Fai la Differenza - Anteprima del libro di Jennifer B. Kahnweiler
Basta comportarsi da estroversi!
Abbassa la voce e rafforza i tuoi argomenti. Barbara McAfee, scrittrice e cantante
Lo sapevate che...
Le idee migliori spesso nascono nel bel mezzo della solitudine? Che scrivere un'email persuasiva può far progredire un progetto molto più velocemente di una normale conversazione? Che ascoltare il non detto è più importante di ascoltare ciò che è esplicitato con le parole?
Le persone in grado di esercitare un'influenza discreta - quelle che si danno da fare senza ricorrere a tecniche troppo sfacciate - hanno imparato questa lezione dall'esperienza. Come le increspature sulla superficie di uno specchio d'acqua, sanno esercitare un grande effetto senza fare tanto clamore. Quando gli introversi devono influenzare gli altri si concentrano sulla riflessione e sull'attento ragionamento. Non si mettono in mostra né attirano l'attenzione. Con il loro modo di fare umile e tranquillo, si accertano che le persone su cui sperano di fare presa recepiscano il loro messaggio. Eppure, di frequente, vengono ignorati o sotto-valutati dalle aziende o dai colleghi, i quali spesso danno per scontato che le tante parole e i grandi discorsi debbano regnare incontrastati.
Se siete introversi ci sono buone probabilità che abbiate cercato di influenzare gli altri imitando i vostri colleghi più esuberanti. La mia idea è che un approccio simile non fa per voi: è estenuante, insostenibile e, in ultima analisi, inefficace. Contrariamente a quello che dicono la maggior parte dei libri sull'influenza, la risposta non sta nel trasformarsi negli estroversi che non siete e non sarete mai. Io credo, piuttosto, che saprete essere persone in grado di influenzare gli altri più efficacemente se smetterete di recitare la parte degli estroversi e cercherete invece di sfruttare al meglio le vostre qualità naturali - e discrete. Attraverso il racconto di storie di successo e i consigli di persone introverse che ce l'hanno fatta, questo libro vi illustrerà come identificare, amplificare e applicare queste qualità naturali, che vi consentiranno di fare la differenza senza fare tanto rumore. Scoprirete come riconoscere la vostra energia interiore, affidarvi alla saggezza che contiene e mettervi coscienziosamente in gioco col resto del mondo.
Gli ostacoli all'influenza discreta
Senza dubbio, oggi, nel mondo del lavoro domina il rumoroso approccio estroverso. Questo approccio, che annulla le tendenze naturali di più di metà della popolazione, pone seri ostacoli all'influenza discreta. Eccone alcuni, vi suonano familiari?
Protagonismo dei team
Negli anni '80 le multinazionali hanno iniziato a seguire la moda riassunta nello slogan «il lavoro di squadra produce risultati», facendo proliferare gli approcci di gruppo fino a giungere alla situazione attuale, in cui la professionalità sembra necessitare quasi sempre del lavoro di squadra. È probabile che il vostro supervisore si definisca un team leader e il vostro gruppo di lavoro si chiami, appunto, team. I posti di lavoro sono organizzati in modo che tutti siano seduti vicino al proprio team, che gran parte del lavoro si svolga nel corso delle riunioni e che si organizzino brainstorming per partorire nuove idee; non solo, ma si fa di tutto per raggiungere gli obiettivi del proprio team e la maggior parte dei candidati non vengono assunti finché non hanno avuto un colloquio con tutti i membri della squadra. Questo approccio, pesantemente incentrato sul gruppo, rappresenta un problema per gli introversi. Non solo il fatto di dover sempre interagire con gli altri svuota le loro riserve di energia, ma toglie loro anche quello spazio fisico e intellettuale di cui hanno bisogno per dare il meglio di sé. Se siete una persona introversa sapete che avete bisogno di stare soli per riflettere e creare. Spesso attorno a voi si accumula così tanta pressione che siete costretti a cercare la «solitudine in bagno». Non a caso, infatti, un'indagine che ho condotto su un centinaio di introversi ha rivelato che quattro su cinque affermavano di «essere sfiniti dagli altri». Di fronte alla pressione dello stare a contatto con gli altri tutto il giorno, i nostri «influen-zatori discreti» fanno molta fatica a trovare la tranquillità, il tempo e la preparazione necessari a concepire i loro progetti.
