SAGGI E RACCONTI   |   Tempo di Lettura: 7 min

Le tentazioni di un povero diavolo

L'arte della tentazione - C.S. Lewis - Speciale

Chi conosce meglio le tentazioni che smuovono l'animo umano di un diavolo di professione come Belzebù? Scopri di più, leggendo il capolavoro di C.S. Lewis.

Le tentazioni di un povero diavolo

La parola a C.S. Lewis

Non è mia intenzione spiegare come sono venuto in possesso della corrispondenza che qui rendo pubblica.

Sui diavoli gli uomini commettono due errori, al tempo stesso uguali e opposti. Il primo è quello di non credere che esistano. L'altro è di credervi, provando per loro un interesse eccessivo e insano. I demoni si rallegrano di entrambi questi errori e salutano il materialista e il mago con la stessa gioia.

Scritti come quelli riportati in questo libro possono essere facilmente reperiti da chiunque sappia dove cercarli; ma le persone malevole e suggestionabili, che potrebbero farne un cattivo uso, dovranno cercarli senza il mio aiuto. Mi preme ricordare ai lettori che il demonio è un bugiardo e che neanche una sillaba di quel che Belzebù dice può essere considerata attendibile, nemmeno dal suo punto di vista.

Quanto agli esseri umani nominati nelle lettere, non ho fatto alcun tentativo per identificarli; ma credo improbabile che i ritratti di Padre Spike o della madre del paziente, per esempio, siano del tutto imparziali. All’Inferno, come sulla Terra, non si fa altro che scambiare i propri desideri per realtà.

Per concludere, devo aggiungere che non ho fatto alcuno sforzo per chiarire la cronologia delle lettere. La numero XVII sembra scritta prima che il razionamento diventasse una minacciosa realtà ma, in generale, il metodo diabolico di datazione pare non abbia relazione con il tempo terrestre, e io non mi sono costretto a seguirlo. Ovviamente, la storia della Guerra Europea, tranne in quei casi in cui influisce sulla condizione spirituale di un essere umano, non è di alcun interesse per il nostro Belzebù.

C. S. Lewis - Magdalen College, luglio 1941

 

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Le Lettere di Belzebù

Lettera I

Mio caro Testacalda,

è interessante quel che dici sull’utilità di orientare le letture del tuo paziente e di spingerlo a frequentare sempre più spesso quel suo amico materialista. Ma non temi di essere un tantino naif? Dai l'impressione di credere che è ricorrendo a buoni argomenti che lo si possa salvare dalle grinfie del Nemico. Certo, è possibile. Anzi, lo era... qualche secolo fa.

Allora gli umani sapevano ancora molto bene quando qual cosa aveva il sostegno delle prove e quando no; e se l’aveva, ci credevano. Basavano ancore la loro azione sulla ragione ed erano pronti a cambiar vita se questa li spingeva a farlo. Ma, grazie ai giornali, ai libri e ad altre armi affini, siamo riusciti a cambiare questo stato di cose.

Il tuo allievo, fin da quando era un ragazzino, è stato abituato a trastullarsi con una dozzina di filosofie irriconciliabili tra loro, che danzano mano nella mano dentro la sua testa. E lui non si cura di distinguere le “vere” dalle “false”, ma preferisce dividerle in “accademiche” e “pratiche”, “contemporanee” o “antiquate”, “convenzionali” o “ardite”. È il gergo corrente — non il ragionamento — il tuo migliore alleato per tenerlo lontano dalla Chiesa.

Non sprecare tempo provando a convincerlo che l’unica realtà è quella materiale! Fagli credere che il materialismo è un’ideologia forte, inoppugnabile, coraggiosa, che è la filosofia del futuro: è di questo genere di cose che si preoccupa.

Il problema di ogni ragionamento è che sposta l’intera lotta nel territorio del Nemico. Anche Lui sa argomentare, mentre nel campo della semplice propaganda, da secoli mostra di essere ben inferiore al Nostro Padre Laggiù. Per il solo fatto di discutere con lui, tu risvegli la facoltà raziocinante del tuo paziente; e chi può prevedere dove andrà a parare una volta che l’avrai stuzzicata?

