Che cos'è la Meditazione Trascendentale? Quali sono le tecniche più efficaci per assimilarla? Scoprilo, leggendo l'anteprima del libro di Peter Russell.
La tecnica della Meditazione Trascendentale
Che cos'è la Meditazione Trascendentale?
Uno degli errori più comuni nella meditazione è quello di cercare di raggiungere lo stato di pura coscienza. Il cercare si risolve sempre in un allontanarsi dalla meta e, come Alice, si continua a ritornare sempre al punto di partenza. Solo quando si smette di cercare di meditare, l’intero processo comincia a manifestarsi spontaneamente portandoci in piena vista della meta così a lungo bramata.
L'idea che la mente debba essere controllata, per poter raggiungere uno stato di quiete, è frutto di solito di una comprensione errata del suo funzionamento. Molti hanno notato che la mente continua apparentemente a vagare da un pensiero all’altro, mai ferma per lungo tempo su di un'idea, mai sola con se stessa in completo silenzio; un panorama perennemente mutevole di pensieri e di immagini.
Hanno quindi dedotto che il vagare deve essere parte della natura della mente. Da questa falsa premessa si è poi dedotto che, per acquietare la mente, bisogna controllarla: bisogna impedirle di seguire la sua inclinazione naturale.
Le scritture indiane hanno condensato tutto questo, paragonando la mente ad una scimmia che salta continuamente di ramo in ramo. Le scimmie, si sa, sono creature vivaci per natura e il solo modo di tenerle ferme è legarle. Lo stesso vale per la mente.
Il solo modo di "domare" questa mente continuamente vagante è legarla; e poiché la mente ama vagare, ciò sarà molto arduo e richiederà un grosso sforzo.
Di conseguenza si sono sviluppate moltissime pratiche che hanno la stessa intenzione dichiarata di "controllare la mente". Alcune di loro mirano a mantenere l’attenzione su un pensiero, mentre altre cercano di mantenere la mente svuotata di ogni pensiero.
Qualunque sia la tecnica, esse insegnano invariabilmente che lo sforzo e la disciplina sono essenziali per ottenere una qualsiasi forma di successo.
Tuttavia, a meno che il pensiero o l’immagine su cui la mente viene tenuta non sia particolarmente affascinante, essa comincerà ben presto ad annoiarsi, vagando alla ricerca di un'esperienza più piacevole.
Risulta ovvio perciò che per mantenere la mente sul soggetto prescelto sia essenziale una severa disciplina mentale. Così si cerca faticosamente di tenere la mente su un punto, e si scopre che ciò è veramente difficile.
Questa esperienza dà sostegno alla tesi di base, così l’incrinatura fondamentale non verrà mai individuata. È sbagliata la premessa iniziale: la premessa che la natura essenziale della mente sia quella di vagare.
Un esperto cacciatore di scimmie sa che la scimmia salta di ramo in ramo per una ragione ben precisa: per cercare qualcosa — probabilmente più banane. Ha capito che inseguire la scimmia per tutto l’albero è una perdita di tempo.
È molto più semplice e veloce sistemare un casco di banane ai piedi dell'albero; la scimmia verrà giù molto in fretta, di sua spontanea volontà. Attraverso il riconoscimento dei bisogni interiori della scimmia, egli la conduce senza alcuno sforzo, controllo o catene, ad uno stato di quiete.
Lo stesso avviene con la mente vagabonda. La natura essenziale della mente non è di vagare, ma di muoversi verso fonti di crescente appagamento. Quando il mondo cambia e quando ci annoiamo, l'attenzione si sposta altrove, alla ricerca di maggiore soddisfazione.
La mente vaga in continuazione soltanto perché niente nel mondo esterno offre appagamento durevole. Perciò è molto più semplice e veloce aprire la propria consapevolezza alla sorgente dell’appagamento al nostro interno, permettendo alla nostra mente di acquietarsi spontaneamente, senza alcuno sforzo o controllo.
Il sentiero senza sforzo
Guardando indietro nella storia, scopriamo che gli insegnamenti originali hanno affermato ripetutamente che la meditazione è facile e non faticosa, ma il trascorrere del tempo ha permesso che le pratiche originali venissero distorte e perdessero la loro efficacia.
In seguito qualsiasi affermazione sulla facilità della meditazione venne subito derisa e la gente cominciò ad interpretare gli insegnamenti originali in termini di controllo e di sforzo.
Rileggendo i testi antichi ci si imbatte spesso in affermazioni come "la mente, deve diventare quieta", o parole di tale tenore. Questa è in sé un’asserzione molto neutra. Enuncia puramente quello che dovrebbe essere portato a compimento, se si vuole realizzare un qualsiasi progresso.
Non sostiene esplicitamente l’uso del controllo o dello sforzo, durante la tecnica; invece coloro ai quali sono mancati i mezzi per soddisfare pienamente questa condizione l'hanno letta nell'unico modo possibile per loro, cioè in termini di controllo. Hanno piuttosto avuto la tendenza ad interpretare l'indicazione come "la mente deve essere resa quieta".
Una mente controllata, tuttavia, è frutto della meditazione, non del sentiero della meditazione. L'atto stesso del cercare produce un aumento dell'attività mentale ed ostacola la meditazione. È come cercare di dormire la notte; se ci si preoccupa di addormentarsi si diventa soltanto più attivi ed inquieti, se invece non ci si cura per nulla di prendere sonno — contando forse le pecore — ci si addormenta allora senza accorgersene.
