SPIRITUALITÀ ED ESOTERISMO

Verità e segreti cancellati dalla storia

Culto - Riccardo Tristano Tuis - Speciale

Da millenni i culti manipolano la storia e le menti umane, riprogrammandole a loro beneficio. Apri gli occhi e scopri tutta la verità, leggendo il nuovo libro di Riccardo Tristano Tuis.

Verità e segreti cancellati dalla Storia

Geografia sacra e architettura sacra quali espressioni del culto celeste

"La geografia sacra e l'architettura sacra di tutto il globo rappresentano entrambe le costellazioni del cieloprobabilmente sono una sorta di silente mappa stellare raffigurante i luoghi da cui provennero gli antichi Dèi narrati nelle antiche tradizioni."

L'archeologia si è trovata nella scomoda posizione di dover occultare reperti imbarazzanti oppure far tacere con sdegno molti archeologi e teorie che minavano l’infallibilità accademica, arrivando così a mistificare la storia remota del nostro pianeta troppo scomoda per lo status quo.

Tutto questo manifestando pretese di scientificità nonostante l'archeologia non solo non proceda con rigore scientifico ma si rifiuti di rapportarsi ad altre discipline che presentano un approccio più rigoroso quali geologia, astronomia, mineralogia, archeometria e chimica.

Non contenta di ciò, l'archeologia mainstream è arrivata persino a ignorare o, peggio, rifiutare le conclusioni di queste discipline se mettono in discussione i dogmi su cui gli archeologi asserviti al cover up si arroccano per partito preso. Tutto questo senza che una sola voce dei paladini del metodo scientifico si sia levata additando l'archeologia di pseudoscienza: ovviamente c’era da aspettarselo visto che in ambito accademico sussistono interessi, collusi con gli interessi delle religioni, che esulano dalla pura ricerca della verità scientifica. 

Si è poi scoperto che tale comportamento è un combinato composito di censura voluta dall’alto, arrivismo o salvaguardia del proprio status accademico che non si vuole compromettere attraverso una clamorosa smentita di ciò che s'insegna nelle aule universitarie come verità ultime. Purtroppo per i detentori di potere ci sono troppe cose scomode e imbarazzanti, sia per il culto religioso sia per quello scientifico, in grado di minare l’artefatta e gianica realtà umana tecnoreligiosa.

Per questo motivo si arriva a nascondere sistematicamente tutto ciò che farebbe sorgere domande che scuoterebbero l’intero sistema. In questa sede prenderemo solo alcune ristrette ricerche legate ai temi della nostra opera, presentando peculiari correlazioni tra la geografia e l'architettura Sacre ove entrambe vogliono raccontarci di un lontano passato che solo alcune società segrete sembrano serbarne parziale memoria. Inizieremo dal Centroamerica e da come le civiltà del Mesoamerica e del Sudamerica presentavano molte analogie con le civiltà di Sumer e d'Egitto, cosa che l'archeologia ufficiale non solo non spiega ma che ignora rivolgendo lo sguardo dall’altra parte.

 

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La città precolombiana del Mesoamerica Teotihuacan, situata a 40 km da Città del Messico, è nota per avere numerose imponenti piramidi a gradoni divenute patrimonio dell’Unesco. Meno note sono invece le straordinarie scoperte dal sapore decisamente tecnologico fatte in questo sito. Ad esempio, alla fine di un tunnel lungo 91 metri, in una camera sepolta a diciotto metri di profondità sotto alla Piramide del Serpente Piumato, è stato trovato niente meno che il mercurio liquido!

Questa scoperta non è stata spiegata dagli archeologi che si sono limitati a sostenere l’ipotesi che il mercurio liquido, noto per essere difficile da estrarre e per giunta tossico, avesse il mero scopo di simbolizzare una via preferenziale per l’Aldilà. Quello che non si è detto è che il mercurio liquido è un superconduttore e, alla giusta temperatura, può generare effetti antigravitazionali grazie al magnetismo terrestre. Aggiungiamo, come nei testi epici dell’India, che il mercurio era un elemento costituente dei vimana, le macchine volanti narrate nei Veda già ampiamente trattate in numerosi articoli e libri da una moltitudine di autori.

A una temperatura molto bassa il mercurio, per via della sua natura di superconduttore, levita in presenza di magnetismo e, siccome la Terra è costituita da linee magnetiche, la paleoastronautica è giunta all’ipotesi che in passato esistevano delle astronavi terrestri e/o aliene che potevano viaggiare attraverso le linee magnetiche.

