E se la strada che non ti aspetti ti conducesse verso lo scopo della tua vita? Scopri come leggendo l'anteprima del nuovo libro di Lianka Trozzi.
Traccia un nuovo destino, aprendo il tuo cuore
La giornata non era iniziata bene, ma erano mesi ormai che andava così, forse anni, non ricordavo neppure quando era stata l’ultima volta che mi ero svegliata con il sorriso. Svolgevo un lavoro che non amavo, mi serviva solo per avere una mia indipendenza e pagare i conti e le bollette, eppure ogni giorno diventava sempre più difficile fingere che andasse tutto secondo i piani.
Non avevo una direzione, non avevo uno scopo, proseguivo nella mia vita come se appartenesse a qualcun altro. Quando avevo smarrito la strada?
Ero una semplice insegnante delle superiori, niente a che vedere con la mia perfettissima madre, stimata docente universitaria, con così tante pubblicazioni e insignita di così tanti premi accademici che probabilmente le avrebbero intitolato l’università in cui lavorava; né con mio fratello, genio della medicina, forse il più giovane dottore ad aver scoperto una cura sperimentale per una delle peggiori malattie.
Io, Minerva Argento, trentasei anni, avevo ancora tanto da imparare.
Fin da piccola avrei voluto dimostrare a mia madre che ero degna del suo affetto. A scuola mi impegnavo a prendere i voti migliori, ma non sempre ci riuscivo; una parte di me era sognatrice, un’artista. Ricordo quando mia zia mi portò in un laboratorio di ceramiche per vedere come venivano create: fu uno dei giorni più belli della mia vita.
Rimasi incantata, anche io volevo dare forma a un oggetto unico e animarlo con i colori, ma mia madre non avrebbe mai approvato.
Mi diplomai al liceo classico e mi iscrissi alla facoltà di Lettere. Mi laureai con 110 ma senza lode. Forse non sarei mai stata eccelsa in qualcosa, e quel senso di non essere abbastanza mi accompagnava ancora alla soglia dei quarant’anni.
Guardai l’orologio e mi resi conto che era tardissimo, il preside della scuola privata in cui insegnavo da qualche anno non avrebbe apprezzato un ennesimo ritardo. Mi catapultai fuori casa, con una mano chiusi la porta a doppia mandata, con l’altra tenevo in equilibrio la cartellina con i compiti corretti che quel giorno avrei riconsegnato ai miei studenti.
Quando arrivai a scuola notai uno strano fermento nella sala professori, capannelli di colleghi che parlottavano. Nessuno mi degnò di uno sguardo né mi rivolse la parola. Ero abituata a essere ignorata. Mi avvicinai alla collega di matematica e le chiesi che cosa stesse succedendo.
Mi rispose che il preside aveva confidato alla vicepreside che mancavano i fondi e la scuola rischiava di chiudere. Nel giro di pochi mesi saremmo potuti essere tutti disoccupati. Sudai freddo, ero l’ultima arrivata e probabilmente sarei stata la prima a essere licenziata. Mi recai in bagno, avevo bisogno di rinfrescarmi il viso e stare un momento da sola.
Non ero pronta a sopportare l'ennesimo fallimento, avevo sperato di poter dire a mia madre che finalmente ce l’avevo fatta a diventare un'insegnante come lei. Guardai la mia immagine riflessa nello specchio, gli occhi erano lucidi e mi veniva da piangere. Mi sciacquai il viso e strappai un foglio di carta per asciugarmi.
Quando lo appallottolai per buttarlo nel cestino notai una piuma bianca a terra. Che cosa curiosa, la finestra era chiusa, come era arrivata lì?
Lo vidi come un buon segno, forse qualcosa di bello sarebbe successo. Chissà.
Quando quel pomeriggio tornai a casa controllai come sempre la cassetta delle lettere. Inutili pubblicità e qualche bolletta erano lì ad attendermi. Mentre sfogliavo la posta notai una busta di un bel celeste.
Non c’era il mittente, chi poteva averla mandata?
Rientrai in casa, la aprii e iniziai a leggere.
La prima lettera
Cara anima,
non sempre la vita va nella direzione sperata, l’unica cosa da fare è provare a vivere le difficoltà come opportunità di crescita. Hai mai pensato di imparare una cosa nuova? Potresti iscriverti a un corso che avresti sempre voluto frequentare e che non ti sei mai concessa.
E se ti dicessi che quella potrebbe essere una via che ora non vedi ma che potrebbe diventare la tua nuova strada, o una strada antica che avevi smarrito e che hai l'occasione di riprendere? Non a tutti è concessa una seconda possibilità. Coglila.
Con infinito amore.
