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Il Viaggio delle Campane Tibetane

La Danza dell'Acqua e le Campane Tibetane - Anteprima del libro di Mauro Pedone

Le origini delle campane tibetane

Le origini delle campane tibetane sono antichissime. Dalla tradizione si tramanda che il Buddha le usasse per accompagnare la meditazione, per concentrare la mente, per rendere i pensieri e i sentimenti limpidi e focalizzati. Attualmente gli artigiani che le forgiano in Nepal inseriscono spesso nei loro manufatti l’immagine del Buddha come elemento decorativo.

Altre fonti ascrivono le origini delle campane alla tradizione sciamanica Bon, una religione presente nelle regioni himalayane prima delParrivo del Buddhismo.

La figura dello sciamano, il saggio guaritore, è presente da sempre in tutte le tradizioni, il suo valore fortemente evocativo è fonte d’ispirazione per molti artisti.

La parola sciamano deriva da saman, un termine siberiano che significa “uno che vede nel buio”. È colui che affronta il viaggio in stato di trance, si incontra con il mondo degli spiriti per utilizzare i loro poteri, per prestare cura al singolo e alla comunità.

Abbiamo detto che le vibrazioni di questi antichi strumenti della tradizione hanno l’intento di riaccordare l’uomo con le vibrazioni dei pianeti del nostro sistema solare: è questo lo sfondo che sostiene l’universo delle campane tibetane. Ci affidiamo alla loro millenaria sapienza, sapendo che suonandole andremo ad affinare la mente, incontreremo le nostre resistenze e gli attaccamenti, cercando di abbandonare le mirabolanti proiezioni del nostro ego. E pian piano, con la pratica, il nostro percorso potrà diventare concretamente più chiaro e consapevole.

La guida

Per ogni buon viaggio è utile avere una buona guida. Chi ci può illuminare la strada nel percorso? Il sole è il centro del nostro sistema solare, è la nostra luce. Ricordiamoci che il centro interiore nell’uomo è nel cuore, impariamo ad ascoltarlo. Ogni volta che iniziamo un percorso, prima di suonare le nostre campane, chiudiamo gli occhi e riportiamo alla mente un pensiero per la meditazione di Thich Nhat Hanh: Accompagno il suono di questa campana con il battito del mio cuore. Possa chi l’ascolta svegliarsi dall’oblio e trascendere l’ansia e il dolore.

La meta

La meta del nostro viaggio spesso ci sfugge dalla memoria. Ho chiamato il nostro Centro Studi “La Voce del Carro”. Mi sono ispirato a un’antica allegoria che paragona l’uomo a una carrozza. Il carro è il corpo dell’uomo, il cocchiere la sua mente. I cavalli rappresentano le emozioni, sono collegate al carro per mezzo delle stanghe e al cocchiere attraverso le redini. All’interno del calesse c’è un passeggero che non si vede.

Si tratta della nostra Guida Interiore, i cristiani la chiamano “Angelo Custode”, quindi, in apparenza, è il cocchiere che guida verso la meta, in realtà è il passeggero che sceglie la destinazione. È come quando prendiamo un taxi e indichiamo la destinazione al conducente, magari chiudiamo anche gli occhi e ci addormentiamo. Ma abbiamo scelto noi la destinazione! Questa allegoria è utilizzata in molte tecniche per la consapevolezza e il benessere, per cercare di comprendere l’armonia dell’equipaggio e le eventuali disfunzioni. Per il sistema di Gurdjieff, per questo tipo di lavoro su se stessi, è necessario che il cocchiere si svegli e ascolti la voce del passeggero.

In questa antica allegoria, di origine orientale, la strada rappresenta il cammino della nostra vita. E ci sono delle norme, delle istruzioni, da ben comprendere per poter effettuare un buon viaggio! Le carrozze che incontriamo sono i viandanti, ricordiamoci che ognuno di noi ha in sé delle preziose informazioni!

