SPIRITUALITÀ ED ESOTERISMO   |   Tempo di Lettura: 10 min

Yahweh - Dio della Guerra - Anteprima del libro di Stefania Tosi

La bibbia come non l'avete mai vista

Lo giuro sulla Bibbia

Due amici, un furto, nessun testimone.

Uno chiede all’altro. «Hai mangiato tu la marmellata?».

Questi nega.

L’amico allora, sospettoso, gli ordina, «giura sulla Bibbia!».

“Giurare” significa chiamare a testimone la verità o quanto ritenuto sacro. Di conseguenza è un atto che richiede grande responsabilità e coscienza, a prescindere dalla sede o dall’oggetto. Supponiamo che il nostro ladro di marmellata sia colpevole, a questo punto si trova in un bel pasticcio: mentire all’amico o essere spergiuro? Anche il defraudato del bene goloso si trova in difficoltà. Come potrà essere persuaso della sincerità dell’altro, per amicizia, lealtà e rispetto? Se bastasse ciò, gli avvocati sarebbero a spasso e le aule di tribunale deserte; invece, per fugare le ombre del dubbio e della menzogna, è necessario un garante probo, onesto e integro. Ad esempio nel Secretum di Petrarca i protagonisti, Francesco e Sant’Agostino, dialogano e si confessano alla presenza di una donna, la Verità. Essa assicura e rassicura: quanto verrà rivelato non potrà essere meno che onesto. Il patto di autenticità è quindi stretto.

Nel nostro innocuo dialogo l’elemento analogo alla donna Verità di Petrarca è la Bibbia.

La sacralità del testo in questione determina, infatti, l’impossibilità di ingannare. Perché il testo viene considerato un libro sacro?

Perché “l’autorità divina si è trasferita nella Sacra Scrittura, tutta divinamente ispirata”.

Così afferma il testo cei del 1974: «Le verità divinamente rilevate, che nei libri della Sacra Scrittura sono contenute ed espresse, furono scritte per ispirazione dello Spirito Santo». Il testo rimarca che «la Santa Madre Chiesa, per fede apostolica, ritiene sacri e canonici tutti interi i libri sia dell’Antico che del Nuovo Testamento, con tutte le loro parti, perché scritti per ispirazione dello Spirito Santo, hanno Dio per autore e come tali sono stati consegnati alla Chiesa». Insomma, i libri che compongono la Bibbia sono sacri, trascendenti, divini, naturalmente giusti e depositari di Verità. Sono la Parola di Dio, pertanto, dire il falso chiamando come testimone la Bibbia equivale ad affermare il falso davanti a Dio.

Il terreno si fa accidentato. Infatti: le promesse fatte ad altri nel nome di Dio impegnano l’onore, la fedeltà, la veracità e l’autorità divine. Esse devono essere mantenute, per giustizia. Essere infedeli a queste promesse equivale ad abusare del nome di Dio e, in qualche modo, a fare di Dio un bugiardo.

Il giuramento, ossia l’invocazione del nome di Dio a testimonianza della verità, non può essere prestato se non secondo verità, prudenza e giustizia.

Esser spergiuri non è fatto da prendere alla leggera, poiché il falso giuramento chiama Dio come testimone di una menzogna. Lo spergiuro è una mancanza grave contro il Signore, sempre fedele alle sue promesse.

Divina

Dante nella Divina Commedia precipita ogni specie e sottospecie di bugiardi nel penultimo cerchio, quello dei fraudolenti. Le pene qui sono diverse, fantasiose ma comunque terribili, umilianti e dolorose. Schiere di diavoli tormentano le anime colpevoli tra ghigni e derisioni. Giurare il falso in nome di Dio ha per pena l’inferno sine ulla spe.

Ciò detto per rimarcare il fatto che la Bibbia è per i cattolici la manifestazione di principi sacri e intoccabili. Essa incarna la regola suprema della fede cristiana. L’aura di mistero e potere che pervade il libro induce tutti, credenti o meno, ad averne rispetto e timore.