Che messaggio assurdo! Ma chi lo aveva scritto? E cosa voleva dire?
Forse si trattava di uno scherzo, ma da parte di chi e, soprattutto, perché? Mentre pensavo a quella strana lettera ebbi un flash: avrei potuto frequentare un corso di ceramica, tanto di lì a poco avrei avuto molto tempo libero.
Scacciai subito l’idea, liquidandola come stupida. Avevo bisogno di smettere di pensare, così uscii per fare una passeggiata.
Camminavo senza una meta, come amavo fare quando avevo bisogno di rilassarmi. Senza accorgermene arrivai nei pressi del parco, mi diressi verso una panchina e mi sedetti. Respirai l’aria fresca di fine aprile e notai un’altra piuma bianca. Un soffio di vento la fece cadere su un volantino che reclamizzava un corso di ceramica.
Strabuzzai gli occhi, che bizzarra coincidenza! Con un sorriso lo raccolsi e lo misi in borsa.
Imparare ad ascoltare e ad ascoltarsi
Tutto nella mia vita stava diventando caos, al lavoro c’era tensione, ognuno di noi temeva di essere convocato dal preside e ricevere la brutta notizia. Il licenziamento era nell’aria ma non si sapeva a chi sarebbe toccato.
Purtroppo avevo un brutto presentimento e il mio sesto senso, come lo chiamava mia madre, non sbagliava mai. Tutte le volte in cui non avevo dato retta al mio istinto me ne ero pentita, eppure una parte di me sperava di sbagliare, non volevo essere io a perdere il lavoro. Dopo un matrimonio fallito, diventare disoccupata non era un’opzione.
Quasi come se mi avesse sentito, il mio ex marito mi telefonò proprio in quel momento, per avvertirmi che il giudice aveva fissato l'udienza di separazione consensuale dopo l’estate. Un giorno di settembre ci eravamo sposati e in un giorno di settembre di circa sette anni dopo ci saremmo detti addio per sempre.
Era stato Giovanni a voler rompere il matrimonio: dopo avermi tradito per anni, aveva deciso che il nostro rapporto non poteva continuare a causa del mio carattere. Ci avevo messo anni a capire che mi manipolava, dicendo che commetteva per colpa mia ognuna delle sue becere azioni e, per tanto, troppo tempo, gli avevo creduto, mi ero colpevolizzata, mi ero sentita sbagliata.
Dopo un primo anno di matrimonio idilliaco avevo iniziato a capire che qualcosa non andava: tornava tardi dal lavoro, viaggiava spesso per convegni e riunioni, ma io sapevo che nessuno di quegli impegni professionali era reale.
Un venerdì sera avevo ricevuto una telefonata dall’ufficio di mio marito. Era la sua segretaria, si era scusata moltissimo per l’orario ma era una questione urgente e il cellulare era spento, molto strano dato che doveva essere in ufficio per degli straordinari improrogabili.
In quell’esatto momento avevo capito che non volevo più essere la signora Giovine, ma la paura del giudizio di mia madre mi aveva trattenuta. Avevo stretto i denti e ingoiato bocconi amari. Mi guardavo intorno e mi sembrava che tutti avessero vite perfette tranne me, io ero un disastro sotto tutti i punti di vista.
Scossi la testa per scacciare i brutti pensieri. Giovanni era stato chiaro: mi avrebbe lasciato la casa ma non mi avrebbe dato un soldo di alimenti, in cambio io gli concedevo la libertà in modo rapido e indolore.
Un accordo consensuale era la strada migliore per entrambi, così aveva detto. Ancora una volta mi stava manipolando, ancora una volta ciò che era meglio per lui diventava ciò che era meglio per entrambi. Non volevo i suoi soldi, avevo una dignità; se non voleva più stare con me io non volevo stare con lui, ma avevo paura.
Giovanni e io c'eravamo conosciuti all’università, lui studiava legge. Era simpatico, mi faceva sentire unica e speciale. Era brillante, un leader nella nostra cerchia di amici, e stando al suo fianco mi sembrava di brillare a mia volta.
Ora si era portato via tutto, i nostri amici, il nostro futuro e la mia luce. Compresi che gli avevo dato troppo, ero diventata dipendente da lui e dalla nostra vita, avevo perso la mia autonomia ed ero diventata una parte di una coppia. Quando si era sgretolata la nostra relazione, mi ero sbriciolata anche io.
Promisi a me stessa che non avrei mai più permesso a qualcuno di avere così tanto potere su di me, nessuno avrebbe più potuto togliermi la gioia.
