ECOLOGIA E AGRICOLTURA   |   Tempo di Lettura: 9 min

L'Orto Autoirrigante: Natura, qualità della vita e bellezza

L'Orto Autoirrigante - Alessandro Ronca - Paolo Ermani - Speciale

Segreti, vantaggi, consigli utili, benefici dell'Orto Autoirrigante. Scoprilo, leggendo l'anteprima del libro di Alessandro Ronca e Paolo Ermani.

L'Orto Autoirrigante: Natura, qualità della vita e bellezza

La terra non è più bassa e l'orto non vuole "l’uomo morto"

Quando si pensa all'orto o alla campagna, lo si fa ricordando i vecchi detti del tipo: l’orto vuole l’uomo morto, la terra è bassa, che sono sinonimo di schiene spezzate e sacrifici.

Poteva essere così una volta oppure oggi se invece di lavorare con la natura si lavora contro di essa. Ormai l’orto fatto in sinergia con la natura, e non contro di essa, non ammazza più nessuno, anzi ammazza solo i pregiudizi e le chiusure che ancora si hanno su di una attività che può dare grandi risultati con poco lavoro.

Per inciso va precisato che gli orti autoirriganti necessitano di assai poco lavoro e inoltre si possono facilmente realizzare bancali, quindi la terra non sarà più “bassa”, ma rialzata e risulterà molto più comoda.

Sfatiamo dunque credenze che non hanno più fondamento.

Inoltre, quando si parla di orti si pensa immediatamente al cibo e alla terra, non si pensa al miglioramento della qualità della vita anche interiore e poco si parla del fatto che la coltivazione di un orto in tutte le sue fasi è uno spettacolo giorno dopo giorno; in Italia possiamo usufruire di questa positività per gran parte dell’anno considerata la nostra ottimale posizione geoclimatica.

La passeggiata nell'orto è tra i migliori toccasana per riconciliarsi con la natura e capirne le potenzialità, la bellezza che ha e le meraviglie che produce costantemente. La natura è alla portata di tutti, bambini, giovani, adulti e anziani, dà a ognuno la possibilità di confrontarsi con la magnificenza della sua abbondanza miracolosa.

Le persone che vivono spesso in luoghi molto antropizzati e “artificiali”, come ad esempio le città, faticano a immaginare cosa possa significare un cambiamento giorno per giorno della natura in tutte le sue fasi e splendori.

 

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L’orto o una food forest permettono anche di imparare la difficile arte dell’osservazione in un mondo in cui tutto è distrazione.

Quando i bambini e ragazzi, invece di gustare questa bellezza per gli occhi e lo spirito, sono rinchiusi dentro quattro mura per ore e ore, anni e anni, a imparare nozioni di dubbia utilità, sviluppano un rapporto con la natura falsato e magari pensano che i pomodori crescano negli scaffali del supermercato.

Tutto ciò è assurdo e contro natura; a tanti bambini vengono sottratti gli anni più vivaci dell’esistenza, quelli in cui scoppiano di vita, curiosità e interesse. A loro spesso la natura viene negata.

Non c’è da stupirsi se poi si avviliscono su cellulari e videogiochi, visto che spesso crescono senza interessi reali, senza reale comunità che non siano quelle fasulle e virtuali dei social, lontani dalla natura, bombardati di input, imprigionati in edifici per la maggior parte della loro giovane esistenza, quando invece dovrebbero essere liberi di muoversi, strapieni di energia come sono e il più possibile a contatto con la natura.

Se le persone vengono allontanate dalla natura, quindi dalla loro essenza più profonda, non potranno che risentirne pesantemente e creare conseguenti società tristi e autodistruttive.

La natura è un toccasana ed è medicina a costo pressoché zero: laddove ci sono orti, coltivazione, comunità, relazioni, c'è la vita, quella vera, non virtuale. La natura è il migliore humus in cui noi e i nostri figli possiamo crescere sani, forti e con mille interessi, sani e forti anche loro.

Non è difficile da fare, basta iniziare con convinzione e non scoraggiarsi di fronte alle possibili difficoltà, che comunque esistono in qualsiasi attività si intraprenda; ma una cosa è affrontarle nel grigiore di asfalto, lamiere e cemento, e un'altra cosa è affrontarle vicini alla natura, c'è una bella differenza.

 

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Le potenzialità nel sud del mondo: può l'agricoltura di prossimità sfamare tutti?

Uno dei problemi di sempre è quello per il quale si dice che sia difficile sfamare il pianeta e quando si afferma ciò si indicano soprattutto i paesi cosiddetti poveri, del sud del mondo. La cosa suona subito strana perché, proprio in quanto al sud, sono paesi con le condizioni più favorevoli geoclimaticamente parlando. Ma allora perché paesi con grandi potenzialità hanno difficoltà anche solo a sfamare i propri abitanti?

Le difficoltà ad avere di che sfamare tutti esistono perché chi ha il potere risiede nei paesi economicamente più ricchi del mondo, che sfruttano e affamano i paesi con teoricamente maggiori potenzialità naturali.