Il bisogno di parlare dei propri risultati e delle proprie idee
Nella maggior parte delle aziende, la condivisione dei propri risultati contribuisce a formare il brand personale di ciascuno. Le persone arrivano a conoscervi e ad apprezzare il vostro valore perché parlate di voi stessi e di ciò che avete fatto. Il problema è che coloro che non «se la tirano» (ovvero, la maggior parte degli introversi) spesso si ritrovano, senza volerlo, tagliati fuori. Se il loro capo non cerca i loro suggerimenti, non mette in risalto il loro talento e non dà loro visibilità, rischiano di restare indietro. L'attuale cultura aziendale non premia l'umiltà. La compostezza e la moderazione spesso comportano il rischio di venire trascurati. Le persone introverse hanno grandi idee che passano inosservate. Nelle situazioni di gruppo possono anche presentare soluzioni intelligenti, ma non sembrano riuscire a trovare il modo giusto per condividerle. Perfino nelle conversazioni faccia a faccia - specialmente con gli estroversi - hanno difficoltà a proporre le proprie idee e a farsi ascoltare. Parlando poco di sé, queste persone discrete tendono a sfuggire ai radar, e sono pochi i loro colleghi estroversi che provano a spingerli a esternare le loro opinioni. Pertanto, l'introverso fa fatica ad attirare l'attenzione altrui e a utilizzarla per influenzare le situazioni in cui si trova.
La pressione a comportarsi in modo estroverso
Diverse culture asiatiche valorizzano profondamente l'abilità di dissimulare le proprie emozioni. Gli ambienti di lavoro occidentali, invece, tollerano a malapena i volti inespressivi o le persone silenziose. Sembra che per farne parte occorra essere vivaci e loquaci. Non è il vostro stile? Molto male. Per avere successo, allora, dovete fingere.
Oliver Goldsmith, scrittore irlandese del '700, una volta descrisse un personaggio dicendo: «Sul palco appariva naturale, semplice, capace di emozionare. Solo quando scendeva cominciava a recitare». Gli introversi provano spesso una sensazione simile. «Recitano la parte» delle persone felici, socievoli ed espressive anche quando si sentono di umore completamente diverso. Susan Cain, autrice di Quiet. Il potere degli introversi in un mondo che non sa smettere di parlare, parla di questa forma di pressione causata dal doversi omologare all'«ideale estroverso»2. Una delle persone che ho intervistato ha definito le chiacchiere agli eventi aziendali il rumore «di ego in competizione». E quando lei vi si aggrega non può che sentirsi inautentica.
Invece, sfidare lo status quo e ispirare gli altri a fare progressi chiama in causa la volontà di essere sé stessi e mostrarlo agli altri. Gli introversi vedono frustrati i propri sforzi quando intuiscono che gli altri fanno fatica a capirli e loro stessi si sentono sfiniti dalla pressione di essere sempre on.
Prendere decisioni veloci
Che si tratti della risposta a una domanda nel corso di una riunione o dell'email urgente di un cliente, la pressione dell'ambiente lavorativo spinge le persone a prendere decisioni sempre più rapide. Molte professioni premiano le reazioni istantanee piuttosto che le risposte ragionate, che richiedono un po' più di tempo. La velocità della tecnologia e una competizione globale sempre maggiore hanno accelerato notevolmente i ritmi di lavoro. Il tempo di riflettere su un problema spinoso analizzandolo da diversi punti di vista è svanito. I «se» e i «ma», così come la possibilità di tornare sui propri passi per raccogliere altre informazioni prima di decidere, non sono più concessi. Le persone a cui cerchiamo di proporre le nostre idee e i nostri prodotti vogliono tutto subito.
Purtroppo, ancora una volta, gli introversi si trovano con le spalle al muro. Il fatto di non poter rallentare il processo decisionale è per loro fonte di frustrazione. Non sono in condizioni di prendersi il tempo necessario per giungere a una decisione e dedicarsi alla preparazione richiesta per ottenere i risultati migliori. Di conseguenza vengono etichettati come «lenti» e «impediti» dagli altri, ed è difficile che vengano trattati col rispetto che meritano. Spesso, mentre stanno ponderando una decisione e analizzando la situazione, non si rendono conto che stanno per essere lasciati indietro, e il loro «ritardo» può fargli perdere l'opportunità di far sentire la propria voce.
La riduzione della privacy
Simili a un interrogatorio indesiderato durante un evento pubblico, i social network come Facebook non fanno altro che aumentare la pressione ad aprire il nostro sé interiore al mondo esterno. I confini ridotti della privacy creano un clima di disagio per gli introversi, che preferiscono conoscere bene una persona prima di aprire il proprio cuore. Lottano ogni giorno con la nozione di TMI (Too Much Information; N.d.T.: «troppa informazione»).
Gli introversi più esperti sanno che hanno bisogno prima di costruire solidi rapporti per poi influenzare gli altri. Semplicemente, vogliono conoscere le persone per gradi, invece di saltare subito alle questioni personali. La pressione di condividere ed essere connessi tutti i giorni a un ritmo sempre più alto li stressa, li priva della loro energia e mette a dura prova i rapporti più autentici che cercano di costruire a modo loro.
Questo testo è estratto dal libro "Fai la Differenza".
Data di Pubblicazione: 2 ottobre 2017