Tra una riflessione e l’altra andai involontariamente a sbattere contro qualcosa, o meglio qualcuno. Sollevai gli occhi mentre mi scusavo e rimasi di sasso: Pierpaolo.
"Ciao" mi disse con quel sorriso che conoscevo fin troppo bene.
Mentre lo salutavo, non potei non constatare quanto fosse bello e in forma. Era sempre stato affascinante e il passare degli anni gli donava. Pierpaolo era un amico di Giovanni, negli anni dell’università erano stati come fratelli.
Eravamo tutti nella stessa comitiva e avevamo condiviso vacanze, concerti, risate e traguardi. Poi ciascuno aveva preso la sua strada. Pierpaolo era partito per uno stage in un prestigioso studio legale di New York. Di lì in poi c'eravamo persi di vista.
Quando tornava a Roma incontrava Giovanni per una serata tra uomini, ma io non lo vedevo da anni. Un tempo anche io e lui eravamo stati vicini, e c’era stato un momento in cui avevo sperato che potessimo diventare qualcosa di più che semplici amici, ma così non era stato.
Mi stava fissando con una strana intensità nello sguardo e mi sentii arrossire. Sperai con tutta me stessa di non avere le guance rosse come una adolescente.
Pierpaolo continuava a guardarmi e iniziai a temere di avere qualcosa fuori posto, il rossetto sui denti o qualche briciola in faccia.
Fortunatamente fu lui a rompere il silenzio: "Vado di fretta, ma resterò in città un paio di settimane, mi farebbe piacere offrirti un caffè. Ti lascio il mio biglietto da visita, così puoi scrivermi o chiamarmi. Davvero, mi farebbe molto piacere".
Senza dire altro si abbassò leggermente per darmi un bacio sulla guancia, prima di allontanarsi e lasciarmi lì come uno stoccafisso.
Memorie del passato mi accompagnarono fino a casa, ricordi di tempi ormai trascorsi in cui ero felice e spensierata. Entrai nel palazzo ancora con il sorriso sulle labbra, accarezzandomi la guancia dove poco prima Pierpaolo mi aveva baciata. Passai dalla cassetta delle lettere.
Vidi subito il lembo di una busta celeste. La presi e corsi a casa.
La seconda lettera
Cara anima,
so che stai vivendo un momento difficile; eppure sei viva più che mai, e sai perché? Perché sei una guerriera, non ti sei mai lasciata abbattere. Per quanto la lotta possa essere dura, tu ci metti tutta te stessa.
Vorrei poter alleviare le tue pene, vorrei poterti dare la forza, ma la chiave per farcela è dentro di te. Posso sostenerti, incoraggiarti e fare il tifo per te, ma solo tu puoi trionfare.
Capisco che queste mie parole possano suonarti strane, forse ti stai chiedendo se stia parlando proprio con te. La risposta è sì.
Ti conosco da sempre e veglio su di te, vorrei poterti abbracciare e farti sentire il mio affetto.
Vorrei farti una proposta: mi piacerebbe aiutarti a cambiare vita. Mi ricordo quando eri piccola e ridevi spensierata, vorrei che tornassi a essere quella bambina allegra e felice. Ti guiderò, se me lo permetterai, ho solo bisogno del tuo permesso.
Se accetti la sfida, la prossima luna piena accendi una candela bianca e intona un canto. Non serve una canzone in particolare, basterà solo dar voce alla tua anima e io saprò che sei pronta.
Spero di vedere presto la fiamma illuminare il tuo sorriso.
Con infinito amore.
Ero confusa. Una parte di me, quella sognatrice, avrebbe tanto voluto essere la destinataria di quelle lettere; l’altra parte, quella razionale, era convinta che fosse tutto uno scherzo, o perlomeno un errore. Sicuramente il mittente stava scrivendo a un’altra persona, una persona fortunata, che aveva qualcuno che si prendeva cura di lei e la guidava.
Purtroppo, non ero io. Io ero sola, profondamente sola, non tanto perché non avessi amici o parenti, ma perché la solitudine era assordante dentro di me.
Posai la lettera sulla scrivania insieme alla precedente e andai in cucina a prepararmi qualcosa da mangiare.
Seduta sul divano davanti a una serie tv, ripensai alla giornata appena trascorsa. Se la lettera era stata più bizzarra della precedente, rivedere Pierpaolo era stato un tuffo al cuore. Chissà come sarebbe stata la mia vita se quella sera di tanti anni prima avessi scelto lui anziché Giovanni.
Non si può cambiare il passato, ma fantasticare non è vietato, e la mia mente partì per uno strano viaggio tra sogno e realtà.
Mi appisolai e sognai Pierpaolo.
Data di Pubblicazione: 6 ottobre 2022