Scopri come coltivare i tuoi punti di forza e virtù e trovare i cartelli stradali per arrivare alla vita buona leggendo l'anteprima del libro di Martin Seligman.
La ricerca della felicità
Negli ultimi cinquantanni la psicologia è stata «divorata» da un solo argomento - la malattia mentale - con il quale se l'è cavata abbastanza bene. Gli psicologi sono adesso in grado di valutare con una notevole precisione concetti un tempo vaghi come depressione, schizofrenia e alcolismo. Adesso sappiamo tanto a proposito del modo in cui questi disturbi si sviluppano nel corso di una vita e sulla loro genetica, la loro biochimica e le loro cause psicologiche. Ma, soprattutto, abbiamo imparato ad alleviare questi disturbi. In base ai miei ultimi calcoli quattordici delle parecchie decine di malattie mentali principali potevano essere curate efficacemente (e due di loro guarite) con medicinali e specifiche forme di psicoterapia.
Ma questo progresso è stato raggiunto a caro prezzo. Pare che alleviare le condizioni che rendono la vita infelice abbia messo in secondo piano la creazione delle condizioni che rendono la vita degna di essere vissuta. La gente vuole qualcosa di più del limitarsi a correggere le proprie debolezze. Vuole una vita pregna di significato e non solo dimenarsi finché muore. È probabile che, svegli in piena notte, abbiate riflettuto, come ho fatto io, su come passare da più due a più sette nella vostra vita, e non solo a come passare da meno cinque a meno tre e sentirvi di giorno in giorno un po' meno infelici. Se siete questo genere di persona, è probabile che abbiate ritenuto i settori della psicologia una sconcertante delusione. È finalmente arrivato il momento di una scienza che cerchi di comprendere l'emozione positiva, di coltivare punti di forza e virtù e fornire cartelli stradali per trovare quella che Aristotele chiamava «vita buona».
La ricerca della felicità è gelosamente custodita nella Dichiarazione di Indipendenza americana come diritto di tutti gli americani, nonché nei reparti di self-help di tutte le librerie americane, Eppure le prove scientifiche fanno apparire improbabile la possibilità di cambiare il proprio livello di felicità in maniera sostenibile. Lasciano intendere che tutti noi abbiamo una gamma di felicità fissa, proprio come per il peso. Ed esattamente come riprende il peso perso chi si è sottoposto a una dieta, allo stesso modo la gente infelice non diventa felice a lungo e la gente felice non diventa triste a lungo.
Le nuove ricerche, però, dimostrano che la felicità può essere accresciuta in maniera duratura. E un movimento nuovo, la psicologia positiva, mostra come si possa riuscire a vivere ai livelli più alti della propria gamma di felicità prestabilita: la prima metà di questo libro si occupa di comprendere le emozioni positive e di come accrescere le proprie.
Per quanto la teoria che ritiene impossibile accrescere la felicità in maniera duratura sia un ostacolo alla ricerca scientifica sull'argomento, esiste un altro ostacolo, più profondo: l'idea che la felicità (e ancor più qualunque impulso umano positivo) non sia autentica. Ho definito questa pervasiva opinione sulla natura umana, che ricorre in molte culture, «il dogma stramarcio». Se c'è una dottrina che questo libro si propone di abbattere è proprio questa.
Il dogma stramarcio
La dottrina del peccato originale è la più antica manifestazione del dogma stramarcio, ma è un pensiero che non si è esaurito nel nostro stato secolare e democratico. Freud ha trascinato questa dottrina nella psicologia del XX secolo, definendo tutta la civiltà (inclusa la moralità, la scienza, la religione e il progresso tecnologico moderni) nient'altro che un'elaborata difesa contro i conflitti fondamentali nella sessualità e nell'aggressività infantili. «Reprimiamo» questi conflitti a causa dell'insopportabile ansia che provocano, e questa ansia viene tramutata nell'energia che genera la civiltà. Perciò il motivo per cui siedo in questo momento di fronte al mio computer per scrivere questa prefazione - invece di correre fuori a stuprare e uccidere - sta nel fatto che sono «compensato», tengo la patta chiusa e mi difendo con successo dai violenti impulsi profondi. La filosofia di Freud, per quanto bizzarra appaia se viene esposta così brutalmente, si è fatta strada nella pratica psicologica e psichiatrica quotidiana, in cui i pazienti setacciano il proprio passato in cerca di impulsi ed eventi negativi che hanno plasmato le loro identità. Così, la competitività di Bill Gates è in realtà il suo desiderio di essere migliore di suo padre, e la battaglia della principessa Diana contro le mine antiuomo era semplicemente il risultato della sublimazione del suo odio omicida nei confronti del principe Carlo e degli altri componenti della famiglia reale.
