Un kit di strumenti pratici, immediati ed efficaci per migliorare da subito la tua vita. Scoprilo leggendo il libro di Phil Stutz e Barry Michels.
Lo strumento: l’Inversione del Desiderio
La forza superiore: l’Avanzamento
Vinny possedeva un dono davvero discutibile: era capace di inimicarsi pressoché chiunque nel giro di qualche minuto dall’averne fatto conoscenza. Alla nostra prima seduta, gli andai incontro in sala d’attesa per sentirmi dire in tono sarcastico: "Ehi, ma che bell’arredamento avete qua! Tutta roba recuperata da un rigattiere, suppongo. L’Ikea sarebbe già un bel passo avanti, per voi".
Quando non usava il suo humour per alienarsi il prossimo, in realtà era un comico di talento. Ma dal suo curriculum non lo si sarebbe detto. Lo incontrai che aveva trentatré anni, faceva cabaret da più di dieci e non era mai uscito dal circuito dei piccoli club.
Ma non per mancanza di opportunità. Il suo manager si era impegnato anima e corpo per farlo approdare nei posti "giusti": locali prestigiosi, talk show, sit-com. Malgrado la forte concorrenza, Vinny avrebbe avuto delle buone chance. Era parecchio divertente.
Il problema era che continuava a sabotare gli sforzi del suo manager. L’ultima volta in ordine di tempo, lui gli aveva organizzato un incontro con il proprietario di un locale glamour - il tipo che può creare o distruggere una carriera — e Vinny non si era presentato; non aveva neppure chiamato per giustificarsi e accordarsi per un’altra volta.
Per il suo manager quella era stata l’ultima goccia: aveva minacciato di piantarlo in asso, a meno che non fosse entrato in terapia da me. "Mi sono detto che avrei potuto almeno fare finta", mi spiegò Vinny, ammiccando con aria complice.
Gli chiesi perché non fosse andato all'appuntamento. La sua scusa, la prima di molte che accampò in terapia, fu semplicemente ridicola. "Non sono un tipo mattiniero", spiegò in tono falsamente contrito, "e il mio manager lo sa."
"Non avrebbe potuto fare un’eccezione, quella volta, visto che per la sua carriera era tanto importante?"
Scosse risolutamente il capo. "No. Non voglio cadere nella spirale del ‘fa’ di tutto per la tua carriera’. Troppo stressante."
Se anche solo alzarsi la mattina era eccessivamente gravoso, non c’era da stupirsi che la sua carriera fosse in stallo. L'incontro andato a monte era solo l’ultimo esempio di autosabotaggio. In un’altra occasione, il suo manager era riuscito a trovargli una scrittura in un teatro importante in occasione di uno spettacolo di beneficenza.
Sulle prime Vinny era andato alla grande, ma poi aveva iniziato a raccontare barzellette volgari e il pubblico lo aveva fischiato fino a costringerlo a tornare tra le quinte. Sembrava goderci a smontare le persone. Quando il suo manager gli aveva procurato un invito a un party hollywoodiano pieno di celebrità, dove avrebbe potuto avvicinare i responsabili del casting delle più famose sitcom, lui si era presentato brillo, sporco e scarmigliato.
"Si è mai chiesto perché sta deliberatamente boicottando la sua carriera?" gli domandai.
Autoboicottarsi...?
"Non sto boicottando un bel niente. Solo, non voglio vendermi, ecco tutto. Fai il leccapiedi con qualcuno a una festa, sembra una cosa innocua. Magari poi ti fanno un favore, e di lì a poco censuri i tuoi pezzi migliori. E dopo un altro po’ finisci a raccontare barzellette patetiche solo per mostrarti disponibile."
Se "disponibile" voleva dire presentarsi in orario agli incontri di lavoro, era esattamente quello che Vinny aveva bisogno di diventare. Ma lui non la vedeva a quel modo.
"Il mio lavoro è far ridere, non essere disponibile... se vogliono una persona ‘disponibile’, scritturino uno di quelli che pensano che i tramezzini preconfezionati sono un pasto da re. Gli faccio persino omaggio del sacchettino di carta, così può portarselo al lavoro."
Vinny stava tenendo una lezione su come si distrugge una carriera. Peggio ancora, si era convinto di agire per un motivo virtuoso. Smascherai il suo bluff e lo costrinsi a scoprire le carte.
"Beh, la vedo deciso", replicai. "Penso sappia già che cosa deve fare: torni dal suo manager e gli dica che d’ora in poi farà a meno di lui, che le basta il giro in cui si muove adesso. Può organizzarsele da solo, le date in quei club.» Gettai taccuino e penna sulla scrivania e mi alzai. "Se interrompiamo la seduta adesso, non gliela faccio nemmeno pagare."
Vinny spalancò gli occhi. "Ma io..." balbettò, "pensavo che avremmo potuto..." Abbassò lo sguardo e si fece improvvisamente serio. "Non è che io non voglia andare avanti."
"E allora che ne dice di essere onesto sul perché continua a sabotarsi?"
Gli ci volle un po’, ma alla fine ammise che detestava le situazioni in cui le sue fortune dipendevano da altre persone: interviste, provini, persino una telefonata a qualcuno che avrebbe potuto favorire la sua carriera. Questi frangenti lo rendevano vulnerabile e lui li evitava come la peste.
Gli chiesi che male c’era ad avere bisogno di qualcosa dagli altri.
"Lo odio", ringhiò. "Da quando ho memoria, ho sempre fatto il pagliaccio: mi esibivo per attirare l’attenzione. Da bambino provavo continuamente nuovo materiale sui clienti di mio padre. E questo lo faceva uscire di testa."
