Che cos'è l'Ho'oponopono? Come possiamo applicare la sua filosofia per stare meglio? Scoprilo, leggendo l'anteprima del nuovo libro di Giovanna Garbuio.
Tutte le verità riguardo all'Ho'oponopono
Che cos'è l'Ho'oponopono?
Ho'oponopono è la consapevolezza che tutto è perfetto ed è allo stesso tempo l'applicazione materiale quotidiana di questa consapevolezza. Tutto è Uno, l’Uno è Amore, Tutto è Amore che si muove in direzione di se stesso regolato dal meccanismo della legge di causa ed effetto in questo piano di realtà.
Ho'oponopono occidentale” che è ciò che vivo, di cui parlo e scrivo da quasi 15 anni, è una versione di “Ho'oponopono” perché un “Ho'oponopono” assoluto, esclusivo, universale, supremo non esiste, come non esiste un vero Ho'oponopono in contrapposizione con un Ho'oponopono falso o sbagliato.
“Ho'oponopono” è un approccio alla vita e “Ho'oponopono occidentale” è l'approccio alla vita Ho'oponopono, dalla prospettiva della nostra cultura, sviluppatasi e consolidatasi a queste latitudini.
Ho'oponopono ci è giunto da una cultura completamente diversa da quella in cui siamo immersi e abituati e che per svariati motivi facciamo fatica a comprendere davvero. Un individuo orientale e una persona occidentale che osservino contemporaneamente la stessa opera d'arte non solo ne ricaveranno sensazioni diverse, ma vedranno proprio cose diverse e ne daranno senza dubbio descrizioni diverse.
Questo non significa che un modo di guardare sia corretto e uno sia sbagliato o uno sia migliore e l’altro sia peggiore. Significa solamente che sono due modalità di approccio diverse, determinate da un vissuto culturale differente, da un'educazione dissimile, da valori diseguali, da modalità diverse di percepire e interpretare le cose, che daranno effetti differenti e che possiedono funzionalità diseguali.
Questo perché tutti noi siamo profondamente e perfettamente diversi gli uni dagli altri, anche da un punto di vista culturale, in relazione al tipo di società nella quale siamo nati e cresciuti e dall’educazione che abbiamo ricevuto.
Tutti i condizionamenti come l'ambiente, i genitori, i parenti, l'educazione, i vicini di casa, la scuola, la parrocchia, gli insegnanti, gli amici, i libri, la televisione, i giornali, sono quello che determina la cultura.
Quando noi “occidentali” ci descriviamo, per presentarci a qualcuno tendiamo a farlo mettendo in luce le nostre caratteristiche da un punto di vista negativo.
Abbiamo sempre questo approccio un po’ vittimistico che ci contraddistingue, quasi avessimo paura che ad apparire troppo belli ci attiriamo la sfortuna. E in effetti questa modalità ci appartiene. Tendenzialmente ci è più facile descrivere ciò che non siamo, quello che non riusciamo a fare, piuttosto che ciò che siamo e i bei risultati che siamo in grado di ottenere.
Ci è Stato insegnato che “vantarci” delle nostre qualità è narcisistico e presuntuoso quando non addirittura “peccaminoso” e di questa convinzione ne abbiamo fatto una “nostra verità”. Anche quando mettiamo in luce i nostri talenti generalmente c'è sempre un però, c'è sempre qualcosa che offusca la nostra luce, e quando omettiamo di sminuirci, sotto sotto comunque ci sentiamo in colpa: ci siamo vantati impropriamente (anche quando lo facciamo propriamente).
La modestia, l'umiltà qui da noi non solo sono qualità preziose, ma spesso imprescindibili, senza renderci conto di quanto caratteristiche di questo tipo, fuori controllo, siano le maggiori responsabili del dilagare della bassa autosti ma per esempio... Questo modo di porci è un retaggio culturale, una modalità sociale diffusa.
Non siamo abituati a guardarci e quindi non siamo capaci di vederci dalla prospettiva più ampia, quella della bellezza. Non sappiamo nemmeno ricevere i complimenti. Se qualcuno ci dice che siamo bravi, ci scherniamo... magari lo accettiamo, ma solo in parte: siamo bravi sì, ma non poi così tanto!
Non ci rendiamo conto, molto per retaggio culturale appunto, che ciò che personalmente vediamo come difetti, caratteristiche negative, a un rapido cambio di punto di vista potrebbero apparire come qualità o almeno potenzialità di crescita e di evoluzione.
Il più delle volte non ci passa nemmeno per la testa questa possibilità e continuiamo a vederci piccoli, storti, brutti e neri, proprio come il famoso Calimero. E chi non lo fa, tendenzialmente viene etichettato come presuntuoso, arrogante, superbo e narcisista dall’opinione comune.
Semplicemente perché culturalmente non siamo abituati a vederci brillanti e luminosi, non sappiamo riconoscerci belli! Uhane Nui Au esortano gli Hawaiani: Riconosci la tua grandezza spirituale perché sei parte integrante di un Universo grande, luminoso e bello proprio come te. E questo è precisamente quello che culturalmente noi occidentali facciamo così fatica a fare: riconoscere la nostra bellezza.
Ecco perché mi sono persuasa dell'importanza di vedere anche Ho'oponopono dalla prospettiva della nostra cultura. La mia ricerca era tesa a trovare certe risposte, ma nel viaggio mi sono chiesta se come mi sono trovata io in questa situazione di incompletezza, forse poteva essere che qualche mio concittadino contemporaneo subisse la stessa frustrazione.