Il dogma stramarcio pervade anche la comprensione della natura umana nelle arti e nelle scienze sociali. Un esempio tra migliaia è No Ordinary Time, l'avvincente storia di Franklin ed Eleanor Roosevelt scritta da Doris Kearns Goodwin, una delle maggiori politologhe viventi. Riflettendo sul perché Eleanor abbia dedicato una così grande parte della sua vita ad aiutare neri, poveri o disabili, la Goodwin stabilisce che si trattava «di compensare il narcisismo di sua madre e l'alcolismo di suo padre». Mai la Goodwin prende in considerazione la possibilità che nel profondo Eleanor Roosevelt stesse inseguendo la virtù. Si esclude che siano fondamentali motivazioni come la pratica della correttezza o la ricerca del dovere: deve esserci una qualche motivazione nascosta e negativa, che sottende la bontà, se l'analisi deve essere accademicamente rispettabile.
Lo ribadisco: nonostante la diffusa accettazione del dogma stramarcio nel mondo religioso e secolare, non esiste uno straccio di prova a dimostrare che punti di forza e virtù derivino da motivazioni negative. Ritengo che l'evoluzione abbia favorito tanto i tratti buoni quanto quelli cattivi, e molti ruoli adattivi nel mondo hanno scelto moralità, cooperazione, altruismo e bontà, tanto quanto hanno scelto omicidio, furto, egoismo e terrorismo. Questa premessa dualistica è la pietra miliare della seconda metà di questo libro.
La felicità autentica giunge identificando e coltivando i propri punti di forzi fondamentali, e utilizzandoli ogni giorno nel lavoro, nell'amore, nel gioco e nella genitorialità.
La psicologia positiva poggia su tre pilastri: il primo è lo studio dell'emozione positiva. Il secondo è lo studio dei tratti positivi principalmente i punti di forza e le virtù, ma anche le «capacità) come l'intelligenza e l'atleticità. Il terzo è lo studio delle istituzion positive, come la democrazia, le famiglie integre e la libertà di ricerca, che supportano le virtù, che a loro volta supportano le emozioni positive. Le emozioni positive della sicurezza, della speranza e della fiducia, per esempio, ci servono al meglio non quando la viti è facile, ma quando la vita è difficile. In tempi di difficoltà, la comprensione e il rinforzo delle istituzioni positive - di nuovo, la democrazia, le famiglie integre, la libertà di stampa - sono di importanze immediata. In tempi di difficoltà, la comprensione e l'edificazione di punti di forza e virtù - tra cui il coraggio, la giusta prospettiva, l'integrità, l'equità e la lealtà - potrebbero diventare più urgenti chi non in periodi favorevoli.
Dall'11 settembre 2001 rifletto sulla rilevanza della psicologia positiva. In tempi di difficoltà, comprendere e alleviare la sofferenza invalida la comprensione e la costruzione della felicità? Credo di no. Chi è impoverito, depresso o tendente al suicidio si preoccupa molte di più del semplice alleviamento della propria sofferenza. Le persone si preoccupano - a volte disperatamente - della virtù, del proposito, dell'integrità e del senso. Le esperienze che inducono l'emozione positiva provocano il rapido dissipamento dell'emozione negativa. I punti di forza e le virtù, come vedremo, fungono da tampone contro la sfortuna e contro i disturbi psicologici, e potrebbero essere la chiave per creare la capacità di ripresa.
I migliori terapeuti non si limitano a curare il danno: aiutano invece gli individui a trovare e coltivare i propri punti di forza e le proprie virtù.
Pertanto la psicologia positiva prende sul serio l'allegra speranza che, se ci si trova bloccati nell'area di parcheggio della vita, con pochi e solo effimeri piaceri, con minime gratificazioni, e senza un senso, esiste una via d'uscita. Questa via porta attraverso i paesaggi ameni del piacere e della gratificazione fino alle alture della forza e della virtù, e infine alle vette della realizzazione duratura: senso e scopo.
Data di Pubblicazione: 21 marzo 2019