Cibo per la Tiroide - Anteprima del libro di Simone Grazioli Schagerl

Medicus curat, natura sanat

Stiamo attualmente assistendo al marcato incremento di tutta una serie di patologie, tra cui, in prima linea, le varie disfunzioni della tiroide. L'ormone sostitutivo tiroideo, infatti, è salito al quarto posto tra i farmaci più venduti negli Stati Uniti. Un fenomeno inquietante, impensabile solo mezzo secolo fa. E non a caso. Negli ultimi sessant’anni sono cambiate molte cose.

Con il procedere dello sviluppo industriale è aumentata l’esposizione agli agenti fisici contaminanti. Sono cresciuti in modo esponenziale la produzione e il conseguente accumulo nell’ambiente di sostanze xenobiotiche e, grazie all’industria agroalimentare, ci nutriamo in modo decisamente diverso. I prodotti della modernità sono in grado di interferire tra di loro e dare luogo a svariati quadri clinici, già a partire dalla programmazione fetale.

Sessant’anni sono un istante per l’evoluzione. E, quando l’organismo è esposto a cambiamenti rapidi, la malattia è una risposta difensiva inevitabile. Le patologie che i medici si trovano ad affrontare attualmente hanno difatti sempre di più un’imprescindibile relazione con lo stile di vita occidentale e le sue esposizioni tipiche. Nasce dunque l’esigenza di informazione, di nuovi modelli patogenetici e di approcci diagnostici e terapeutici al riguardo.

Come e cosa possiamo fare noi persone coinvolte nelle malattie tiroidee? Piuttosto che assumere solamente dei farmaci, identifichiamo le possibili cause e sorreggiamo la tiroide!

Uno dei modi migliori per aiutare la tiroide è quello di nutrirci con più attenzione, evitando le esposizioni dannose. Diamo quindi un’occhiata a come i cibi che introduciamo attraverso la dieta, possono aiutare - o danneggiare - la funzione tiroidea e vediamo come sorreggere la salute della tiroide con semplici gesti quotidiani. Prima però, dobbiamo sapere come funziona...

La tiroide

Tutti conosciamo la tiroide, la piccola ghiandola a forma di farfalla situata alla base del collo. La sua funzione principale è quella di regolare il metabolismo, cioè la produzione di energia e calore in base alle necessità vitali. Come “ghiandola dell’azione” aumenta il metabolismo permettendoci di affrontare dei compiti. Allo stesso tempo lo riduce quando si tratta di resistere a delle avversità per evitare un inutile dispendio energetico. La temperatura corporea, l’energia a disposizione, 1 umore, la cognizione, l’attività del cuore, il metabolismo osseo, il sistema neuroendocrino, la crescita... l’intero organismo viene influenzato dagli ormoni prodotti da questa ghiandola. In effetti, ogni cellula del corpo possiede dei recettori per l’ormone tiroideo.

Gli ormoni tiroidei

Il livello di comando degli ormoni tiroidei si trova nel cervello. L'ipotalamo, al vertice, stimola tramite l’ormone di rilascio della tire-otropina (o in inglese thyrotropin releasing hormone, TRH) l’ipofisi a produrre l’ormone tireotropo (o in inglese thyroid stimulating hormone, TSH). Viaggiando fino alla tiroide, la sede di produzione, il TSH stimola il rilascio della tiroxina o tetraiodotironina (T4) e in piccola parte anche di triiodotironina (T3) che sono i due ormoni clinicamente rilevanti. Il 90% della T4 viaggia in altre sedi esterne, prevalentemente nel fegato, dove viene convertita in T3. La tiroxina T4 è prodotta in quantità maggiore della T3. Quest’ultima però rappresenta la forma attiva ed è parecchie volte più potente della T4. La loro sede d’azione si trova in tutti gli organi del corpo: sono i recettori bersaglio, situati nelle cellule, che aumentano la loro attività in base agli stimoli ricevuti.

Gli ormoni tiroidei esercitano un effetto eccitatorio sull'intero metabolismo basale: stimolano la produzione endogena di calore, la sintesi proteica, la gluconeogenesi, la glicogenolisi e il catabolismo dei lipidi, mentre aumenta il consumo di ossigeno nei tessuti. Danno quindi energia! Precisamente la quantità di energia, di cui una persona dispone, è determinata dal grado di conversione di T4 in T3 e dalla capacità di assorbimento di T3 da parte delle cellule. Non dipende dunque dalla quantità di T4 presente nel sangue, che esprime solo la capacità funzionale della tiroide. Un piccolo particolare di fondamentale importanza, di cui parleremo ancora.

La produzione degli ormoni tiroidei viene controllata da un meccanismo di retroazione: alti livelli degli ormoni nel sangue riducono la produzione di TSH, bassi livelli invece la stimolano.

Un altro ormone prodotto dalla tiroide, la calcitonina, contribuisce alla regolazione dei livelli di calcio nel sangue, stimolando il deposito del calcio nelle ossa. Una funzione antagonista a quella della paratiroide situata sul retro della tiroide.