L’alleato

In questo percorso l’armonioso campo vibrazionale prodotto dalle campane tibetane è un valido aiuto. Lentamente scioglierà l’eccesso delle nostre tensioni, scopriremo il vantaggio di mollare e, per così dire, la bellezza di guidare in scioltezza, senza l’obbligo di dover tenere tutto sotto controllo. Quello che ci appariva troppo complicato si manifesterà con maggiore chiarezza. L’immagine di Ganesh che possiamo trovare incisa in qualche campana rende meglio l’idea.

Nella tradizione indiana Ganesh è la divinità che con la sua proboscide toglie gli ostacoli dal cammino. Il suono lento e profondo della campana dona forza, ci aiuta a superare le paure e gli inevitabili momenti di smarrimento interiore e realizzerà una profonda sensazione d’unità accordando la mente con la nostra corporeità, creando armonia con la sfera emotiva. Il silenzio che si genera facilita l’ascolto della voce interiore, degli echi che risuonano in tutte le nostre cellule.

Nella pratica è utile suonare una campana senza sforzo, in maniera lenta e costante, ed è preferibile che questa abbia un certo peso materiale, intorno ai 2 kg. Le vibrazioni emanate saranno profonde, di tono basso, ci ricorderanno il suono che avevamo percepito nell esercizio a occhi chiusi, ascoltando la vibrazione della nostra circolazione sanguigna.

Da diversi anni collaboro con il centro diurno per portatori di handicap “La Locomotiva”. Negli incontri di musicoterapia, quando inizio a ruotare il batacchio di legno intorno alla campana, c’è una ragazza, un’utente, che dice spesso: “Gira la polenta!”. Ecco, questo è un esempio chiaro. Giriamo in modo lento e costante, per non far formare i grumi. Il lento girare scioglierà gli addensamenti della mente, senza fretta!

In semplicità, ricordiamoci le parole di Alfred Tomatis, che evocano il giusto atteggiamento. Tutto ruota, dall elettrone all’atomo, fino alle costellazioni e a ipianeti.

Le coincidenze

Ho presentato questo lavoro dicendo che le campane tibetane favoriscono la realizzazione dei nostri desideri. Me ne sono reso conto osservando le fortunate coincidenze che si presentano naturalmente lavorando con questi antichi strumenti. Le campane fungono da acceleratori nel percorso verso un obiettivo, un desiderio, se il desiderio è in linea e coerente con un piano di lavoro che potrei chiamare “ecologico . Il tutto si realizza quando gli obiettivi puntano a un’evoluzione personale, che inevitabilmente risuonerà nell’ambiente. Sappiamo che siamo collegati col tutto e, semplificando una tematica fondamentale nell’eterna ricerca dell’uomo, ci incontriamo per affinità.

Cristian Di Vecchio, insegnante di yoga:

È da diversi anni che sono venuto in contatto con le campane tibetane. Patì icia, con la sensibilità che solo le donne di luce hanno, mi ha regalato queste due ciotole sonore, e sin da subito ho apprezzato l’unicità del suono e la magia delle vibrazioni, e ogni volta che ne ho occasione le suono, e in un istante le capacità vibrazionali, unite al suono celestiale, trasformano e migliorano l’energia dell 'ambiente.

Sono a casa, seduto in posizione comoda con l’intento di meditare, ma non riesco, la mente non ne vuole sapere di staccare la spina, porto attenzione al corpo, ìiorgani—o la respirazione, inspira... espira... ma la testa è attiva come non mai. Senza nessun motivo logico il pensiero va alle campane tibetane, in un istante sento il bisogno di comprendere meglio questo antico strumento, in un attimo sono già sul web a cercare informazioni su testi e corsi.