Invece di fare in modo che i paesi cosiddetti poveri sviluppino un’agricoltura di sussistenza, questi paesi vengono obbligati a diventare produttori di questo o quel prodotto al servizio di questo o quell'interesse dei paesi ricchi, pagano prezzi stabiliti da altri, venendo spesso strangolati economicamente, legandosi così ai vari prestiti da strozzinaggio delle banche internazionali, quindi finendo nelle maglie di multinazionali senza scrupoli.

È evidente che questi paesi subiscono un secondo colonialismo e non riusciranno mai a uscire dalle loro difficoltà. Attualmente poi si ha una nuova fase del colonialismo dove paesi più ricchi come la Cina comprano intere porzioni di altri paesi considerati poveri, per produrre direttamente ad esempio il cibo che loro non riescono a produrre.

Ciò accade non perché in Cina, o in paesi simili, non ci sia abbastanza terra ma perché i governi hanno deciso di intraprendere un'agricoltura e un sistema di allevamento industriali che non possono sfamare sufficientemente le persone e hanno necessariamente bisogno di ulteriori terra e pascoli.

Il fenomeno si chiama land grabbing, o rapina di terre. Creando costanti condizioni di miseria nei paesi del sud del mondo, i paesi ricchi hanno vari vantaggi, tra cui quello di ottenere manodopera a basso costo in loco e, grazie alla massiccia immigrazione di disperati che cercano di sfuggire alla miseria, si assicurano consumatori che vanno a sostituire quelli mancanti delle popolazioni occidentali che fanno meno figli.

 

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Non è un caso se nelle pubblicità vediamo sempre più persone di colore o asiatiche e non si tratta certo di integrazione o tolleranza; l’unica integrazione che il sistema di rapina e crescita conosce è quella del portafoglio. Quindi, più persone disperate arrivano dalle nostre parti e più politici e industriali di ogni orientamento e partito brindano ai nuovi consumatori e lavoratori a basso costo.

Si pensi solo a tutte le persone di colore sfruttate come schiavi in condizioni pietose e che raccolgono i nostri ortaggi e frutta, che senza quello sfruttamento costerebbero molto di più.

Quindi se si dessero le possibilità a questi paesi cosiddetti poveri di non essere sfruttati, ci sarebbe da mangiare per tutti senza problemi, visto che hanno le migliori condizioni per coltivare la terra in maniera semplice e con grandi risultati. Inoltre, migliorando le condizioni in loco, molte persone non sarebbero costrette a emigrare, cosa che invece fa comodo a tanti e su cui tanti lucrano.

Il sud del mondo, da sempre sfruttato e considerato povero e arretrato, ha le ricchezze maggiori per due semplici motivi: ha sole in abbondanza, quindi energia gratuita, e le condizioni ottimali per poter coltivare moltissime varietà, tra cui tante che sono andate quasi perdute nel passaggio del cibo da sostentamento a merce. E in questi paesi non ci si deve generalmente difendere dal freddo, quindi non c'è dispendio di ulteriore energia e lavoro.

Un sistema come quello degli orti autoirriganti, con l'utilizzo di poca acqua e semplicità di realizzazione, ha quindi un potenziale di sviluppo grandissimo nei paesi che effettivamente hanno più potenzialità agricole ma scarsità di acqua.

Gli orti autoirriganti possono essere messi in combinazione con sistemi semplici di estrazione dell’acqua dall'aria o di recupero dell'acqua piovana, che hanno ancora più senso laddove piove poco poiché favoriscono il maggior recupero possibile di acqua in grandi stoccaggi, per poi poterla usare durante tutto l’anno.

 

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Si immagini cosa significherebbe poter portare queste conoscenze e realizzazioni in posti dove la problematica dell’acqua è assai grave e quali vantaggi avrebbe un sistema del genere per chi fa dell’alimentazione un sostegno fondamentale e una questione di vita o di morte.

E per chi dice che in quei paesi piove poco e quindi non sarebbe possibile percorrere queste metodologie, diamo l'esempio del progetto Barefoot College? in India, ideato da Bunker Roy che ha realizzato, in zone fortemente desertiche e dalle condizioni di miseria estrema, grandi sistemi di recupero dell’acqua piovana; quindi lì, anche se piove poche volte l’anno, l’acqua viene raccolta il più possibile e riutilizzata nel restante tempo che non piove.

In questo modo la sinergia con gli orti autoirriganti sarebbe ottimale e la possibilità che si espandano in questi paesi è assai semplice, non necessitando di materiali particolarmente complessi, di parti meccaniche o elettroniche che poi se si rompono devono essere sostituite o importate da chissà dove.

Praticamente in ogni paese è possibile reperire i materiali che servono per la costruzione degli orti autoirriganti e la semplicità del sistema lo rende accessibile a tutti.

Qualsiasi esempio di cooperazione dovrebbe avere a supporto il semplice kit degli orti autoirriganti, facili da realizzare da chiunque. Ma sempre se l’obiettivo è rendere veramente indipendenti e libere le persone a cui ci sì rivolge.

 

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Data di Pubblicazione: 19 aprile 2023

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