Lo scopo della meditazione è di lasciare che la mente nella sua totalità diventi completamente calma; fintanto che sussiste qualche forma di controllo o di sforzo, ciò manterrà qualche tipo di attività mentale e, per la mente nella sua totalità, sarà impossibile diventare calma.
È proprio come cercare di rimettersi in piedi tirandosi su coi lacci delle scarpe; più si cerca e più si fallisce. Se qualcuno sostiene di riuscire ad acquietare la mente, tramite lo sforzo, è più probabile in realtà che riesca solo a pensare di avere acquietato la mente.
(Ciò non significa necessariamente che queste pratiche non funzionino mai. Alla fine possono dare dei risultati, ma soltanto dopo lunghi e ardui tentativi; del resto i loro proponenti non hanno mai dichiarato diversamente. Una spiegazione possibile di come queste tecniche possano alla lunga riuscire è che se la mente è spinta al limite, per lunghi periodi di tempo, essa alla fine cede, abbandona tutto e "trascende" spontaneamente).
Lo stesso vale per la concentrazione, che non gioca nessun ruolo nella Meditazione Trascendentale. Strettamente parlando "concentrarsi" significa focalizzarsi, riunire, uni-direzionarsi; non significa necessariamente controllo o sforzo. Nella maggioranza delle situazioni di vita pratica, comunque, un po' di sforzo è di solito necessario.
La mente deve innanzitutto essere mantenuta su di un pensiero stabilito, in opposizione alla sua tendenza naturale di vagare in cerca di idee più ricche di fascino. Secondariamente, per accrescere il rapporto segnale-rumore e far sì che il pensiero scelto risulti più chiaro alla coscienza, si deve applicare maggiore energia al processo del pensare. Così la parola "concentrazione" è diventata sinonimo di "sforzo".
Nell'MT invece la mente si concentra in maniera naturale, di sua propria iniziativa. Lo stato di quiete completa è esso stesso carico di fascino per l’attenzione. Si fluisce con la tendenza naturale della mente, piuttosto che contro di essa; e il controllo non è più necessario.
Inoltre, poiché il rumore mentale di fondo è diminuito, non è necessario un modo di pensare "più marcato" per aumentare la chiarezza del pensiero; esso diventa automaticamente più chiaro.
Un altro errore comune è stato quello di confondere la sorgente del pensiero con la causa di un pensiero. Sono state sviluppate varie tecniche con le quali si cerca di percorrere all'indietro il tracciato di un pensiero fino alle sue origini, in qualche punto lontano del passato, tramite la catena causale ed il ricordo.
Questo però non è lo stesso che seguire a ritroso la traccia di un pensiero, fino alla sua sorgente, sperimentando lo stesso pensiero a livelli sempre più quieti di attività. Tali pratiche si occupano ancora del significato dei pensieri e fissano l’attenzione sui livelli più grossolani dell'attività mentale.
Potranno avere qualche valore da un punto di vista psicanalitico, ma è improbabile che portino la mente ad uno stato di tranquillità.
Con l’MT non ci si preoccupa del significato del pensiero. Non importa cosa si pensa, importa solo che si possa pensare. Un punto, questo, che Maharishi riassume così: "Chi può pensare può meditare".
Le nostre idee possono essere chiare utili, noiose, confuse, brillanti, prive di senso, ma per quanto riguarda l’MT esse sono solo pensieri di una forma o di un'altra; e tutti i pensieri, non importa quali essi siano o chi li pensi, hanno inizio da un impulso debolissimo e si sviluppano fino ad essere abbastanza forti da venire apprezzati consciamente. E proprio questa struttura del processo del pensiero che interessa l’MT.
Alcune persone hanno avuto la fortuna di arrivare spontaneamente a stati di meditazione profonda, spesso non conoscendo a priori la loro esistenza e non facendo alcun tentativo deliberato di raggiungerli.
In tali casi si è scoperto di solito che l’esperienza era giunta mentre la persona era rilassata e non stava facendo nulla di particolare; lasciava solo vagare la mente secondo la sua natura.
Ecco parte della descrizione di R.M. Bucke dello stato che precedette la sua esperienza di "Coscienza Cosmica". Da notare l’atteggiamento mentale rilassato, non-controllato:
"La mia mente era calma e piena di pace. Sedevo in uno stato di godimento quieto, persino passivo, senza pensare effettivamente, ma lasciando che le idee, le immagini e le emozioni fluissero da sole..."
E proprio questo atteggiamento passivo, di lasciare cioè che le cose fluiscano da sole, che è importante: nessun controllo o sforzo. La ragione principale per cui queste esperienze non avvengono più frequentemente è che noi cerchiamo di fare uno sforzo per riuscire ad ottenerle.
In molte situazioni di vita può essere vero che più accanitamente si cerca di ottenere qualcosa, più è probabile che la si ottenga, ma ciò non è vero per la meditazione. Per essa, meno sforzi si fanno meglio è. È proprio la nostra attitudine di cercare continuamente di concentrare la mente che elimina di fatto dalla nostra vita la possibilità che questo evento accada naturalmente.
L'MT, lasciando scivolare la mente, spontaneamente, in uno stato di silenzio, permette a questo evento naturale di manifestarsi più frequentemente e regolarmente; e mette questa esperienza a disposizione di chiunque, anziché riservarla a pochi fortunati o "prescelti".
Data di Pubblicazione: 28 aprile 2023