Internet non mi soddisfa e quindi decido di andare in libreria: la prima libreria è chiusa, anche la seconda, la terza è aperta ed entro. Il libraio è molto cordiale, scopriamo subito la passione comune per lo yoga, gli chiedo informazioni su un testo e mi dice di non averlo ma mi consiglia un altro libro, Massaggio sonoro con le campane tibetane, il primo libro di Mauro Pedone, che, tra l’altro, è suo amico.

Da quella giornata piena di sorprese è iniziato un percorso sull’onda sonora delle campane, e con Mauro si è avviata una collaborazione che tutt ’ora va avanti. La campana tibetana vibra su quello che abbiamo di più materiale, il corpo, e ci avvolge, penetra attraverso la pelle e contatta i muscoli, le ossa e gli organi, ma prima di tutto è uno strumento esoterico, comunica direttamente col sottile, permea l’inconscio come fa l’acqua con la terra. È un catalizzatore, le vibrazioni ci trasportano nel tempo e trasformano l’energia che rilasciano in qualcosa di reale.

Il suono delle campane viene percepito dai sensi, smuove il corpo, le cellule, in egual modo e la loro frequenza crea intorno a noi un campo vibrazionale di avvenimenti unici, reali e inimmaginabili.

Mauro dice che le campane portano fortuna, e forse è vero, nel mio caso hanno trasformato una semplice idea in una serie di avvenimenti, che hanno fatto conoscere persone, creato momenti di armonia, collaborazioni di lavoro e rapporti di amicizia.

La via delle coincidenze a volte trova il suo fertile terreno nello spazio dei sogni. Sono note le ricerche sui fenomeni dell’inconscio collettivo di Cari Gustav Jung che ci parla di coincidenze proprio in relazione a un suo giovane cliente che gli raccontò un sogno nel quale riceveva in dono uno scarabeo d’oro. D’un tratto si udì un rumore alla finestra dello studio, come un lieve bussare: era un insetto. Aprì la finestra e lo prese al volo: era uno scarabeide, una Cetonia aurata, l’analogia più prossima a uno scarabeo d’oro che, contrariamente alle sue abitudini, in quel preciso momento s’era sentito spinto a entrare in una stanza buia.

Le coincidenze e le informazioni che veicolano percorrono tutte le strade. Tempo fa, mentre mi stavo facendo la barba, il rumore dello scorrere dell’acqua non mi fece sentire lo squillo del telefono e non riuscii a rispondere per tempo. Lessi sul display il nome: era Michele, lo richiamai e mi disse, con una certa titubanza, che non sapeva come avesse fatto, ma mi aveva chiamato Santiago!

Santiago è il suo bellissimo cane.

Stavo cercando di comprendere il senso del messaggio (devo premettere che la prima volta che ho incontrato Michele era con Santiago, e mi erano risultati entrambi molto simpatici). Poco dopo, sfogliando la rivista Scienza & Conoscenza, mi imbattei in un articolo: “La teoria della cognizione di Santiago”, che può essere considerata la prima teoria scientifica che consente di superare la divisione tra mente e materia.

In questo periodo, lavorando al testo riguardante le campane e l’acqua, inevitabilmente le coincidenze si intensificano. In questi anni ho prestato sempre più attenzione alla relazione tra le coincidenze e i desideri. Lo scorso inverno avevo qualche minuto libero prima di un appuntamento ed entrai in una grande libreria. Gironzolando tra gli scaffali acquistai un libro di Deepak Chopra: Le coincidenze. Non lo conoscevo ma, come dire, mi sembrava in linea con il mio percorso. L’aspetto più gradevole è stato che, sfogliando il testo, ho trovato il conforto e il riscontro per tutte le speculazioni di questi anni. In un passo l’autore definisce le coincidenze messaggi dell 'intelligenza non-locale che vuole indicarci la direzione del nostro destino, e che viene influenzata anche dalle nostre intenzioni.

Questo testo è estratto dal libro "La Danza dell'Acqua e le Campane Tibetane".

Data di Pubblicazione: 2 ottobre 2017

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