Scopri tutta la verità sul papato di Benedetto XVI destinata a laici e credenti, leggendo l'anteprima del nuovo libro-inchiesta di Andrea Cionci.
Le verità sul papato di Benedetto XVI
I nemici di Benedetto XVI
Dove ci occuperemo di tutti i “poteri forti”, le lobby e i personaggi, esterni e interni alla Chiesa, che opprimevano il papa, impedendogli di governare, tanto da condurlo ad attuare il cosiddetto “Piano B” canonico.
Il mondo intero contro Papa Ratzinger
Per comprendere il contesto nel quale il “Piano B” di Benedetto XVI si è dovuto svolgere, facciamo riferimento a un panorama molto puntuale ricostruito dodici anni fa — paradossalmente — proprio dal suo più dichiarato ”arcinemico” laico: il giornalista e filosofo di sinistra Paolo Flores d’Arcais, fondatore e direttore della rivista di cultura e politica Micromega.
Per fornire un'idea immediata circa la distanza emotiva che separa Flores dal Santo Padre, ecco cosa scrive il giornalista nel suo "La sfida oscurantista" di Ratzinger (ed. Ponte alle Grazie, 2010):
"Contro lo sfondo di virile austerità di Giovanni Paolo II assumono pesantissimo rilievo le svenevoli attenzioni dell’arcigno teologo tedesco per estenuanti frivolezze estetiche, dagli elaborati e sontuosi berretti, alle babbucce rosse, a un segretario che sembra uscito da Beverly Hills".
Considerazioni di un gusto che non ci si aspetterebbe dal discendente di una famiglia nobile (al quale l'allora card. Ratzinger aveva pure, a suo tempo accordato leale, aperto dibattito pubblico), e che sorprendono ancor più nel filosofo: invece di comprendere che papa Benedetto recuperava il camauro, le scarpe e il “saturno” rossi, o gli stupendi paramenti sacri di Pio IX, Giovanni XXIII e altri pontefici del passato per dimostrare al mondo una continuità della Chiesa con la Tradizione, Flores ammicca alla presunta, ambigua, vanità personale del pontefice. Incommentabile.
Comunque, tutto il libro è viziato da un’incomprensione teologica di fondo, che l’ateismo dell’autore non giustifica; il Papa non è un politico come gli altri, è un capo religioso e, nella fattispecie, è il custode del depositum fidei. Quindi, non ha alcun senso che Flores lo critichi perché porta avanti il messaggio che gli ha affidato il suo Dio da ben 2000 anni. Sarebbe come contestare il Dalai Lama perché, tanto per dirne una, magari si ostina a proporre un'ottica dell’esistenza demeritocratica e deresponsabilizzante dato che, secondo il suo credo, dopo la Morte non ci sarà alcun giudizio divino, ma la reincarnazione in altri esseri viventi.
In pratica, Benedetto XVI sarebbe “oscurantista” perché non la pensa come Flores d’Arcais e non ha tradito la fede cattolica scendendo a compromessi con aborto, eutanasia, gender, omosessualismo, ecologismo spinto, insomma: la “lista della spesa” del mondialismo ateo-massonico-malthusiano.
A parte la tara da operare su queste incomprensioni, d’Atrcais, da indubbio conoscitore di politica internazionale, dipinge un affresco molto vivido ed efficace su come Benedetto costituisse l'ostacolo principale al progredire di travolgenti e inarrestabili dinamiche globaliste:
"I suoi primi anni di pontificato possono riassumersi in una restaurazione costantiniana che rovescia nell'espressione e nei fatti la stagione e la vocazione del Concilio Vaticano II [...] Il suo modello è sempre più esplicitamente il Concilio di Trento, integralismo del dogma e tentativo di pulizia morale nella Chiesa. Benedetto XVI è perfettamente consapevole della marcia trionfale che, sociologicamente parlando, continua a compiere la globalizzazione dello Spirito, secolare, edonistica, consumistica [...] Il Pastore tedesco ha deciso invece che la modernità può essere attaccata su tutti i fronti [...] Ha progettato il suo papato come una vera Reconquista della modernità attraverso un sistematico attacco ai capisaldi culturali e politici da cui è nata [...] Vuole una restaurazione cristiana nella scienza e nella democrazia, che rovesci l'autonomia dell’uomo in un ritorno alla sua obbedienza a Dio, per salvare la democrazia e la scienza da se stesse prima che l'avventura moderna si concluda con l’apocalissi [...] Il papa detesta il Grande Satana, ovvero l'Occidente secolarizzato, sfrenatamente consumista, che nel primato del piacere banalizza e giustifica persino la strage, quella degli innocenti, il genocidio che è l'aborto...".
Nel libro si trovano illustrati, quindi, tutti i fronti di questa guerra “intollerabile” (per Flores) condotta da Ratzinger contro la civiltà moderna. Innanzitutto, la restaurazione della dottrina, la quale lascia intendere una revisione del Concilio Vaticano II (che Bergoglio ha invece “dogmatizzato”), soprattutto con l’ecumenismo e la ripresa dell’evangelizzazione (poi cassata da Bergoglio coi suoi discorsi contro il proselitismo). Ancora, d’Arcais ben descrive l'attacco di Benedetto XVI al relativismo, neomalthusianesimo, modernismo, nichilismo, illuminismo.
Inoltre, fa comprendere tutta la sua volontà di riconfermare le radici cristiane dell'Europa e i diritti non negoziabili, la difesa della famiglia tradizionale con la condanna dei disordini sessuali e la negazione ad aborto ed eutanasia. Altri cavalli di battaglia scrupolosamente citati (e criticati), sono le considerazioni contro la scienza “fine a se stessa” e contro un certo ambientalismo che potrebbe portare a ignorare la dignità umana (mentre Bergoglio, com'è noto, ha divinizzato l’ecologia addirittura intronizzando in San Pietro l’idolo pagano Pachamama).
