SPIRITUALITÀ ED ESOTERISMO   |   Tempo di Lettura: 8 min

La Visione di Ezechiele - Cosa Vide?

La Caduta degli Dei - Anteprima del libro di Mauro Biglino e Enrico Baccarini

Heinrich Schliemann scrisse

Heinrich Schliemann, il più azzardato degli archeologi, ha scritto:

«Se i miei scritti contengono qua e là contraddizioni, spero che esse mi saranno perdonate se si terrà conto che qui io scopro un mondo nuovo per l’archeologia, che finora non si erano mai trovate o si erano trovate pochissime delle cose che io ho riportato alla luce a migliaia, che tutto mi appariva sconosciuto e misterioso e spesso dovevo azzardare ipotesi».

Questa affermazione di Schliemann rappresenta al contempo una sorta di base programmatica e di presa d’atto della situazione in cui si trova chi ha il coraggio di percorrere vie nuove nella consapevolezza che l’errore è sempre dietro l’angolo ma che lo stare fermi per timore di commetterne uno è scelta ben peggiore e non porta a nulla. La sostanza è ben più importante dell’eventuale errore di superfìcie e l’analisi dell’eventuale errore è comunque sempre utile ai nuovi sviluppi.

Questo e il prossimo capitolo affrontano un tema particolarmente complesso e controverso: le cosiddette visioni di Ezechiele.

Lo facciamo con lo spirito che anima il nostro lavoro e in piena coerenza con il metodo del considerare vero ciò che gli antichi autori hanno tramandato nelle pagine che ci sono giunte.

Non a caso abbiamo utilizzato il termine autori al plurale: il libro attribuito a Ezechiele è frutto del lavoro di mani molteplici e diverse, che hanno operato separatamente nella volontà di conservare la memoria di fatti vissuti dal profeta.

Il Nuovo Grande Commentario Biblico

Il Nuovo Grande Commentario Biblico introduce l’analisi di questo libro con le seguenti affermazioni:

«Nessun libro profedco suscita più interrogativi del libro di Ezechiele. Questo testo unisce oracoli profetici e riflessioni di carattere legale, prosa e poesia, descrizioni storiche estremamente dettagliate ed allusioni mitologiche assai immaginose, giudizio equilibrato e visione sfrenata, verboso sermoneggiare e vivace rappresentazione drammatica. Questo comporta una ricchezza di materiali ed una vastita di visione molto maggiori che in altri libri profetici...».

Questa varietà di stili e temi rispecchia la - ed è frutto della - modalità della sua composizione che è avvenuta nel corso di molti anni ed è opera di più mani.

Le difficoltà di comprensione derivano, a nostro avviso, dall’impossibilità, o dalla non volontà aprioristica, di accettare quelle parti del contenuto che risultano essere stupefacenti ma diffìcilmente riconducibili alla visione teologico-dottrinaria elaborata su quel libro.

Lo stesso Nuovo Grande Commentario Biblico ci dà conto di questo aspetto rilevando che la sua lettura...

«comporta pure una sconcertante molteplicità di opinioni da parte degli studiosi su quasi ogni aspetto della composizione e del messaggio del libro».

Concordiamo con questa considerazione che è confermata dalla storia dell’esegesi che si sviluppa da secoli attorno al testo; un’esegesi che nell’ultimo secolo ha conosciuto continui mutamenti nelle conclusioni formulate dagli studiosi. Dal già citato Nuovo Grande Commentario Biblico6 apprendiamo infatti che...

«nel primo decennio del XX secolo venne sollevato un gran numero di interrogativi, suscitati da studiosi tedeschi come A. Bertholet, R. Kraetzschmar e J. Herrmann riguardo alla presenza di doppioni, aggiunte redazionali e inserzioni tarde [...]. Nel 1924, G. Holscher (Ezekiel, der Dichter und das Buch) attribuì a un originario Ezechiele solo 177 versetti su un totale dei 1235 che formano i 48 capitoli del libro. Egli considerò Ezechiele un profeta estatico che pronunciava i suoi oracoli in versi poetici, e quindi tutti i versetti in prosa dovevano ovviamente essere attribuiti a un redattore o commentatore posteriore. Nel 1930, C.C. Torrey (Pseudo-Ezekiel and the Original Prophecy, New Haven 1930) ipotizzò che l’intero libro fosse stato scritto nel III secolo, come frutto di una invenzione. L’anno seguente James Smith (The Book of the Prophet Ezekiel: A New Interpretation, London 1931) sostenne che il libro fu composto un secolo prima dell esilio da un israelita del nord e pubblicato più tardi nel regno di Giuda da Ezechiele o dalla sua scuola. Il libro di Ezechiele divenne così il testo più discusso tra gli studiosi. La letteratura critica a partire dal 1950 è gradualmente ritornata sulla posizione secondo cui il libro sarebbe ampiamente costituito dalla predicazione di Ezechiele ma studiosi più recenti ammettono un’ampia revisione del libro di Ezechiele da parte di discepoli che operarono al tempo dell’esilio o poco dopo. W. Zimmerli (trad, ingl., Herm; Philadelphia 1979-1983) sostiene un graduale processo di sviluppo della tradizione, o un aggiornamento del testo o una rielaborazione nel processo di redazione letteraria. Zimmerli attribuisce questi a una “Scuola del profeta” che applicò gli insegnamenti del profeta alla mutata situazione dell’esilio e alle speranze di una riforma sacerdotale. Lavori successivi sulle strutture letterarie e sullo stile del libro hanno portato M. Greenberg e altri commentatori a riaffermare i contributi personali del profeta più ampiamente di quanto Zimmerli fosse disposto a riconoscere».

