L'Ultimo Viaggio del Curandero - Anteprima del libro di Hernàn Huarache Mamani
Un pomeriggio tranquillo
Quel pomeriggio tranquillo, me ne stavo seduto nella soffitta della mia casa, situata alla periferia della città di Arequipa. Il vento, che soffiava verso la cordigliera, ripuliva solo in parte l’aria dallo smog, dovuto alle migliaia di veicoli che circolano nel centro della città. Avevo scelto di vivere in questo luogo, perché mi permetteva di mantenere un contatto diretto con la natura. E mi ritrovai lì, come sempre, ad aspettare con ansia il tramonto scendere su quelle montagne dallo scenario mutevole, come in un mondo di fantasia e suggestione. I perenni guardiani della città erano Chachani, Phutina e Fichu Fichu. Poterli osservare in questa fase era un regalo che Madre Terra mi continuava a rinnovare. Per questo restavo in attesa, affascinato dal graduale passaggio dal chiarore all’oscurità.
Quando il giorno cominciò a tramontare, chiusi gli occhi e poi li riaprii, girandomi di centottanta gradi verso il punto in cui nasce il sole e davanti a me comparvero nitidamente i profili di quelle montagne, di un colore rosso dorato che sfumava verso il viola e il nero. Lo spettacolo che offriva la natura era portentoso, idilliaco e grandioso: le montagne che cambiavano colore e il gioco di luci e ombre, incoraggiavano le fantasie più stravaganti.
Estasiato davanti a questo spettacolo sublime, ne approfittai per contemplare il cielo: anche le nubi biancastre continuavano a mutare i propri colori, passando dal fucsia brillante al viola scuro e facendomi così immaginare la presenza di un mondo incantato. Ero cosciente che quello spettacolo fosse il frutto della mia ricerca, la realizzazione del desiderio di “sentire” la terra e vivere il presente come un’esperienza totalizzante.
D’improvviso, però, il momento magico che stavo vivendo venne interrotto da una serie di colpi alla porta piuttosto insistenti. Rimasi sorpreso, perché a quell’ora non aspettavo nessuno e, confuso dal quel continuo bussare che annunciava una visita imprevista, scesi le scale immediatamente, dirigendomi verso la porta e andai ad aprire. Davanti a me c’era Mario Perez, un noto divulgatore della spiritualità, molto conosciuto in città, che mi sorrise e mi porse la mano per salutarmi, dicendomi: «Fratello Hernàn, scusami se sono venuto a trovarti senza avvisare, ma ho un bisogno urgente dei tuoi consigli».
La sorpresa
Lo guardai sorpreso perché non pensavo che una persona come Mario necessitasse dei miei suggerimenti: meditava tutti i giorni, faceva esercizi anti-stress, teneva conferenze sulla crescita interiore davanti a gruppi numerosi di persone; cosa avrebbe potuto volere da me, proprio lui che sembrava vivere in perfetta armonia con se stesso? Eravamo amici di vecchia data e lo conoscevo abbastanza bene, perciò le sue parole mi meravigliarono. «Mario, che sorpresa! Vieni avanti, andiamo in sala così possiamo parlare con tranquillità», dissi, mentre lo invitavo a entrare.
Quando si fu seduto, scrutai il suo volto con attenzione: nei suoi occhi si poteva leggere una sorta di timore occulto. Mario non era certo una di quelle persone che si spaventano facilmente; inoltre, dopo le difficili prove che aveva dovuto superare seguendo un maestro spirituale indiano, aveva imparato a mantenere la calma in ogni circostanza. Da quando lo conoscevo, lo avevo sempre visto sorridente, disponibile e di buon umore; ma ora, osservandolo in preda a un momento di disperazione, riuscivo a scorgere in lui un lato fino ad allora a me ignoto. Dov’erano andate a finire la sicurezza, la serenità e l’allegria di cui faceva sempre bella mostra? Cosi, un po’ perplesso, gli chiesi: «Dimmi, come potrei esserti utile?».
«È da una settimana che ci penso e sono arrivato alla conclusione che la mia vita non ha senso. Se non riesco a risolvere questo problema, davanti a me vedo solo un futuro oscuro.»
«Hai voglia di scherzare? Tu, l’eterno ottimista, che dici queste cose. Non ci posso credere.»
«Nonostante il tuo scetticismo, vedo tutto in negativo da quando è morto il mio maestro spirituale e i suoi adepti hanno cominciato a scontrarsi fra loro per stabilire chi sarà il suo successore.»
«Accade sempre quando c’è un interesse di potere» risposi calmo, «la rivalità, il desiderio di essere il discepolo prediletto, possono far nascere un conflitto di successione. Ma tu cosa c’entri con tutta questa storia?»
«Io sono il capo spirituale del centro che abbiamo aperto in città, ma anche qui è sorta una lotta interna che sta dividendo il gruppo e alcuni non sono più soddisfatti del mio lavoro.»
«Rinuncia al tuo ruolo, così resterai fuori dàlia disputa e, quando le acque si saranno calmate, ti richiameranno.»
«Non posso e non voglio. Ho dedicato molti anni della mia vita alla creazione di questo centro e adesso ho paura che finisca nelle mani sbagliate.»
«Tu stesso hai detto che non si devono avere pregiudizi sulle persone né attaccarsi a ruoli o incarichi. Inoltre, se gli uomini che fanno parte del centro ti stimano e hanno fiducia in te, alla fine si sistemerà tutto.»
«Sì, però c’è un socio del centro che mi vuole allontanare ed è riuscito a portare dalla sua parte la grande maggioranza dei miei sostenitori. Non potremmo fare qualche rituale incaico a te noto, per evitarmi tutti questi problemi?»
«Potremmo, ma questo significherebbe limitare il libero arbitrio delle persone e proprio tu hai sempre affermato che la libertà è il bene più prezioso.»
«Si tratta, però, di un momento delicato e pericoloso: i soci non riescono a pensare con lucidità, perché i loro animi sono infuocati. Mi devi aiutare.»
«Mario, tu sei venuto a chiedermi un consiglio e non voglio lasciarti andare a mani vuote. La mia risposta è questa: rompi col passato, non cercare di aggrapparti al potere, rispetta la decisione degli altri e poi tenta di vivere in pace con te stesso. Solo così potrai recuperare la tua armonia interiore.»
«Vuoi dire che non potrai aiutarmi?»
«Non nella maniera che ti aspetteresti. Io ti consiglio di meditare prima di tutto sull’importanza della tua presenza nel centro; poi cerca di analizzare i problemi con calma e concentrati sugli altri. Ma soprattutto prega perché torni l’armonia fra i soci, altrimenti ti ritroverai a vivere in un mondo di dispiaceri e di infelicità.»
Quando se ne fu andato, mi fermai a riflettere su quello che mi aveva detto. Io stesso rimasi sorpreso del modo in cui avevo risposto alla sua richiesta d’aiuto e mi domandai da dove venissero le idee che avevo espresso. Avevo forse acquisito una nuova visione della vita? E perché negli ultimi anni continuava ad aumentare sempre di più il numero di persone che venivano a chiedermi consigli?
Questo testo è estratto dal libro "L'Ultimo Viaggio del Curandero".
Data di Pubblicazione: 1 ottobre 2017