Durante lo sviluppo, gli ormoni tiroidei giocano un ruolo fondamentale nel differenziamento e nella crescita, in particolar modo anche del sistema nervoso: un loro severo deficit può portare al ritardo mentale, il cretinismo.

Oltre ad attivare l’ormone T3, il fegato svolge funzioni specifiche nel trasporto e metabolismo degli ormoni tiroidei. La salute del fegato è quindi essenziale per la funzione tiroidea.

I problemi alla tiroide

Le disfunzioni della tiroide si possono sviluppare per svariati motivi. Tra le cause più comuni troviamo: carenze nutrizionali, errori alimentari, processi infiammatori, stress ed esposizioni ambientali dannose per la salute.

L'insufficiente attività tiroidea porta a una condizione detta ipotiroidismo, mentre un’eccessiva produzione ormonale della tiroide genera uno stato chiamato ipertiroidismo. Entrambe le condizioni possono andare a braccetto con la formazione più o meno distinta del gozzo. Altri disturbi della tiroide comprendono l’infiammazione acuta o cronica della tiroide, tra queste la tiroidi te di Hashimoto, una malattia autoimmune, in cui il sistema immunitario attacca la tiroide. Infine abbiamo la formazione di noduli e il cancro della tiroide.

Nell’ipotiroidismo congenito sono le carenze o esposizioni materne a determinare disturbi dello sviluppo e dell’omeostasi ormonale. Nell’ipotiroidismo secondario invece il “piano dirigente” non funziona a dovere: manca il controllo corretto dell’ipotalamo o dell’ipofisi, spesso a causa di tumori o xenobiotici.

L'ipotiroidismo è un problema sempre più diffuso, in primis tra le donne. Oltre all’aumento del peso, una tiroide pigra può causare trigliceridi alti nel sangue ed elevati livelli di colesterolo cattivo (lipoproteine a bassa densità o in inglese low density lipoprotein, LDL) e di proteina C-reattiva (PCR), una proteina infiammatoria. Un quadro molto comune; ma chi pensa alla tiroide?

Molte persone, infatti, possono lamentare sintomi tiroidei con valori ormonali nel sangue apparentemente normali. Ma il loro polso è rallentato e la temperatura corporea basale bassa. Come vedremo, non è necessario che sia presente una patologia vera e propria della ghiandola per soffrire di problemi tiroidei.

Un ipotiroidismo latente si può nascondere dietro molti disturbi: aumento del peso, freddolosità, pelle secca, voce rauca, memoria scarsa, edemi, digestione lenta, stipsi, infertilità, depressione, mancanza di motivazione. E non è una condizione innocua. Alcuni nuovi dati confermano che l’ipotiroidismo subclinico rappresenta un importante fattore di rischio per la fibrillazione atriale, per l’aterosclerosi e per l’osteoporosi. Inoltre, può causare un aumento dei livelli di omocisteina (un marcatore di rischio cardiovascolare) ed è correlato alla sindrome del tunnel carpale, ai calcoli biliari e al morbo di Raynaud.

Ma non solo. Con la scarsa funzione tiroidea si verifica un effetto domino: aumentano i livelli degli estrogeni, mentre si abbassano quelli del progesterone e del pregnenolone, uno squilibrio ormonale caratterizzato dalla dominanza estrogenica. È quindi importante indagare su eventuali carenze. La cura dell’ipotiroidismo può normalizzare i livelli di colesterolo e di omocisteina così come la dinamica ormonale.

Eipertiroidismo latente o conclamato invece dà origine all’aumento del metabolismo basale, quindi a: iperattività, temperatura corporea elevata, intolleranza al calore, perdita di peso, astenia, dissenteria, palpitazioni, nervosismo, insonnia, disturbi del ciclo e della fertilità. A volte la ghiandola è ingrossata e si può sviluppare un esoftalmo. Eipertiroidismo va sempre a braccetto con un elevato stress ossidativo. Se i livelli degli ormoni circolanti sono alti senza una accelerata attività ghiandolare, si parla anche di tireotossicosi.

L’infiammazione della tiroide può essere di origine batterica, virale, iatrogena, tossica o conseguente a radiazioni e radicali liberi. Se diventa cronica induce a volte il corpo a produrre degli anticorpi che si rivolgono contro i propri tessuti. A seconda della reattività della risposta immunitaria gli anticorpi possono stimolare il tessuto tiroideo manifestando così un ipertiroidismo. Oppure può succedere il contrario: l’organo attaccato riesce sempre meno a fornire sufficienti quantità degli ormoni richiesti e ogni tentativo porta alla sua ulteriore distruzione.

La produzione ormonale può risultare anche fluttuante. I disturbi autoimmuni della tiroide possiedono una suscettibilità genetica e vengono spesso accompagnati da malattie autoimmuni di altri organi. In base ai tipi di anticorpi si svilupperanno quadri clinici diversi. Esiste inoltre una stretta associazione tra il cancro al seno e le malattie autoimmuni della tiroide.

