Scopri come i poteri forti esercitano in maniera nascosta la loro influenza per manipolarci e controllarci leggendo l'anteprima del libro Tecnoschiavi.
La rivoluzione non ha bisogno del popolo
La rivoluzione oggi in corso è quella del passaggio dal controllo dei popoli mediante il loro indebitamento, al loro controllo - e in prospettiva al loro soppiantamento - mediante strumenti tecnologici. Questa rivoluzione, che procede sempre più veloce verso quell'esito, ispira la massima in epigrafe, "homo infine velocior" (l'uomo accelera nel finire), derivata dal detto "motus infine velocior".
Questo libro tratta del potere nella società o sulla società, e ne tratta dal punto di vista strutturale, ossia del suo funzionamento, del rapporto tra forze e interessi, dei fattori di cambiamento e di instabilità, di come si organizza il potere dentro di essa e su di essa. Per intenderci, pur facendo ampi riferimenti anche a determinati fatti e processi recenti e attuali, è un libro sistematico e non aneddotico, del tipo de II Principe di Niccolò Machiavelli e de II Capitale di Karl Marx, non di quelli di un Marco Travaglio. Cerca di comprendere in modo organico (e per mantenere i collegamenti fra i concetti, ho dovuto ricorrere a ripetizioni) i fattori e le dinamiche di tipo economico-finanziario, socio-politico e giuridico, perché se non si integrano tra loro queste diverse prospettive, si finisce sempre in concezioni fallaci e peregrine, capaci di ispirare soltanto proposte velleitarie e sterili.
Parla dell'oligarchia dominante, dei suoi piani e dei suoi strumenti: l'Italia è Paese leader nel predicare di essere effettivamente uno Stato democratico, e che chiunque lo nega sarebbe un bieco qualunquista, ma ormai anche un suo politologo tra i più affermati, Giorgio Galli, riconosce apertamente che le cose non stanno così, che il potere effettivo, decisionale, su scala globale, è sempre di più nella mani di poche decine di persone (nel 2010 metà delle ricchezze del pianeta era posseduta da 338 super-ricchi, ristrettisi a 62 nel 2015), che lo trasmettono dinasticamente e che non rendono conto ad alcuno.
Dal punto di vista della strutturazione sociale, recentemente si è fatta ben visibile l'esistenza di due differenti livelli di azione politica:
- Un livello superiore, tecno-plutocratico, non esposto all'opinione pubblica, al pubblico voto e al pubblico dibattito (manda avanti "teste di legno" politiche del livello inferiore) e che non ha bisogno di essere eletto o rieletto. Un livello già svelato agli inizi del secolo scorso dai sociologi italiani Gaetano Mosca, Vilfredo Pareto e Roberto Michels, e successivamente analizzato negli anni Cinquanta, in ambito USA, dal sociologo Charles Wright Mills col suo saggio The Power Elite: un livello capace di costruirsi uno Stato nello Stato, oggi chiamato "Stato ombra", fatto di apparati sostanzialmente segreti. Questo livello elabora e porta avanti, dietro porte chiuse, piani di lunghissimo termine per intere nazioni e gruppi di nazioni; piani che hanno portato non solo a trasformazioni di cultura, gusti, moralità, ma anche e soprattutto al termine di un'azione secolare che ha avuto molti passaggi esecutivi ai quali nostri inconsistenti statisti hanno puntualmente cooperato: la riduzione degli Stati a una condizione di indebitamento inestinguibile e sottomissione politica nei confronti del cartello dei grandi banchieri intemazionali - onde lo svuotamento degli Stati nazionali parlamentari in favore di organizzazioni sovranazionali burocratico-finanziarie (ONU, UE, BCE, FMI) - una strategia che ho analizzato dalle sue origini nel saggio Euroschiavi. In questo tipo di strategie rientrano la c.d. costruzione europea e la c.d. moneta unica, assieme alle narrazioni con cui esse vengono presentate all'opinione pubblica.
