SPIRITUALITÀ ED ESOTERISMO   |   Tempo di Lettura: 10 min

La Via Tantrica: Un viaggio verso l'ignoto

Tantra e Meditazione - Elmar e Michaela Zadra - Speciale

A cosa serve la meditazione? In che modo il Tantra Yoga si connette con la meditazione? Scoprilo leggendo l'anteprima del nuovo libro di Elmar e Michaela Zadra.

La Via Tantrica: Un viaggio verso l'ignoto

A cosa serve la meditazione?

Ci sono due risposte a questa domanda, una molto semplice e una più articolata. Quella semplice è: la meditazione non serve.

Potrebbe bastare così, ma tu hai appena acquistato un libro sulla meditazione e di certo vorrai conoscere anche la seconda. Ma la risposta più articolata è talmente lunga da riempire tutte le pagine di questo volume.

A ben guardare, la difficoltà non risiede nella risposta, ma nella domanda. Pensare che la meditazione serva a qualcosa significa credere che tutto abbia uno scopo. Una tale visione, tuttavia, ci limita nel tentativo di comprendere le grandi questioni della vita. Se consideri un fatto in funzione soltanto della sua finalità, commetti l'errore di concentrarti sull’elemento sbagliato: dai più importanza al fine che al fatto in sé.

Così la domanda: "A cosa serve...?" ti allontana dalla realtà e ti fa cadere in un labirinto senza uscita di domande che non ti forniscono una soluzione. Sarà come guidare nel centro storico di una grande città, smarrito in un dedalo di vicoli a senso unico, senza via d’uscita né la possibilità di parcheggiare.

Per esempio: Qual è la maggiore virtù? Amare.

A cosa serve l’amore? A essere felici e completi. E la felicità? A vivere pienamente la vita.

E la vita a cosa mi porta? A morire.

C'è qualcosa che non va in questo modo di concepire l’esistenza. Sul piano razionale apparentemente funziona, ma in realtà ci lascia insoddisfatti e ci induce a porre sempre altre domande in cerca di risposte diverse. Tiene inutilmente occupata la mente che desidera sapere veramente e non si accontenta di uno sterile ragionamento logico.

 

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La risposta si trova soltanto nella pratica meditativa, non nei discorsi complessi. Finché non l’avrai trovata dentro di te, te ne suggeriamo una provvisoria per liberare la mente dalle difficoltà della riflessione.

La meditazione ti conduce a te stesso. Questo è il suo unico scopo. Siccome tu sei già te stesso, la meditazione è completamente inutile. Ma se tu non sei ancora pienamente te stesso, allora ha senso meditare.

Meditare non è complicato, anzi, è talmente semplice che spesso non viene capito fino in fondo. Non siamo abituati alla semplicità.

Meditare significa essere. Vuol dire essere pienamente in questo momento.

È un concetto semplice, ma non facile da mettere in pratica.

Tutti i maestri lo ripetono da tremila anni.

Per questo ci vuole un intero libro per illustrare la meditazione. Nelle prime pagine di "Tantra e meditazione" spieghiamo la sua essenza, mentre in quelle successive ci proponiamo di rimuovere i concetti complicati che la mente umana ha elaborato intorno a questa esperienza semplice.

La mente umana non è per niente logica, anzi, è piuttosto contraddittoria. Spinta da pulsioni, desideri, sentimenti contrastanti e impulsi inaspettati, raramente ci conduce là dove avevamo previsto di arrivare con il ragionamento logico; al contrario, più spesso ci porta da tutt'altra parte.

Nemmeno la mente di saggi, filosofi o psicologi segue la logica che essi stessi teorizzano: lo spiega il fatto che nel tempo sono approdati a conclusioni tanto divergenti.

Questo libro vuole essere una guida per la mente umana, con l’intento di seguirla nei suoi percorsi più tortuosi, senza la pretesa di un filo logico. Se seguisse un percorso lineare non riuscirebbe a spiegare le contraddizioni e limiterebbe la ricerca interiore.