Le risposte le ho cercate unicamente per me stessa! Ma una volta trovate o almeno una volta trovate alcune di esse o la via per ricavarle di volta in volta, ho sentito il desiderio di condividere il sentiero. Perciò quando mi sono ritrovata ad aver sintetizzato tutto questo percorso, ho voluto metterlo a disposizione di chi come me aveva bisogno di capire, di comprendere, per sentire ed essere più consapevolmente.
Ho'oponopono occidentale deriva dalla filosofia hawaiana ed è un modo di essere dotato, tra le altre cose, di uno strumento semplicissimo che è la ripetizione costante delle parole “scusa, grazie, ti amo”. Un mantra il cui uso può permetterci un po’ alla volta di ricominciare a percepire la perfezione dell'Universo di cui noi, ognuno di noi, siamo parte integrante e indissolubile e di cui contemporaneamente siamo i generatori del riflesso che manifesta l'Universo stesso.
La via dell'Ho'oponopono
Ho'oponopono è una ricchezza Universale che consente di instaurare una relazione diretta con il Divino in noi (Aumakua) attraverso la costante volontà di lasciare che in ogni momento, i nostri pensieri, le parole, le opere o le azioni che percepiamo come erronei, sbagliati, controproducenti, siano purificati attraverso l'intervento diretto della Divinità di cui noi siamo l’individualizzazione.
L'attivazione di questo processo ci consente di liberarci da tutti i retaggi del passato. Dunque Ho'oponopono, disciplina spirituale, modo di essere, tecnica di crescita personale, filosofia di vita o come si preferisce identificarlo, non fa altro che “mettere in ordine” le nostre faccende, fare pulizia nella nostra vita, eliminando i cumuli di immondizia energetica depositati qua e là nel nostro “dentro”, che non ci permettono di accorgerci che di fatto non c'è niente da mettere a posto, perché è tutto già a posto nel modo migliore possibile per noi e per fornirci le migliori opportunità di azione e di crescita.
Sostanzialmente Ho'oponopono non mette tanto a posto le cose, quanto ci fa comprendere che sono già al posto giusto con la migliore potenzialità per farci realizzare il nostro meglio.
In verità il concetto di Ho'oponopono è molto più profondo del semplice “mettere le cose al posto giusto” con il quale è giunto in occidente ed è stato quasi unanimemente identificato, anche se percettivamente questo è ciò che Ho'oponopono fa.
Ho'oponopono è un modo di vivere che si basa su quella che è universalmente riconosciuta come l’Essenza di tutto: l'Amore. Ho'oponopono è la consapevolezza che Tutto è Uno e l'Uno è Amore che si muove in direzione di se stesso.
La consapevolezza dunque della “perfezione di ciò che è” intesa come funzionalità all'espansione dell’Amore, che ci permette di muoverci nella direzione della realizzazione della miglior versione di noi Stessi. L'Universo in cui viviamo (ma è un concetto che SÌ può certamente ampliare a tutto ciò che è), è un Universo perfetto, indipendentemente dall’interpretazione che noi esseri umani limitati ne diamo.
In effetti secondo il sentire di Ho'oponopono l’essere umano non vive un'esperienza oggettiva, non ha esperienza di fatti, situazioni, persone, relazioni vere, unilaterali, oggettive e assolute... ma sperimenta ciò che la sua percezione limitata dal suo essere incarnato (quindi il nostro corpo, i nostri 5 sensi, ma anche le nostre idee, le nostre convinzioni, le nostre sensazioni, le nostre credenze e le nostre certezze: in una parola “memorie”) gli permette di sperimentare.
Noi umani non abbiamo esperienze reali, ma sperimentiamo in base alle reazioni che abbiamo a ciò che accade, in base quindi a come interpretiamo attraverso il filtro delle nostre memorie, ciò che accade. In questo dunque consiste la “pulizia” di Ho'oponopono, nel distaccarci da tutto ciò che ci limita, ci influenza, ci offusca la visione oggettiva e tendenzialmente ci fa soffrire (memorie).
Possiamo anche parlare del processo di Ho'oponopono come percorso per “mettere le cose a posto” se la cosa “non a posto” è lo squilibrio che si forma tra l'oggettività dei fatti e la percezione soggettiva di tali fatti, da parte di un individuo ancorato al suo personale punto di vista, determinato dalle sue memorie.
Punto di vista che determina la sua interpretazione dei fatti e quindi il modo in cui li affronta e li vive. È il nostro modo di guardare le cose che non è a posto, ed è precisamente quello che Ho'oponopono mette “a posto”.
Questo (chiamiamolo pure) “mettere le cose a posto” che agisce attraverso l'Amore tuttavia rimane un processo virtuale, in quanto non aggiusta la realtà dei fatti, che essendo manifesta è sempre già “aggiustata” e la migliore che potrebbe essere, ma modifica il modo di percepire i fatti e quindi ci permette di vedere le cose diversamente e da lì di cambiare l'evolvere delle situazioni e soprattutto, ci consente di non soffrire più, qualunque sia la situazione contingente da cui partiamo.
Lo strumento che ci serve è SAPERLO! Dobbiamo sapere che lo sperimenteremo e per saperlo dobbiamo sperimentarlo! Quindi è un gatto che si morde la coda e come per tutte le cose il meccanismo è proprio questo. Prima dobbiamo sapere che le cose sono così e dopo ne riceviamo le prove.
Esattamente il contrario di come siamo sempre stati abituati a pensare. Abbiamo sempre pensato che il modo di procedere fosse: troviamo prima le prove e ci convinceremo... Invece stiamo imparando che il meccanismo funziona al contrario: convinciamocene (sappiamolo) e manifesteremo le prove che ciò di cui siamo convinti è vero.
Data di Pubblicazione: 14 novembre 2022