- Un livello inferiore, politico, che si espone pubblicamente, sottoposto al voto e alla critica dei mass media, all'intervento della magistratura, all'azione dei mass media, operante sul breve termine e per obiettivi circoscritti (i politici eletti operano soprattutto per farsi rieleggere alla scadenza), sostanzialmente e nel suo complesso esecutore, in parte consapevole, dei piani del livello superiore; le poche eccezioni che cercano di sottrarsi ai detti piani usando la forza del consenso democratico vengono o piegate immediatamente con mezzi materiali, giudiziari, finanziari (ultimamente: Gheddafi, Berlusconi, Tsipras, Varoufakis), oppure neutralizzate nel medio-lungo termine attraverso l'evoluzione del contesto, spesso sfruttando le loro ingenuità e i loro errori. Il livello superiore può costruire e lanciare in brevissimo tempo nuovi leader come suoi fiduciari (Renzi, Macron); può anche, dando forza, carisma e impulso ad alcune istituzioni (in Italia, alla magistratura e al Quirinale) e a certi processi di trasformazione culturale, eliminare intere classi politiche non più consone ai suoi piani (come avvenuto in pochi anni in Italia con Mani Pulite, e in tempi più lunghi in Francia).
Complottismo e cospirazionismo
Apro qui una parentesi sul complottismo o cospirazionismo. La politica nazionale e internazionale, come pure la politica economica e finanziaria, e quella militare, da quando esistono, sono attività competitive, i cui soggetti agiscono non certo con la trasparenza e la sincerità, bensì coi metodi della segretezza, della dissimulazione, della menzogna, del bluff, dei falsi scopi, del tradimento, dello spionaggio, del complotto - appunto - ecc.; e le dichiarazioni pubbliche (promesse, minacce, proclami etici, informazione e disinformazione, propaganda), in tali attività, si fanno strumentalmente ai fini, spesso non dichiarati, che si vogliono raggiungere (si pensi al diritto alla segretezza e alla criptazione riservato alle banche centrali). Niccolò Machiavelli descrisse questa realtà ne Il Principe, basandosi su esempi storici a lui disponibili.
Pertanto, l'analizzare e interpretare le varie operazioni (scelte, mosse, leggi, atti giudiziari) dei poteri costituiti e degli uomini politici tenendo conto di tale realtà, dei metodi suindicati, è semplicemente il modo realistico di studiarli; mentre il fermarsi alle intenzioni dichiarate dai suddetti è insensato e ingenuo, anche se confacente agli interessi dei medesimi poteri.
Il problema è che oggi, anche grazie al web, si dedicano a queste analisi e interpretazioni molte persone sprovviste delle necessarie basi culturali soprattutto in campo storico, economico, giuridico; e che quindi esse frequentemente formulano congetture fantasiose, arbitrarie e ridicole, da cui altri restano affascinati e conquistati. Ciò dà al potere costituito apparenti ragioni per liquidare come complottismo delirante e fake news ogni e qualsiasi analisi realistica dei suoi atti e ogni fuga di notizie riservate che possa danneggiare i suoi piani.
Nella presente fase storica, stanno cadendo non solo di fatto, ma anche nelle leggi e sul piano dei valori, una dopo l'altra, tutte le colonne portanti della civiltà europea, via via che dall'alto vengono calati principi incompatibili con esse, in nome di libertà dei capitali e dei mercati e persino di una sorta di posticcia religione dei diritti dell'uomo. Cadono così la pluralità dei pensieri sotto il peso del pensiero unico, la libertà scientifica sotto l'impero della ricerca finanziata e secretata delle corporations e dal settore militare, la piccola proprietà privata sotto il peso del fisco, e assieme ad essa il generale ed europeissimo principio di legalità e pubblica sindacabilità delle decisioni del potere, della responsabilità dei suoi detentori, della certezza-conoscibilità delle regole, della partecipazione politica dei cittadini, il diritto a essere una nazione e a una democrazia rappresentativa della nazione, responsabile dinnanzi ad essa. Vengono meno la stessa natura pubblica dello Stato, l'inviolabilità biologica e genetica del corpo umano: l'élite globalista ha iniziato a modificare bio-geneticamente la gente (vaccini, farmaci, additivi, radioonde, nanopolveri, aeresol...) per gestirla nella crisi dei mutamenti climatici, dell'esaurimento delle risorse, del disastro ecologico.
Va considerata la possibilità che la storia sia concretamente arrivata alla fine - ma non di se stessa, bensì dell'Uomo, come adombra la Postfazione filosofica di Luigi Tedeschi:
«Nel 1984, all'inizio dell'era del capitalismo finanziario, The Minimal Self: Psychic Survival in Troubled Times, di Christopher Lasch, già descriveva un'umanità che, di fronte alla nuova precarietà della vita, al crescendo del riarmo, del crimine, del terrorismo, del deterioramento ambientale, e nella prospettiva di un declino economico di lungo termine, si stava ritirando dagli impegni, dai rapporti e dai progetti che presuppongono un mondo rassicurante e ragionevolmente stabile. Quindi cominciava il processo di sfaldamento delle tradizionali identità culturali, delle comunità e aggregazioni, della famiglia e di tutti i legami esistenziali. Tramontava la fede nel progresso, nella bontà della vita, di un generale movimento ascendente della storia; idea nata dall'illuminismo, già entrata in crisi nella prima metà del secolo scorso, ma potentemente ravvivata dalla straordinaria crescita tecnologica ed economica del secondo dopoguerra, che sembrava costruire una democrazia di consumatori. La minimalizzazione del sé, chiaramente, rende l'uomo più passivo e più malleabile per un nuovo ordine sociale e politico».
