Scopri il pensiero di Papus in relazione alla tradizione iniziatica occidentale pagana leggendo l'anteprima del libro di Arturo Reghini.
Svalutazioni della tradizione pagana
Uno scrittore massonico francese, Jean Marie Ragon, che gode tuttora in certi ambienti di considerevole autorità, ha scritto che «Roma non possedette mai che i Piccoli Misteri» e ha affermato che Pitagora nel 241 a U.C. (sic) andò a farsi iniziare dai druidi in Alesia, la città che insieme all'iniziazione druidica doveva poi esser distrutta da Cesare, «ce barbare digne de Rome». Apprezzamento in proposito altrettanto malevolo è quello di Stanislas de Guaita, uno dei più quotati occultisti francesi:
Roma, sì fertile in abominevoli necromanti, non dette un vero discepolo di Ermete. Non si obietti il nome di Ovidio. Le sue Metamorfosi, così graziose sotto tutti gli aspetti, attestano un esoterismo ben errato, per non dire ingenuo. Virgilio, un iniziato questi (meno male), preoccupato soprattutto di dotare l'Italia di un capolavoro epico, non lascia apparire che tra le linee e per caso l'irradiamento della sua saggezza.
Queste affermazioni del Ragon e del Guaita non sono isolate; tutt'altro. Esse trovano riscontro per esempio in quelle, altrettanto serie e fondate, di un altro scrittore francese, Marco Saunier, autore di un libro molto popolare nel campo occultistico e assai diffuso anche nella sua versione italiana. Il Saunier, dopo aver affermato che Roma fu fondata da un collegio di iniziati etruschi, aggiunge peraltro che «gli iniziati furono in breve scacciati, e il popolo romano volle governarsi da sé, seguendo i suoi appetiti grossolani, e gli impeti della nativa brutalità». E più oltre aggiunge:
La città dai sette colli sacri [...] era divenuta la tana infame di un branco di bruti che volevano imporre la loro forza al mondo. Il culto di Roma era la forza, il suo sogno il carnaio. Nel romano niente di grande e di nobile. Il cuore non esisteva. In lui la forza sola parlava e l'intelligenza risiedeva nei muscoli del suo pugno. Essendo occupato a battersi, per pensare si serviva degli schiavi.
Non staremo a commentare la fondatezza e la serenità di questa visione. Notiamo solo che in questa implacabile animosità si ritrova non soltanto l'odio di Brenno (il grande pensatore della Gallia!) ma anche l'ostilità partigiana di san Paolo e dei cristiani in genere contro Roma. Difatti, secondo il Saunier, il rimedio a tanti mali e infamie fu arrecato dal cristianesimo: «Per rinnovare il mondo bisognava dunque trovare un mezzo termine che seducesse insieme la Forza e l'Intelligenza, preparasse la loro alleanza, e facesse cessare il loro duello. E fu Gesù che appunto lo trovò nella Sentimentalità».
E laudato sia Gesù con la sua Sentimentalità, con la S maiuscola: abbattuto l'Impero e distrutta la pax romana, difatti, fu instaurato l'amore per il prossimo e la carità cristiana, per la cui mercé i popoli cristiani hanno vissuto volendosi un mondo di bene e i macelli sono affatto scomparsi, tranne, si capisce, qualche piccola trascurabile e recente eccezione.
Questa sistematica denigrazione della romanità, e questa accanita svalutazione di ogni sapienza e capacità iniziatica nei Romani (come se la stessa parola initia non fosse prettamente e classicamente latina), male si accordano peraltro con l'attitudine e le affermazioni in proposito di un altro occultista francese, massone e cristiano anche lui, e anche lui avverso alla paganità.
Infatti, secondo quanto afferma il dottor Gérard Encausse, più noto sotto lo pseudonimo di Papus, l'iniziazione pagana sarebbe arrivata sino ai nostri giorni, giacché, sempre secondo il Papus, la Provvidenza ha dovuto, or non è molto, scomodarsi e scendere in campo per contrastarle il passo; dal che dedur conviene, ci sembra, che, se oggi si trovano ancora i residui, una volta doveva esserci qualche cosa di più.
