Fuori dal Corpo - Anteprima del libro di Anne Givaudan
La mia prima uscita dal corpo
«Disdegnare e condannare come falso ciò che a noi non pare verosimile è sciocca presunzione»
(Montaigne)
Come ho appena detto, tutti, durante il sonno, usciamo dal corpo fisico; magari restiamo a galleggiare anche solo a qualche metro da esso, sopra il nostro guscio fisico senza che accada nuli’altro: questa, è quella che io chiamo uscita dal corpo”. E può avvenire coscientemente o meno.
La mia prima uscita dal corpo risale ai tempi dell’università, un pomeriggio in cui mi stavo riposando fra una lezione e l’altra.
Non avevo toccato né droghe, né alcol o altre sostanze-non ne ho mai sentito il bisogno. Ero solo profondamente rilassata, tanto da non sentire più il corpo fisico, come accade talvolta quando ci troviamo tra il sonno e la veglia.
Ed ecco che alfimprovviso mi sono vista, dall’esterno: il corpo fisico era lì, sotto di me, e non avevo la minima idea di cosa mi fosse accaduto. Il primo pensiero che mi attraverso la mente come un lampo fu: “Sarà questa, la morte. , ma esso non risvegliò nessuna paura, perché provavo uno straordinario benessere.
In compenso ebbe l’effetto di ricondurmi immediatamente nel corpo fisico, e per quella volta fu tutto. Tutto qui Ma quel tutto era immenso, perché mi avrebbe cambiato la vita.
Una cosa che mi segnò per sempre durante quelle mie prime uscite, fu prendere coscienza di non essere il mio corpo fisico. Sapevo dell’esistenza dell’anima, per via di ciò che avevo letto e di quello che mi era stato insegnato da bambina, ma sentire con tutte le mie cellule che quel corpo fisico altro non era che una veste, un veicolo nel quale mi trovavo, finì per cambiare completamente il mio sguardo sulla vita e su tutto ciò con cui sarei entrata in contatto.
È difficile descrivere la portata di un’esperienza del genere, ma quando mi resi conto che stavo pensando sebbene il mio cervello fosse contenuto nel mio corpo fisico, quando notai che provavo dei sentimenti sebbene anche il mio cuore fosse rimasto in quel guscio, e quando mi resi conto che tutti i sensi erano come decuplicati sebbene occhi, orecchie e naso non fossero con me in quel secondo corpo, tutto divenne ovvio. In quel momento preciso sentii come, nel mondo fisico, fossimo tutti molto lontani dalla realtà.
Uscita astrale
Questo è il tipo di esperienza che definisco “uscita astrale” o “uscita dal corpo fisico”, proprio per differenziarla dal viaggio astrale vero e proprio.
Qualora mi chiedeste se, in quella prima uscita, ebbi modo di identificare diverse fasi, non saprei che cosa rispondervi: ebbi la sensazione che fosse un’uscita improvvisa, brutale, nel senso che mi vidi dal di fuori del mio corpo fisico, senza aver avuto, prima, nessun’altra sensazione. Dunque capisco che molti, vivendo un’analoga esperienza senza capirla, possano esserne terrorizzati.
Per quello che mi riguarda, ebbi la fortuna di vivere quella prima uscita senza nulla che mi disturbasse, tranne il fatto che, in mancanza di una spiegazione, mi sentii costretta a cercare dappertutto per capire che cosa mi fosse accaduto.
La mia fortuna fu che, poco tempo prima, avevo incontrato l’uomo che sarebbe diventato il mio primo compagno, il quale, a sua volta, aveva vissuto quella stessa esperienza molti mesi prima di me. Fu dunque capace di rassicurarmi, perché stavolta eravamo in due.
Due, sì, ma sempre e ancora senza spiegazioni, e soprattutto senza poterne parlare con altri per paura che ci prendessero per pazzi.
Qui vorrei rassicurare chi mi legge: alcuni di voi hanno vissuto uscite del genere da bambini e quando hanno timidamente cercato di parlarne con i genitori, questi si sono spaventati e probabilmente non sono stati di grande aiuto. Sappiate che quando si è pionieri in un campo è sempre meglio mantenere un basso profilo fino a quando non troviamo la spiegazione che andiamo cercando; questo evita un sacco di guai.
Fra le domande che mi rivolgono, spesso compare questa:
Ci sono pericoli nell’uscire fuori dal corpo?
Quando si tratta di una semplice uscita dal corpo, vi sono ben pochi rischi. Se poi accade in modo involontario e automatico, ossia durante la notte, durante il sonno, rischi non ce ne sono: fa parte della naturale fisiologia dei corpi sottili.
Quando ha luogo volontariamente, di solito dura poco e basta un minimo pensiero legato a se stessi, voglio dire, al proprio corpo fisico, per farvi ritorno automaticamente. È comunque bene accertarsi di non essere disturbati durante l’esperienza, onde evitare un ritorno troppo brusco nel guscio fisico addormentato: un punto su cui ritornerò quando spiegherò che cos’è il viaggio astrale.