Anche se in qualche caso specifico un particolare procedimento logico può essere distorto a nostro favore, finirai per fortificare in lui la fatale attitudine a occuparsi dei problemi universali, trascurando la corrente spontanea delle esperienze sensibili immediate; tu, invece, devi impegnarti a portare la sua attenzione proprio su quella corrente. Insegnagli a chiamarla “vita reale” e fa’ in modo che non si chieda mai cosa intende quando dice “reale”.

Il tuo paziente non è, come te, puro spirito, ricordalo! Tu non sei mai stato umano (ah, l’abominevole vantaggio del Nemico!) e non ti rendi conto di quanto quegli esseri siano schiavi delle cose ordinarie. Tempo fa avevo messo le grinfie su un ateo convinto, che amava andar a leggere nel British Museum. Ascolta.

 

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Un giorno, mentre era tutto intento nella lettura, mi accorsi che una certa linea di pensiero lo stava spingendo sulla strada sbagliata. Il Nemico, ovviamente, in un attimo gli è già accanto. E io, in un battito d’ali, vedo vent’anni di fatica svanire in fumo. Se avessi perso la testa, tentando di difendermi ragionando con lui, non avrei avuto scampo. Ma io non sono così sciocco.

Rapido, gli sferro un colpo là dove più ho potere su di lui, e gli suggerisco: “Forse è il momento di concedersi una buona pausa pranzo”. Il Nemico contrattacca: “Quel che stai facendo è più importante”, gli sussurra. O, meglio, è quel che presumo abbia detto (come sai, con Lui non si riesce ad ascoltare mai veramente bene quello che dice ai suoi protetti).

Questa, per farla breve, dev'essere stata la sua tattica, credo; perché quando insinuo: “Esatto. Questa questione è troppo importante per essere affrontata all’ora di pranzo”, il paziente si illumina d’incanto; e prima che aggiunga: “Molto meglio tornare dopo mangiato e riflettere a mente fresca”, ha già quasi raggiunto la porta. Una volta fuori, la vittoria è mia.

Gli mostro un giovane strillone che sbandiera i giornali del pomeriggio, l’autobus 73 che brontola alla fermata e, prima che arrivi in fondo alle scale, ho già instillato in lui l’incrollabile convinzione che, a dispetto di tutte le strane idee che frullano nella testa quando ci si perde nella lettura di un libro, una salutare dose di “vita reale” (lo strillone e il bus, per intenderci) è sufficiente a mostrare che “quel genere di idee” semplicemente non possono essere vere.

Pensando di essersi salvato per un pelo, più tardi parlava con gusto di quel “senso inespresso della realtà che è il nostro baluardo estremo contro le aberrazioni della pura logica”. Ora si trova al sicuro nella casa di Nostro Padre.

Cominci a capire qual è il punto? Grazie ai meccanismi che abbiamo attivato negli uomini già un po’ di secoli fa, per loro è ormai quasi impossibile credere a ciò che non è ordinario quando l’ordinario è là, davanti ai loro occhi. Dunque, continua a battere il chiodo dell’ordinanietà. Soprattutto, non tentare di usare la scienza (parlo delle scienze reali) come difesa contro il Cristianesimo, perché essa spingerebbe quegli esseri a riflettere su cose che non possono vedere e toccare.

Tristi casi, tra i fisici moderni, sono davanti ai nostri occhi.

Se il tuo paziente deve sguazzare nella scienza, lo faccia pure, ma si occupi allora di economia o di sociologia; fa' in modo, insomma, che non s’allontani mai dall’impagabile “vita reale”. L’ideale sarebbe evitargli del tutto letture realmente scientifiche e insinuare in lui l’idea grandiosa che sa già tutto e che quel che gli capita di raccogliere nei libri e nelle conversazioni casuali è “il frutto delle più moderne ricerche”. Ricordati che il tuo compito è di ubriacarlo. Dal modo in cui alcuni di voi, giovani diavoli, parlano, sembra che crediate che invece sia quello di insegnare!

Con affetto,

tuo zio Belzebù

 

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Data di Pubblicazione: 2 febbraio 2022

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