Se pensiamo come ai giorni nostri molti avvistamenti avvengano in prossimità di linee e nodi magnetici terrestri, la cosa si fa ancora più concreta e i noti black out in prossimità di avvistamenti possono essere visti anche come dei furti o disturbi elettromagnetici di queste astronavi.

A Teotihuacan si è scoperto che molte stanze erano rivestite di fogli di mica, ossia uno scudo termico impiegato nell’industria elettronica e aerospaziale poiché è un eccellente isolante di calore resistendo a temperature oltre mille gradi centigradi nonché un buon conduttore di elettricità.

Tre delle primarie strutture piramidali di Teotihuacan sono allineate con le tre stelle della cintura di Orione, mentre la strada principale, conosciuta come il “Viale dei morti”, è rivolta in direzione dell'ammasso aperto delle Pleiadi. L'ingegnere americano Hube Harleston Jr. negli anni Settanta fece ricerche su Teotihuacan scoprendo che la disposizione dei monumenti all’interno del complesso ricalca quella del sistema solare in cui ogni singolo edificio è collocato proporzionalmente alla stessa distanza dei pianeti.

A sei chilometri di distanza, Harleston scoprì il Tempio di Xochitl perfettamente allineato con il Viale dei morti e l'ingegnere credette che quello fosse la prova dell’esistenza di un pianeta localizzato oltre Plutone e di grandezza doppia di esso. Nel 2016, il California Institute of Technology sembrò quasi confermare la tesi di Harleston poiché annunciò la possibilità di un pianeta sconosciuto nella fascia di Kuiper, oltre l’orbita di Plutone, provvisoriamente chiamato “Planet Nine”, ove gli astronomi ipotizzano sia circa dieci volte più massiccio della Terra.

 

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Costellazioni e architetture

Vi sono molteplici esempi di geografia sacra nel mondo che rappresentano diverse costellazioni della volta celeste, la casa degli dèi. A tale riguardo sono degni di nota gli studi di Giorgio Copiz, questi fece delle ricerche sulle città saturnie del Basso Lazio, fondate dai clan sotto l'effigie del leone. Egli si rese conto che gli antichi centri di questa regione, che nella tradizione si narrava fossero stati fondati da Saturno e per tale motivo chiamati la Pentapoli saturnia, rappresentavano sul territorio uno schema uguale alla linea centrale della costellazione dei Gemelli.

Non solo, tutte le stelle componenti tale costellazione trovano corrispondenza nelle località del Basso Lazio in cui sono presenti i resti delle misteriose mura megalitiche che ritroviamo in tutto il globo. Questi antichissimi centri urbani sono caratterizzati da imponenti cinte di mura megalitiche poligonali su cui poi si fonderanno i centri medievali.

L'architettura presenta anche archi a ogiva che ricordano sia la vesica piscis, che il cristianesimo adotterà in seguito, sia l'architettura gotica che riprenderà questa peculiare forma in pieno Medioevo. Le mura megalitiche poligonali erette senza alcun impiego di malta sono state definite con il termine di “ciclopiche”, in riferimento alla tradizione narrata da storici come Euripide e Strabone, che vuole siano state costruite dai Ciclopi.

Con tale aggettivo riteniamo ci si stia implicitamente riferendo a un popolo di giganti narrati in tutte le millenarie tradizioni del globo che hanno anche prodotto innumerevoli testimonianze iconografiche. Se pensiamo a come in Sardegna e in altri luoghi della Penisola italica siano stati trovati numerosi resti di giganti, subitamente nascosti dagli apparati ufficiali, diventa quasi scontato pensare che il popolo che ha costruito queste mura presentasse tale peculiarità.

Le mura poligonali sono state denominate anche “pelasgiche”, in relazione ai Pelasgi, appartenenti ai Popoli del Mare giunti dall'Oriente, i quali avevano costruito opere similari nelle città micenee di Argo, Tirinto e Micene stessa. Nelle nostre precedenti opere abbiamo trattato i cosiddetti Popoli del Mare e la loro correlazione con le classi di comando depositarie di un know how unico che permise loro di dominare i vari popoli del globo conosciuto.