Alcuni soggiungono, cupamente: «Dire la verità non è difficile, bensì improduttivo (pointless)». Dissento da questo tranchant assioma, in quanto riconosco una certa potenza nel dire la verità, sebbene, di fatto, anche di fronte ad essa, alla dimostrazione evidente dei soprusi, gli interessi diffusi, cioè il popolo, siano evidentemente incapaci di coordinarsi e mobilitarsi per difendersi, rispetto all'alta capacità di coordinamento e mobilitazione delle élite globali e in generale dei gruppi di interesse organizzati, quali sono, a un livello inferiore e locale, i magistrati, i burocrati e i parlamentari.
Karl Marx aveva pronosticato che le persone sfruttate, cioè i "proletari", niente avendo da perdere "se non le proprie catene", avrebbero sviluppato solidarietà internazionalista, coscienza e lotta di classe, ardimentosa intraprendenza, al contrario della classe capitalista dominante, la quale pertanto sarebbe stata rovesciata. Ma le cose stanno andando nel senso esattamente opposto. Le classi sottomesse e impoverite in buona parte sostengono il sistema capitalistico-finanziario perché hanno affidato ad esso (al mercato) i loro risparmi e investimenti previdenziali, e da esso dipende la incerta stabilità dei loro redditi e dei loro rimanenti risparmi, nonché le loro future e altrettanto incerte pensioni. Al contempo, la coscienza di classe (anche per effetto di una penetrante educazione consumistica all'evasione e all'edonismo amorale, che abbassa la forza cognitiva e morale) si affievolisce e non assume un carattere internazionalista, ma piuttosto diviene egoisticamente nazionalista: il ceto lavoratore tedesco o francese vota per governi e politiche che fanno il suo interesse a scapito dei lavoratori dei Paesi periferici.
Questo libro parla delle condizioni necessarie alla coesione e al funzionamento delle società moderne, e di ciò che avviene quando quelle condizioni si deteriorano, come ora stanno deteriorandosi; e di come dalla crisi di un ordine può scaturire un nuovo assetto. Parla di dottrine economiche forgiate mendacemente per legittimare riforme politiche e una diversa, sempre più sperequata, suddivisione dei redditi e dei diritti tra capitale e lavoro. Parla di due grandi processi in corso: la strategia finanziaria speculativa, liberista (ma è il falso liberismo dell'imperante scuola di Chicago, non quello di Von Mises e Von Hayek), che mira al profitto di breve termine attraverso ampie e frequenti oscillazioni, quindi attraverso l'alternarsi di bolle e di crisi (metodo del pump-and-dump, cioè prestare molta liquidità all'economica per farla espandere e indebitare, per poi tirare i cordoni, mandarla in insolvenza e rastrellare gli asset da essa prodotti), che essa chiaramente preordina e scarica sulla gente usando le subornate istituzioni politiche; e attraverso un'ingegneria sociale di lungo termine, che mira alla concentrazione del potere in forma autocratica e irresponsabile sopra una società globale amorfo-passivizzata. La prima strategia, con i suoi effetti disgreganti sulle solidarietà e sulle identità, dissoda il terreno per l'avanzata della seconda.
Dove stiamo andando?