Perciò non ti stupire quando nei prossimi capitoli troverai passaggi che si smentiscono a vicenda. È esattamente come nella tua mente: un giorno dichiari al tuo partner che sei follemente innamorato di lui, la settimana dopo non sai se la vostra relazione avrà un futuro.

 

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Lo meditazione non è quelle che pensi

In passato si riteneva che la meditazione fosse praticata in ambienti isolati da gruppi ai margini della società, come le sette o gli hippies. Oggi puoi trovare libri sulla meditazione in ogni libreria, la insegnano nelle palestre e in chiesa, la praticano manager e casalinghe, è diventata parte integrante della formazione dei terapeuti.

Ma non tutto quello che oggi viene chiamato "meditazione" è davvero tale. Sfogliando le riviste del benessere troverai articoli su pratiche di meditazione che usano oli essenziali, colori, fango; altri sulla meditazione culinaria, sui suoni che favoriscono la meditazione, sulla danza meditativa, sulla meditazione con il cane, il gatto, il canarino e così via.

Chiamare ognuno di questi esercizi "meditazione" non lo rende più elevato, se mai fosse questa l’intenzione.

Tuttavia tale diffusione, come spesso succede con le mode, ha portato a un'inflazione di significati e a una sostanziale confusione terminologica. Il termine "meditazione" infatti ha due accezioni fondamentali: la prima è il metodo o la tecnica di meditare; la seconda è lo stato meditativo, cioè l’essere in meditazione.

Tradizionalmente chiamiamo "meditazione" una pratica in cui la coscienza sta in primo piano. Non importa cosa fai, se tieni gli occhi chiusi o aperti, se sei fermo o in movimento, se emetti un suono o guardi un oggetto. Durante la meditazione l’attività che si sta svolgendo diventa secondaria, mentre domina la presa di coscienza di ciò che c'è.

Questo è l'elemento che la distingue da ogni altro esercizio. Ma di questo parleremo più avanti.

 

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Meditare non significa riflettere

Talvolta la gente dice: "Ho meditato sulle prospettive del mio lavoro", oppure: "Ho meditato su quella questione e ho preso una decisione".

Porsi queste domande non significa meditare, ma riflettere. Quando riflettiamo ci abbandoniamo al flusso continuo dei nostri pensieri, li arricchiamo con brillanti intuizioni, traiamo conclusioni, facciamo valutazioni, finché finalmente riusciamo a trovare le risposte che stavamo cercando e prendiamo una decisione.

La meditazione, invece, non fa domande e non cerca risposte, non usa attivamente la riflessione, non dà alcun valore ai pensieri e perciò non si sofferma su di essi. Li considera solo fenomeni passeggeri che vanno e vengono, non più interessanti del battere delle ciglia o della salivazione.

 

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La meditazione è una pratica - il tantra non è una filosofia

Ci sono intellettuali che, ancora oggi, ci parlano della filosofia del buddhismo o ci chiedono di esporre loro quella del tantra. Noi rimaniamo sempre un po’ perplessi, perché è come se qualcuno ci chiedesse di parlare della "filosofia della bicicletta".

Essenzialmente queste sono pratiche, perciò possiamo solo ripetere le parole di Shunryu Suzuki, un maestro zen: "Benché in Occidente ci siano molte persone interessate al buddhismo, poche tra loro si interessano della sua forma essenziale. La gran parte è interessata allo studio, all’insegnamento o alla filosofia del buddhismo, di cui apprezzano solo ciò che li soddisfa intellettualmente.

Ma il punto decisivo non è se il buddhismo sia profondo, buono o completo nel senso filosofico del termine. Conservare la pratica nella sua forma essenziale è il nostro obiettivo. Talvolta mi pare quasi blasfemo ascoltare le persone che dicono quanto sia completo il buddhismo come filosofia o come dottrina, senza sapere cosa è veramente!"