Anche in tribunale, innanzi al banco degli imputati, può far capolino una Bibbia. Questa almeno è una prassi consolidata negli Stati Uniti, dove prima di testimoniare è richiesto di giurare sulla Bibbia, poiché ciò che verrà detto dovrà essere assolutamente vero. In Italia il giuramento americano sulla Bibbia convince solo il 16,02%.

La fede è ciò che rende credenti. La fede è la capacità di credere in ciò che non si vede ma c’è. E ciò che rende reale al nostro cuore quello che è negato ai nostri occhi. La fede in Dio, però, non nasce dal nulla o, come sostengono alcuni, da una particolare capacità naturale che alcuni posseggono e altri no. La fede nasce dalla Parola di Dio. Così la fede viene dall’udire e l’udire si ha per mezzo della parola di Cristo. Pertanto la Bibbia è lo strumento che dà origine alla fede in Dio.

Eppure in nome della Bibbia sono state perpetrate atrocità ingiustificabili come i 4.500 Sassoni a cui Carlo Magno fece tagliare la testa, o il massacro indiscriminato di uomini, donne e bambini avvenuto nel 1209 presso la città di Beziérs.

I "se" della bibbia

Ma se la Bibbia:

  • è il libro prezioso per l’intera umanità, patrimonio di valori spirituali e culturali;
  • Dio è il suo autore;
  • è scritta per opera dello Spirito Santo, cioè sotto la sua luce e con la sua forza divina (ispirazione);
  • è un messaggio divino in linguaggio umano; al magistero della Chiesa lo stesso Spirito affida la parola di Dio, perché la esponga fedelmente e la salvaguardi dalle manipolazioni a cui gli uomini sono tentati di sottoporla;
  • è esente da errore;
  • è l’imprescindibile punto di riferimento della morale...

... allora ogni atto compiuto in nome di Dio è giustificato? Anche i peggiori?

Pare proprio di sì e così garantisce la dottrina affermando che la Bibbia presenta indicazioni e norme per agire rettamente e per raggiungere la vita piena.

Prendiamo a modello i patriarchi: Abramo ha ceduto la moglie al faraone. Mosè, Giosuè, i tredici giudici, Davide, Salomone hanno commesso atroci delitti, fatto uccidere innocenti, sterminato villaggi.

Il Concilio di Trento nel primo decreto, durante la sessione IV “De libris sacris et de tradìtionibus recipiendis" del 8 aprile 1546 afferma la dichiarazione dogmatica sulla Volgata di San Girolamo:

«E se qualcuno, poi, non accetterà come sacri e canonici questi libri, nella loro integrità e con tutte le loro parti, come si è soliti leggerli nella Chiesa cattolica e come si trovano nell’antica edizione della Volgata latina e disprezzerà consapevolmente le predette tradizioni: sia anatema».

E ancora il Concilio ecumenico Vaticano I, sessione III, del 24 aprile 1870:

«Questi libri dell’Antico e del Nuovo Testamento, nella loro interezza, con tutte le loro parti, così come sono elencati nel decreto del questo concilio [tridentino] e come si trovano nell’antica edizione latina della Volgata devono essere accettati come sacri e canonici. [...] Contengano senza errore la rivelazione, ma perché, essendo stati scritti sotto l’ispirazione dello Spirito Santo, hanno Dio per autore, e come tali sono stati consegnati alla Chiesa stessa».

Con simili, sante e sacre premesse viene difficile credere che la Bibbia - nella fattispecie l’Antico Testamento - parli di pulizia etnica, stupri, violenze e sacrifici, oppure che non contenga il segreto della vita e di cosa vi sia dopo la morte, se esiste un “dopo la morte”. Soprattutto temi caldi quali “peccato” o “redenzione”. Tanto sia gli archetipi salvifici e provvidenziali che quelli colpevolizzanti sono stati scientemente elaborati dai teorici delle religioni, per sostenere, finanziare e rendere intoccabile e santo il proprio potere. Ciò ha avuto luogo nei più alti consessi religiosi, ed è stato un processo di costruzione meticoloso che non è ancora giunto a conclusione.

