Gestire lo Stress - Anteprima del libro di Agnese Mariotti
Quanto siamo stressati
Un’indagine realizzata da EuroDap, l’associazione europea per il disturbo da attacchi di panico, e riportata da alcuni giornali e siti internet ha rivelato che 9 Italiani su 10 soffrono di stress.
Per il 50% dei 1000 intervistati si tratta di stress di livello elevato che provoca stanchezza, insonnia, difficoltà di digestione, tensione muscolare e che quindi influisce in modo significativo sulle attività quotidiane lavorative e sociali, diminuendo il rendimento e le possibilità di svago e di recupero.
Per il 40% il livello di stress è addirittura eccessivo e pertanto provoca serie difficoltà nello svolgere le normali occupazioni e aumenta fortemente il rischio di malattie cardiovascolari e nervose.
Solo il 10% degli intervistati, invece, non è stressato: queste persone riescono ad affrontare situazioni “diffìcili” senza lasciarsi sopraffare emotivamente, gestiscono lo stress, lo superano e riescono a mantenere una buona salute psico-fisica.
Ma che cosa significa essere stressati? Come si può capire quanto una persona e stressata e quali rischi corre per la propria salute? E soprattutto, si può imparare a gestire lo stress migliorando quindi la qualità di vita?
L'ultima domanda, quella cruciale, merita una risposta immediata. Prima di capire che cosa succede nel nostro organismo quando ci confrontiamo con situazioni “diffìcili” che possono debilitarci fisicamente e mentalmente, abbiamo bisogno di sapere se c e una via d uscita al nostro stress: possiamo sperare di non esserne più dominati e di recuperare serenità e gusto per la vita?
La risposta è confortante: sì, si può controllare lo stress e anzi trasformarlo da esperienza potenzialmente dannosa per la nostra salute a esperienza positiva e fortificante.
Esistono infatti varie tecniche di gestione dello stress che possono essere imparate in modo autodidattico. Nei casi più gravi, quando cioè lo stress e intenso e cronico e ha ripercussioni pericolose sulla salute, occorrerà naturalmente rivolgersi a un terapeuta.
Sono stressato.
Testimonianze - Tiziana
Sono stanca, il mal di testa mi attanaglia da una settimana, cerco di massaggiarmi le spalle, prima una poi l’altra per rilasciare la tensione, ma sento i muscoli sciogliersi solo per un momento e si riforma subito quel nodo stretto che me li attorciglia.
Al mattino il mio primo pensiero è che anche oggi dovrò trascinarmi al lavoro per tutta la giornata, arrancare nel progetto su cui sto lavorando con uno sforzo enorme per restare concentrata dieci minuti, scrivere due righe, spedire un’email, raccogliere le idee per fare quella telefonata. Mi metto con impegno, comincio a lavorare, ma non riesco a pensare, ho difficoltà nei ragionamenti più semplici, non riesco a prendere le decisioni più banali. Non riesco nemmeno ad ascoltare i miei colleghi, perdo il filo delle conversazioni, le scadenze mi spaventano, mi spaventa il carico di lavoro che dovrò presto sobbarcarmi per recuperare tutto questo tempo perso e non so come potrò affrontarlo.
Sono nervosa al punto che quando finalmente mi corico la sera mi ritrovo nel buio con gli occhi sbarrati, respiro in modo irregolare, a volte il cuore accelera per qualche secondo e lo sento rimbombare nel petto. A volte mi si chiude lo stomaco e anche se ho mangiato poco perché ultimamente fatico a digerire, me lo sento bruciare.
Sono così stanca che non ho nemmeno la forza di uscire con i miei amici, la sera e il fine settimana non riesco a muovermi dal divano e neanche dormo perché ho troppo male alla testa e non c’è analgesico che mi dia sollievo.
Voglio solo andar via, aprire gli occhi e trovarmi seduta al sole con un libro in mano che non leggo perché guardo lontano e non penso a niente, nessuno si aspetta niente da me, e so di poter restare così finché mi va, senza essere richiamata alfordine”.
Testimonianze - Simone
“Anche oggi due ore di straordinari, torno a casa e non posso neanche rilassarmi qualche minuto sotto la doccia perché mi si chiede di fare questo e quest’altro, devo sempre essere a disposizione anche per le cose più semplici perché nessuno vuole prendersi l’impegno. Tutti tranquilli a pensare ai fatti loro, tanto ci sono io che sistemerò tutto.
E così al lavoro, tutti in perenne pausa caffè o a raccontarsi cavoiate nei corridoi, tanto poi ci penso io a far quadrare tutto, no a me non scoccia fermarmi due ore più degli altri, io ho una vera vocazione per questo lavoro, è la mia missione dicono, gli scansafatiche.
E così a casa sbotto, mi infiammo per ogni parola che sento e che non mi suona bene e mi innervosisco ancora di più. Manco dormo più la notte, una, due ore e poi apro gli occhi, la testa mi scoppia di pensieri e mi sento intrappolato. A volte ho paura che potrei esplodere, prendere la prima cosa che mi capita e schiantarla a terra e poi un altra, per sfogarmi come se distruggendo oggetti distruggessi quello che mi logora.
E non serve cercare di spiegarsi, mi guardano con compatimento, mi danno del matto, di quello che è sempre arrabbiato, il prepotente, mi dicono che trasformo quisquilie in montagne.
E allora appena posso mi chiudo da solo da qualche parte e, per non pensare, mangio. Mangio e mangio, snack dolci, salati, non mi importa, mi fanno star bene qualche minuto mandandomi gli zuccheri a picco e non smetterei più. Ma poi d’improvviso sento un peso enorme sullo stomaco e mi sento fiacco e pachidermico, avanti così diventerò obeso e allora mi deprimo e mi sento un fallito, incapace di essere all’altezza delle mie ambizioni.
Vorrei che in casa e al lavoro qualcuno riconoscesse quello che faccio, vorrei essere rispettato al punto che si capisca che ho anch’io bisogno dei miei spazi di tranquillità”.
Così raccontano Tiziana e Simone. Entrambi sono stressati dal lavoro che è diventato troppo impegnativo e il loro disagio si ripercuote anche nei rapporti sociali e familiari, creando situazioni spiacevoli che non fanno che aumentarlo.
Ada mentre Tiziana ha solo voglia di scappare e di dormire, Simone diventa aggressivo e si trattiene appena dal lanciarsi su cose e persone, un’azione che istintivamente sembra liberatoria perché, come dice lui stesso, è come se “distruggendo oggetti di struggessi quello che mi logora”. Si avventa allora sul cibo che lo conforta solo per poco e presto si sente depresso e inutile. Anche Tiziana tende a deprimersi, evita gli amici e passa il tempo libero sola e inerme sul divano.
Entrambi sognano una soluzione, ne hanno ben chiaro l’esito (ritrovare la tranquillità, non sentirsi più agli ordini di qualcuno e in trappola) ma non il procedimento per raggiungerlo. Non sembrano sapere che cosa devono fare per cominciare a sentirsi meglio e finalmente ritornare alle rispettive attività con energia e coraggio.
Questo testo è estratto dal libro "Gestire lo Stress".
Data di Pubblicazione: 2 ottobre 2017