Anomalie nella concentrazione dell’ormone tiroideo circolante, senza disturbi dell’ipofisi o della ghiandola tiroidea, avvengono in un’ampia varietà di malattie e si osservano in circa il 60% dei pazienti ricoverati. Tale disfunzione nota come “sindrome eutiroidea”, si presenta di solito con bassi livelli plasmatici di T3, che correlano con la gravità dei disturbi: i livelli serici estremamente bassi degli ormoni tiroidei predicono una prognosi sfavorevole. Naturalmente in tali casi la terapia ormonale è controversa.

Anche una serie di integratori a dosi elevate come iodio, litio, fluoro e farmaci antinfiammatori non steroidei, antidepressivi, salicilati, estrogeni, l’acido lipoico e le droghe possono influire sull’equilibrio e la sintesi tiroidea.

Pure il processo di invecchiamento non risparmia la tiroide. Con gli anni avviene infatti una graduale involuzione di tutti i tessuti che porta al progressivo malfunzionamento dei vari sistemi del corpo. L'ipotiroidismo e l’autoimmunità sono più frequenti in età avanzata. I primi sintomi compaiono solitamente al termine del periodo riproduttivo e si manifestano con un ridotto adattamento alle esigenze quotidiane e il bisogno di riposare più spesso.

La grande maggioranza delle persone oggi soffre di disfunzioni latenti della tiroide con una o più carenze nutrizionali, senza che sia presente una patologia evidente della ghiandola. A queste disfunzioni si possono agganciare altre condizioni che aggravano la situazione. Vi sono delle evidenze che l’ipotiroidismo subclinico non curato aumenti il rischio di malattie cardiache, aterosclerosi, infertilità, aborto spontaneo, problemi articolari, alterazioni dell’età biologica, della cognizione e dell’umore.

Un’attenta alimentazione non è di certo una panacea, ma rappresenta una base importante per la prevenzione e la cura. Persino nel caso non ci sia più la tiroide. Con il cibo possiamo rimediare alle carenze e contrastare l’infiammazione che accompagnano tipicamente i disturbi tiroidei. In certi casi un regime alimentare ben scelto può portare alla remissione completa del quadro clinico. Però questo non dovrebbe spingerci a rinunciare a delle indagini accurate.

Gli ormoni tiroidei sono prodotti a partire da sostanze introdotte nell’organismo attraverso la dieta. Come ogni organo, anche la tiroide necessita di micronutrienti specifici per svolgere correttamente le sue funzioni. Se sospettate di avere una disfunzione della tiroide è una buona prassi fare non solo un esame completo degli ormoni tiroidei, ma pensare anche a un esame dei micronutrienti: iodio, selenio, zinco, ferro, vitamina D e K. Questo permette, secondo le esigenze individuali, di scegliere in modo preciso gli alimenti che ne sono ricchi e di potersi sostenere, se necessario, con degli integratori.

I micronutrienti per la tiroide

Iodio. I principali ormoni tiroidei che circolano nel nostro corpo sono la tiroxina (T4) e la sua forma attiva T3, entrambi ormoni che si formano a partire dallo iodio e dall’amminoacido tirosina. Se siete carenti di iodio (o di tirosina), la tiroide semplicemente non è in grado di produrre sufficienti quantità degli ormoni chiave, quindi non può funzionare a dovere. La ghiandola tiroidea cerca di compensare i bassi livelli ormonali aumentando il tessuto ovvero si formano dei noduli o il cosiddetto gozzo.

Oltre a partecipare alla fabbricazione degli ormoni tiroidei, lo iodio fa parte della struttura dei recettori ormonali in generale. Una carenza di iodio può dunque contrastare la comunicazione ormonale di tutti gli ormoni nel corpo e contribuire alla resistenza insulinica così come alla resistenza tiroidea.

Lo iodio sostiene la fertilità, previene gli aborti e riduce l’incidenza dei tumori, specie di quelli al seno e allo stomaco. Elimina in un attimo la mastopatia fibrocistica (la cui presenza è probabilmente solo un segno di carenza di iodio). Infatti sia il tessuto mammario che il latte materno contengono più iodio che non la tiroide stessa: così la biologia assicura il rifornimento di iodio per lo sviluppo del lattante.

Indispensabile per il funzionamento di vari organi, tra cui il timo, la mucosa gastrica, le ghiandole surrenali, lo iodio è anche cruciale per il corretto sviluppo del cervello. Importantissimo il suo contributo nel processo infiammatorio. L'adeguata assunzione di iodio è necessaria per la normale risposta immunitaria e rappresenta una protezione contro virus, batteri e miceti. Non a caso lo iodio fu utilizzato in passato per disinfettare le ferite e curare le malattie infettive.

Questo testo è estratto dal libro "Cibo per la Tiroide".

Data di Pubblicazione: 17 novembre 2017

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