Il Simbolismo di Nettuno: Misticismo o patologia? Quali sono i significati di questo archetipo? Scoprilo leggendo l'anteprima del libro di Lidia Fassio.
Il Simbolismo di Nettuno
Misticismo o patologia?
Nettuno simboleggia quella parte di noi che desidera ritornare alla fonte dalla quale ci siamo separati alla nascita, e non è quindi un caso che chi è particolarmente segnato dal pianeta abbia tendenze verso la spiritualità e il misticismo.
Sappiamo però quanto siano ardui questi slanci e quanta discriminazione ci voglia per evitare di cadere vittime di persone con pochi scrupoli che vogliono solo indottrinare e abusare della fragilità altrui utilizzandola per scopi personali; altre persone invece rischiano perché sono poco strutturate, e possono soccombere alle tante seduzioni dell'inconscio.
Il mondo di Nettuno — al pari di quello di tutti gli altri archetipi — è ambivalente, per cui può esprimersi tanto con la sua parte luminosa quanto con la sua parte ombra. Nel primo caso Nettuno spinge i suoi adepti ad andare oltre se stessi, sperimentando la possibilità di trascendere il mondo ordinario per accedere alle risorse delle sfere celesti.
È là che chi crede può trovare l'illuminazione, approdando alla comprensione dei misteri dell'esistenza e della verità che finalmente potrà mettere a tacere tutte le paure e tutti i dubbi.
È in quell’ambito che l’intera sintonia della vita si ritrova nel Tutto, un Tutto che a noi sembra il Paradiso, la meta finale di Dante cui lo condusse Beatrice: un mondo fatto di pura coscienza e di connessione con la fonte a cui si fa finalmente ritorno.
Forse, più che di “mondo”, si tratta di uno stato dell'essere dato da un profondo senso di partecipazione a ciò che si vive e si è in quanto parte di questo Tutto.
Stati mistici
Non è però sempre questa la destinazione finale. Per raggiungere lo stato di illuminazione si deve passare attraverso l’amore, la vera forza universale che attrae e tiene insieme tutte le cose; se non c'è amore, manca la grazia, anche se noi abbiamo una certa propensione a scivolare nell'illusione di averlo raggiunto.
Per arrivare a Nettuno occorre avere un'identità solida e una coscienza in grado di fare da filtro a ciò che arriva dall'inconscio; in caso contrario possiamo confonderci e pensare di aver trovato la pace e l'armonia, quando in realtà siamo “solo” scivolati in uno stato psicotico, in cui la coscienza si è dileguata mentre noi restiamo preda dell'inconscio e di un mondo indifferenziato in cui non vi sono né bellezza né armonia, ma solamente una fusione totale.
Tutto questo, però, non è ciò che Nettuno desidera, dato che il suo compito è di portarci a essere parte di un tutto in totale coscienza. Questo archetipo desidera che riconosciamo di far parte di qualcosa di più grande di noi e che riusciamo a sentirci tali, non certo che ci perdiamo senza mantenere il senso dell'identità e dei confini.
In qualità di ultimo archetipo dello Zodiaco, Nettuno vuole risolvere il paradosso finale in cui individualità e totalità ridiventano un tutt'uno, finalmente capaci di danzare insieme.
Oggi sappiamo che anche in presenza di determinati stati psichici, e in particolare della psicosi, si verificano spesso esperienze profonde che somigliano agli “stati mistici”; Stanislav Grof ne parla accuratamente nei suoi libri, riferendo di pazienti che raccontano di incontri con demoni, santi, angeli, spiriti guida e perfino con Dio.
Stanislav Grof
Grof sostiene che queste esperienze trascendono totalmente la struttura cristiana tradizionale e somigliano molto di più ai fenomeni descritti nel "Libro Tibetano dei Morti". Peraltro, quando l'acido lisergico — più comunemente conosciuto come LSD — venne utilizzato dai ricercatori per esplorare la psiche, si scoprì che era in grado di evocare anche stati mistici e religiosi.
