SELF-HELP E PSICOLOGIA   |   Tempo di Lettura: 9 min

Una Casa per il Tuo Bambino Interiore

Chi Ha Spento la Luce? - Anteprima del libro di Stefanie Stahl

Un luogo dove sentirci sicuri

Tutti abbiamo bisogno di un luogo in cui sentirci al sicuro, protetti e amati. Ognuno di noi desidera ardentemente un posto dove potersi rilassare e poter essere se stesso. Idealmente quel luogo dovrebbe essere la casa dove siamo cresciuti. Se i nostri genitori ci hanno fatto sentire amati e si sono presi cura di noi, allora abbiamo conosciuto il calore domestico. Abbiamo vissuto in una casa nel senso più profondo del termine: un luogo d’origine che scalda il cuore. E abbiamo interiorizzato la sensazione di essere amati e accettati durante l’infanzia, trasformandola in una gioia di vivere positiva e fondamentale che ci accompagna anche da adulti: ci sentiamo al sicuro nel mondo e nella vita. Abbiamo fiducia in noi stessi e sappiamo donarne anche agli altri. Si parla anche della cosiddetta “fiducia di base”, una sorta di dimora interiore che ci offre sostegno e protezione.

Tuttavia non sono pochi coloro che alla propria infanzia associano per lo più ricordi spiacevoli, quando non addirittura traumatici. Altri hanno avuto un’infanzia diffìcile, ma poi hanno rimosso le esperienze di quel periodo e riescono a malapena a ricordarsene. Altri ancora, viceversa, pensano di aver avuto un’infanzia “normale” o persino “felice”, ma, a ben guardare, la loro percezione si rivela frutto di un’illusione che si sono creati da soli. Ma anche se si rimuovono le esperienze infantili di insicurezza e senso di rifiuto, o se si cerca di minimizzarle una volta raggiunta l’età adulta, nella vita quotidiana si nota chiaramente che queste persone non hanno una fiducia di base molto sviluppata: spesso hanno problemi di autostima, si chiedono di continuo se piacciono davvero al vicino, al partner, al capo o ad ogni persona appena conosciuta e se la loro presenza è gradita sul serio. Queste persone non si apprezzano del tutto, provano un forte senso d’insicurezza e spesso hanno difficoltà relazionali. Non avendo avuto la possibilità di sviluppare la fiducia di base, trovano pochissimo sostegno dentro di sé e desiderano invece che siano gli altri a offrire loro un senso di sicurezza, protezione e appartenenza. Ricercano il calore domestico nel partner, nei colleghi, sul campo da calcio o al centro commerciale, per poi però restare nuovamente delusi quando si accorgono che il massimo che gli altri possono fare è offrire loro una sporadica sensazione di appartenenza. Non si rendono conto di essere prigionieri di una trappola: chi non si sente a casa nella propria interiorità non potrà provare questa sensazione neanche all’esterno.

Imprinting infantile

Quando parliamo dell’imprinting infantile che, insieme alle nostre caratteristiche ereditarie, ha plasmato profondamente il nostro essere e la nostra autostima, ci riferiamo a una parte della nostra personalità che in psicologia viene definita “bambino interiore”. Si tratta, per così dire, della somma delle esperienze, tanto positive, quanto negative, che abbiamo vissuto durante l’infanzia tramite i nostri genitori e le altre figure di riferimento che avevamo. Nella stragrande maggioranza dei casi non ricordiamo queste esperienze a livello cosciente, ma sono comunque profondamente impresse nel nostro inconscio. Si può dunque dire che il bambino interiore è parte integrante del nostro inconscio. Racchiude tutte le paure, le preoccupazioni e i bisogni che abbiamo provato sin da quando eravamo bambini, ma anche tutte le esperienze positive della nostra infanzia.

Tuttavia, sono soprattutto le esperienze negative a crearci problemi da adulti, perché il nostro bambino interiore fa di tutto per evitare di rivivere le umiliazioni e le ferite che si sono susseguite durante l’infanzia e contemporaneamente lotta sempre per raggiungere il senso di sicurezza e l’approvazione che gli sono mancati nei primi anni di vita. Paure e desideri agiscono su un piano più profondo rispetto alla nostra coscienza. A livello conscio siamo adulti indipendenti che danno forma alla propria vita, ma nel frattempo, a livello inconscio, il nostro bambino interiore influenza percezioni, sentimenti, pensieri e azioni in modo determinante, perfino più del nostro raziocinio. È scientificamente dimostrato che il subconscio è un’istanza psichica estremamente potente che guida l’ottanta-novanta per cento delle nostre esperienze e azioni.

Chiarire questo punto

Un esempio potrà servire a chiarire questo punto: Michael ha un attacco di rabbia ogni volta che la sua compagna Sabine dimentica qualcosa che per lui è importante. Recentemente, quando lei è andata a fare la spesa e si è dimenticata di comprargli le sue salsicce preferite, lui è letteralmente esploso. Sabine è rimasta impietrita dalla sorpresa: per lei mancavano semplicemente le salsicce. Per Michael però è stato come se fosse crollato il mondo. Cos’è successo in realtà?