Una caratteristica di queste mura è quanto sia comune trovare gli architravi delle porte d’ingresso realizzati con dei blocchi monolitici il cui peso può arrivare a tre tonnellate. L’architrave della Porta Maggiore dell’Acropoli di Alatri ha un peso stimato di circa ventisette tonnellate, dunque, ci chiediamo con quali mezzi si è potuta metterla in opera.

In questo l’archeologia non ci è di aiuto visto che non è in grado di spiegarlo, limitandosi a sostenere che le mura sono state realizzate dai Romani negli anni tra il VI e il V sec. a.C., nonostante si palesi come i Romani non abbiano costruito nient'altro di analogo nel loro vasto impero che giustifichi la posizione assunta dall’archeologia ufficiale. È dunque lecito pensare che i costruttori delle mura megalitiche furono altri e antecedenti ai Romani per come siamo soliti conoscerli.

 

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Segreti sepolti dal Diluvio

Se diamo credito ai reperti di Don Carlo Crespi Croci queste analogie si palesano in modo plateale nel Sudamerica, nello specifico nell’Equador, patria degli Inca. Don Carlo Crespi, un salesiano laureato in scienze naturali e diplomato in pianoforte e composizione al conservatorio, è una figura molto interessante per i temi qui trattati.

È stato insignito dell’onoreficienza di Commendatore dell'Ordine al merito della Repubblica italiana ed è stato beatificato dalla Chiesa cattolica per la sua decennale opera missionaria fra i Kivaros, un popolo ecuadoriano. Proprio in questo paese Crespi custodirà numerosi e inestimabili artefatti OOPArt che si suppone essere antecedenti al periodo del diluvio universale.

Provenienti, a detta di Crespi, da una grotta denominata Cueva de los Tayos gli furono donatogli dai fieri e indomiti indigeni Suhar e da agricoltori o huaqueros dell’Azuay, del Canar e dell’Amazzonia ecuadoriana. Alcuni di questi reperti sono considerati molto scomodi per la storia ufficiale e nonostante siano stati etichettati come falsi, molti di loro furono soggetti a diversi furti quando raggiunsero la notorietà in buona parte del mondo e il museo dove erano custodi subì un incendio provocato da una bomba a orologeria ove alcuni reperti furono perduti per sempre.

In seguito, a fronte di numerosi furti si decise di inventariarli e passarli singolarmente al vaglio da una commissione di specialisti in arte archeologia antica e moderna che catalogò i pezzi autentici:

  • collezione archeologica: composta da 5000 oggetti di alto valore storico-artistico;
  • collezione pittorica: composta da 1187 opere catalogate, suddivise in tele, legni, vetri, rame, marmi, pietre e cromature;
  • collezione scultorica: composta da 132 oggetti di valore e vari frammenti;
  • collezione etnografica: costituita da un insieme di ceramiche coloniali, 50 giare e 216 pezzi tra anfore, vasi ornamentali, ampolle, ecc.

Il religioso italiano sembra abbia dichiarato senza mezzi termini che: "Tutto quello che gli indios mi hanno portato dalla caverna risale a epoche antiche, prima di Cristo. La maggioranza dei simboli e di alcune rappresentazioni preistoriche risalgono a epoche antecedenti il Diluvio."

Crespi sosteneva che i reperti che custodiva fossero d’origine antidiluviana e fossero stati nascosti nella caverna dai discendenti di popoli mediorientali che erano scampati al diluvio, segnalando la somiglianza di alcuni reperti con l'iconografia presente in Sumeria e in Egitto, di altri con quella del popolo cretese, etrusco e ittita. Richard Wingate, autore di "Atlantis in the Amazon: Lost Technologies and the Secrets of the Crespi Treasure", affermerà che in alcuni reperti custoditi dal prete salesiano sono stati individuati geroglifici egizi, ieratico egizio, punico e demotico.

I detrattori paventano la possibilità che le lastre metalliche fossero false e che il sacerdote fosse stato raggirato dagli artigiani locali che gli avrebbero venduto per anni patacche copiate dalle illustrazioni dei libri di storia. Questo potrebbe essere parzialmente vero per alcune, magari date al salesiano dopo che la voce sui suoi reperti aveva fatto il giro del mondo, con lo scopo di poter screditare tutta la faccenda. A far sorgere ulteriori sospetti di un'operazione di censura c'è anche il fatto che alla morte di Crespi questi reperti furono fatti sparire e molti sospettano che ora si trovino in Vaticano.

 

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Data di Pubblicazione: 11 gennaio 2022

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