es, l’inconscio, è il deposito pulsionale di ogni individuo il quale, come in Schopenhauer, è schiavo delle tendenze istintive sessuali e aggressive della specie. Le pulsioni (Trieb), sono infatti degli istinti capaci di procurare degli stati di tensione organica che chiedono un appagamento, cioè di essere soddisfatti. Tuttavia, se ci fosse una soddisfazione immediata, diretta e totalmente libera di tali istinti, o pulsioni libidiche, la società subirebbe una minaccia intollerabile capace di incrinarne i fondamenti etici e comunitari.

Ecco allora che l’individuo, secondo Freud, assimila dentro di sé i dettami sociali sotto forma di divieti interiori, i quali andranno poi a far parte del suo inconscio superegoico; in questo, a sua volta, vengono introiettate le esigenze della società, che andranno a far parte del celebre concetto di Super-Io. L’io del singolo, cioè la sua parte conscia, si trova a mediare tra le pulsioni sessuali e aggressive proprie della specie, l’inconscio pulsionale, e i divieti sociali incarnati dall’inconscio superegoi-co, o Super-Io, il quale rappresenta un’istanza sia genitoriale introiettata oltre che sociale di tipo morale.

Il prezzo per l’appagamento parziale di queste pulsioni da parte dell’io cosciente dell’individuo è la nevrosi, ed in casi estremi la psicosi.

La libido, pur rappresentando il sostrato istintuale della specie incarnato dal singolo, si rivela come un tendere, un desiderare, una spinta al soddisfacimento di cui i fenomeni culturali non rappresentano che un surrogato socialmente accettabile. La religione, la filosofia, la morale e la cultura in generale, non sono altro che delle illusioni capaci di garantire l’ordine e la stabilità sociale. La libido quindi non si esprime mai direttamente, e a livello somatico si rivela secondo quelle zone chiamate da Freud “erogene”, attraverso le quali la pulsionalità sessuale trova un diverso soddisfacimento a seconda dello stato evolutivo in cui si trova l’individuo (Cargnello, 2010).

Le pulsioni, dunque, sono spinte energetiche interne le quali trovano una soddisfazione o rispetto a un oggetto esterno, il quale è solo l’occasione per il soddisfacimento, oppure su una parte del corpo.

L’essere umano dice Freud, ricerca sempre il piacere. Ecco dunque che la sessualità assume qui i connotati della ricerca del piacere, e quindi non è legata alla mera spinta verso un atto sessuale.

Ora, come abbiamo accennato, la libido intesa come espressione pulsionale di tipo psichico, evolve rispetto ai diversi stadi dell’evoluzione psichica e fisica del bambino, relativamente a quelle zone erogene capaci di procurargli piacere. Va da sé dunque che lo sviluppo psichico diventa una conseguenza dello sviluppo libidico, e quindi della progressione del piacere attraverso le diverse zone erogene. Ecco perché egli chiama “sviluppo psicosessuale” lo sviluppo evolutivo del bambino.

Lo sviluppo psicosessuale

Vediamo brevemente queste diverse fasi:

• La fase “orale”, caratterizzata dalla suzione, va da 0 a un anno e mezzo circa, e permette al bambino di introiettare gli oggetti e di procurarsi piacere attraverso l’atto del succhiare ma anche del mordere, del nutrirsi. In questo stadio egli riflette attraverso l’oralità l’idea infantile di onnipotenza ed egoismo. Una fissazione della libido in questa fase in età adulta si esprime attraverso comportamenti di dipendenza e pratiche orali, come la dipendenza da droghe, alcol, da cibo, l’essere logorroici, ecc.

• La seconda fase, detta “anale”, si protrae fino ai 3 anni circa, ed è caratterizzata dal piacere del trattenere e dell’espellere le feci. Il piacere qui è dato dal controllo e dall’idea di poter accondiscendere o meno alle richieste genitoriali di evacuazione degli sfinteri. Una fissazione anale può essere di tipo espulsivo o ritentivo. Una educazione troppo permissiva potrebbe portare, secondo questa teoria, a una defecazione casuale e scoordinata del bambino, e a un carattere adulto manipolato rio, caotico, crudele. Una fissazione anale ritentiva, la quale si sviluppa a partire da genitori che mostrano un eccessiva tendenza al controllo dell’igiene del bambino, potrà produrre un carattere ostinato, possessivo, avaro, ossessionato dal controllo e dall’igiene.

• La terza fase, detta “fallica”, avviene tra i 3 e i 6 anni. Il bambino si rende conto dei suoi organi sessuali e della diversità tra maschi e femmine. È in questo stadio che si sviluppano i differenti complessi di Edipo e di Elettra. Il bambino maschio prova attrazione sessuale nei confronti della madre e odio verso il padre; si identifica con il secondo per poter sedurre la madre e, in seguito, per paura di essere punito sperimenta l’angoscia di castrazione sviluppando l’istanza del Super-Io come divieto interiore. La bambina a sua volta prova l’invidia nei confronti del pene, di cui la madre è sprovvista. Prova attrazione nei confronti del padre, e, per sedurlo, si identifica con la madre sperimentando per lei un sentimento di ostilità e competizione. Successivamente, penserà alla sessualità come atto recettivo. La fissazione in questa fase può condurre a personalità egoiste, orgogliose e superbe.

• Fa seguito una fase di “latenza” nella quale i desideri sessuali sembrano scomparsi (6-11 anni). In realtà la libido qui è “dormiente”, le pulsioni sono sopite, e gli interessi del bambino si dirigono verso le relazioni con i propri pari. C’è una tendenza a strutturare una certa solidità morale e l’accrescimento della propria autostima, e uno sviluppo maggiore dell’identità di genere.

• Quest’ultima fase è detta “genitale”, in quanto si realizza attraverso tutta la pubertà, cioè successivamente agli 11 anni. L’energia libidica è nuovamente liberata e concretizzata negli organi sessuali, e quindi darà vita alla ricerca di relazioni più profonde, stabili e significative con l’altro sesso.

Se la libido subisce una fissazione a uno stadio precedente a quello genitale, a causa di una certa educazione o di un trauma, secondo Freud non ci potrà essere un pieno sviluppo psichico della personalità, la quale giungerà dunque a una regressione nevrotica.

L’inconscio, sede privilegiata delle pulsioni e quindi dell’attività libidica sessuale, può produrre un aumento di stimoli nei confronti del soggetto nella sua totalità, il quale non riesce più a sostenerli provando angoscia. L’angoscia qui rappresenta dunque un “segnale di pericolo” derivante da una sovra attivazione pulsionale, che può condurre a sua volta a una rimozione e a una reattività compensativa. Oppure alla formazione di un sintomo (Pitto, 2014).

Data di Pubblicazione: 21 giugno 2019

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