Per comprendere dove stiamo andando, occorre analizzare strumenti, strutture, pianificazioni, processi storici e ordinamenti relativi all'acquisizione e all'esercizio del potere, con particolare attenzione all'attuale fase storica, caratterizzata da una specifica costellazione di grandi rivoluzioni in atto sotto il segno della libera volpe in libero pollaio: capitalismo incondizionato e libero mercato in cui tutto e tutti hanno un prezzo ma niente e nessuno ha valore:
a) Dalla centralizzazione su scala globale del potere decisionale e operativo reale in pochi organismi autocratici e insindacabili, che deliberano autoreferenzialmente a porte chiuse sulle grandi scelte, le grandi riforme e sulle regole per le nazioni, disponendo in autonomia delle leve finanziarie - sicché i fatti dimostrano utopistica l'idea di un possibile potere politico regolatore al di sopra degli interessi forti e del mercato: il potere politico non impedisce il massiccio ricorso alle esternalità, ossia allo scarico sulla gente e sull'ambiente dei "danni collaterali" o "esternalità" del business, che spesso è lontano, come lo sono i consumatori, dai luoghi dove avviene la lavorazione inquinante e lo sfruttamento della manodopera, quindi né l'uno né gli altri sono toccati da essi, ossia li esternalizzano - e addirittura permette, per dirne solo una, che l'industria alimentare lucri producendo espressamente per i bambini una completa gamma di dolciumi e bevande notoriamente obesizzanti, diabetizzanti e neurotossici, che preparano una clientela fissa per l'industria farmaceutica; similmente lascia che l'industria finanziaria smerci alla popolazione generale i suoi prodotti tossici - e ciò mina la civiltà occidentale al suo livello biologico: la sacralità-inalterabilità fisica della persona umana.
b) Dalla privatizzazione degli Stati e delle repubbliche (sempre più orientati nelle loro politiche dai "mercati" anziché dai o ai popoli, e sempre più governati da personaggi provenienti e imposti dalle grandi banche globali), che quindi cessano di essere tali e di essere legittimati all'esercizio del potere, come si dirà; e - si badi bene - i mercati che dirigono la politica non sono più quelli classici dell'economia reale, cioè della produzione, del consumo, dell'occupazione, della distribuzione del benessere (in cui si guadagna aumentando la produzione e il consumo, quindi gli operatori hanno interesse alla stabilità e alla crescita e a porre fine alle crisi); sono bensì quelli finanziari (i cui operatori lucrano con la speculazione finanziaria e con le bolle, cioè sulle forti oscillazioni, socialmente devastanti, senza produrre e distribuire ricchezza reale, che si concentra sempre più nelle loro mani: economia estrattiva: l'arricchirsi togliendo alla società).
c) Dal fatto che il produrre e distribuire crescente benessere reale (redditi, beni, servizi) per ottenere consenso e coesione sociale non è più necessario al potere costituito, perché l'ottemperanza (compliance, obbedienza) sociale viene ormai ottenuta direttamente con l'uso della paura e con la potenza tecnico-amministrativa (vedi punto e); onde viene meno la classica dialettica tra modelli di sviluppo (cioè modello socialista contro modello capitalista) perché viene meno lo stesso sviluppo (sostituito con la decrescita infelice) e con esso il progresso, sia economico che civile che sociale, in quanto non più necessario al funzionamento dell'apparato del potere. Siamo cresciuti nei lunghi decenni del miglioramento economico costante, congiunto al progresso tecnologico e civile; perciò in noi, subconsciamente, si è consolidato il sentire che il graduale miglioramento nel progresso sia la normalità; ma la storia dice diversamente. Oggi, piuttosto, dovremmo parlare di modelli e scenari alternativi di declino nel regresso. Modelli in cui alle classi governate si dice che il progresso esige l'accettazione del peggioramento delle condizioni di vita e del livello dei diritti.
d) Dal fatto che, per il funzionamento del potere, i singoli popoli (le masse) e i loro territori sono divenuti superflui, intercambiabili, dunque sacrificabili (vedi il mio saggio Oligarchia per popoli superflui. L'ingegneria sociale della decrescita infelice) per effetto dell'evoluzione e smaterializzazione dei processi e degli strumenti del profitto e del potere nonché dell'esaurimento del ruolo portante della crescita dell'economia produttiva nel passaggio a quella finanziaria improduttiva. La robotizzazione e l'informatizzazione (algoritmi, intelligenza artificiale in vertiginosa crescita) da una parte, la globalizzazione dall'altra (cioè la libera circolazione dei capitali e delle imprese alla ricerca del lavoro a basso costo), stanno rendendo inevitabilmente superflue crescenti masse di lavoratori (soprattutto i non giovani), precari gli impieghi, calanti i salari. Il lavoro è sempre meno richiesto, i lavoratori di livello medio e basso sono sempre più sostituiti dall'automazione e dai computer, ma lo stesso inizia ad accadere anche a quelli di livello superiore. Ogni robot introdotto riduce l'occupazione netta di 6,2 unità mediamente. I fatti hanno dimostrato falsa la promessa che la tecnica e la globalizzazione avrebbero creato altrettanti nuovi impieghi per quelli che avrebbero estinto. Per tutti i suddetti fattori, i popoli hanno perduto quasi tutta la forza di contrattazione con la classe dominante; conseguentemente, la loro condizione giuridica, economica e morale sta radicalmente peggiorando: perdono costantemente diritti politici ed economici, come cittadini, elettori, lavoratori, pensionati, malati... a dispetto del parziale mantenimento delle forme giuridiche di democrazia, libertà e dignità.