Il libro profetico

Insomma, possiamo concludere che, almeno per il momento, l’incertezza regna ancora sovrana e siamo ben lontani dall’avere una visiono chiara, unitaria e condivisa di quel libro profetico.

In questo quadro così mutevole e nell’impossibilità oggettiva di dichiarare certa questa o quella interpretazione noi seguiamo il nostro metodo e analizziamo quel testo che la tradizione cristiana, dal concilio di Trento in poi, dichiara essere indiscutibilmente frutto dell’ispirazione divina.

Così agisce anche la teologia che vede nei racconti oggetto dell’analisi di questo capitolo la narrazione di visioni estatiche, la rappresentazione di manifestazioni divine, la descrizione delle forme nelle quali si sarebbe resa presente la gloria spirituale di Yahweh e la meraviglia che destava nel profeta l’incontro con l’ineffabile presenza spirituale di Dio.

Si è arrivati anche a scrivere che si è trattato di allucinazioni oniriche, mettendo così i fedeli nella condizione di pensare che uno dei massimi profeti della loro religione fosse un personaggio che soffriva di una qualche forma di patologia mentale. Per chiarezza di rapporti col lettore noi evidenziamo fin d’ora il nostro pensiero che è in totale disaccordo con quanto riportato sopra che riteniamo essere sostenuto e scritto quasi come se la Bibbia non ci fosse.

Le innumerevoli incertezze sopra evidenziate, unitamente all’assoluta mancanza di verità certe e condivise, consentono da sempre alla teologia - e alle varie forme di correnti spiritualiste - di procedere con le ipotesi che da secoli vengono veicolate ma, al tempo stesso, garantiscono uguali diritti e la stessa liceità alla scelta di procedere con una lettura del testo molto concreta, assolutamente aderente a ciò che gli autori (uno o tanti?) ci hanno lasciato.

Noi procediamo qui con l’analisi del testo ebraico masoretico e - così come i teologi, ispirati dalla loro visione religiosa, narrano ciò ritengono di vedere - noi proviamo a narrare ciò che il testo evoca in menti dotate di conoscenze capaci di cogliere rispondenze precise tra le parole e una realtà molto concreta e materiale.

Lo scopo di questo studio è quello di suscitare domande in un ambito in cui l’incertezza che regna sovrana non le rende solamente lecite ma addirittura doverose per ogni uomo che, stimolato dalla curiosità, non si ferma alla prima spiegazione, soprattutto quando questa non appare essere in risonanza con il testo cui viene applicata. Ogni lettore farà naturalmente le sue considerazioni.

Per un’ipotetica collocazione temporale degli eventi biblici analizzati forniamo una sintetica cronologia che, date le difficoltà oggettive, non può e non vuole essere considerata certa.

  • Adamo, Èva: 4500-4000 a.C.
  • Enoch che viaggia con gli Elohim: 3800-3500 a.C.
  • Diluvio biblico: 3500-3200 a.C.
  • Babele (rampa di lancio?): nel millennio dal 3000 al 2000 a.C.
  • Sodoma e Gomorra: 2000 a.C.
  • Abramo, Isacco, Giacobbe: tra 2000 e 1900 a.C.
  • Periodo trascorso in Egitto: 1800/1600-1400/1200 a.C.
  • Mosè: 1400-1200 a.C.
  • Davide e Salomone (Yahweh vola su cherubino): intorno al 1000 a.C.
  • Elia (,abduction sul ruach degli Elohim): IX secolo a.C.
  • Zaccaria (visione del cilindro volante e dell’efah con donna dentro):
  • VI secolo a.C.
  • Ezechiele: VII-VI secolo a.C.

Questo testo è estratto dal libro "La Caduta degli Dei".

Data di Pubblicazione: 2 ottobre 2017

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