Gli scritti di Papus:
Ecco quello che scrive il Papus in veste di Gran Maestro del Martinismo:
Martinez de Pasqually, poi Claude de Saint-Martin, hanno voluto costituire una cavalleria cristiana essenzialmente laica, incaricata di diffondere e spargere la tradizione iniziatica dell'Occidente e di preparare del suo meglio la grande opera della Reintegrazione umana. La Provvidenza ha voluto opporre una corrente cristiana alla corrente pagana e di origine pitagorica che ha centralizzato una parte delle opere di diffusione iniziatica.
Non è ben chiaro qui se Papus intenda riferirsi a correnti pagane del tempo suo, oppure del tempo di Saint-Martin, o anche a correnti pagane dell'uno e dell'altro tempo.
In Francia il movimento pitagorico di Fabre d'Olivet (1768-1825) ebbe inizio nel 1813 con la pubblicazione dei suoi Vers Dorés de Pythagore; e il ristabilimento del paganesimo era stato predicato qualche anno prima dallo ierofante pagano Quintus-Nantius Aucler, rivestito della toga dei pontefici romani. Ma non dovrebbero essere queste le correnti cui allude Papus, perché le prime edizioni delle opere di Louis Claude de Saint-Martin rimontano al 1782, e sono quindi anteriori tanto agli scritti del Fabre d'Olivet quanto all'opera dell'Aucler; escluse peraltro queste due correnti pagane e pitagoriche, non sapremmo dire a quale altro movimento abbia inteso di riferirsi Papus, a meno che egli non abbia voluto alludere semplicemente alla Massoneria in cui, insieme a varie altre cose, è possibile rintracciare anche un'impronta pitagorica e una connessione con le corporazioni di costruttori dell'antichità romana e postromana.
Non è qui ora il caso di soffermarci a esaminare l'assai discutibile abbinamento del Martinez e del Saint-Martin operato dal Papus, né sopra l'assenza, negli scritti del teosofo di Amboise, di ogni accenno a questo intervento antipagano della Provvidenza; del resto, dalle lettere di Saint-Martin a Kirschberger, barone di Liebisdorf, risulta che egli si preoccupava soprattutto di quella che chiamava l'École du Nord, ed era segnatamente allarmatissimo per le operazioni magiche fatte a Lione dalla Loggia massonica di rito egiziano ivi fondata da Cagliostro.
A noi basta constatare che se non si vuole far combattere Papus e la Provvidenza contro i mulini a vento, doveva esistere al tempo di Saint-Martin o a quello di Papus una «corrente pagana e pitagorica che aveva centralizzato una parte delle opere di diffusione iniziatica».
In tal modo la persistenza di una tradizione iniziatica occidentale pagana viene a essere ammessa anche dai suoi nemici. Dopo di che, non ci sembra soverchia la coerenza e la buona fede di quei martinisti per i quali la tradizione iniziatica occidentale è necessariamente e senz'altro cristiana. È vero che qualche volta si tratta semplicemente di puro e autentico analfabetismo. Così, per esempio, nel periodo in cui scriviamo, il Gran Maestro dell'Ordine Martinista in Italia ha dato prova della sua sapienza e dei suoi sentimenti di italianità denigrando, più che non chieda la sua possa, la romanità.
Ecco le sue testuali parole:
Le cifre, o per meglio dire, la numerazione dei Romani non avevano (sic) riguardo alcuno alle funzioni dello zero, cioè dell'infinito spaziale, perché i Romani restavano alle cause seconde, e non si curavano di assurgere troppo (sic) alla causa prima.
Potremmo citare altri passi di questo Gran Maestro, ma riteniamo che il su riportato squarcio di prosa sia più che bastevole a mostrare quanto debba essere naturale per simile gente rinnegare e denigrare la romanità e ostentare in compenso la propria affinità con quegli «uomini senza lettere e idioti» di cui parlano gli Atti degli Apostoli.
Data di Pubblicazione: 25 novembre 2019