Per il tantra accade la stessa cosa: anche se esiste una filosofia tantrica, anzi, ne esistono diverse tutte in contraddizione tra loro, non è quella la vera essenza del tantra, si tratta soltanto di un gioco intellettuale elaborato da studiosi che raramente sono anche praticanti. Intrinsecamente il tantra non è una via filosofica, poiché non approda a una concezione, bensì una via mistica, che ci conduce a un'esperienza.

Anzi, possiamo dire che il tantra è piuttosto il contrario di una filosofia, che di solito è un insieme di pensieri, di assiomi, di principi, di deduzioni e di logiche che danno vita a un sistema mentale utile a capire il mondo. Il tantra è un metodo che libera la testa da tutti i pensieri, che mina la logica, che capovolge verità e principi, che sradica le convinzioni che abbiamo su noi stessi e sul mondo.

Punta alla coscienza, cioè a quello spazio interiore che continua a esistere anche quando la nostra mente è priva di pensieri. Per questo motivo meditiamo su cose banali come il respiro e le sensazioni corporee. Noi apprezziamo la filosofia, ma con questo libro speriamo di confondere le idee a tutti i lettori dotti!

Nel tantra non ci preoccupiamo di pensare la vita, ma di viverla. È la stessa differenza che intercorre tra parlare di cibo e mangiare, tra sfogliare un catalogo di vacanze al mare e tuffarsi nell'acqua, tra discutere sul sesso e praticarlo.

 

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La meditazione non è una tecnica di rilassamento

Molti praticano la meditazione per rilassarsi o per allentare lo stress. Entrambe sono valide ragioni, ma la meditazione non è fatta per questo. Per rilassarsi è meglio usare tecniche come il training autogeno, lo stretching, la danza, o un qualsiasi sport.

Il rilassamento è diventato un'ossessione moderna ed è frutto della convinzione che lo stress sia la causa di tutti i mali. Ma se tutti i disturbi fisici, i malesseri, le difficoltà affettive, le crisi sul lavoro, le tensioni coniugali, le difficoltà sessuali fossero dovuti allo stress, se tutto ciò che non va trovasse spiegazione nello stress, allora torneremmo indietro di mille anni, a quando si pensava che ogni malore fosse frutto del demonio.

Esorcizzare la tensione con il rilassamento è una pratica ingenua e semplicistica che non ci consente di comprendere a fondo l'essenza dell'essere umano.

La meditazione non è un surrogato della pausa che si fa tra un'attività e l’altra. Di certo non è il rifugio sicuro che ci tutela dagli eventi della vita e ci permette di stare comodamente in disparte. Né possiamo estraniarci, praticandola, dalle emozioni o dalle relazioni problematiche.

Molti pretendono di rilassarsi e di trovare la pace interiore senza prima avere ammesso di essere in conflitto con se stessi, nella speranza di essere pervasi da quel senso di pace nel quale non trovano spazio le contraddizioni. Ma basta sprofondare in una comoda poltrona a occhi chiusi per provare un simile benessere, una forma di rilassamento superficiale che sta alla larga dai conflitti interiori anziché risolverli.

Assomiglia più a un armistizio che a una vera e propria pace interiore. Appena si riaprono gli occhi, tutti i mostri della vita ricompaiono.

Anche noi al cospetto delle statue del Buddha, sorridenti e pacifiche, eravamo inizialmente convinti che la meditazione portasse direttamente a una quiete interiore. Ma la pratica ci ha spalancato orizzonti più ampi. Accanto a momenti di pace c'erano anche momenti di tensione, come non l’avevamo mai provata prima, nemmeno durante attività estreme.

Meditare non porta a un'esistenza più tranquilla, ma a vivere più intensamente tutti i momenti della vita, quelli difficili come quelli felici.

 

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Data di Pubblicazione: 9 marzo 2023

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