SPIRITUALITÀ ED ESOTERISMO   |   Tempo di Lettura: 6 min

Tante Dee, un'unica Madre

I Riti delle Dee - Surabhi Guastalla - Speciale

Fai la conoscenza della Grande Dea Madre, che ha tanti nomi e volti, incarnazione del potere femminile, leggendo l'anteprima del libro di Surabhi Guastalla.

La Grande Dea Madre

Premesso che colei che chiamiamo Grande Madre, o Dea Madre, è presente dalla notte dei tempi come simbolo della natura e del sostentamento di tutte le creature viventi, anche se non ne siamo consapevoli è ancora un punto di riferimento per gli uomini e per le donne a tutte le latitudini.

È sicuramente la più antica divinità femminile primordiale (la ritroviamo sin dal Paleolitico), ma non solo: di fatto è un importante legame inconscio con tutto ciò che rappresenta la natura e la sua capacità di sostentarci, perché ciò che la terra produce e ci offre quotidianamente è il risultato della sua forza e della sua benedizione.

La Grande Madre esprime il ciclo di nascita-sviluppo-maturità-declino-morte-rigenerazione che caratterizza sia la vita umana sia i cicli naturali. Inevitabilmente femminile, in quanto creatrice feconda la Dea risulta un elemento imprescindibile di questo ciclo, come mediatrice tra il mondo umano e quello divino.

 

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Una Dea antichissima

Questo atteggiamento filosofico di riferimento al grande mistero che caratterizza il ciclo della vita copre un lungo periodo che va dal 35.000 a.C. al 3.000 a.C. circa, ma nel Mediterraneo, in particolare nell’isola di Creta, il legame con il mondo della Grande Madre proseguirà quasi fino al II millennio a.C.

Questa Dea continuerà a esercitare forti influenze anche in tutte le civiltà indoeuropee dell’età classica, come la greca e la latina, ma anche in quella celtica, e avrà un peso considerevole sia nella religione indù sia in quella orientale.

L’archetipo della Madre come creatrice universale è legato alla nascita, che a sua volta costituisce un'esperienza imprescindibile comune a ogni essere vivente. Il legame con la madre getta le basi di ogni esistenza e rappresenta per questo una connessione potente e profonda con il nostro esistere.

Secondo Jung, quello della Grande Madre è un archetipo di grande e ambivalente forza, perché incarna allo stesso tempo colei che salva e colei che distrugge, colei che nutre e colei che divora, esattamente come Madre Natura, la Dea e la Madre di tutti noi.

 

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Dea Vergine

Questa Madre primigenia sopravvivrà fino ai nostri giorni con il culto della “Dea Vergine” cristiana, alla quale ci rivolgiamo nei momenti di difficoltà.

Con la consacrazione di Maria di Nazareth che diventa ufficialmente Madre di Dio, durante il concilio di Efeso del 431 d.C. furono accettati definitivamente i precetti cristiani, che restano un collegamento moderno alla definizione di Grande Madre: Maria è di fatto una Madre universale di comprensione e di amore e quindi una emanazione della Dea originale.

È spesso accade che in questa trasformazione vengano assorbiti culti più antichi, presenti sul territorio e riproposti costruendo le chiese sulle rovine degli antichi templi dedicati ad Astarte, ad Atena o a Era. Così la Madre si trasforma da Dea a volte selvaggia, punitiva ma comunque materna ad angelica protettrice, dispensatrice di amore totale.

Anche in questo aspetto addolcito possiamo notare come vengano mantenute alcune caratteristiche antiche, presenti ad esempio nelle Madonne Nere (una trasposizione della Dea Hathor), che ritroviamo un po' dappertutto.

Lo stesso serpente, identificato come “male” e sul quale la Madonna tiene il piede, rappresenta il legame che la Dea Madre ha con la terra attraverso questo animale, simbolo di trasformazione e rigenerazione.

 

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Il culto della Dea

Il culto della Dea, che non è mai morto, si è semplicemente sviluppato in maniera differente per riemergere agli inizi del Novecento con le filosofie neopagane.

Più che un vero e proprio culto, si potrebbe definire come una presa di coscienza verso i ritmi naturali e i cicli della terra che nel tempo abbiamo dimenticato e rimosso grazie alla tecnologia e in seguito alla perdita dei valori rurali, considerati superati.

Oggi come non mai, infatti, l'individuo sente il bisogno di dare una maggiore considerazione all'ambiente, di offrire più attenzione e un profondo rispetto nei confronti della Terra che lo ospita e che è sempre più in sofferenza.

Un rispetto che si esplica anche attraverso il legame con la Dea, espressione della vita naturale e sottomessa ai cicli vitali.

Rispettare la Grande Madre può sembrare un atteggiamento neopagano se non capiamo che quello con lei è un legame profondo che si attua al di là delle religioni e delle filosofie. Come vedremo, nel corso della storia i nomi della Dea sono cambiati, ma in realtà appartengono a una radice comune che collega tutte le donne e le madri.

Un filo sottile ci lega alla Grande Madre e ci ricollega con le antiche forme di culto dove i suoi molteplici attributi diventano aspetti specifici delle singole Dee presenti nel pantheon universale.

Tante Dee, un'unica Madre.

 

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Tanti volti ha la Dea

Molti sono i testi dedicati alla Dea e alle sue numerose forme. Qui di seguito un bellissimo inno a Iside tratto dalle Metamorfosi di Apuleio (XI, 5).

Io sono la genitrice dell’Universo,

la regina di tutti gli elementi,

l'origine prima dei secoli,

l'insieme dei poteri divini,

la sovrana degli spiriti,

la prima dei celesti;

la sola immagine

di tutte le divinità maschili e femminili:

sono io che governo

col movimento del capo

le luminose vette della volta celeste,

i salutiferi venti del mare,

i silenzi desolati degli inferi.

Indivisibile è la mia essenza,

ma nel mondo io sono venerata ovunque

sotto molteplici forme,

con riti vari, sotto nomi diversi.

Perciò i Frigi, i primi abitanti della Terra,

mi chiamano Madre degli Dei,

adorata in Pessinunte;

gli Attici autoctoni, Minerva Cecropia;

i Ciprioti bagnati dal mare, Venere di Pafo;

i Cretesi abili arcieri, Diana Dictinna;

i Siciliani trilingui, Proserpina Stigia;

gli abitanti dell'antica Eleusi, Cerere Attea;

alcuni Giunone; altri Bellona;

gli uni Ecate; gli altri Rammusia [Nemesis].

Ma le due stirpi degli Etiopi,

gli uni illuminati dai raggi nascenti

del Dio Sole all'alba,

gli altri da quelli morenti al tramonto,

e gli Egizi valenti per l'antico sapere,

mi onorano con riti che appartengono soltanto a me,

e mi chiamano col mio vero nome:

Iside Regina.

 

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Data di Pubblicazione: 20 marzo 2024

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