"Perché?"
"Gli facevo perdere i clienti."
"Di che cosa si occupava?"
"Aveva un’impresa di pompe funebri."
Scoppiai a ridere. "Andiamo, Vinny, sia serio."
"Sono serio. Non c’era giorno che non m’intrufolassi in sala d’attesa a fare una delle mie gag, e la sera, giù cinghiate. Se non resistevo e scoppiavo a piangere, mi dava della femminuccia e me le suonava ancora più forte." Gli occhi gli si inumidirono. "Era un incubo, accidenti."
Era chiaro perché avrebbe fatto qualunque cosa per non venire a trovarsi in una posizione vulnerabile: non voleva mai più dare a qualcuno la possibilità di infliggergli dolore. Ma per tutelarsi stava pagando un prezzo altissimo, stava sacrificando la sua carriera.
Forse non avrete fatto lo stesso sacrificio di Vinny. Ma non ho mai incontrato nessuno che non abbia rinunciato a qualcosa per sfuggire alla sofferenza.
La "comfort zone"
Evitare il dolore non sarebbe un problema, se lo facessimo un paio di volte l’anno. Ma per la maggior parte di noi è un’abitudine profondamente radicata. Ci barrichiamo dietro un muro invisibile e non ci avventuriamo fuori, perché al di là del muro c’è la sofferenza.
Quello spazio protetto è la Comfort Zone, la zona in cui ci si sente al sicuro. In casi estremi, le persone si nascondono dietro le pareti reali di casa loro, timorose di arrischiarsi a uscire nel mondo. Tecnicamente, questi soggetti si definiscono "agorafobici". Ma per la maggior parte di noi la Comfort Zone non è un luogo fisico: è uno stile di vita che elude tutto ciò che potrebbe essere doloroso.
La Comfort Zone di Vinny era costituita da situazioni in cui si sentiva al sicuro: piccoli club in cui sapeva di essere facilmente scritturato, la compagnia di amici dei tempi del liceo, che rideva di tutte le sue battute, una ragazza che non lo avrebbe mai lasciato, qualunque cosa le avesse chiesto.
Si sottraeva a ogni situazione che lo facesse sentire esposto: un provino per una scrittura più importante, frequentare persone che potessero aiutarlo a fare carriera, uscire con una donna che avesse una vita propria.
La vostra Comfort Zone potrebbe non essere così evidente, ma senz'altro ne avete una: ce l’abbiamo tutti.
Vediamo com'è la vostra. Provate questo esercizio (è consigliabile fare tutti gli esercizi con gli occhi chiusi).
Pensate a qualcosa che odiate fare. Potrebbe essere viaggiare, incontrare persone nuove, presenziare a riunioni famigliari e così via. Come organizzate la vostra vita in modo da evitare di farlo? Immaginate che quella strategia sia un luogo in cui vi nascondete.
Quella è la vostra Comfort Zone. Come vi sentite là dentro?
Probabilmente vi sembra di essere in un luogo sicuro e familiare, lontano dalle sofferenze che il mondo porta con sé. Questo ricrea quasi del tutto la vostra Comfort Zone, ma lascia fuori l’ingrediente ultimo. Per quanto possa sembrare strano, sfuggire al dolore non ci basta; vogliamo sostituirlo con il piacere.
E questo lo otteniamo con una serie infinita di dipendenze: internet, il fumo, l’alcol, le droghe, la pornografia e quello che con un azzeccato neologismo è definito comfort food. Anche il gioco d’azzardo e lo shopping compulsivo rappresentano piaceri analoghi.
Tutti questi comportamenti sono molto diffusi: siamo un’intera cultura in cerca della sua Comfort Zone.
Le "attività-bagno caldo"
Introduciamo sistematicamente queste attività nella nostra routine quotidiana. Vinny, per esempio, trascorreva tutte le serate libere sballandosi con gli stessi amici e mangiando con loro una pizza davanti ai videogiochi.
Descriveva il tempo trascorso in quel modo come l’evasione in un altro universo: "Uno schiocco di dita e tutto il resto scompare".
Questo mondo alternativo è come un rilassante bagno caldo, una regressione nel grembo materno. Ma le "attività-bagno caldo" non fanno che danneggiarci ulteriormente: quanto più ci si immerge nell’acqua calda, tanto meno si è disposti ad affrontare la doccia fredda della realtà.
Chiedetevi quali sono le vostre "attività-bagno caldo".
Più frequentemente assecondate un dato impulso, maggiori sono le probabilità che lo stiate usando per crearvi una Comfort Zone. Ora provate il seguente esercizio.
Immaginatevi di indulgere in uno o più di questi comportamenti. Immaginate che il piacere che provate vi trasporti in un mondo confortevole come il grembo materno. Come influisce, quel mondo, sul vostro senso della realtà e sugli obiettivi che vi proponete?
Qualunque sia la vostra Comfort Zone, pagate un prezzo enorme per mantenerla. La vita offre infinite possibilità, ma a queste si accompagna sempre qualche sofferenza.
Se non siete in grado di tollerare il dolore, non potrete mai essere pienamente vivi. Ci sono molte versioni diverse di questo meccanismo. Se siete timidi ed evitate gli altri, perdete la vitalità che potreste trarre dal sentirvi parte di una comunità. Se siete creativi ma non tollerate le critiche, rinunciate a vendere le vostre idee e creazioni.
Se siete potenzialmente dei leader ma di fatto non riuscite ad affrontare il prossimo, non avrete mai seguaci.
Data di Pubblicazione: 31 maggio 2023