Si capisce benissimo, quindi, proprio grazie al suo acerrimo avversario, perché, vista la guerra che Benedetto conduceva contro tutto il mondo-mondano, la massoneria, la sinistra internazionale, le varie lobby che contano e i cosiddetti “poteri forti”, papa Ratzinger dovesse per forza essere tolto di mezzo. “Braccio armato” per questa rimozione, un manipolo di alti prelati ultramodernisti, detto il Gruppo (o “Mafia”) di San Gallo, di cui parleremo nel prossimo capitolo.
Per paradosso, oggi, Flores d’Arcais risulta di fatto il migliore alleato e difensore di Papa Ratzinger contro il fuoco amico di taluni ambienti tradizionalisti che si ostinano a dipingere il pontefice tedesco come un “modernista”: è questo una sorta di blocco ideologico-emotivo che impedisce di cogliere le più evidenti contingenze rivelatrici del Piano B.
Infine, il direttore di Micromega ci ricorda anche due clamorose profezie di papa Benedetto: "Solo Dio ci può salvare, nel senso di salvare la democrazia che, senza la fede, si riduce a un guscio vuoto e sarà annientata" e ancora: "Ben presto non si potrà più affermare che l'omosessualità, come insegna la Chiesa, è un obiettivo disordine dell’esistenza umana".
Così, oggi tutto si è avverato: si parla spesso dei rischi per la democrazia derivanti da quella che viene individuata come una “dittatura sanitaria” e della prevaricazione sulla libertà di pensiero che otterrebbero i disegni di legge sull' "omotransfobia”, se venissero approvati.
Sentenzia, alla fine, il dubbio profeta Flores d’Arcais con una frase a effetto: "la Reconquista di Ratzinger si dissolverà come l’alba, i sogni e i vampiri".
Siamo sicuri? Siamo certi che il guerriero “oscurantista” Benedetto XVI, il “papa inquisitore” come lo descrive l’autore, possa aver lasciato il campo senza colpo ferire, sotto le pressioni dei poteri internazionali mondialisti e della fronda modernista, da lui combattuti sempre all’arma bianca?
Si direbbe di no, come sarà esposto nei prossimi capitoli. E un giorno vedremo chi si dissolverà, se la Reconquista di Benedetto o il — pur utile — libello di Flores d’Arcais.
I nemici di Benedetto XVI dentro la Chiesa
Per cogliere appieno il contesto che condusse Benedetto XVI al suo storico gesto, è necessario comprendere anche e soprattutto chi fossero i suoi nemici dentro la Chiesa. Per questo citeremo esclusivamente fatti reali, dichiarazioni pubblicate dalla stampa nazionale e internazionale, insieme a testimonianze incontrovertibili.
Ciò che emerge in modo macroscopico è che, accanto al fatto che i poteri del papa fossero stati drasticamente ridotti già con il Concilio Vaticano II (1962-65), nella Chiesa era in corso, soprattutto negli ultimi anni di esercizio del potere di Benedetto XVI, una forma di tenace ammutinamento / ostruzionismo passivo da parte di personaggi chiave della Curia vicini al pontefice. E non solo.
Ricordiamo cosa confidò papa Ratzinger, nel 2005, all'arcivescovo lefebvriano mons. Bernard Fellay, Superiore generale della Fraternità sacerdotale S. Pio X, il quale, durante un’udienza in Castel Gandolfo, ricordava al papa di essere in possesso dell’autorità per rimettere le cose in ordine nella Chiesa, su tutti i fronti. Benedetto rispose così: "la mia autorità finisce a quella porta".
Fin dall'inizio del suo pontificato, il mite e quasi ottantenne Joseph Ratzinger ebbe enormi problemi nel farsi obbedire. Come testimonia il colloquio con mons. Fellay, egli era largamente sabotato nell’esercizio del suo ufficio.
Per di più, si potrebbe parlare anche di una forma di “inabilità giuridica” nel senso che il collegialismo inaugurato dal Concilio Vaticano II aveva iniziato, già dagli anni '60, a distruggere l'impianto gerarchico-piramidale della Chiesa e, nel 2005, questo aveva impedito al Papa tedesco perfino di prescrivere la frase "Versato per noi e per molti" (invece che "per tutti") nel canone della Messa, versione filologica dal latino pro multis, più corretta dal punto di vista teologico.
I disastri del Concilio, “vinto” dai modernisti Capitanati dal gesuita Karl Rahner, ebbero, tra gli altri effetti, quello di investire il Segretario di Stato, in qualità di Primo Ministro della Chiesa, del controllo quasi totale sul flusso della legislazione e di altre informazioni provenienti dal Vaticano, compresi gli atti del Papa stesso. A questo Proposito, un fatto clamoroso è rappresentato dal licenziamento in tronco, nel maggio 2012, del Presidente dello IOR Ettore Gotti Tedeschi, amico personale di Benedetto XVI, senza che il Papa ne sapesse niente, tanto da apprenderlo dalla tv, come testimoniato dal suo Segretario mons. Georg Ganswein. Secondo alcune fonti, Ratzinger ebbe anche un moto di pianto alla notizia.
Ora, riflettiamo: è mai possibile che il presidente della “banca” vaticana possa essere letteralmente silurato senza che il pontefice ne sappia nulla?
Data di Pubblicazione: 13 giugno 2022