e) Dal fatto che il potere costituito, dopo una fase in cui ha affidato il controllo, l'irreggimentazione e lo sfruttamento del corpo sociale a strumenti propagandistici e finanziari che agiscono indirettamente sulle persone e sulla società, cioè condizionando la loro comprensione della realtà e la loro condotta economica pubblica (politica) e privata, sta iniziando una fase in cui agisce influenzando direttamente la vita e la biologia delle persone attraverso i nuovi strumenti tecnologici (biochimici, elettronici, elettromagnetici, ingegneria genetica, impianti di microchip, smart dust). E altresì mediante macchine molecolari (nano-robot detti DNA cargo-sorting) in grado di modificare il DNA (senza che gli interessati se ne accorgano): una realizzazione tecnologica annunciata alla fine del 2017. Insomma, rispetto al paradigma liberale, si è invertito il rapporto: lo Stato-apparato controlla e modifica i cittadini anziché essere da loro democraticamente modificabile a seconda delle loro esigenze. Farmaci e cibi geneticamente modificati non si limitano a influenzare la fisiologia e lo sviluppo, soprattutto se raggiungono gli embrioni, ma mutano il DNA umano. Da decenni sono divulgate tecnologie di controllo psico-comportamentale, sviluppate da agenzie governative USA, mediante impianti cerebrali radiocomandati, e retrostanti progetti di regolare la società con tali mezzi, esposte dapprima dal professor Manuel José Delgado nel suo Controllo fisico della mente - verso una società psicocivilizzata (1969). Oggi ciò sembra tecnologicamente possibile soprattutto grazie alle interfacce neurali, ai microchip sottocutanei ed encefalici, e ai nano-robot. L'impianto di tali congegni può esser fatto di nascosto o venir reso una necessità pratica per accedere a molti servizi anche di diagnosi e cura, nonché per potenziare facoltà cognitive, specialmente la memoria.
Si avvera il sogno del generale Markus Wolf, il comandante della Stasi: non è più necessario convincere metà della popolazione a sorvegliare l'altra metà, perché lo fanno i computer. E non è quasi più necessario ricorrere alla forza per ottenere l'ottemperanza della gente: i comportamenti desiderati possono essere indotti per suggestione o limitazione mentale o manipolazione neurofisiologica (non solo contingente, ma anche strutturante, neuroplastica, come descritta da Doidge). L'attuale sistema educativo e didattico, rispetto a quello durato fino a qualche decennio fa, è congegnato in modo da non sviluppare facoltà cognitive e metacognitive, quali l'attenzione sostenuta, la memorizzazione, l'analisi computazionale dei testi, e in genere l'autodominio, la capacità di imporsi qualcosa di non gratificante e di contenere gli impulsi differendo le gratificazioni e sopportando le frustrazioni. È congegnato per produrre persone passive, deboli, dipendenti, condizionabili, incapaci di opporsi e reagire. Una società rigidamente dipendente per i servizi essenziali (comunicazioni e pagamenti compresi) e per i beni essenziali, quindi per vivere, da reti globali gestite da monopolisti soprastanti al controllo delle pubbliche istituzioni, i quali pertanto dettano le condizioni, gli standard e i limiti di diritti e libertà, e "scremano" la ricchezza reale generata dai settori produttivi, che essi indebitano inestricabilmente. Il non aver bisogno di usare la forza per mantenere il dominio sociale rende la dominazione meno percepibile, abbassa il rischio che la gente reagisca, ma anche che capisca. Il cittadino delle "democrazie" liberiste reali è l'opposto di quel che dovrebbe essere per la teoria liberale, ossia è completamente passivizzato e impotente, salvo che si ribelli alle regole, rispetto alle pretese del fisco, ai tagli dei servizi, a chi decide i prezzi dei beni, le tariffe dei servizi, le condizioni di lavoro, la rischiosità delle banche, i dogmi e recinti culturali, per non parlare delle politiche economiche. Ma se denuncia il sistema è un estremista, o perlomeno un populista.
Data di Pubblicazione: 16 gennaio 2019