Michael non è del tutto cosciente del fatto che il suo bambino interiore non si sente abbastanza apprezzato e rispettato se Sabine si dimentica le sue salsicce preferite. Non sa che il motivo scatenante della sua rabbia enorme non è costituito da Sabine e dalle salsicce dimenticate, ma da una ferita molto più profonda e risalente al passato, ovvero il fatto che sua madre non prendeva mai sul serio i suoi desideri quando lui era bambino. Con la sua dimenticanza Sabine ha sparso purtroppo sale su quella vecchia ferita. Ma Michael non è cosciente del collegamento fra la sua reazione nei confronti di Sabine e i ricordi legati alla propria madre e può quindi controllare i propri sentimenti e il proprio comportamento soltanto in minima parte. Il diverbio a proposito delle salsicce non è l’unico conflitto di questo tipo nella loro relazione. Michael e Sabine litigano spesso per cose banali, dato che nessuno dei due si rende conto di quale sia il vero problema. Così come Michael, anche Sabine è influenzata dal suo bambino interiore, che è molto sensibile alle critiche perché durante l’infanzia riusciva soltanto di rado ad accontentare i suoi genitori. Gli attacchi d’ira di Michael scatenano dunque anche in Sabine vecchi sentimenti legati ai primi anni di vita: si sente piccola e incapace e reagisce offendendosi e risentendosi. A volte tutti e due pensano persino che sarebbe meglio lasciarsi, dato che litigano sempre per delle inezie, che però li fanno sentire entrambi profondamente feriti.

Se fossero a conoscenza dei desideri e delle ferite dei loro bambini interiori, potrebbero confrontarsi proprio su questo, invece di fermarsi alla superficie e litigare per le salsicce dimenticate o per un eccesso di critiche. Allora si capirebbero sicuramente molto meglio. E si riavvicinerebbero, invece di aggredirsi a vicenda.

Ma la mancata consapevolezza del proprio bambino interiore non è fonte di conflitti soltanto nelle relazioni di coppia. Se si interpretano correttamente le circostanze, si può notare che in molti conflitti non si ha a che fare con adulti che risolvono i contrasti grazie a una buona auto-coscienza, ma bambini interiori che lottano l’uno contro l’altro. Per esempio, questo è ciò che succede quando un impiegato reagisce alle critiche del capo e ci rimette il lavoro. O quando un capo di Stato risponde con un attacco armato alla violazione dei confini da parte di un altro capo di Stato. La mancata coscienza del proprio bambino interiore porta moltissime persone a essere insoddisfatte di se stesse e della propria vita e genera conflitti interpersonali che non di rado si inaspriscono in modo incontrollato.

Tuttavia, non è neanche scontato che le persone che hanno avuto un’infanzia per lo più felice e hanno sviluppato la fiducia di base abbiano una vita priva di problemi e preoccupazioni. Anche il loro bambino interiore ha sicuramente subito delle ferite, dal momento che non esistono né genitori perfetti, né un’infanzia perfetta. Al di là delFimprinting positivo ricevuto dalla madre e dal padre, è comunque possibile che abbiano vissuto esperienze difficili che poi creano loro problemi nella vita adulta. Forse questi problemi non saranno così evidenti come gli attacchi d’ira di Michael: magari per qualcuno di loro sarà difficilissimo fidarsi delle persone al di fuori della propria famiglia, mentre qualcun altro farà fatica a prendere decisioni importanti e qualcun altro ancora preferirà vivere al di sotto delle proprie possibilità piuttosto che correre rischi. Tutti questi casi però sono accumunati dal fatto che le esperienze negative dell’infanzia ostacolano la crescita personale e anche i rapporti con gli altri.

Il tuo bambino interiore

In fondo il concetto è valido più o meno per tutti: solo quando faremo conoscenza e amicizia con il nostro bambino interiore potremo scoprire i desideri profondi e le ferite che ci portiamo dentro. Allora potremo accettare questa parte ferita della nostra anima e addirittura, in parte, curarla. In questo modo la nostra autostima potrà crescere e il bambino che c’è in noi si sentirà finalmente a casa. È il presupposto necessario per costruire rapporti più distesi, più sereni e più felici con le altre persone, nonché per liberarci delle relazioni che non ci fanno bene o che addirittura ci fanno ammalare.

Questo libro ti aiuterà a scoprire il tuo bambino interiore e a fare amicizia con lui. Ti spiegherà anche come evitare di ricadere nei vecchi schemi che ti spingono sempre in vicoli ciechi o verso l’infelicità. Ti mostrerà come adottare invece un nuovo atteggiamento e una nuova mentalità che ti aiuteranno a rendere molto più positivi la tua vita e i tuoi rapporti.

Una nota sull’uso del “tu”: questa forma colma la distanza che si crea normalmente tra autore e lettore quando l’autore utilizza il lei, come avviene frequentemente in tedesco. Per questo motivo ho deciso di utilizzarlo in tutto il libro: il bambino che c’è in noi reagisce al “tu”, ma non al “lei”.

Questo testo è estratto dal libro "Chi Ha Spento la Luce?".

Data di Pubblicazione: 17 novembre 2017

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