Ad esempio, alcuni dei dogmi nel XIII secolo erano ancora da definire: il Purgatorio non esisteva, la Madonna non era ancora stata “assunta” in cielo e il Papa non era infallibile. Come se non bastasse, il 3 maggio 2007 Papa Benedetto XVI aboliva ufficialmente il limbo tramite un documento della Commissione teologica internazionale.

La religione ha fatto suoi alcuni dei grandi capisaldi del pensiero machiavellico: essere duttili, essere volpe e leone, agire in base alla verità effettuale. E adesso chi lo dice a Dante che deve ritoccare il suo capolavoro?

Le pagine sante grondano sangue, sangue innocente. Non esiste giustificazione storica o culturale per gli innumerevoli massacri di donne, vecchi e bambini, non esistono contestualizzazioni letterarie, letterali o spirituali. Non possono sussistere spiegazioni o giustificazioni per gli atti ordinati dalla viva voce di Dio.

Infatti, è l’assunto di partenza ha essere errato e di conseguenza lo è l’intera struttura ecclesiastico-spirituale su di esso fondato.

La bibbia non è il libro di dio

La Bibbia non è il libro di Dio.

È un avvincente racconto epico, incentrato sulla figura di un condottiero dall’indole instabile che servendosi di uomini del popolo lotta per realizzare il proprio progetto militare.

La nostra disamina ha come obiettivo la messa in luce, con rigore critico e intellettuale, della vera storia narrata degna del più efferato hard boiled.

La dottrina, al contrario, si difende e afferma che gli autori del tempo - temendo le persecuzioni che avrebbero potuto provocare la distruzione degli scritti - scelsero di nascondere il messaggio salvifico e divino, creato da Dio per l’uomo, nelle categorie del mistero, dell’allegoria simbolica. Sorge spontanea una domanda: la parola di Dio, messaggera di salvezza, poteva essere annientata, annichilita, svilita da mani nemiche? O forse si voleva e si vuole gettare fumo negli occhi per non far vedere quel che si cela proprio sotto quel fumo?

Per scoprirlo leggeremo la Bibbia senza adottare alcuna chiave allegorica o misterica; parlerà il testo, nudo e sincero.

Spesso il significato delle parole non va inseguito in chissà quali labirinti, deve solo essere letto con mente aperta, scevra da pregiudizi e preconcetti.

Accettare senza domandare, espone alla manipolazione e all’asservimento, fisico e mentale. La più potente arma dell’essere umano è la curiosità, unita all’intelligenza. Cercare, indagare, dubitare: questi sono i mezzi con cui da sempre la nostra specie ha realizzato la propria evoluzione. Le grandi menti del passato, dai filosofi agli scienziati, hanno fatto del dubbio la leva con cui sollevare la coltre d’ignoranza e superstizione che schiaccia la vita degli uomini, rivelando un universo di conoscenza. L’infinito è ricerca come la ricerca è pensiero.

Cogito ergo sum, diceva Cartesio. Allora pensiamo.

Gli attributi di Yahweh

Comprensivo

  • «Tu divorerai tutti i popoli che Yahweh sta per dare in tuo potere: non ne abbia pietà il tuo occhio, non servire ai loro dèi, perché sarebbe la tua rovina» (Dt 7, 16).
  • «Yahweh colpì gli uomini della città, piccoli e grandi, e un gran flagello di emorroidi scoppiò in mezzo a loro» (1 Sam 5, 9).
  • «Un Dio geloso e vendicatore è il Signore, vendicatore è il Signore, pieno di collera» (Na 1, 2).
  • «Dal Signore degli eserciti sarai visitata con tuoni, rimbombi e rumore assordante, con uragano e tempesta e fiamma di fuoco divoratore» (Is 29, 6).
  • «Passò a fìl di spada ogni essere vivente che vi era, votandolo allo sterminio; non risparmiò nessun vivente e appiccò il fuoco ad Asor» (Gs 11, 11).
  • e ancora:
  • «La città era in preda al terrore di morte e la mano di Yahweh si faceva pesante. Chi non moriva era colpito dalle emorroidi» (1 Sam 5, 12).

Questo testo è estratto dal libro "Yahweh - Dio della Guerra"

Data di Pubblicazione: 2 ottobre 2017

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