Se siete coscienti ma l’uscita avviene in modo spontaneo, ossia senza che l’abbiate voluta, è importante rimanere calmi perché la paura può creare effetti nefasti e secondari di cui, anche in questo caso, leggerete soprattutto nel capitolo “Il viaggio astrale” (p. 15) dove un paragrafo è dedicato alle controindicazioni e ai pericoli (p. 29).
Se siete fra quelli che assumono delle sostanze pur di riuscire a fare un’uscita fuori dal corpo, correte sicuramente dei rischi perché non avete più il controllo su nulla; ciò significa che altre entità appartenenti ai piani sottili possono prendere il timone della vostra esperienza e renderla parecchio spiacevole.
Magari vi sembrerò un po’ bacchettona su questo punto, ma purtroppo ho visto troppa gente, giovani e meno giovani, non riuscire più a far ritorno nel corpo dopo una sola dose di sostanze tossiche. Ricordo anche che le droghe sono sempre più nocive: quante di queste persone sono oggi rinchiuse negli ospedali psichiatrici, o alle prese con angosce e visioni da cui è difficilissimo farle uscire! Attenzione, non pensate che sia una cosa “che succede solo agli altri”. Naturalmente quelli che ne hanno subito le nefaste conseguenze non hanno perlopiù la capacità, oggi, di testimoniare la loro sofferenza.
Uscire fuori dal corpo è una cosa indispensabile, giacché siamo contemporaneamente composti di materia e di immaterialità, ma molto spesso ignoriamo di essere come le bamboline russe, le matrioske, appunto, che sono incapsulate l’una dentro l’altra; vediamo solo il corpo più grande, quello manifesto nella materia densa, ma le bamboline sono sette (vedi illustrazione a pagina 7) e possono uscire le une dalle altre, sebbene restino sempre collegate a quella più grande.
Per potersi disincapsulare, occorre che il sonno sia di buona qualità, anche quando è molto breve, e rispettarne i periodi migliora la rigenerazione del corpo fisico, dal momento che questo nostro veicolo terrestre riceve energia dai nostri organismi sottili.
Il corpo fisico merita tutta la nostra attenzione perché è quello che ci permette di sperimentare la materia di questo mondo e di vivere tutte le esperienze che la Terra ci propone; se funziona male, diventa tutto più difficile: meditare, pensare, avere le idee chiare. Se l’organismo è intossicato da un’alimentazione ricca di sostanze che disturbano l’apparato endocrino o altri apparati, da abiti che provengono da materiali derivati da colture piene di pesticidi, o da prodotti di bellezza di contenuto dubbio, la circolazione energetica fra i nostri vari corpi si incrina. Ho il ricordo di una persona a me cara che, a letto per una grave malattia, mi diceva: «Non riesco più a meditare, e non ho neppure più la forza di scrivere».
Il corpo fisico è importante quanto un tempio, un veicolo, un abito prezioso che ci siamo ripromessi di accudire meglio che possiamo fin dal momento in cui siamo arrivati sulla Terra. Magari, per certi versi, presenta delle deficienze, magari ci sembra che non riesca a svolgere le funzioni che vorremmo svolgesse, e tuttavia questo è il corpo che ci dà l’occasione di portare a compimento la nostra storia, quale che sia.
Nel libro Cronaca di una disincarnazione, Elizabeth ci dice queste parole bellissime, proprio subito dopo aver lasciato il corpo fisico:
«Solo ora incomincio ad ammettere che un corpo sulla Terra è il più bel regalo che un’anima possa avere».
Non aspettiamo l’ultimo momento per riconoscere quanto il nostro corpo ci sia utile e prezioso per quello che siamo venuti a fare su questa Terra. Facciamo dunque attenzione a che cosa gli diamo, e questo su qualsiasi piano, che si tratti di cibo, abiti, cosmetici, ma soprattutto sul piano dei pensieri, di cui continuamente lo alimentiamo.
Il nostro corpo fisico ha una facoltà particolare: sa guarirsi e rigenerarsi, ma gli ordini e contrordini che continuamente riceve dal corpo emozionale (quindi dalle nostre emozioni) e dal corpo mentale, lo disturbano così grandemente che non sa più a chi dare ascolto. Questo è un elemento di primaria importanza, perché se si decide di curare il corpo in modo naturale, è indispensabile non trascurare la propria vita interiore e spirituale, e guarire anche le proprie emozioni, diventando signori e padroni dei propri pensieri.
Lo schema che trovate nell’inserto a colori vi aiuterà a capire come i nostri pensieri influenzino il buon funzionamento del veicolo fisico.
Questo testo è estratto dal libro "Fuori dal Corpo".
Data di Pubblicazione: 3 ottobre 2017