Diventa consapevole delle tue memorie genealogiche e inizia a rompere i modelli familiari negativi, leggendo l'anteprima del libro di Maria Vittoria Pieralisi.
La memoria genealogica e il suo ruolo nella formazione della personalità
«Sappiamo ciò che siamo ma non quello che potremmo essere.» (Amleto)
Le memorie genealogiche sono elementi cruciali nella formazione della personalità di un individuo.
Sono un insieme di esperienze, comportamenti e credenze trasmesse attraverso le generazioni all'interno di una famiglia. Queste memorie possono svolgere un ruolo significativo nel plasmare la nostra identità e influenzare il modo in cui percepiamo il mondo e ci relazioniamo con gli altri.
Esse comprendono non solo gli eventi tragici o traumatici, ma anche le tradizioni culturali, i valori familiari e i modelli di comportamento che si sono sviluppati nel corso del tempo.
Un esempio eclatante è la memoria genealogica del nostro Paese, che ci porta a comprendere le tradizioni culinarie delle festività, in particolare nel contesto delle abbondanti cene e dei grandi festeggiamenti legati al cibo.
Questa tradizione radicata, soprattutto nel sud del Paese, trova origine nelle esperienze difficili e dolorose vissute dalle generazioni passate durante la guerra e le carestie.
In quei periodi di privazioni e fame, il cibo rappresentava una risorsa preziosa e la scarsità alimentare era una realtà tangibile.
Le festività, dunque, offrivano un'opportunità per riunire le famiglie e celebrare la vita, compensando in qualche modo le difficoltà quotidiane, così mangiare abbondantemente durante queste occasioni era simbolo di abbondanza, di gratitudine per ciò che si aveva e di speranza per un futuro migliore.
Questa memoria genealogica, che riconosciamo maggiormente nei nostri nonni oppure nei nostri genitori, ha un peso minore nella nuova generazione, che vive in un'Italia diversa, che gode di un'economia più stabile e un'ampia disponibilità di cibo.
Nonostante ciò, la tradizione di celebrare le feste con pasti abbondanti è rimasta radicata nel nostro patrimonio culturale e può essere interpretata come un legame con le nostre radici, un modo per onorare le esperienze dei nostri antenati e per non dimenticare le difficoltà che hanno affrontato.
Allo stesso tempo, è importante ricordare che la nostra realtà attuale ci offre la possibilità di apprezzare e condividere il cibo in modo equilibrato, senza ricadere nell'abbondanza eccessiva.
Possiamo celebrare le feste mantenendo un atteggiamento consapevole verso il cibo, promuovendo una sana alimentazione e un equilibrio nella nostra vita.
Come hai potuto vedere con un esempio molto semplice e generico, queste memorie sono immagazzinate nel nostro subconscio e possono essere attivate in determinate situazioni, influenzando le nostre emozioni, le nostre decisioni e le nostre reazioni.
Inoltre, rivestono un ruolo importante nella nostra identità poiché ci forniscono un senso di continuità e appartenenza.
Attraverso la conoscenza delle nostre radici familiari, possiamo comprendere meglio chi siamo e da dove veniamo. Ciò ci permette di stabilire connessioni con le generazioni precedenti e di sentirci parte di qualcosa di più grande di noi stessi.
Le memorie genealogiche plasmano la nostra personalità
L'influenza della memoria genealogica sulla formazione della personalità è evidente nei modelli di comportamento che ereditiamo.
Le esperienze e le emozioni vissute dai nostri antenati possono essere trasmesse e influenzare il modo in cui reagiamo a determinate situazioni.
Ad esempio, se la nostra famiglia ha affrontato una serie di situazioni difficili, potremmo sviluppare una predisposizione alla tristezza o all'ansia. Al contrario, se abbiamo ereditato una tradizione familiare di resilienza e ottimismo, potremmo affrontare le avversità con più forza e fiducia.
Quando una persona affronta traumi intensi come la perdita di un figlio, di un genitore o di entrambi in giovane età, un incidente che ha compromesso le abilità motorie, la perdita del lavoro e della stabilità economica e così via, inevitabilmente i suoi comportamenti e atteggiamenti possono cambiare in risposta all'esperienza vissuta.
Questo può influenzare la percezione che gli altri hanno di quella persona, portandola a essere considerata sfortunata e da evitare o capace di suscitare pietà. La vita di quella persona viene irreversibilmente modificata da tali eventi, e lei stessa sviluppa un trauma che può influire sui suoi atteggiamenti sociali, con il partner e con i propri figli.
Ciò che è interessante e che va compreso e studiato è che questi comportamenti e atteggiamenti possono essere trasmessi alle generazioni successive, anche se i successivi discendenti non hanno vissuto direttamente il trauma.
Questo fenomeno può creare un ciclo in cui le persone agiscono come se avessero il trauma, senza essere pienamente consapevoli del perché, e le loro azioni influenzano a loro volta le generazioni future che vivono in un disagio costante non comprendendo il motivo delle proprie azioni e di coloro che le circondano.
Lo studio delle memorie genealogiche da centinaia, se non migliaia di anni, si occupa di questo tema, e oggi, finalmente, studi scientifici nel campo dell'epigenetica hanno esplorato la possibilità che un trauma venga trasmesso geneticamente da una generazione all'altra.
Nel 2014 si è riuscito a dimostrare che l'induzione di traumi precoci nella vita dei genitori (esperimento realizzato su cavie) ha causato cambiamenti genetici complessi che si sono riflessi nelle conseguenze fisiologiche e comportamentali anche nella progenie.
Quindi, avere una memoria genealogica di insuccessi rappresenta una condanna definitiva?
Assolutamente no, prendendo consapevolezza di queste memorie e lavorando su di esse si possono rompere i modelli negativi e potenziare quelli positivi.
Attraverso l'esplorazione delle nostre radici familiari e la comprensione dei nostri schemi comportamentali, possiamo intraprendere un percorso di crescita personale e di guarigione.
Data di Pubblicazione: 28 maggio 2024