Le sostanze psichedeliche hanno infatti effetti amplificatori: inducendo questo tipo di esperienze in coloro che li assumono, possiamo dedurne che detti stati sono già presenti nell'inconscio di ogni essere umano e che vengono semplicemente attivati dalla sostanza.
Al di là dell'uso personale, la sperimentazione scientifica delle sostanze psichedeliche è un fenomeno relativamente recente; eppure, è noto l’uso che fin dall'antichità veniva fatto delle piante psicotrope, dei funghi “magici” e di altro ancora, impiegati durante cerimonie sacre per indurre nei partecipanti stati di coscienza non ordinari, oppure come strumento per amplificare le potenzialità della mente o ancora come mezzo meramente ricreativo.
Nella medicina cinese queste sostanze venivano utilizzate già 3.500 anni fa per curare svariate malattie, e i Maya, gli Aztechi e gli indiani d'America utilizzavano il cactus peyote, i funghi sacri e altre sostanze nei loro rituali.
A tutt'oggi, gli sciamani della Siberia e del Sud America utilizzano queste sostanze che, a detta di molti ricercatori tra cui lo stesso Grof, possono produrre, senza alcuna programmazione, stati di rapimento estatico che non si differenziano minimamente da quelli riportati nelle scritture sacre delle grandi religioni di tutto mondo; il fatto di averle sperimentate in laboratorio ha permesso di avere affascinanti intuizioni riguardo la comprensione dei meccanismi della psiche.
Visioni archetipiche
L'inconscio umano, quando viene attivato chimicamente, facilita gli stati di trascendenza producendo sensazioni di unità cosmica e il superamento dei confini spazio-temporali, e dando vita a grandi visioni, quelle che Jung ha definito archetipiche.
Queste visioni appartengono all’inconscio collettivo e non hanno nulla a che fare con la cultura individuale, tant'è che possono verificarsi anche in soggetti con problemi di natura psichiatrica.
Jung, nel suo lavoro alla clinica psichiatrica Burghélzli, riferisce di esperienze di questo tipo vissute dai suoi pazienti schizofrenici, e dunque da persone con grandi problematiche sul piano dell'Io e della coscienza; costoro entravano in stati di coscienza transpersonali descrivendo miti o esperienze di regressione durante le quali emergevano ricordi della vita dei loro antenati o di quando erano in stato embrionale.
Si sono verificati anche episodi in cui i soggetti — in questo caso sotto l'effetto dell’LSD — avevano travalicato le barriere spaziali riuscendo a percepire la coscienza di altre persone o addirittura dell'intera umanità; altri si identificavano con animali o piante, e altri ancora riferivano di uscire dal corpo e di fare viaggi nel tempo. È stato dunque abbastanza facile vedere in loro episodi psicotici.
Vera crescita evolutiva
Le esperienze di tipo nettuniano sono difficili da codificare, e forse è per questo che suscitano sempre sospetti o incredulità; anche la scienza fatica a collocarle, dal momento che non è ancora riuscita a comprenderle pienamente né a sapere da dove esattamente si originano.
Eppure, ciò che è interessante per noi è pensare che siamo parte di un'esperienza infinitamente più vasta e che, anche se alla nascita si perde il contatto con essa, alcuni individui — vuoi perché ricercano questo tipo di trascendenza attraverso pratiche di meditazione o altre tecniche destinate allo scopo, vuoi perché in alcuni momenti della loro vita abbassano la vigilanza della coscienza — vivono realmente queste esperienze, che quindi non possono essere considerate inesistenti o semplicemente bollate come “follia” soprattutto quando a sperimentarle sono soggetti dotati di un buon senso della realtà.
A fronte di tutto ciò, le crisi spirituali degli schizofrenici, se affrontate con perizia e intelligenza, possono diventare momenti di vera crescita evolutiva e anche di risanazione.
Data di Pubblicazione: 28 novembre 2023
